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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «in»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
alle massime del vero. ¶ In un canto dicevano le
2
1930
società: tu hai camminato in falsetto, noi ti mandiamo
3
1930
tu non hai camminato in falsetto ma non sei
4
1930
infliggergli un castigo tramandato in eterno. ¶ — Come i costumi
5
1930
un mare d’ottobre in bonaccia. Una di quelle
6
1930
quello che ha camminato in falsetto, le accoda, le
7
1930
burro le idee scolavano in gocce d’acqua fredda
8
1930
di un uovo rassodato in acqua d’erbi, il
9
1930
d’aria? ¶ — Terra sterile. In un Tempio tu sei
10
1930
vergine una sera capitò in compagnia di un’altra
11
1930
celeste mare era steso in fondo alla strada lunga
12
1930
del gelo. Lo condusse in un parco. Dei palmizi
13
1930
feste comandate, i giorni in cui nel cortile del
14
1930
della notte profonda. Come in sogno vide la vergine
15
1930
e calciare dei gatti in amore che miagolavano al
16
1930
che miagolavano al sereno. ¶ In quella città spropositata e
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1930
rugginosa che s’agitava in perpetuo e sembrava che
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1930
boccheggiava come le serpi in letargo quando agognano il
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1930
bocca lo faceva parlare in gramuffa. ¶ Un altro simile
20
1930
saltellavano come pesci vivi in padella. ¶ Un altro ciampicava
21
1930
il Tarmito s’attediava in un parco, all’ora
22
1930
un parco, all’ora in cui gli uccelli si
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1930
sui cuscinetti delle crucce, in fondo tamponate da un
24
1930
il corpo aveva ravvolto in un cappotto color erba
25
1930
le gambe elefantine costrette in bende come colonne di
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1930
ossa, i piedi mummificati in impacchi di cotone introgolato
27
1930
chi tesse, stende tela... In fondo si tratta di
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1930
scolare caldo e dolciastro in bocca il sapore del
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1930
se gli avessero diacciato in bocca un ferro rovente
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1930
di farfalloni notturni, cancellate in diagonale dipinte col nerofumo
31
1930
di nero col bastone in alto aggrottescate da tagli
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1930
morti con le briglie in mano, copertoni rotondi che
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1930
della vegetazione lo dinervò in sogno. Come i porci
34
1930
umano gli si dimojò in bocca e la saliva
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1930
dal vento s’accordavano in viola. ¶ Aranci silvestri dalle
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1930
avvicinò come le figure in rilievo nei fregi della
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1930
parola: Sete! Essi affettarono in due una noce di
38
1930
colare il liquore tutto in uno e, quando fu
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1930
cuore acerbito del Tarmito. In un attimo intorno al
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1930
fiume sui ratti tritandoli in gocce d’argento. Isaia
41
1930
Un vecchio che viveva in un crepaccio di monte
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1930
lustrente d’oro, anche in bocca, abbacinava la gente
43
1930
ce ne sono tre in tutto il mondo, la
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1930
non ho più denti in bocca, ho perso quasi
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1930
m’infilassero un palo in corpo e mi piantassero
46
1930
corpo e mi piantassero in un campo di canapaglia
47
1930
sulle coltri fredde, freddato in nero dal pensiero della
48
1930
se l’era piantato in bocca per la paura
49
1930
I marinai stavano tutti in vedetta chè il mare
50
1930
segno di Cristo nero in un disco bianco come
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1930
mio sogno — è scritto in giallo dietro lo specchio
52
1930
del limone che porta in cielo gli M neri
53
1930
vento. ¶ Passano chiatte nere, in andàna, una dietro l
54
1930
tristi, con i figli in collo e alla gonnella
55
1930
quattro dall’altra, trafitte in un cuore che gronda
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1930
ancora e si fermò in un mare pesante, l
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1930
occhi dilatati dalla sorpresa. In un attimo che la
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1930
che lo han tratto in arresto. Uomini logri di
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1930
sembravano ricamate, a punto in croce, dalla gente che
60
1930
dalla gente che fissava in giù. ¶ La città ripíva
61
1930
come arsa, arboscelli chiusi in un mannello di ferro
62
1930
coraggio, qui sei come in casa! ¶ — Salutatemi il mare
63
1930
voi. — Tutti si raccolsero in un pensiero. ¶ — E il
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1930
perchè tu sei venuto in America? — Il Tarmito pensò
65
1930
il mondo e capiti in una città spropositata, passeggia
66
1930
riparo della corrente impetuosa in un vicolo morto vide
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1930
i vapori caldaie fumanti. In quelle contrade gli uomini
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1930
