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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «in»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
agrumi e vaniglia. ¶ Mancavano in molti e c’era
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legulei!» ¶ «Potete sempre sperare in un appannaggio del re
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suo fare sbrigativo. Annuì, in silenzio. ¶ Era ancora spenta
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i muscoli del viso, in sforzo per restare calmo
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il primo incontro. ¶ Stavano in Santa Teresella a notte
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sicuro. Mai aveva provato in vita sua sensazione così
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era andata avanti sempre in questo modo? ¶ S’erano
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e se ne andavano in giro, nella città che
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Le pareva di vivere in dimensione diversissima da quella
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nera scivolavano barche illuminate, in fondo palpitava il sangue
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cancellando ogni piacere, piombandola in vergognosa angoscia. ¶ «No. Ah
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provato terrore. Come precipitare in un baratro, brulicante di
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moglie e due figli in qualche parte.» ¶ A volte
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vergine te ne andavi in convento! Non puoi pretendere
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diceva. Gentiluomini compiti, tutti in bianco, eseguivano divinamente con
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di Haydn. ¶ La conduceva in certe cantine degli Incurabili
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poeti, che lo prendevano in giro con affetto. ¶ «Fai
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da Posillipo a Sorrento. In altre circostanze sarebbe stata
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villa. ¶ Bonito aveva studio in una vecchia casa colonica
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tele vergini, pennelli, copie in gesso di statue mutilate
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si pulì le mani in uno straccio, venne loro
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Finalmente uscirono. Una strada in discesa, fra campi d
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e pacchiane, che reggevano in testa balle d’erba
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diversive. ¶ «È vero che in America, a Boston, gl
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Mercure”, da Coppola.» ¶ «Finiranno in guerra, se non gli
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un po’ unte, solco in mezzo al petto. ¶ Azzardò
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Choiseul». ¶ «Quella zoccola tiene in mano la Francia come
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Così lei pensava, raccolta in sella, occhi chiusi. Non
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i mulattieri, le persone in giro: le parevano tutti
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ogni oscenità. Sì, anche in lei s’erano accesi
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fuochi. Ma per attimi, in circostanze speciali: se non
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significato. ¶ Per settimane stette in casa. Non intendeva uscire
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hai? Aprimi, per favore.» ¶ In quei momenti la detestava
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la costringeva a schiacciarsi in gola i “Deixe-me
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Perché non la lasciavano in pace? Vovó voleva parlarne
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con voglia d’andare in barca. Come quella volta
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sua Mariangela, forse proprio in barca, a Posillipo. Non
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D’Alembert e Diderot, in trenta volumi, una lettera
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sincero di noi due, in quel periodo.» ¶ «E allora
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cause, roba da bassifondi, in uno studio al Pendino
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e la Cimino, ancora in villa. Magari Primicerio era
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Incredibile quel che succede in questo Regno! Son sicura
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risero. ¶ «Avrai comunque fatto in tempo ad approfondire i
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i Filangieri sono entrati in Massoneria» concluse, ironica, Chiara
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a passi concitati, gridando in calabrese: «N’avita a
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ci aveva provato, gettando in terra secchiate d’acqua
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cuciture risultavano sbilenche, maldestre, in cucina sapeva preparare il
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braccia riprendessero a tremare, in modo logorante. Gli occhi
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E se una entra in una setta che vuole
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libertà. Come potrei, quando, in questa capitale, nessuno è
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E comodo». ¶ Ma lei, in fondo, si sentiva innocente
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mente, ai libri, trasformarsi in piccola, innocua divinità, lieta
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il diritto? ¶ «Oh, lasciatemi in pace!» supplicò, rivolta non
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chiedere soltanto, senza dare in cambio. Ma se in
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in cambio. Ma se in cambio chiedono te stessa
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chissà. Lui la propose in Arcadia, aiutandola persino a
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Stavolta vennero fuori Altidora, in cui figuravano ambizioni d
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Dolfin Tron. ¶ Un giorno, in balenìo d’improntitudine, decise
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avorio su cui spiccava, in rilievo, lo stemma d
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sonetti d’allegorie mitologiche, in cui la regina veniva
