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Giacomo Leopardi, Canti, 1837

concordanze di «io»

nautoretestoannoconcordanza
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1837
ti veggio, ¶ Formosissima donna! Io chiedo al cielo ¶ E
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1837
armi, qua l'armi: io solo ¶ Combatterò, procomberò sol
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solo ¶ Combatterò, procomberò sol io. ¶ Dammi, o ciel, che
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figliuoli. ¶ Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi, ¶ Un
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alme franche e generose! ¶ Io credo che le piante
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del vostro sangue. Ecco io mi prostro, ¶ O benedetti
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altro polo. ¶ Deh foss'io pur con voi qui
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1837
e non consente ¶ Ch'io per la Grecia i
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1837
intente. ¶ Ecco voglioso anch'io ¶ Ad onorar nostra dolente
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1837
ai vostri lidi arriva, ¶ io so ben che per
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o cara; e morto ¶ Io non son per la
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1837
Non ha verun confine? ¶ Io mentre viva andrò sclamando
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Conoscer non si toglie. Io son distrutto ¶ Né schermo
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avvenire, e tutto quanto io scerno ¶ È tal che
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Ragion di nostra etate ¶ Io chieggo a voi. La
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stelle umana cura. ¶ Non io d'Olimpo o di
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tuttora intenti e fissi, ¶ Io mirava colei ch'a
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fortemente palpitando. ¶ E dove io tristo ed affannato e
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ne prome. ¶ E mentre io taccio, e mentre io
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io taccio, e mentre io non contendo, ¶ Che dicevi
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cuocer non più tosto io mi sentia ¶ Della vampa
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volossene via. ¶ Senza sonno io giacea sul dì novello
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al patrio ostello. ¶ Ed io timido e cheto ed
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i campi lava. ¶ Ned io ti conoscea, garzon di
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1837
occhi ai noti studi io rivolgea, ¶ E quelli m
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a voi, gentili anime, io giuro ¶ Che voglia non
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provetti giorni, ¶ Non curo, io non so come; anzi
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in cor s'allegra. ¶ Io solitario in questa ¶ Rimota
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Silenzi, e profondissima quiete ¶ Io nel pensier mi fingo
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stormir tra queste piante, io quello ¶ Infinito silenzio a
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1837
al petto. ¶ Tu dormi: io questo ciel, che sì
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Piacquero a te: non io, non già ch'io
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io, non già ch'io speri, ¶ Al pensier ti
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pensier ti ricorro. Intanto io chieggo ¶ Quanto a viver
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1837
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, ¶ Premea
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LUNA ¶ O graziosa luna, io mi rammento ¶ Che, or
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anno, sovra questo colle ¶ Io venia pien d'angoscia
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lasciarmi un'altra volta? ¶ Io n'ho gran tema
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cara, ¶ Taci, taci, diss'io, che tu mi schianti
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O mia diletta, ed io son vivo, ed era
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mai ¶ Non avverrà ch'io ti ritrovi al mondo
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t'assalse ¶ Mentre vivesti? Io disperando allora ¶ E sperando
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ti conforta, ¶ O sventurato. Io di pietade avara ¶ Non
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Che fui misera anch'io. Non far querela ¶ Di
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Che la tua destra io tocchi. Ed ella, in
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raggio ¶ Del Sol vederla io mi credeva ancora. ¶ XVI
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dolor compagno; e doloroso ¶ Io vivo, e tal morrò
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rive altissima quiete; ¶ Ond'io quasi me stesso e
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alla vista. Ed ancor io soleva, ¶ Bench'innocente io
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io soleva, ¶ Bench'innocente io fossi, il tuo vezzoso
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1837
sempre loderollo, o ch'io ti miri ¶ Veleggiar tra
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Non ti vedrò, ch'io creda, ¶ Un'altra volta
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vantarmi ¶ Potrò del dono, io semispento, a cui ¶ Straniera
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e la tua mano io stringo! ¶ Ahi vision d
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e il dir: felice io fui ¶ Sovra tutti i
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il giorno ¶ Che fiso io ti mirai. Ben per
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Non l'amerà quant'io l'amai. Non nasce
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aspetto ¶ Di quella fronte, io ch'al morir non
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in questo arido suolo ¶ Io mi pensai. Ma non
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E ben chiaro vegg'io siccome ancora ¶ Seguir loda
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agricoltore il canto, ¶ Ed io seggo e mi lagno
