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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppe Marotta, L'oro di Napoli, 1947

concordanze di «io»

nautoretestoannoconcordanza
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1947
Prefazione ¶ Napoli, io, certe pietre e certa
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per così poco tempo, io e mia madre, non
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che siano ben vivi. Io ne discendo un po
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la sua porta ma io spesso fingevo di non
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America o che so io. Fu probabilmente un operaio
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anni, fino all’esumazione. Io continuo a indugiare presso
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e si capisce che io me lo ricordo come
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al collo strillando: ¶ «E io lo stesso ti voglio
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erro il penultimo che io trascorsi a Napoli. ¶ Scirocco
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l’epoca nella quale io emigro verso il nord
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eroismo”. Questo termine marmoreo io lo ritengo tuttavia superato
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morì il 3 febbraio 1911; allora io dicevo «Mio padre è
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in questa giornata, dovunque io sia, mi fluttua intorno
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è che una restituzione. Io li ho sempre beneficati
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madre nel salotto. Naturalmente io non partecipai a questo
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Una finzione?» disse scandalizzato. «Io, Concetta, con questo abito
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venuto, e ancor oggi io rispetto le sue ragioni
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Ancora per pochi giorni io sostenni con mia nonna
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che una madre simile io andrei sin nell’inferno
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e lasciò capire che io avrei potuto recarmi alla
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Per tutta la mattina io non ebbi il coraggio
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o di Santa Teresa io camminando mi addormentavo, con
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il cameriere grasso. «Ma io gli ho portato le
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barba ben rasa. Disse: ¶ «Io? Io picchio i bambini
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ben rasa. Disse: ¶ «Io? Io picchio i bambini, forse
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mecenate o peggio se io da giovinetto fossi stato
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arrivò a permettere che io trascorressi interi pomeriggi presso
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umide si dissolvevano ed io rivedevo l’assorto sorriso
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madre comparendo sulla soglia. ¶ Io ricordai, in quel momento
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il fascio di giornali; io mi ero rimesso il
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altro. Senonché risultò che io avevo scritto certe poesie
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che era peccato che io non potessi dirigermi verso
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maggiordomo ha dovuto uscire: io sono la cameriera, Concetta
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per la casa. Aspetta, io sono contenta lo stesso
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Affidarmi a me stesso! Io sono sempre stato il
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darti pane, di mangiare io il tuo pane che
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dicevo, come sai che io sono il mio padrigno
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rimpianto perfino le speranze, io se vivo e lavoro
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tua parte la mangio io: domani toccherà a me
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resterebbe digiuno. Cara Maria, io credo che il nostro
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se nacqui, cara sorella; io pure, mentre giochiamo con
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ombra; pensavo: così sono io quando mi innamoro di
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avvolgeva all’anulare balbettando: «Io domani mi sposo», oppure
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interminabile osservarle e rituffarle; io dicevo: «Non badatele, recita
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allora e per sempre, io e Maria; il tempo
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corteo; mi invitavano ma io rispondevo «Ho un impegno
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in una città dove io non ho mai occasione
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figlio. Passeggiamo discorrendo; ma io non penso esattamente a
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persone. Cara sorella, ora io e te abbiamo ciascuno
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mani non tue che io cercherò nello stesso brutto
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parla, mi parla ed io sono dolorosamente tentato di
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ricordi?». Cara sorella, perdonami. Io non so quel che
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so quel che dico. Io non potrei certo parlare
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pronunzia. ¶ Sono capace anch’io di preparare il pane
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minacciò di uccidersi, ma io sono al mondo solo
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fino agli anni diciassette?» io rispondevo senza sbagliare «Digiuna
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dunque, i miei ricatti. Io in quel tempo ero
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Sarà un bene? Quando io penso che vorrei mangiare
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casa altrove. Ma se io dico «Oggi vorrei mangiare
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marmi; ci sto anch’io diceva deponendo un candelabro
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ha inventato questo denaro, io l’ho soltanto scoperto
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soldi me li tengo io che da due anni
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Testamento. Morì di spagnola, io che gli avevo servito
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noi da una cupola: io strisciavo verso il fortilizio
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voce le canzonette del 1919; io, per me sono diciassettenne
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che letto di dolore), io per andare in casa
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e qualcuno le eredita. Io dal balcone della cucina
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il nero dei semi, io mentalmente facevo della ragazza
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quella carne risentita, contratta... io so, adesso, che la
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frutto violato e saccheggiato; io afferrai lo sguardo della
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che le dicevo mentalmente; io mi aggrappai a quella
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vuota; Carmela mi esaudiva, io le corsi incontro sulla
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amore esclusivamente perché qualora io abbia poi avuto da
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sì, mette conto che io lo scriva. Il bisogno
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dovunque. Noi ci amammo, io e Carmela, nel più
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sua evidente certezza che io ricordi benissimo il suo
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letterario da noi compilato. ¶ Io ci pensavo mentre facevo
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disse con atroce lentezza. ¶ Io ero il più vicino
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misura del denaro versato. Io avrei dovuto figurarvi per
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giornali e impercettibilmente uscì. Io rimasi; potei vedere il
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bizzarro sfollagente. Diafano, agilissimo, io tuttavia suscitavo l’impressione
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e si capisce che io gli tendo la mano
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attingeva acqua dalla cisterna, io ero troppo lontano per