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sette sedie. Il pubblico in fondo, presso gli altissimi
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gli altissimi balconi immersi in candido tulle. ¶ Già parecchia
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riconobbe Meola, Guidi, Caravelli. In un angolo si nascondeva
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l’emiciclo. Arrivò Belforte, in seta nera e giustacuore
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a disagio! Lo guardò in modo così feroce che
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pancia sotto il vestito in seta rosa di San
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Il re sorrideva, compìto, in sciamberga blu mare e
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mente lo stupendo paesaggio. ¶ In verità il re si
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lì, subito: a casa, in strada. Non osava sollevare
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gli occhi, li teneva in terra, anzi su un
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sfida. Sollevò gli occhi in faccia a tutti: alla
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ne stava a letto, in silenzio, facendo scorrere il
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Ci fu chi scoppiò in lacrime, chi prese lutto
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C’erano tutti: Tanucci in rappresentanza del re, l
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dovere di decidere sola: in deserto di segni ai
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ai quali riferirsi, con in più il brulicare dei
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profondo, dalla scarmigliata sera in Laterano? Oh no. Era
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una strana Madonna. Dipinta in bocca e sulle guance
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infilandosi per un vicolo in salita. Da un altro
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con un Cristo conciato in maniera inverosimile. Al piagato
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torace un giustacuore ricamato in oro, sulla testa coronata
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gridò un prete grasso, in cotta bianca. ¶ «Da llà
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Nocelle!» strillò un giovane in berretto a calza verde
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qua stai! Màmmete sta in pena per te e
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le statue si toccarono, in lacrimante tripudio. ¶ Sbigottita, vide
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spingendosi con le mani in zoccoli di legno. La
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mille altri che avvenivano in certe chiese nascoste, dei
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non avrebbe saputo dire in qual momento, né perché
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terribile figura canuta, estranea, in cui prima l’aveva
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pittori e dei preti. ¶ In definitiva, che senso aveva
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dire che doveva andare in questa “nuova” direzione. Il
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senso, quelle cose stavano in cima ai suoi pensieri
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ai suoi pensieri, solo in esse trovava piacere, speranza
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andare avanti. ¶ Si diresse in cucina, verso un’altra
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impaccio. Esisteva una metafora, in questa storia della gonna
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ottone, cinti da predelle in legno levigato. Vi buttavano
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sorriso. ¶ 1 Gioco di parole; in napoletano “tenere ’no mazzo
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la città che tripudiava, in corteo memorabile, che lei
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da fortuna, abilità, talenti, in luogo frutto d’arte
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San Marco, il pancione in zimarra braccata del marchese
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1986
regina. Maria Carolina era in tulle celeste pallido, reggeva
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gli occhi... Grandi, fermi in triste espressione di comando
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molto diverso dalla volta in cui lo vide al
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rifece silenzio, mentre commessi in livree fogliate d’oro
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1986
profondità azzurrine. Comparvero ballerine in gonne lunghe di tulle
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e giù, braccia guantate in alto, poi s’immobilizzarono
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broccato azzurro, i cantanti in costumi sontuosi. S’inchinarono
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d’oro sulle persone in scena. Si soffermò sulla
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1986
confetti, fiori, alcuni gridavano in direzione delle ballerine, che
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Maria Carolina, indicandole qualcuno in sala, nei palchi. La
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1986
rosso fragola si frantumavano in stelle azzurre, d’argento
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1986
stupì d’aver pensato in portoghese: da tanto non
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1986
marmaglia? È così dappertutto, in questo Regno. A Corte
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il re lo tiene in pugno Tanucci, ma questa
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forte. E seria, credo. In questo senso potrebbe andar
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è intelligente, colta. E in grado d’aiutare una
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1986
quarant’anni sta buttato in un dondolo a bere
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1986
nuovo tempo intus et in cute, non solo col
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1986
certe cose, lasciava fare, in alto e in basso
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1986
fare, in alto e in basso: con principesse e
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1986
costumi. Forse perché vivevano in venti dentro un letto