erano scritte sui vetri in diagonale. La taverna dei
69
1930
Uno di quei luoghi in cui il delitto trova
70
1930
per pulire il cuoio. In un cumulo di teschi
71
1930
fondo della foresta, partiti in tanti cantando. Un monco
72
1930
gioia della liberazione, agitava in testa a noi, lo
73
1930
Vile, impostore, possibilista traditore. In nome della libertà mi
74
1930
si udisse un uomo in delirio con gli occhi
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1930
si getta un cocomero in fresco entro un pozzo
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1930
a solo. Entrambi scomparvero in una stanza attigua: — La
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1930
tredici è stata giustiziata in questi giorni: gli fu
78
1930
nella stanza, ci costituimmo in tribunale: pallido di terrore
79
1930
del paese. ¶ — Quante volte in questa stanza — i due
80
1930
la lunghezza. Dalla rotula in giù essa pareva di
81
1930
hai empito la casa in ogni dove. Perchè la
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1930
fine di un personaggio in un romanzo d’avventure
83
1930
i libri — fu gridato in sordina da due voci
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1930
casa era lontana lontana in un rione popolare. Quel
85
1930
le rupi dei Calvari. In un punto in cui
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1930
Calvari. In un punto in cui la città cedeva
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1930
colore della stadera, ravvolto in gramaglie, delle bimbe vestite
88
1930
dei libri era ammucchiata in un canto, quelli sul
89
1930
concime dotto fu rovesciato in corte. Il Tarmito e
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1930
fatto razza, pareva manducassero in un piatto quadrato un
91
1930
cilindri uguali a gazometri in miniatura, delle palle di
92
1930
uno che voleva mettere in equilibrio il mondo sul
93
1930
di levarsi a volo. In quella stanza le femmine
94
1930
e non sarebbero entrate in succhio nemmeno se qualcuno
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1930
a seguire quelle femmine in procinto di essere colte
96
1930
parole di sulle pagine in un’estasi da indovine
97
1930
sette la notte, volge in contrario e sì precipitoso
98
1930
il desiderio di ritrovarsi in quella taverna perchè ivi
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1930
sulla rupe che taglia in due Genova, come una
100
1930
e cospargevano le fiancate in carena. Alcuni più in
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1930
in carena. Alcuni più in là davano il fuoco
102
1930
di smeraldo sul mare. In quella luce apparvero le
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1930
ancora che, tonfando, ruppe in frangenti l’acque stagnanti
104
1930
ed avvogliate, bollivano come in un caldaione e tutte
105
1930
caldaione e tutte guardavano in sù. Dalle finestre della
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1930
delle ragazze che parevano in procinto di andare spose
107
1930
che si faceva largo in mezzo alla sala abbracciata
108
1930
ma lei si traeva in disparte, sconturbata e arcigna
109
1930
quando ti sei messa in lusso sei insuperbita. ¶ — Questi
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1930
papavero, ravvolto il corpo in una schiavina nera e
111
1930
nudi, giallo canario, calzati in pantofole di pelle bazzana
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1930
sulla fiocca; egli portava in dono, sulle mani ceree
113
1930
di setè infiorato, portava in dono degli amuleti e
114
1930
e dei feticci scolpiti in pietra dura. Un altro
115
1930
con la barba partita in tanti riccioli conti, col
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1930
occhi di cammello, ravvolti in bende bianche, con la
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1930
il tempo. Egli portava in dono vezzi di perle
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1930
rifare e a strafare. ¶ In quel bastrè capitò la
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1930
cantò come fosse stata in mezzo a un campo
120
1930
vi vorrei veder fritte in padella ¶ Massimamente l’osso
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1930
sedia e la portarono in sala come in trionfo
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1930
portarono in sala come in trionfo. ¶ — Suda diaccio. ¶ — Ha
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1930
Ha le palpitazioni. ¶ Appena in altana, fu sdraiata su
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1930
quiete. La Rossa, trasportata in una camera al piano
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1930
Cretic” s’erano appaiati. In sala era rimasto solo
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1930
fondo caldo fuliginoso, staccò, in bianco, una ragazza che
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1930
avvicinò, con le mani in tasca, alla ragazza che
128
1930
perchè tu sei rimasto in sala? ¶ Il Tarmito tacque
129
1930
Cretic” scappo di sopra in altana tra i gatti
130
1930
che tu fossi rimasto in sala non sarei scesa
131
1930
chi ascolta la voce in falsetto che esce di
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1930
innocente. — Avvicinati, ti dico in un orecchio chi sono
133
1930
fosso del paese. ¶ — Vieni in camera prima che scendano
134
1930
un corridoio camminando quasi in punta di piedi. La
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1930
