parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «in»

nautoretestoannoconcordanza
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che, sono sicuro, ¶ esiste in questa storia ¶ Come faccio
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se ne va, vola in alto vola là, ¶ e
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poi strinse e spinse in alto, finché i denti
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piatto fino al centro, in una piccola palude densa
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gengive fino a tacere in quelle gole palpitanti. ¶ Con
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appoggiò sulla lingua, scivolava in ogni angolo possibile. Si
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rapido la forchetta vuota in bocca. ¶ Nel piatto rimasero
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dire che d’ora in poi mangerà granchio ogni
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barattolo vuoto erano spariti. ¶ In un attimo il suo
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ripetuto. Pietro si alzò in piedi, catturato da una
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le ha fatte portare in casa e se le
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di terriccio gli entrò in bocca e lo riempì
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bagno. Era come entrare in una soffitta stipata, piena
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rattrappito. ¶ Nino si fermò in fondo alla stanza, accanto
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latta e la frutta in rilievo sul vetro. Uguale
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e precedette il vecchio in cucina. Lì scelse la
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Ascoltò Nino masticare. Prese in mano la sua fetta
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campanella. ¶ Pietro era bravo in italiano, ma con i
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nato per essere bravo in una materia. O almeno
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convinzione fino al giorno in cui aveva capito che
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cose erano diverse: bravissimo in italiano, matematica, scienze. Tutte
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pomeriggio per fagli entrare in zucca una sola moltiplicazione
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che filtrava. Si infilò in bocca il cappuccio mangiucchiato
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centro la scritta arancione in grande: Antologia. E sotto
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Antologia. E sotto, scarabocchiato in piccolo, Pietro Sezione A
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cartelle ed erano ritornati in camera. Avevano chiuso la
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la maglietta, poi uscirono in punta di piedi, strisciando
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fu uno schiaffo dritto in faccia. Sembrava ancora più
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presa!” urlò. ¶ Pietro schizzò in piedi e gli fu
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della parete. ¶ Pietro scattò in avanti e corse come
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da terra, si alzò in punta di piedi e
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La lucertola non fece in tempo a cadere, perché
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era lontano, sarebbero tornati in tempo per la cena
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altro era già più in alto che lo fissava
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linguetta di pelle bianca. In quell’istante si sentì
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ancora, poi si alzò in piedi e si infilò
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a infilare quattro dita in una spaccatura della corteccia
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e premette fortissimo, perché in quel punto era tutto
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la punta della scarpa in una stretta fessura, là
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Luigi rimase un po’ in silenzio. Poi, girandosi verso
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sulla bocca, l’altra in tasca. Prese un fazzoletto
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finì addosso. ¶ Era là. In piedi, fermo a fumare
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e le code. ¶ Ripartirono in direzione della fontana. E
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alla fontana, gli occhi in fondo al giardino, dove
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andiamo?” Fece un passo in avanti. Gli mise la
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che trasforma le persone in pietra con un solo
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che saliva gli entrò in bocca e lo spinse
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al vaso. Si alzò in punta di piedi per
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mattonelle. ¶ Pietro si guardò in giro. A fianco del
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più qui. Parliamo fuori. In giardino si sta meglio
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meno.” ¶ Pietro si rizzò in piedi, gli occhi incollati
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e finì a terra in mille pezzi. Si voltò
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le siepi. Allora rientrò in casa e si chinò
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due volte e come in un’arena, quando il
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Era un luogo isolato in cui pochi andavano. Qualche
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una cassetta da frutta in un angolo, riempita di
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livello della benzina. ¶ Restò in quella posizione senza muovere
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peso. ¶ Richiuse lo sportello. In quel momento c’era
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l’altro. ¶ Doveva fare in fretta. Mancava ancora una
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barattolo pieno di code in una mano e il