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1986
da piccoli. ¶ A volte in Santa Teresella s’accendevano
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1986
frasche di cetrangole disposte in certo modo, vasi di
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1986
di gerani scarlatti. Anche in terranei senza contrassegni si
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nelle sue o viceversa? In circostanze del genere si
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1986
dovuto ficcarle le dita in petto... Cosa avviene ai
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1986
balze interne. Solo due in primavera, ma, dopo, da
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1986
Che piacere poteva esserci in “quello”? Andò ai suoi
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Olcesamante, come risultò impresso in caratteri romani nel bel
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inquietanti strisce di cartaccia in cui uno sconosciuto operaio
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lei con gli altri, in sciocca sicumera) della sua
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prodigò. Una copia, legata in marocchino verde con angoli
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con angoli dorati, segnalibro in seta, gigli dei Borboni
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1986
promesso di farmi entrare in Arcadia?» gli aveva chiesto
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qualsiasi altra, Lenòr» aggiunse, in tono supplichevole. «Io voglio
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può fare, una dama, in questa organizzazione?» ¶ «Una dama
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regina, noi tutti. Perché in noi è il riflesso
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Perché noi, sia pure in modo imperfetto, vediamo il
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nostro è un mondo in cui tutti gli uomini
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1986
sento la testa veleggiare in alto. Bisogna ch’io
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Vincenzo pagasse per lei. ¶ In casa non s’andava
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famose patenti di papài in alto mare, titìo meditava
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come sarebbe potuta andare in maniera diversa? A nessuna
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ipocrisia. Perciò tutti hanno in testa di cambiare il
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sopra un’acqua perduta in trasparenza. Spossata, chiuse gli
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Sull’arco uno stemma in granito grande quanto una
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quella porta s’entrava in piazza del Mercato, il
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di lì s’entrasse in una cattedrale. O un
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alte, appiccicate tra loro in malandato scenario. Intonaci caduti
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di Fra’ Nuvolo.» ¶ Indicò in alto, da un lato
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Corradino lo Svevo.» ¶ Sgusciarono in un vicolo. ¶ Non come
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da mal di testa. In un angolo una donna
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lo sciore» gridava, ridendo in maniera lubrica. ¶ Allibì a
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nel basso della friggitrice. In terra, sotto la porta
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circondava quattro personaggi incredibili. ¶ In principio credette fossero donne
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Gli altri due, pure in abiti da donna, suonavano
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1986
festa de Piedegrotta. ¶ Quello in rosa lanciò uno strilletto
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bianche che veniva ridendo in direzione dei gerani rossi
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1986
al seno: lo comprimeva in bustini a stecche di
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supremo senso della vita, in equilibrio fra pietà e
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1986
liberi, indipendenti. Si respirava in aria, da un capo
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1986
anni della formazione, estenuò in cultura l’energie di
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sarebbe dovuto essere? Passò in rassegna quelli incontrati fin
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1986
a Monte di Dio in cui, da qualche tempo
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gente. Un vivere strano: in bilico fra intelligenza vera
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1986
Due o tre volte in casa Serra capitò un
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un tratto la piantò in asso per una discussione
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fissò il maestoso solco in mezzo ai seni, finì
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conosciute lo facevano, almeno in apparenza. Appartenevano, tuttavia, a
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un esercito di camerieri in polpe, un numero indefinito
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numero indefinito di serventi in cresta e zendado, guardarobiere
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ragguardevole. O farsi mantenere: in quegli ambienti nessun problema
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pubblici della sua poesia. ¶ In aprile fu accolta all
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stata contenta, qui, adesso, in questa sera odorata, gloriosa
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1986
registro dell’Accademia legato in cuoio vermiglio a nappe
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versi tutti quanti, Belforte in testa. Continuava a tenerla
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po’ preoccupata, si guardava in giro in cerca d
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si guardava in giro in cerca d’aiuti. ¶ Ma
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odiosa banda loiolitica. ¶ Tutti in orgasmo: Giordano s’agitava
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giro di diamanti metteva in risalto il lungo collo
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Fu Jeròcades a venirle in aiuto. Da quando s
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aria cupa appariva stemperata in atteggiamento solenne, misterioso. Non