contristato e innocente ravvolto in una pezzuola nera, delle
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1930
una gamba, si piegò in due e si dette
137
1930
due e si dette in pasto al mostro. Per
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1930
argano salpava l’ancora in coverta. Quando la marra
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1930
moltitudine d’astri scintillava in un mare di celeste
140
1930
luce delle barche nere, in cala, anelavano al piccolo
141
1930
La nave pareva precipitare in un torrente di fuoco
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1930
mare e lo spandeva in un battito di tremiti
143
1930
degli astri scuoteva alberi in fiore sopra un gran
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1930
L’Oceano l’attrasse in un suo palpito bianco
145
1930
In un attimo fu in piedi, si infilò la
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1930
tettoie simili a quelle in cui i beccai raccolgono
147
1930
gente dei campi, erano in piedi come quando, a
148
1930
gente, è morto Caam ¶ In mezzo alle fiamme ¶ lo
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1930
sfacelo, tutti si abbracciarono in un gemito: Italia!! Italia
150
1930
maestra, sulla poveraglia inginocchiata in coperta, gli fecero pensare
151
1930
il grigiore. A piedi, in carrozza, sulle crucce, in
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1930
in carrozza, sulle crucce, in auto, incurvati, impettiti, stagnanti
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1930
che stillavano rosso sangue in fondo altomare, denti diacci
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1930
piante di lamiera verniciate in verde primaverile. Caffè, lampade
155
1930
tratto, come il fiume in una cateratta, la moltitudine
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1930
taglienti come ciclopiche navi in sfacelo. La Lanterna s
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1930
di un cascinale sperso in una pianura. Il Tarmito
158
1930
di prua quando andava in cerca del nuovo Mondo
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1930
qualcuno. ¶ ADDÌ 22 GIUGNO ¶ NACQUE IN QUESTA CAMERETTA ¶ GIUSEPPE MAZZINI
160
1930
Tarmito contemplò la casa in ombra, perplesso, lungamente, vi
161
1930
si scorgeva una cucinetta in disuso, in una lunga
162
1930
una cucinetta in disuso, in una lunga vetrina c
163
1930
Le coltri si riducevano in bianco statuario, sopra un
164
1930
trapuntarono di gelo. Guardò in alto, lesse: “Il cammino
165
1930
e consacrare quanto è in me a loro bene
166
1930
e consacrare quanto è in me al loro bene
167
1930
il rombo eterno come in una conchiglia vuota erravano
168
1930
avevano tolto gli ormeggi in fretta e s’erano
169
1930
le cose che vanno in alto si avvicinano a
170
1930
o forzati col bastimento in istallìa. ¶ — Non fare amicizia
171
1930
Leone. Un soldo guadagnato in terra ne val dieci
172
1930
ne val dieci guadagnati in mare: un soldo guadagnato
173
1930
mare: un soldo guadagnato in terra si può possedere
174
1930
possedere, i dieci guadagnati in mare possono andare a
175
1930
le preghiere dei pesci. ¶ In quei ragionamenti pacati passavano
176
1930
col rumore del mare in burrasca ¶ l’irto cinghial
177
1930
dei serpi. ¶ Acqua stagnante in paludosi fossi ¶ erba nocente
178
1930
cresca. ¶ — Questa, o fratelli, in succinto, è la Maremma
179
1930
un vecchio tutto arso in viso con la barba
180
1930
fuori del porto, io in persona l’avevo aspettato
181
1930
appoggiare, sopraffatti dal temporale in secco di vele, per
182
1930
se si dovesse poggiare in secco dove s’andrebbe
183
1930
calmi e sereni. ¶ — Versiamo in grande pericolo — disse loro
184
1930
della barca faceva schizzare in alto dalle fessure, rispose
185
1930
Soccorso” che andò sfasciata in un canto di darsena
186
1930
che pareva dormisse piegato in due sul tavolo di
187
1930
tavolo, si tirò su in piedi, si forbì le
188
1930
ho scritto questa tema in poesia ¶ perchè sono ambizioso
189
1930
che abbiate mio padre in tasca chè la tema
190
1930
il Bello Toscà... andiede in perdizione nelle acque della
191
1930
insana ¶ e noi poveri in mar con quell’acquisto
192
1930
barca di abete, veleggiando in un mare senza sponde
193
1930
precipitar dei ravaneti, che in tutte le membra hanno
194
1930
col rombo del cataclisma. In quelle fiancate lapidee gli
195
1930
Patagonia, e voi state in quel canile con quel
196
1930
che s’erano accampati in quelle grotte. Erano i
197
1930
nè la pioggia cancellavano. ¶ IN QUESTO GREMBO DI ALPE
198
1930
QUESTO GREMBO DI ALPE ¶ IN CUI ROMA CONCEDEVA ¶ ALLO
199
1930
MONDO ¶ DI SUBLIME UGUAGLIANZA ¶ IN CUI ¶ OGNI UOMO FOSSE
200
1930
trascurita come uno spauracchio in mezzo a un campo
201
1930
egli ha da finire in un fondo di galera
202
1930
fa mettere veleno anche in un po’ di pane
203
1930
vivo butterei le chiavi in mare. ¶ La madre continuava
204
1930
sulla tavola si tramutarono in due naufraghi sopra una
205
1930
belva. ¶ Dopo mezzanotte rientrò in casa il Tarmito. Nel
206
1930
della partenza. Le acque, in casa, erano calate come
207
1930
sola, infine, disse: ¶ — Io, in coscienza dell’anima, non
208
1930
pianura sterminata. Si alzarono in silenzio e ognuno andò
209
1930
devota, poi disse come in sogno: — Che Dio ti
210
1930
giubba emergeva il promontorio, in quel groviglio si udivano
211
1930
noi, ti chiederemo perdono in ginocchio. — La madre, sciogliendosi
212
1930