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sportello e lui salì in macchina. Si sorrisero ma
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fecero lo stesso. Erano in quattro. Rimasero incantati, togliendosi
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di polvere che salì in cielo. E quando guardò
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Nino agitando i pugni in aria e sobbalzando col
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era un fulmine e in un secondo potevano arrivare
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secondo potevano arrivare dappertutto, in qualsiasi posto del mondo
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mani ce ne andiamo in giro sempre io e
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siamo appena stati! Magari in montagna, al vulcano!” esclamò
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il coltello e riafferrò in mano il volante, pronto
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allungando le gambe fino in fondo, gli occhi socchiusi
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dove il vento soffia in tutte le direzioni ed
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su strade strette e in salita, dove la neve
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si scioglie mai, neanche in estate. Il vulcano era
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spessi, lo chiudevano come in una morsa. Il fumo
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entrargli dentro i polmoni, in gola, nel naso. Si
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che avrebbe potuto mangiarselo in un boccone. Gli occhi
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che si accorse solo in quel momento della saliva
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gli bastava, si fermava in gola e non gli
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Si mise a pancia in giù e si spinse
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se ne va, vola in alto e vola là
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diretta, signora?” ¶ “Dai Mennino, in città.” ¶ Quando loro salirono
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poi a destra fino in fondo alla via. Conosceva
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quattro colonne di campanelli. In punta di piedi, accostò
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che li aveva accompagnati in città aveva parcheggiato di
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di fronte. Dentro erano in due. Come ogni volta
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sopra la sua testa. In un inferno di piatti
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rinsecchito che Nino stendeva in terra a primavera. ¶ Pietro
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che quasi ci affogava in quei suoi vestiti larghi
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la casa. Ma erano in ritardo e salire tre
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Gli salì lo stomaco in gola. ¶ “Tieni, rimettitela.” Poi
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meglio. Muoveva il collo in su e in giù
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collo in su e in giù seguendo ogni movimento
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La donna si rizzò in piedi e corse via
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veloci e disordinati arrivarono in alto, fino a quando
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e gli arrivò dritto in gola. Tossì con forza
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libri e una volta in città. Pantaloni da pagliaccio
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di fili che finivano in una grande scatola di
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cartella. La tenne stretta in una mano e si
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alla parete. Si alzò in punta di piedi e
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fermarono proprio nel punto in cui il groviglio di
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Toni era già arrivato in fondo, davanti alla porta
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qualche passo e scomparire in uno stanzino. ¶ “La palla
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case erano arrivati fino in mezzo alla corsia. Branchi
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cancello, seduti a fumare in macchina. ¶ Pietro rallentò, la
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ferma, ma Pietro scattò in avanti, lasciandolo indietro finché
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quel momento dovettero proseguire in fila indiana. Quella lingua
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verso i quattro palazzi. In cima due di essi
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la spaccava al centro. In fondo, la palazzina verde
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cavalieri che si scontravano in battaglia. Tintinnavano e strisciavano
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Si girò e rientrò in casa, lasciando dietro di
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nel soffitto. ¶ Seguì Carmine in fondo al corridoio spoglio
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di fuoco che teneva in una mano una croce
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studio sulla scrivania, chiusa in una cornice d’argento
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s’è voluto mettere in mezzo e c’ha
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e c’ha messo in mezzo pure il figlio
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parecchie volte quand’era in macchina, andando a scuola
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fame’ lei si mette in cucina e dopo ti
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vuoi. Capisci?” ¶ Pietro rimase in silenzio. ¶ “Capisci?” ¶ “Sì.” ¶ “Ah
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gli sbatté il viso in faccia. ¶ Il fiato di
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lo sforzo gli morì in gola e tornò in
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in gola e tornò in fondo ai polmoni. Non
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Le labbra si muovevano in avanti e si allargavano