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Vi farò entrare io in Arcadia. Nella colonia di
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intorno a Chiara Spinelli. In un angolo vide Pagano
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di Popoli. Era vezzo in quei salotti ficcare nei
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nei discorsi mille frasi in francese. «Non sta a
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a trovare, lo aiuta in una delle sue manie
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perché re Carlo sta in Spagna e Ferdinando è
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Io farei il bagno in una botte di vino
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vere rivoluzioni si compiono in silenzio.» ¶ «Che coglionerie vai
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aggrondato, s’era messo in un canto, Cimarosa se
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tre o quattro fughe in re minore e due
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tu che mostrasti ¶ come in spazio infinito ¶ emuli in
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in spazio infinito ¶ emuli in tutto a limpido diamante
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divertito fastidio. «La verità! In assoluto! Critichi i preti
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Dio? È una contraddizione in cui manco un bambino
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provava sensazioni nuove, belle. In primo luogo era contenta
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sentiva a proprio agio, in secondo luogo provava un
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1986
c’è da sperare in niente più.» ¶ «C’è
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1986
una delle poche cose in cui il vostro Genovesi
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1986
del passato. Abbiate fede in Tanucci.» ¶ «Sì, Tanucci! E
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1986
mondo tende a cambiare. In bene, almeno sembra. La
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1986
Bem» sorrise lui. «Ma in fretta. È dai tempi
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1986
giugno, deve al papa, in segno di vassallaggio, il
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1986
desiderava e lei nemmeno, in fondo, provava avidità di
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1986
dell’intransigenza. Come fanno, in fondo, tutti quelli che
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1986
è posto... Sono io, in verità, che non so
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1986
dietro una ragazza ricca. In fondo non desidero che
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1986
voi sincero». ¶ «Grazie» rispose, in tono di sussiego. Improvvisamente
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1986
capacità d’esprimersi, soprattutto in versi. Una signorina avida
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1986
lettere a Napoli è, in genere, sciocca, infida. Qui
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1986
produrre beni e servizi in rapporto alla richiesta. Se
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1986
Se esistessero varie città in grado di soddisfare bisogni
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1986
niente. L’unica cosa in abbondanza, qua, son la
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1986
si sono accorti che in queste cose sta il
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1986
io sia molto esperto in proposito. Ma qua nessuno
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1986
proseguì Vincenzo. «È riuscito, in parte, a fargli pagar
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1986
non servire a nulla. In fondo nessuno sa a
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1986
di qui, lo sento: in questa città mi toccherà
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1986
tenerezza. ¶ «Amen» concluse lui, in tono sacerdotale. ¶ PARTE TERZA
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1986
il fiato. V’andarono in una giornata rosa e
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1986
aggeggi di legno bianco in forma d’H, facendosi
223
1986
indice d’un piede. ¶ In certe baracchette si friggevano
224
1986
le mostrò il Pallonetto, in faccia all’arenile: una
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1986
acqua una banchina con in punta un castello arido
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1986
La spiaggia s’arcuava in mare. Mucchi di reti
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1986
nasse, a una banchina in legno dondolavano barche, specchiandosi
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1986
s’inarcavano. ¶ Un uomo in berretto azzurro si staccò
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1986
mai sentito parlar tanto in napoletano, chissà perché ciò
230
1986
l’acqua. Di tanto in tanto, fra gli alberi
231
1986
chiare di donne, signori in seta scintillante. Lanciavano richiami
232
1986
le colonnine corinzie. Laggiù, in fondo, tra i pini
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1986
domandò, inquieta. «È abbandonato?» ¶ «In parte. Si chiama palazzo
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1986
di Stigliano. Lo rispedirono in Spagna, perché a Napoli
235
1986
Apparvero spacchi di fiordi in rocce candide: malinconico il
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1986
il vetro d’acqua in ombra, pei fondali fluttuavano
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1986
Laggiù, Lenòr. Guarda». ¶ Colavano in mare flussi di pietra
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1986
l’acqua s’insinuava in anfratti, tornava indietro con
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1986
proprio nome.» ¶ «Perché?» ¶ «Perché in greco Posillipo significa “pausa
240
1986
La barca doppiò, entrò in un regno di quiete
241
1986
a fianco del conchiglione in marmo che ornava l
242
1986
dai soffitti altissimi, stuccati in bianco e oro, pareti
243
1986
no cuofano”, cioè “assai, in quantità incredibile”, “vagno”, che
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1986
pourboire”. ¶ Ciascuna stanza dava in un ballatoio sul cortile
245
1986
chiamavano àsteci, s’intravedeva, in mezzo a ciuffi d
246
1986
diverso. Uscì dal balcone in una gloria di sole
247
1986
scalzi recanti sulle spalle, in bilico sul capo, cestoni
248
1986
incappucciata. Agli angoli pacchiane in costume, facce rosse, immobili