sole, esplodendo, sembrò scolpito in alto rilievo sul cielo
213
1930
parve che si spezzasse in due, e Amedeo si
214
1930
un’isola verde lontana in un mare giallo, mettevano
215
1930
manico dell’ombrello, tenevano in collo le creature grandicelle
216
1930
che il treno precipitava in un altra caverna. ¶ Amedeo
217
1930
ormeggi afforcati, i pennoni in croce, le vele abbisciate
218
1930
e bozzelli. Sugli scafi in carena, sulle alberate, sui
219
1930
traversali neri, rosso tagliato in verde, celeste altomare cifrato
220
1930
verde, celeste altomare cifrato in bianco. Torbati densi di
221
1930
impastato e lo frangevano in argento vivo. Barilotti di
222
1930
alito pestifero ai mostri in catena. ¶ Quando il treno
223
1930
i più, che capitano in una città a loro
224
1930
il sacco si accosciò in coperta e si ristorò
225
1930
e la Liguria. ¶ — Più in là: in America. ¶ Il
226
1930
Liguria. ¶ — Più in là: in America. ¶ Il nostromo sospirando
227
1930
Il nostromo sospirando disse: — In pelago lodato non pescare
228
1930
quella di un tempo! ¶ — In pelago lodato non pescare
229
1930
ospite e il pesce in tre giorni puzzano. ¶ — Tu
230
1930
brontolìo come di fiume in piena che percota le
231
1930
gli occhi li seppelliranno in quelle terre per concio
232
1930
lì a testimoniare che in giù a piedi non
233
1930
d’ormeggi, le ciurme in partenza trasbordavano mercanzie da
234
1930
che parevano voler sputare in faccia a qualcuno, dai
235
1930
le terre che sbraveggiavano in mezzo a tutte le
236
1930
una lampadina elettrica ingabbiata in una rete di ferro
237
1930
E dove vai tu? ¶ — In America. ¶ — Farai il sacco
238
1930
sboccato lo stretto, dopo in giù non ti riportano
239
1930
a bordo, Amedeo scese in cuccetta, il tanfo di
240
1930
Mi alzo — disse Amedeo. In un attimo fu in
241
1930
il pensiero del suicidio. ¶ In una radunata il cieco
242
1930
ai piedi delle croci. ¶ In una notte in cui
243
1930
croci. ¶ In una notte in cui farà guasto il
244
1930
quando il fiume è in piena e gli uomini
245
1930
al mare. Io sarò in testa, io vi guiderò
246
1930
pondo della disperazione, vagava in riva al mare: tristi
247
1930
antico Scriba: — Un dì in una città tumultuante, in
248
1930
in una città tumultuante, in testa a una folla
249
1930
mi ripercotevano il volto. In un casone alto, plumbeo
250
1930
stanza era una cassa in cui giaceva un ribelle
251
1930
dall’acque fendute, sparì in un sobbollito di schiuma
252
1930
ragazzi. ¶ Fu allora che in mezzo a dei cenci
253
1930
simile ad un’annegata in piedi s’era irrigidita
254
1930
gelo. I ragazzi ravvolti in una cenciaia anneghivano spauriti
255
1930
sorriso. L’uomo rimase in piedi. ¶ Le amarezze non
256
1930
signoria di me stesso. In me palpita l’assurdo
257
1930
giorno lasciati i suoi in un fienile, andò in
258
1930
in un fienile, andò in meditazione lungo una redola
259
1930
suo cadavere fu messo in un sacco e gettato
260
1930
La porta che dava in cortaccia s’aprì e
261
1930
uscio, avvincò il capo in sù, squadrò l’insegna
262
1930
là, per le Americhe. ¶ In quelle terre egli aveva
263
1930
e interrogarlo. Quando furono in un posto deserto, all
264
1930
per morire. Guardami fisso in volto: posso essere spia
265
1930
pareva fosse stato tuffato in una caldaia di ranno
266
1930
fantoccio di legno colpito in fronte da una palla
267
1930
via, ammanettato e trascinato in prigione. I compagni che
268
1930
sceneggiatura giudaica. Invece che in cella fui condotto in
269
1930
in cella fui condotto in una stanza che pareva
270
1930
stanza che pareva imbussolata in tante altre, bianca come
271
1930
bodola e farmi precipitare in un pozzo. Certo per
272
1930
piccolo foro si spaziava in una sala illuminata. Ebbi
273
1930
bordoni, mazze e torce. In un canto erano ammucchiate
274
1930
me nella caduta tremenda. In una adunata di pochi
275
1930
del ciabattino era ceralaccata in cinque o sei posti
276
1930
Iniziativa, che aveva propaggini in tutto il mondo conosciuto
277
1930
della Delenda furono messi in tempesta. Capitò al Casone
278
1930
si partiva la barba in tante ciocche, e nel
279
1930
la barba nera partita in ciocche di gran dignità
280
1930
accampata la notte. ¶ Là, in quel grembo, egli levò
281
1930
di quella spezzata giovinezza. In quel silenzio umido di
282
1930
nella spelonca di Cuore. In quel lavacro matutino egli
283
1930
parvero povere cose miserande. ¶ In altri tempi i tre
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scenti avrebbero trovato ricetto in qualche spelonca, ripito carponi
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sarebbero spezzati le vertebre. ¶ In quel tripudio di primo
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solitudine di monti ravvolti in un manto ceruleo. In
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in un manto ceruleo. In quel gigante marmoreo il
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ossatura di Cuore trasumanato in Titano. ¶ La poderosa ingenuità
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di stelle. La cappellina in fondo al giardino l
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giardino l’avevano trasformata in Carbonaia, su di un
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sul sodo. Era lui in persona che infliggeva le
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che infliggeva le sveglie in Carbonaia; per ciò quando
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i censiti si acquattavano in tutti i pertugi, tal