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il giardiniere.” Si rialzò in piedi farfugliando qualcosa, e
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e perfetta, venne tagliata in quattro parti. ¶ “Non ne
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portò il primo spicchio in bocca. ¶ Pietro le guardò
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muro, alla valigia afflosciata in un angolo. Si fermò
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se ne sta sempre in casa, vero?” ¶ “Sì.” ¶ “E
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un regalo. ¶ Carmine rientrò in cucina e si sedette
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blu.” ¶ Pietro si alzò in piedi, scostando la sedia
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e crescente che culminò in un piccolo tonfo finale
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al solito. Nessuna scritta in fronte o sul retro
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L’uomo si alzò in piedi e andò alla
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con un cannolo stretto in mano, mentre la porta
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voce. ¶ Sopra di lui, in un’incavatura del muro
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che ce l’hai in mano ti tremano le
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coltello.” ¶ Pietro restò fermo, in piedi e con tutte
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No, Nino è andato in città. Torna dopo.” ¶ “Volevo
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detto?” ¶ Pietro guardò fisso in terra. “Che non è
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dondolava, tenendo la sedia in equilibrio con la nuca
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e se lo mise in bocca. Provò a farlo
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improvvisamente Luigi sottovoce. ¶ “Andiamo in cucina a fare merenda
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perfetta. Contò tre colpi in tutto. E con quei
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a forma di cane. In fondo, sopra la scrivania
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che camminava tenendosi stretto in testa il suo grande
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cosa gli era salita in gola e pulsava. ¶ Afferrò
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gli strozzarono le parole in gola. Voci sempre più
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il pannello. Pietro strisciò in avanti e avvicinò la
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e Aderita dalla vita in giù. Le loro gambe
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Luigi. ¶ “Il signorino è in giardino?” domandò Aderita sbuffando
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lui. Da quel momento in poi sarebbe stato per
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sentirne il cuore. ¶ Nessuno, in quella penombra, le vide
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pesante gli entrava grassa in gola. Lui, ora, non
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ha bisogno mi trova in cucina… Dio mio…” ¶ La
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lui non va più in viaggio e sta sempre
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sé. Poi si rialzò in piedi, lasciando che la
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Pietro da terra. Su, in alto. ¶ Lui si aggrappò
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tuo padre?” ¶ “Prima era in camera, è arrivato il
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male?” ¶ “Ha le croste in faccia.” ¶ “Mi dispiace tanto
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il giardiniere si alzò in punta di piedi per
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si voltarono di scatto. ¶ In una mano suo padre
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che si rialzava goffamente in piedi. ¶ “Non volevo disturbarvi
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la siepe e incastrarsi in un ramo secco e
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Rideva ed era felice. ¶ “In giardino c’è qualche
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poi agitò le braccia in aria e aggiunse: “Ce
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Lo suonano i neri in America. Ti piace?” Pietro
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da cane. ¶ Lo scoprì in mezzo alla scrivania. ¶ “L
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la fetta della crostata in un angolo del tavolo
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maestra l’aveva letta in classe un po’ di
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un giorno di primavera in bicicletta. Il ragazzo diceva
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busta e la inserì in un’altra pagina. Una
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il corpo. La giacchetta in nylon era rimasta a
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barattoli di latta rovesciati. In altre solo muri scrostati
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forze. I cardini cigolarono in un lamento teso che
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arrabbia…” ¶ “No, oggi eri in anticipo. Abbiamo ancora tempo
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Luigi. Con la lama in mano, Luigi si scostò
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restò tutto il tempo in punta di piedi, con
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la polvere. ¶ Era piegata in due. Un po’ verde
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che gli era rimasto in mano. ¶ Era bianco. Bianco
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veloce fino all’angolo in alto a sinistra: lì
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Lo ripeté: “Augusto Mitiello”. ¶ In fondo, a destra, un
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i suoi occhi fino in fondo: “Che Dio ci
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Luigi se ne restò in piedi. Prese il biglietto
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Ma solo Pietro entrò in casa. Lo ascoltò parlare
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giorni guidando la Bianca in tutti i posti del