249
1986
che scandivano vita quotidiana in Santa Teresella e dintorni
250
1986
dintorni. ¶ Pareva impossibile che in quella confusione, in quel
251
1986
che in quella confusione, in quel muoversi continuo e
252
1986
enorme e bisognava reggerlo in due. Il latrinaro vuotava
253
1986
latrinaro vuotava i piccoli in un buco al sommo
254
1986
giorni dopo l’arrivo, in una bella mattinata di
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1986
sopra il petto grandioso. In cantuscia di seta nera
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1986
Altri doratori, oltre quelli in cortile. Nei loro bassi
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1986
tricorni gallonati, costosissime cuffie in trine di Spagna. ¶ Un
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1986
giorno vide il re, in carrozza scoperta, mentre usciva
259
1986
verde, dal collo ricamato in oro. A fianco gli
260
1986
facevano tutte le persone in cui la vettura s
261
1986
che chiamava Strùmmolo, compiacendosi in toni triviali della voce
262
1986
mattina, non appena compariva in cima alla scala vestito
263
1986
sangue, per gli uomini in caso d’emorroidi. ¶ «Eccellenza
264
1986
le figlie a messa in Sant’Anna di Palazzo
265
1986
allora nasceva enorme confusione in tutto il vicolo, perché
266
1986
avveniva pressoché ogni pomeriggio, in quanto quasi tutti i
267
1986
giocare d’azzardo e in chiacchiere volgari. ¶ Qualche mese
268
1986
arrivo eran giunti biglietti in cui il marchese di
269
1986
portoghese e romana. Chiacchierava in ogni lingua possibile, con
270
1986
con piacere le spese, in verità modeste: un poco
271
1986
loro stemma, che partiva in uno lo scudo sannita
272
1986
con cinque stelle bianche in campo azzurro, sei fasciole
273
1986
fasciole di smalto rosso in campo bianco. Più cinque
274
1986
palle d’oro ripetute in blu. ¶ Nessuno era riuscito
275
1986
portò due libretti legati in pelle nera a fregi
276
1986
La turbarono galanterie intraviste in brani del Frugoni, del
277
1986
libri. ¶ Stringeva le spalle: in fondo non sapeva nemmeno
278
1986
imitazioni rolliane, vittorelliane, metastasiane. In un sonetto rievocò il
279
1986
alla discesa del Gigante, in altri s’era provata
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qualche settimana. Lo raccoglieva in un quaderno dalla coperta
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un quaderno dalla coperta in cuoio verde, su cui
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sognava Vico: “Sabina donna in attiche maniere”». ¶ Si sentì
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gli amici che venivano in casa, si nominassero ogni
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finché lei non fu in grado di leggere d
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Michaela, preparava il caffè in una di quelle ingegnose
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abate Jeròcades, piccolino, grassoccio, in nero e calze bianche
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si chiamava Gennaro Giordano. ¶ In piedi dietro il canapè
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quaderno. ¶ Aveva il capo in subbuglio. Quali poesie avrebbe
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l’agitava di tanto in tanto, macchinalmente, producendo spossati
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strofinio. ¶ «Zùghete. Zùghete» urlavano in coro, eccitati, gli altri
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di paura, ma finalmente, in uno slargo, il postiglione
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l’indelebile lucore rosso in fondo al cielo. Ora
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gigantesca lanterna magica, proiettasse in su fasci di luce
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fasci di luce sanguigna. In un luogo del cielo
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fra edifici e monti, in cui il Vesuvio verberava
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a volte si scindevano in raggi. Altri scivolavano lenti
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dibattevano carrozze di signori in tricorno e parrucca, dame
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ai polpacci, fusciacche rosse in vita. Alcuni calzavano elmi
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strazio di lamenti: truppa in giamberga blu e giberne
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vetture e sudici cocchieri in farsetto, nappe rosse ai
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mentre gli altri sputavano in terra e minacciavano, con
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carità! Cosa sapevo che in questa città indemoniata oggi
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lasciar spazio s’avventurò in serpa, accanto al cocchiere
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richiesto, offriva continuamente spiegazioni, in tono misto d’orgoglio
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lo pate. Il padre. In una famiglia lo pate
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a muoversi. S’era in una via larga, fiancheggiata
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spaghi, cercando di calzarli in testa ai passanti. ¶ Torcioni
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Torcioni ardevano ai portali in pietra dei palazzi e
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fiammeggianti, precedute da servi in livrea armati di fiaccole
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cucchiai, coperchi. Alcuni soffiavano in grandi conchiglie, ricavandone mugghi
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vi spiravano dentro, rivolgendole in ogni direzione, puntandole alle
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orecchie dei passanti. ¶ Pattuglie in maschera di giovinastri sciamannati
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su un fornello quasi in mezzo alla via. Rimase
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serviva, con rapidità impressionante, in piatti di stagno agli
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di roba marinara bollita in lucide pentole di rame
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insultava, lanciava strane bestemmie in cui i nomi sacri
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le membra addormentate. Vide, in confuso, che la vettura
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spalancate, inghirlandate, sgorganti luce. ¶ In uno slargo, apparizione di