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Luigi De Manes e io facemmo presto a crescere
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di cognac aspettavano che io fossi in grado di
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poi si innalzò grondante: io credo che Finizio mi
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scoppiò a ridere. «Che io dovessi tornare a galla
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Luigi, avrei vinto sempre io se tu non fossi
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del migliore tempo che io abbia avuto; e adesso
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Il cuore senza piangere – io l’ho vestito a
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campana della prima messa? – io sono tornato più devoto
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amnesia e del sonno, io lo scorgo addormentato fra
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in Groenlandia? ¶ A proposito, io nel mio funerale ci
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casa Petrillo; e se io fossi don Carmine Javarone
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agire per interposta persona. Io sono come san Tommaso
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che gli davano. Insomma io sono Corrado per la
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dice: ¶ «Non per vantarmi, io di queste lampade Norimberga
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Alfonso Corrado. «Allora badate, io voglio confessarmi. Siete in
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messo paura, ma perché? Io quante volte ho pregato
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niente. State zitta: parlo io! Non dipendo da nessuno
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da nessuno, è chiaro? Io se non ho riflettuto
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ho riflettuto non mangio, io vivo esclusivamente quando ci
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me decidere: ora sono io che non voglio. Do
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che non voglio. Do io le carte, l’ultima
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averli immaginati e costruiti io pezzo per pezzo con
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vento, l’ho spinto io con l’alito in
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Dio. «Gesù (gli dice) io per non aver preso
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faccia e mi parlasse, io solo per questo mi
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pensava confusamente: lascia che io scorga il meglio che
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col digiuno: e sono io la Madonna che di
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storia dello “scugnizzo” Guarracino: io poi sto raccontandola senz
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fine del secondo trimestre io fui nominato capoclasse; Nicolino
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quando fanno un capoclasse io lo picchio finché non
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durevole sciagura. Scusate, ma io non voglio più saperne
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soluzione non pervennero mai. Io questi fatti senza epilogo
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precedenti di ogni cosa, io pure li enunzio, ma
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non significa nemmeno raccontare, io sempre più ne convengo
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parole adulte». Don Ersilio: «Io ragiono, e poi sono
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Ciascuno. Quelli che passano. Io... o probabilmente voi stesso
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essi mi nutrano, che io ne viva. ¶ Il gran
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il loro sottile piacere, io aspettai che spiovesse. Tacere
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don Ersilio, fissandomi. «Sono io, eccomi qua» replicai sorridendo
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morte di mia nonna, io per esempio non mangerò
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e preciso. Quella sera io mi sentii brutalmente spinto
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Chi agirà per primo? Io sono a due passi
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la prostituzione al matrimonio; io fissavo il grembo di
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a parlarne con giudizio; io poi se mi ricordo
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quest’affronto del ricovero... io ero un primo avvocato
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ero un primo avvocato... io qui non resto, io
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io qui non resto, io vi saluto e sono
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loro un effettivo incontro, io sapevo che esse indovinavano
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nient’altro era vero. ¶ Io ne presi buona nota
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profitto. Buona fortuna, nonno, io so che qui il
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faranno presto a saperlo, io dunque debbo semplicemente starmene
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Sia detto senza offesa, io non mi degno». Don
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giardini di Capodimonte e io coi libri di scuola
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don Vito; infine fui io a scovarlo in una
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mai» disse don Vito. ¶ Io dissi: ¶ «Perché escluderlo?». ¶ Egli
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Napoli, vi dispiace che io rievochi qui la vostra
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terriccio di Poggioreale come io, quassù, di memorie del
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ne siete pieno come io, quassù, di memorie del
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credo. Addio don Peppino, io ora mi incanto nel
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a un padre, ma io non sono l’unico
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integrità. ¶ «Papà non credergli, io sono entrata qui come
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è, appena pronto, e io ve lo sotterro con
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indomani. ¶ «Con permesso? Faccio io» le disse don Gennaro
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smaniò don Gennaro. «Ma io agisco! La legge è
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La legge è legge. Io ricorro... io questa Luisella
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è legge. Io ricorro... io questa Luisella la disconosco
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una mano. ¶ «Grazie, faccio io» dichiarò fermamente. ¶ I tre
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l’avete data? E io me la tengo. Siviero
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verso una conclusione qualunque. Io non so dirvi quale
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stato miracolo, eccellenza! Entrando io avevo chiuso la porta
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Non una parola, sorella, io ora vi spiegherò tutto
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gente che mi accusava. Io semplicemente domandai: avete visto
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dalla porta chiusa ed io bacio la terra davanti
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si poteva dir tutto. Io gli debbo, Dio mi
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così la penso anch’io, veramente. ¶ La mostra ¶ Natale
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se non vuoi che io sobbalzi e gridi». Ma
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clienti esclamando: «Rigetto? Ma io vi comunico il pieno
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dice con assottigliatissima voce: «Io per il momento vi
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erano limitate a baciarlo. Io pure, cosa lascio ai
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nella grande cucina mentre io stavo per vedere la
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dopo l’altro affinché io non noti le assenze
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rape col pane: anch’io talora ne ho voglia
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misero poi d’impegno, io infatti nacqui nel tempo
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don Nicola Angarella quando io lo conobbi tra irreparabilmente
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jettatore napoletano di cui io abbia notizia; ogni volta