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mare e qualche volta in cima al vulcano dove
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poteva arrivare a Roma in un solo minuto. ¶ “Ne
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solo tu. Così porti in giro la tua fidanzata
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è più bello portare in giro la fidanzata… non
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veloce.” Si era alzato in piedi e si stava
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strofinando le mani bagnate in un panno che aveva
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che arrivo al mare in un minuto!” ¶ “Ma allora
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Suo padre si alzò in piedi e andò alla
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dopo, un uomo con in mano dei biscotti lo
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signorina, da quel momento in poi, parlò un po
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le due e trenta, in questa zona omicidi, si
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Augusto Mitiello stava guidando in direzione… ¶ Lentamente, si voltò
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Così lui era scattato in piedi e aveva camminato
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sua madre faceva suonare in salotto. Lei la cantava
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più. Si era trasformata in un quadrato di legno
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discesa fino all’orto, in mezzo ai limoni e
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Nino! Non c’è in nessun posto! La sua
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nessuna parte!” ¶ “È andato in vacanza…” Sua madre lo
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sé. ¶ “Quando è andato in vacanza? Quando?” ¶ “Ha preso
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a me che andava in vacanza? In vacanza ci
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che andava in vacanza? In vacanza ci andiamo con
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aveva visto qualche volta in televisione e che poteva
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I due uomini restarono in silenzio, con i cappelli
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sui polsi. Era facile, in due mosse catturavi ogni
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se ne andò veloce in un’altra stanza, dopo
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quattro piani di scale in silenzio, come sempre. Proprio
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Pietro tenne il coltello in mano. Lo stringeva così
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a me!” scattò Pietro in un secondo. ¶ “Sono uguali
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una frase. Nove parole in tutto. “Giovanni Logiusto, Che
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stradina. ¶ “Siamo un po’ in ritardo,” disse il figlio
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Sentirono l’aria calda in faccia e la ghiaia
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fece aiutare. Pietro scavalcò in un baleno, come non
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urlare, non si urla in città…” disse l’uomo
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uomo sorridendo. ¶ “Oggi siamo in ritardo,” fece Luigi indicando
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Luigi, guardando Pietro. ¶ “Sono in vacanza… Non te l
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hai avvertito che andavi in vacanza?” sbuffò Pietro, scostandosi
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lo sapevo che andavo in vacanza.” ¶ “Non è vero
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partito.” ¶ Senza tuta verde, in pantaloni chiari e maglia
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paralizzato, continuando a guardare in fondo alla via. E
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era cambiato di giorno in giorno era stato il
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cioccolatino alla menta ancora in bocca, gli aveva detto
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se ne va, vola in alto vola là, ¶ e
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e naturali. Forse anche in quel momento quegli oggetti
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le sue mani, restò in disparte. Allora ebbe un
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busta si aprì. Solo in un punto la carta
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nino marrazzo. Quei caratteri in stampatello nero, schiacciati in
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in stampatello nero, schiacciati in un angolo della carta
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dà adesso che è in vacanza. Forse glieli fa
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salito fino alla finestrella in alto e stava tornando
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che Luigi dovette alzarsi in punta di piedi perché
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Si mise le mani in faccia come a strapparsi
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C’era una smorfia in quel viso alterato che
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suo piccolo movimento moriva in quei vestiti larghi e
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la guardò, mezzo passo in avanti e sarebbe stata
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figlio, zoppicante e viola in volto. ¶ Toni ordinò loro
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moglie no, doveva restare in cucina. Si diresse in
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in cucina. Si diresse in salotto e poco prima
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sedersi al tavolo rovistò in un cesto infilato sotto
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L’altra, aperta, rimase in quei pantaloni larghi da
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la testa un attimo. In fondo al letto c
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senza la voce. Cantò in silenzio fin quando lei
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il primo giorno. Era in parte gialla. In parte
