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Luigi Alamanni, Tragedia di Antigone, 1527

concordanze di «io»

nautoretestoannoconcordanza
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questo solo ¶ Fe' ch'io ti trassi qua fuor
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venir non vuoi meco, io sola voglio ¶ Al tuo
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ne convien soffrire. ¶ Ond'io per me perdon chiedendo
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puote indarno tenta. ¶ Antigone ¶ Io non ti vo' pregar
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Del tutto pronta, ond'io dolor n'avrei, ¶ E
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saggia a tuo senno, io pur son certa ¶ Di
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fratello amica insieme; ¶ Ch'io veggio ben quanto più
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poca cura e resta, io v'andrò sola. ¶ Ismene
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Di questo non tengo io già poca cura, ¶ Ma
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Antigone ¶ Rimanti adunque; et io così m'invio ¶ A
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Ma tienlo ascoso; et io lo taccio ancora. ¶ Antigone
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a quei piacer ch'io soli apprezzo. ¶ Ismene ¶ Pur
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n'aspetta, forse; ¶ Bench'io non credo mai ch
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fin salva ne rende: ¶ Io vi ho fatti chiamar
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tutti gli altri, perch'io tengo a mente ¶ Quant
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l mostra, ¶ Dico ch'io stimai sempre iniquo et
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ch'altro assai: ¶ Ond'io vi giuro per quel
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mi faria tacer, vedend'io cosa ¶ Ch'al nostro
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Sia della patria, perch'io so ben come ¶ Questa
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ingiusti a quegli ¶ Ch'io porgo ai giusti, ma
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sente al fine. ¶ Messo ¶ Io non dirò, signor, d
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corso ¶ Tanto veloce ch'io non possa ancora ¶ Per
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me disputando (ancor ch'io fussi ¶ A camminar veloce
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dirò quel solo ¶ Ch'io posso dirvi, e so
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destinar nel dì ch'io nacqui. ¶ Creonte ¶ Che vuoi
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so per cui, ¶ Ch'io vi prometto ben che
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nascondi e fuggi. ¶ Messo ¶ Io 'l dirò pure: un
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chi fu costui ? ¶ Messo ¶ Io no 'l so, ma
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il suo detto, et io per sorte ¶ Tratto fui
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con amor serviate. ¶ Ond'io ben certo so ch
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e lieti. ¶ Messo ¶ Deggio io dir altro, o mi
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Basta a me ch'io non ho commesso fallo
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t'affermo ¶ Che s'io non veggio qui legati
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si crede ! ¶ Ohimè, s'io ben discerno, ¶ A me
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speranza incontra altrui. ¶ Bench'io giurassi allor, tornato sono
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Riprendete e punite, ch'io mi truovo ¶ D'ogni
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onde vien costei ch'io veggio ? ¶ Messo ¶ Costei coperse
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affermi e narri ? ¶ Messo ¶ Io stesso la trovai che
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bandito avete: ¶ Or dico io cose manifeste e conte
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Quando da voi scacciato io ritornai ¶ Portando a' miei
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e del presente ¶ Mentr'io la riprendea nulla negava
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Verso gli Dei, quantunque io veggia aperta ¶ Pena crudel
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Non dee dolce com'io chiamar la morte ? ¶ A
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ventre ¶ Uscì d'ond'io, senza sepolcro in terra
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si può dire ¶ Ch'io sia vil servo, et
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ancora ¶ Vorrò punir, ch'io penso certo ch'ella
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costor, diran quel ch'io. ¶ Ma come che felice
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fece costei feci ancor io; ¶ E seppi 'l tutto
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Cessin gli Dei ch'io t'acconsenta questo, ¶ Ch
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la vita cercasti, et io la morte. ¶ Ismene ¶ Io
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io la morte. ¶ Ismene ¶ Io pur del nostro mal
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male adopra. ¶ Ismene ¶ S'io son senza costei, che
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me piace ? ¶ Emone ¶ Padre, io son vostro, e sempre
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le mie minacce, ¶ Ch'io pur l'anciderò, Giove
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cor vostro altro consiglio; ¶ Io vo sempre spiando in
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amerete il ben, padre, io non tegno ¶ Alcuna possession
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è saggio. ¶ Creonte ¶ Degg'io per tanta età nel
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sì degna opra ? ¶ Emone ¶ Io non cerco onorar chi
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padre istesso ! ¶ Emone ¶ Perch'io vi veggio oprare ingiusti
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Volete voi parlar ch'io sempre taccia ? ¶ Creonte ¶ Voglio
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spegner la vita ond'io sol vivo, ¶ Né tu
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suo pensato avete ? ¶ Creonte ¶ Io vo' menarla in solitaria
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incontra. ¶ Antigone ¶ Ohimè ch'io son beffata ! ahi dolci
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scelerato letto in ch'io già nacqui ¶ Sorella e
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te mi punse ¶ Quand'io ti vidi in terra
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duro stato in ch'io mi truovo, ¶ Che devria
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Menatela oramai là dov'io dissi, ¶ Poi la chiudete
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sempre coprirmi, ecco ch'io scendo ¶ Ratta dentro al
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fine; e l'ultim'io, ¶ Lassa, sarò, ma con
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si conviene, e ch'io d'aver non spero
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Questa minaccia acerba. ¶ Creonte ¶ Io ti conforto a non
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santo vate e giusto: ¶ Io prego umile il ciel
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mio Tiresia antico ? ¶ Tiresia ¶ Io tel dirò, ma fa
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dirò, ma fa' quant'io ti mostro. ¶ Creonte ¶ Io
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io ti mostro. ¶ Creonte ¶ Io non fui mai dal
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udirai dell'arte mia. ¶ Io stava assiso sopr'un
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santi auguri soglio; ¶ Send'io così, l'orecchie mi
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duce in questo ov'io son duce altrui, ¶ Ma
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altro sepolcro, ¶ Che s'io vedessi ben l'augel
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dir mi farai ch'io non volea. ¶ Creonte ¶ Di
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inganno è vano. ¶ Tiresia ¶ Io pur te lo dirò
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e vano. ¶ Creonte ¶ Anch'io so questo, e già
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Creonte ¶ Di' pur, ch'io sono alle tue voglie
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l pensier cangiar conviene ¶ Io medesmo sciorrò quel ch
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medesmo sciorrò quel ch'io legai, ¶ E confesso oramai
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miei (per quel ch'io intesi): ¶ Sopra le serve
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se non a torto. ¶ Io seguia dietro i passi
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questo cammin, lasso, ch'io prendo. ¶ Ahi lasso me
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è 'l ver ch'io senta Emone, o 'l
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morta ¶ Fermò, quasi dicesse: io vengo dietro. ¶ Poscia un
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indietro. ¶ Nunzio ¶ Maravigliomi anch'io, ma spero forse ¶ Che
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All'ultima rovina ov'io son giunto. ¶ Ohimè, ohimè
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è questo? ¶ Ohimè, quand'io pensava esser nel fondo
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de' miei danni amari: ¶ Io solo, io sol v
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danni amari: ¶ Io solo, io sol v'ancisi, o
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o cieco, o stolto, ¶ Io sol v'ancisi! O
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più non scerna, ¶ Ch'io non son più Creonte
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non son più Creonte, io son la morte. ¶ Coro
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n'è presente. ¶ Creonte ¶ Io vo pregando quel che
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Ma che, lasso, bram'io? se morte viene ¶ E