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Casone era vigilato perchè in quell’antro ci si
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Sete! — e chiedeva ricetto. In coro le donne urlavano
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madre con un figlio in collo che pareva morto
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averlo morto e infilzato in una calocchia e portato
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vino, che lo scolava in perpetua dalla bocca lercia
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ragazzi. La ciurma sortiva in cala cantando, accompagnata dal
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vecchio piantando un dito in faccia al Zoppo — lo
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gatti — e lo Zoppo in un impeto d’ira
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la impallinarono a Lombrici in uno schianto di polli
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presi e li portano in Lombardia dove dice fanno
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bimbo e sarebbe andato in acqua. La mandarono su
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marino con gli occhi in camicia. ¶ Il lurido teneva
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piccolo lo tenevano ravvolto in casa in un telo
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tenevano ravvolto in casa in un telo d’ombrello
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Verginella, c’è gente in Sala. ¶ La Sala era
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che capitava all’ora in cui si desta la
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i baffi erano amalgamati in una manteca gialla, che
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salsicciotti rosei delle dita. In uno ci teneva un
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E novanta! — dicevano tutte in coro le streghe. ¶ Quella
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contro croce, to’, mettitele in fronte. ¶ — È meglio aver
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Appena il padre entrava in corte, le megere lo
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Il padre usciva tremolando in tutta la persona e
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pinzochere squadrasciate lo braccavano in corte: — Padre, una presa
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una barca data fondo in darsena, si messe a
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la forbice e tutti in nero, aggrinfiavano il panno
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gli schiacciò un orecchio. In Chiesa si rinvenne e
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rimbalzato dalla gobba indolenzita in una stanza ed ivi
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un orecchio e spellato. In tempesta di mente allungò
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visto cose che nemmeno in Barberia. ¶ Per tutta la
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che dava le sedie in chiesa e che a
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catrame, perchè quello rimane in perpetuo. Sotto la Croce
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farfalla quando è confitta in terra con una spilla
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gli passa le cervella. In casa aveva fiutato odor
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medesima e dargli fuoco in mezzo alla piazza in
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in mezzo alla piazza in un giorno di libeccio
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Il gobbo s’alzò in piedi, s’avvincò in
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in piedi, s’avvincò in dietro come uno che
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parole sacrileghe avrai scritte in fronte e ti brucieranno
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fiamme ti ravvolgano tutto in eterno. E così sia
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o nelle taverne deserte in certe stanze ove sopra
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giovane Capaneo, lo sollevò in alto come sfida e
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fatta portare di peso in corte. ¶ — Ma un dì
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uomini spettri di mota, in un avvallamento si eleva
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quella notte avevano rimesso in giallo, ma rari come
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i fiori delle rape in un campo insidrito dal
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avevano riacceso i fanali in vetta ai bompressi. ¶ I
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che s’era dilatato in larghi piani d’azzurro
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l’alba spense tutto in un bianco lattato, apparve
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di pena: ¶ — Fratelli, siamo in vista del paese? ¶ — Sì
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tra loro serii. ¶ — Ma in licenza ci sei mai
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famiglia è andata tutta in perdizione; son tutti là
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appena scesi, si sparpagliarono in fretta diretti alle loro