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Era in parte gialla. In parte verde. Guardarla metteva
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coperchio. Le altre cose, in giardino, non c’erano
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far morire quel gemito in gola, ma riuscì a
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lei sospirando. Si alzò in piedi. “Tra poco torno
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abbassò decisa. ¶ Vide Luigi. In mano stringeva la sua
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scendevano sulla fronte, nascondendo in parte la crosta scura
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lì la lettera vecchia?” ¶ “In quali pantaloni?” domandò Luigi
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Però credo che è in casa. Mio padre non
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di un gatto bianco in fondo alla pagina. Ma
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l’orologio che ruotava in mano, gli occhi sottili
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prima. ¶ Puntò lo sguardo in fondo al giardino e
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Forse pensavano che era in vacanza, che aveva deciso
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basta. ¶ Pietro si alzò in piedi. Salì la scalinata
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confondevano tutto. ¶ Si allontanò in fretta. Ritornò seduto, davanti
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vide uscire e scomparire in fondo al corridoio. Assieme
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sua stanza. Aspettò lì, in piedi, con l’orecchio
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infilava là sotto. Nessuno in tutto il mondo ci
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aveva messo la palla in mezzo all’area. Subito
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nove si era alzato in aria e aveva colpito
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aveva colpito la palla in rovesciata, con la testa
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fianco, con le tenaglie in mano. Scomparve al di
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seduto a tavola. E in quella penombra loro due
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lieve risucchio della minestra in quella bocca. Nient’altro
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più forte. ¶ Pietro prese in mano il cucchiaio e
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dalle pareti non fecero in tempo ad accorgersi di
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e gli arrivava fino in fondo ai polmoni. Arrivava
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impercettibile. ¶ “Nino non era in vacanza,” disse Pietro. Sua
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abbracciò. ¶ “Non era andato in vacanza, il suo nome
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cuscino. Si spinse fino in fondo al materasso. Le
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toccò terra. ¶ “Non era in vacanza,” sussurrò. ¶ L’oscurità
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per sentire l’armadio in fondo alla stanza. Lo
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e gonfia. Nel punto in cui il russare si
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poteva vedere il comodino in legno con sopra l
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Non c’era dolore in lui. Perché il suo
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sul muro, ora sei in aria, ora sei sul
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pieno. ¶ Poi prendo te in aria. ¶ Poi prendo te
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scomparivano. Ma dal vuoto, in un baleno, ne nascevano
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la pelle rimaneva tesa in uno spasmo intenso, verso
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le lucertole che scappavano in ogni direzione. ¶ Di scatto
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marmo e aspettò che in un secondo nascesse un
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per farlo doveva trasformarsi in una di loro. Doveva
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il tempo di agitarsi. In meno di un secondo
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si alzò di nuovo in piedi. Le sue dita
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seguì l’oscurità, frugò in ogni angolo del corridoio
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vista al muro e in un respiro l’aveva
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gli era scivolata fino in fondo e, al caldo
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pesante e irregolare. ¶ Attese in piedi, fermo. ¶ Ogni spigolo
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spostò. Durò poco, ma in quel secondo i suoi
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il letto, sul séparé in legno, sulla finestra chiusa
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sospirò. Il petto pulsò in fuori, spingendole i seni
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la luce non fece in tempo a mostrarle. Un
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mattonelle. Fredde, bianche mattonelle in movimento. ¶ C’erano l
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cantavano. ¶ Ora le era in braccio, la testa che
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sempre sbattuto e cieco in braccio a quel corpo
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e mi piace restare in acqua così mamma mi
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Senza coda mi venne in un ufficio postale a
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a Bologna mentre ero in fila con una bolletta
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vivevo con cinque amici in un appartamento nel quartiere
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un mio rituale: andavo in posta con la bolletta
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pomeriggio di gennaio rimasi in fila mezz’ora e
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metà a Bologna, quasi in segreto, con un sentore
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Feltrinelli il suo ritorno in libreria con questo entusiasmo