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per li poggi, ov'io rimembro e piagno ¶ I
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mi sveglio. E potess'io, ¶ Nel secol tetro e
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1837
pena ¶ Non adempiam: necessitate, io dico, ¶ Di consumar la
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1837
Di poesia canuto amante. Io tutti ¶ Della prima stagione
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men dolci, in ch'io riponga ¶ L'ingrato avanzo
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lode ¶ Colmano i saggi, io d'ammirar son pago
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avanzo ignudo e vile, ¶ Io conducea l'aprile ¶ Degli
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miei? ¶ Gli affetti ch'io perdei ¶ Nella novella età
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della speme il viso ¶ Io non vedrò mai più
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Così menare il giorno. ¶ Io gli studi leggiadri ¶ Talor
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non dice ¶ Quel ch'io sentiva in seno. ¶ Che
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Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea ¶ Tornare ancor
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verde zolla, ¶ Delle sere io solea passar gran parte
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che varcare un giorno ¶ Io mi pensava, arcani mondi
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perché tale estima ¶ Ch'io mi tenga in cor
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stanza, ¶ Per assidui terrori io vigilava, ¶ Sospirando il mattin
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non è cosa ¶ Ch'io vegga o senta, onde
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tristo, e il dire: io fui. ¶ Quella loggia colà
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possente errore ¶ Sempre, ov'io fossi. In queste sale
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talvolta, ¶ Se a radunanze io movo, infra me stesso
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ogni fiorita ¶ Piaggia ch'io miro, ogni goder ch
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miro, ogni goder ch'io sento, ¶ Dico: Nerina or
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semplice pastore. ¶ Spesso quand'io ti miro ¶ Star così
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questa ¶ Solitudine immensa? ed io che sono? ¶ Così meco
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conosci il tutto. ¶ Questo io conosco e sento, ¶ Che
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in quello stato. ¶ Ed io pur seggo sovra l
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ma fortunata sei. ¶ Ed io godo ancor poco, ¶ O
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Se tu parlar sapessi, io chiederei: ¶ Dimmi: perché giacendo
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ogni animale; ¶ Me, s'io giaccio in riposo, il
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assale? ¶ Forse s'avess'io l'ale ¶ Da volar
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bramoso il pellegrino; ¶ Tal io dal secco ed aspro
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incanto ¶ Parmi innalzar! dov'io, ¶ Sott'altra luce che
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segni dentro l'alma io sento ¶ Che in perpetuo
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Della qual teco ragionando io vivo, ¶ Cresce quel gran
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quel gran delirio, ond'io respiro. ¶ Angelica beltade! ¶ Parmi
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più bel volto, ovunque io miro, ¶ Quasi una finta
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giorno è scorso, ¶ Ch'io di te non pensassi
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universo intero, ¶ Che chiedo io mai, che spero ¶ Altro
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sereno ¶ Quel dì ch'io pieghi addormentato il volto
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inganno estremo, ¶ Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben
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olezzar vie cittadine, ¶ Ch'io non ti vegga ancor
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nacque è spento: ¶ Perch'io te non amai, ma
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Sua celeste beltà, ch'io, per insino ¶ Già dal
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né già potria ¶ Fermare io stesso in me, né
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se nel vero, ¶ Com'io per fermo estimo, ¶ Il
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Fortunati color che mentre io scrivo ¶ Miagolanti in su
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instilla; ¶ Emendar, mi cred'io, non può la lieta
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speme. ¶ Memorande sentenze! ond'io solenni ¶ Le risa alzai
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vassi alle stelle. ¶ Ond'io, degli astri desioso, al
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largamente; ma la speme io certo ¶ Dirò, la speme
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abbian fra sé. Non io ¶ Con tal vergogna scenderò
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possa aperto: ¶ Ben ch'io sappia che obblio ¶ Preme
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Magnanimo animale ¶ Non credo io già, ma stolto, ¶ Quel
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segno ¶ Il suol ch'io premo; e poi dall
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Dal faggio ¶ Là dov'io nacqui, mi divise il
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1837
XXXVI ¶ SCHERZO ¶ Quando fanciullo io venni ¶ A pormi con
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prose e de' versi. ¶ Io mirava, e chiedea: ¶ Musa
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or facciam senza. ¶ Ed io, ma di rifarla ¶ Non
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FRAMMENTO ¶ ALCETA ¶ Odi, Melisso: io vo' contarti un sogno
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In riveder la luna. Io me ne stava ¶ Alla
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in cotal guisa, ¶ Ch'io n'agghiacciava; e ancor
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in sogno. ¶ XXXVIII ¶ FRAMMENTO ¶ Io qui vagando al limitare