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donna scarnita a capo in sù affissava una grata
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lor cenci. ¶ I platani, in vent’anni, avevan buttato
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Dina era stata tolta in isposa da un marinaro
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nel pomeriggio nell’ore in cui dàn volta i
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L’infermità lo colse in seminario proprio quand’era
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seminario proprio quand’era in procinto di dir messa
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naso gli faceva rimbocco in gola la macuba. Sul
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giornali e oggetti minuti in un chiosco che era
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o malnato! — e se in quel momento qualcuno gli
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fregava come un ciuco in amore. ¶ Un giorno in
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in amore. ¶ Un giorno in cui il gobbo smaniava
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nottetempo e la portò in vetta a un campanile
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simulare un suicidio. ¶ — Vai in corte di colei che
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il gobbo delirante, andò in corte della sua vaga
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chiosco. Nel tonfar giù in cisterna aveva perduto gli
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sera il gobbo andò in chiesa, si prostrò davanti
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si tagliò il petto in croce, leccò il pavimento
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a verun mestiere, fiorì in una chiesetta, dal cui
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l’odore dello sparmaceto in gola. ¶ — Par che tu
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re dei Giudei, dò in mattia. ¶ La signora Dina
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con gli occhi maculati in verde, i suoi come
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di guardarci. ¶ — Se caschi in terra con quel grugno
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le vostre santissime mani in capo, l’ha presa
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Tu almeno trovasti Cireneo! ¶ In quel momento entrava Filiberto
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regno si dava convegno in una casa smantellata dal
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e di vituperii. Tutti in coro urlavano: — Bombo! bombo
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era graticolato, dalla grata in su si dominava la
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aguzze che si cibavano in un cunicolo dove fermentava
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corso glie le infilarono in un paio di calzoni
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di Dio si ripararono in chiesa come se fuori
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fuoco. Il prete piegato in due sull’altar maggiore
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come un fiumara torba in piena, il cataletto, con
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vedevano anche la notte in vetta agli alberi, nei
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carbone acceso. ¶ Quella sera in casa della signora Dina
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delle reni, lo mandano in etisia.... e chi la
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gli metteva una mela in bocca; quand’era lessata
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mangiava. ¶ I detenuti erano in purga, tutti i torzoli
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vizzite di piazza finivano in una specie di caldaione
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La Sicurezza era allogata in una casa sotto il
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macchia. Quand’ella rientrò in casa parlava a urli
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che i ragazzi dati in nota fossero condotti sulle
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vi beccotti il cuore in eterno. ¶ — I nostri ragazzi
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vagoni, pigiati come polli in una stia, e sventolavano
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andò mendìco di Estancia in Estancia, tragittò tutta la
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l’annusarono a coda in giù. ¶ — Un passante?!!! ¶ — Entri
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pelle finissima, i piedi in ampie scarpe di cuoio
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del Matocò erano raffigurate in pose rigide ed angolari
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nero sul cielo, stava in arcioni sul recado avvolto
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dove il fiume era in magra poltigliavano rettili di
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bicchieri di terra, messi in cerchio, dello smeraldo fuso
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abbiamo dovuto arderlo, ridurlo in cenere onde contendere il
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alle belve. Di qui in su non troverete vestigia