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ai primi piani, rotolavano in strada. E canestre d
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caricavano bande d’energumeni in berretti rossi a calza
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sulla bella via sfolgorante in cui s’andavano inoltrando
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cento volte il vetturino in estasi. ¶ Giunsero dove confusione
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dorature, cristalli e staffieri in livrea di seta alle
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mare d’una folla in gioiosa tempesta. ¶ «Que lugar
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Dominava la piazza, tenuta in parte sgombra da lucenti
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un vicolo. S’entrò in mondo diverso. ¶ Dalla luce
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un budello tra palazzi in pietra nera attaccati l
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uno all’altro. Pendevano, in mezzo, cortine di stracci
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dava disperatamente martinicca. ¶ Vide in un angolo un uomo
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sfatti, stracci, lanterne moribonde. In una, spaventata, intravide su
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balconcini, schizzata dai terranei. In un attimo s’ammassò
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Giunsero a un punto in cui il vicolo ne
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maccheroni, ciuffi di finocchi. In quella porcheria guazzavano ragazzi
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trombette. Se le picchiavano in capo, ridevano, emettevano ancora
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subito ch’era papài in attesa, il cuore prese
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tapezziere, un ebanista intagliatore; in quello a fianco del
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prime parole del dialetto, in quel circoscritto osservatorio l
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il padre la condusse in Laterano, con suo fratello
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slanciò, travolgendo gli Svizzeri in parossismo di colpi, spinte
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Le parole della benedizione. In italiano e in latino
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benedizione. In italiano e in latino.» ¶ Poi conobbe cose
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sue esperienze. Si spingevano in ardite esplorazioni della città
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bianco nero e belante, in ballonzolio di poppe gonfie
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aveva appreso ed amato, in Roma. Vi vedeva spiragli
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aspettasse sbucare d’improvviso, in toghe bianche, gladio in
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in toghe bianche, gladio in pugno. Invece capitarono in
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in pugno. Invece capitarono in una sterminata campagna, fitta
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verdi di muschio, esplodevano in bolle di ranocchi. ¶ Dovunque
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di noleggiarne uno, sebbene in casa non ci fosse
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Gli altri la osservavano in silenzio, presi dai propri
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poco. ¶ Anche mamãe era in apprensione. Supplicò: «Corri all
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le lenti sottilissime montate in filo d’oro. Parlò
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filo d’oro. Parlò in francese, come si faceva
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francese, come si faceva in casa quando non si
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di fame.» ¶ 3 ¶ La sera, in camera sua, fu agitatissima
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conciliabolo dei grandi proseguì in camera da pranzo. ¶ Dalle
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Li comprendeva, adesso: anche in lei si stava spargendo
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della torre di Belem... In fondo solo parole e
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Come sarà questa Nápolis in cui fra poco ci
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bruna d’un monte, in cima al quale guizzavano
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vento, come le torce in Laterano. ¶ Ricordò che doveva
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dentro una lucida cartella in seta viola. ¶ Ma papài
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giamberghina di velluto rosso, in testa calzava un’enorme
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traballava, poi gli cadde in terra con rumore. Tutti
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Albani. Tra poco arriveremo in un paese che sorge
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gambe e piedi avviluppati in fasce strette da lacci
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Come fanno a vivere in simili contrade?» ¶ Spiegò che
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sul dorso delle mani. In effetti da qualche po
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monti, riapparir d’alberi in cresta alle colline, diradarsi
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con stridio di martinicca, in una nuvola di polvere
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bianca e rossa, più in là, in direzione del
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rossa, più in là, in direzione del Circeo, bordeggiava
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via costiera per inoltrarsi in un viottolo sconnesso che
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a gigli d’oro. In cima una tabella stinta
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cavalli, s’intravedevano soldati in calzoni bianchi, giamberghe verdi
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Qui un soldato, minacciandoli in modo volgare con la
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con la baionetta, proruppe in un torrente di torve
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contenta, continuò a ripetersi in testa quel saluto. Pensò
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bianchissima, però soffice, pastosa in bocca. Un po’ salato
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grosso, spettinato cocchiere napoletano in farsetto nero e stivali
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per tutto il tragitto, in modo incomprensibile. ¶ I viaggiatori
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cascata che scivolava, spumeggiando, in vasche, vasche, vasche. Balenii
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a bordo sfatti contadini in vesti variopinte. Notò una
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una donna pericolosamente piegata in fuori, come morta, sulla
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terra, prese a torcersi in convulsioni sempre più orrende
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i capelli sulla nuca, in opulenta coda di cavallo
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aprì, cadde. Lei apparve in tunichetta bianca più trasparente
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sibilare. Era proprio Ifigenia in Aulide, confermò Cimarosa, tra
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il pubblico si rilassava in commenti. ¶ Si sentiva male
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a bellissimi porta bacili in smalto bianco con brocche
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Quelli usati s’ammucchiavano in terra. Ficcò le carte
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pomodori dai balconi, getta in aria lenzuola. ¶ Gelata su
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gente come noi. Viviamo in sogni assurdi, malati. La
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esseri umani a comportarsi in un modo o in
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in un modo o in un altro, a disegnare
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po’, sembreranno rinnovate. Persino in sé avverte indizi dei
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accompagnato la sua vita. In fondo, sempre qualcuno s
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a migliaia di chilometri, in paesi noti soltanto dai
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francese.» ¶ Poi le viene in mente l’ex lazzaro
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Luigi XVI, sono straripate in terra francese. Il caos
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sfogheranno: il progresso conquistato in anni di pazienti fatiche
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di pazienti fatiche andrà in fumo. Anche Ferdinando e
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Ci sono tre reggimenti in assetto di guerra, a
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Aveva raccontato cosa succedeva in città. Frati, preti parevano
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dietro la sua cantante in tournée per l’Europa
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sospirò. «Può darsi che, in tanta confusione, abbiano ragione
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male, pensa, mentre rimette in ordine la casa, inondata
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leggere. ¶ «Porta le carte in cucina» le raccomandò. «Per
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vie, per esempio Toledo in Strada del Gran Patto
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soddisfatta. Restava da rimettere in ordine lo scrittoio. Rimandava
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che lei la traduca in italiano. Possibile che non
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S’arresta, perplessa, quasi in ascolto. Dal balcone aperto
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verso frammenti di parole in rima. Musica di sillabe
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se c’è davvero in giro l’atmosfera evocata
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segreto. Dicono che andrà in Russia, al posto di
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Paolino Pria che spunti in ciel l’aurora. ¶ «Non
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quando la tocca, versa in lei il proprio seme
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neppure se ne accorgerebbe.» ¶ In agosto spariscono tutti. ¶ «La
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affanno, però quelli laggiù, in Francia, la rivoluzione continuano
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gli amici.» ¶ Impossibile stare in casa: occorre uscire, cercare
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vetri spalancate, le ragazze in sudore han tirato su
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il seno. Dalla cuffiara in società con Annella prova
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lasciando sciogliere la panna, in modo che resti liquido
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nel cielo azzurro, girano in cerchio, sorvolano stridenti la
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così, adesso. Si va in Villa. Nella cassa armonica
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i ragazzi del Conservatorio. In passato li diressero Paisiello
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li guida un maestrino in polpe gialle. Folla ben
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vesuviani. Puntini di luce in tutto il golfo: sono
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che tornano. Qualcuno cade in acqua, risate, strilli, fischi
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bere: caponata, taralli, alici in mezzo al pane, vino
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un mandolino. Più tardi, in mezzo al golfo, uno
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che marca l’ombra in maniera inquietante. Si sfrena
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ducati. Chi li caccia? In quanto all’intelligenza, poi
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entrava, splendida, Luisa Sanfelice, in compagnia di un uomo
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è incomprensibile» proseguì, torvo, in girandola di tic. «L
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dei nobili, del re, in Francia non poteva non
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voler far lo stesso in condizioni diverse: le rivoluzioni
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Le opinioni di Genovesi, in fondo. Qui a Napoli
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la parola d’ordine. (In queste pagine si tenta
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possiamo concludere. ¶ 11 Tu sei in malafede, Mandriere. Questo era