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ugna della belva”. Forse in cuor suo fantasticava il
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al paese natio, disperso in un silenzio di monti
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e d’essere composto in un cimitero stretto come
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il desìo d’errare in sempre più grande spazio
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sul libro, si alzò in piedi e fe’ cenno
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le spalle per trovarsi in eterno sulla soglia dell
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Sebra, di Rodriguez Doprado. In questi giorni, di qui
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Quando saldato sul recado, in groppa ai cavalli barbari
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fauci ardevano egli saltava in groppa di un cavallo
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teste riquadrate, ponti orbitali in rilievo che davano a
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la fissità dei morti, in quei volti vi era
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gli archi delle ciglia in rilievo, di pietra aveva
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e trasforma il cranio in ciotola per una bevanda
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e leccava. ¶ Isaia portatosi in mezzo ai carovanieri consegnò
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albero sacro degli esploratori. In tutte le mie avventure
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può essere agevolmente ridotto in una penna solidissima. Se
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una farina che intrisa in una madia rustica dà
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uomini nati ed allevati in civiltà che vissero anni
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a “Cuore” al giorno in cui egli capitò al
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Casone, e vi narrò in succinto i prodigi che
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XIX. ¶ La carovana partì in formazione di luna calante
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pesante che si scioglieva in gocciolìo cinereo acquarellando la
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roteava nell’aria come in un’acqua torba, di
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il cielo l’occultò in un nembo i tentacoli
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il Rio si tramutò in un corso d’inchiostro
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che ammainano le vele in un porto sicuro, le
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appozzarono, stemprando i fulmini in una voragine tenebrosa. ¶ La
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Rotto il cielo, precipitato in torbati violacei sulla chioma
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ginepri, come giganti sgozzati in pose vendicative, grandeggiavano con
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la luna piena largheggiava in un grande silenzio di
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disperazione. ¶ I carovanieri saliti in sella spronarono i cavalli
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essi s’erano messi in dosso dei vestiti europei
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piedi di nero e in capo avevano un guscio
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tuffare le loro frecce in certi funghi velenosi che
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s’agitò come riflesso in un fiume di smeraldo
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smeraldo e disparvero ratti. In una insenatura appozzata basivano
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ammaestrati dagli indigeni, tagliavano in due quelle noci, non
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catturati furono messi uno in testa e l’altro
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l’altro nel centro, in modo che non potessero
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aveva dipinto i bottoni in nero. Dall’artificio delle
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Dopo tanti travagli uscirono in un prato sul quale
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alla tonsura di costoro: in mancanza di forbici e
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vi pagheremo bene e in caso contrario sarete dimembrati
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la carovana si ripose in cammino lavorando aspramente d
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quivi si accamparono. Era in tutti il desiderio di
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li obbligava a ritirarsi in luoghi più sicuri, tagliavano
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per la caccia ed in cerca di miele. In
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in cerca di miele. In tanti giorni che i
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che i carovanieri stazionavano in quei luoghi, non avevano
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dovettero lanciare i cavalli in una meteora di saette
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indiani. Questo era tracciato in un campo di palme