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s’avviò verso Palazzo, in compagnia di Gennaro Serra
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Toledo folla, carrozze, luci. ¶ In casa eran rimasti Lauberg
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per le nove, ora in cui il galà sarebbe
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poi la città restava in balia dei lazzari, dei
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Mescolati alla folla, “feroci” in redingote nera, stivali, cappelli
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delle ortensie turchine: come in passato. ¶ Ma le parve
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prevenuta impressione?) che vibrasse in aria pulviscolo di circospetta
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bandito: colore giacobino. Altre, in onore di Lady Hamilton
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Mah» fece lei, ansando. ¶ In quel momento arrivò il
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Balì di Malta, bellissimo in cappa bianca, gran croce
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Thugut, ambasciatore di Vienna, in uniforme da maresciallo bianca
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per il resto, abbastanza in regola: marsina blu a
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s’ergeva una statuina in bronzo raffigurante Ferdinando nudo
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meno preoccupato: sorridendo, indicò in un canto una piccola
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l’orchestra che Cimarosa, in codino bianchissimo, giamberga azzurra
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su e giù nervosamente. In programma brani del Flauto
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successo europeo dell’anno. ¶ In quel salone c’erano
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s’aggirava solitario Cirillo. In un angolo Ruvo parlava
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Ruvo parlava con ufficiali in alta uniforme, tra i
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Mio Dio! Ho parlato in francese!» osservò, caricando il
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non m’abbiano sentito. In che lingua si dovrà
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dovrà mai parlare, adesso?» ¶ «In latino, in latino» rise
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parlare, adesso?» ¶ «In latino, in latino» rise un giovanotto
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il caso.» ¶ Si scostò, in compagnia di Gennaro, per
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ascoltare Ruvo che, scarlatto in volto, raccontava qualcosa ai
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non tieni lo purpo in mano’”. Lui s’è
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carico di decorazioni, cupo in volto. Benda su un
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moveva lenta nel vestito in seta di San Leucio
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era su Lady Hamilton. In verità non sembrava tanto
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uno jabot gigantesco. Guardava in giro con aria sprezzante
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disgustata, sofferente, che teneva in volto da quando era
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con certi si comportava in modo strano: mentre quelli
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secondo precise sue finalità. In primo luogo studiò con
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ambasciatore turco, un omaccione in vestito rococò, magnifico turbante
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rococò, magnifico turbante azzurro in capo. Parlottava col legato
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pura verità: quattrocentosessantotto beccacce in un sol giorno, trentacinque
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delle Nozze e cantò in maniera assai dolce Deh
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comparve un piccolo palcoscenico in velluto azzurro, illuminato da
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tutti tornarono a sedersi, in religiosa attesa. ¶ Cimarosa modulò
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la colonna. Quando fu in terra, prese a torcersi
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Hamilton si sarebbe esibita in “quadri viventi” (non “tableaux
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momenti sereni: tornava sola, in casa sua. ¶ Rovesciò le
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settimana e, se finiva in carcere, da mangiare, fumare
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del gruppo scalmanato insediatosi in casa sua. Eran riusciti
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ridotta un porcile: carte in terra, cenere, puzza di
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inferno! Andò a mettere in ordine le carte sullo
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azione vera la facevano in Francia. Ma qua... ¶ Non
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Il «Moniteur» lo sprezzava, in quanto organo della cricca
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d’intimorire, far sentire in colpa. Un po’ tutti
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era l’unica persona in collegamento coi gruppi che
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collegamento coi gruppi che, in Francia, intendevano trasformare la
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intendevano trasformare la rivoluzione in estremista, possedeva informazioni, materiali
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nella zona del porto. ¶ 2 ¶ In un pomeriggio autunnale Lauberg
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entusiasti. Erano inferociti perché in Francia la Costituente, diretta
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ficcava i piedi nudi. ¶ In genere ascoltava, ma se
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restò colpita: v’erano, in lui, dissennata innocenza e
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a Rousseau. ¶ «Ha sempre in testa i ruscelli, i
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Terra: piccoli villaggi agricoli, in cui ciascuno avrebbe posseduto
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du tout» commentò Manthonè. ¶ In quella prima uscita Lauberg
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altissimi palazzi. Si fermarono in mezzo a due nere