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aggelò e li ravvolse in un sonno profondo. ¶ Al
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viottola condusse la carovana in un campo salino; le
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il bosco era impoverito in una vegetazione rachitica. La
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la marcia onde pervenire in luogo più agevole per
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sull’imbrunire dovè sostare in luogo riarso, ove fiatavano
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s’inoltrò nella foresta in cerca d’acqua corrente
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una mazzata sulla testa in combattimento. ¶ — Tu menti. Dove
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sagola marinara incatramata congegnata in cima all’asta passava
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Il rosso era precipitato in tenero rosa, il bianco
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avere respirata un’anima in pena. ¶ Lontano s’accesero
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Il Tarmito cadde tramortito in un alone di sogni
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Col moto della immaginazione, in sogno, aveva recinto il
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si sparpagli sulla terra in fiore. Le querce nere
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rivedevano il teschio stampato in bianco sul drappo nero
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già trascorso il tempo in cui i carovanieri dovevano
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levato da mani barbare in alto e vedeva colare
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i fogli. ¶ Una sera in formazione di luna crescente
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nero su cui era in giallo rilievo un sole
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terribile è stata pronunziata in Italia: Guerra! — disse Isaia
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su cui erano scritte in lapidari due massime: Chi
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Il campano di quella in testa metteva nei cuori
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XXIV. ¶ Il Tarmito andò in meditazione solo. Il sole
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col cuore invelato, filò in un baleno tutto il
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il tragitto. Tutte anime in pena risonanti col metallo
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deserte. La pazzia prorompeva in parole a flotti, rosse
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vanno ancor più lontano in cerca di maggiore spazio
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il mare per riposare in eterno sotto la soffice
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del piccolo cimitero sperso in un cavo di monti
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del Santo: Giuseppe Mazzini. In quel santuario, tra corone
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non comprende la vita. ¶ In quella notte stellata l
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fronte di colore giallo, in cui pare abbia solcato
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strappato il cuore; come in un ergastolo pauroso. ¶ La
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gente si conturbava, diminuendosi in sospiri. Tra quelli che
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rimpatriavano v’erano molti in su con l’età
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il Tarmito come stampato in un tampone tipografico, onde
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Tarmito schiarì come riflesso in un pozzo: ¶ — Tu sei
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O cosa hai fatto in tanti mai anni? ¶ — Di
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ogni sorta di cose in più parti, — illuminò Cesare
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compartite di compagnie e, in forma facile, ogni conto
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gli disse: — Io vado in Italia a prendere il
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ci si può andare in collo — disse Cesare e
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il Tarmito a Cesare. — In tanti anni non l
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Il signore pareva caduto in una caldaia di terra
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del fasciame. Era sceso in sè stesso a meditare
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il conturbamento delle anime in pena, continuò a proverbiare
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grande particola del sole, in una raggiera d’oro
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l’allegria, ma forestiera: in casa nostra è il
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riandava ai giorni remoti in cui egli fece il
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al mattino le cose in un’aura crepuscolare: il
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mare sonante di accordi in minore. Egli desiderò d
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anima a Dio rinvolgetemi in questo telo e che
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vostra giustizia. ¶ Non entrate in giudizio col vostro servo