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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Ada Negri, Di giorno in giorno, 1932

concordanze di «io»

nautoretestoannoconcordanza
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da casa loro; e io dovevo, appunto, per andare
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è un'altra. ¶ E io, subitamente divertita, prendendo gusto
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giovine mamma, e anch'io ridevo; ma nel riso
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piedi incontro alla luna. ¶ Io, invece, che non giocavo
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incredula grazia. Nulla, tuttavia, io avevo da raccontare alla
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stupore, per il quale io non esistevo che separata
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della luna. Ciò ch'io sentivo era amore; ma
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carico di fiori. Quando io lo vidi, chi lo
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di nulla vedere, se io di voler tutto vedere
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d'ogni violetta ch'io strappassi, domani ne sboccerebbe
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alberi di questo parco io vivo in serena rispondenza
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di discorrere con me: io non posso mai dire
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parco, quello al quale io mi appoggi, sento di
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della mia vita, com'io nulla ignoro delle sue
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a passeggiare dove passeggio io. – Tutto si move, sulla
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qual punto siamo diretti, io non lo so. Non
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dispiaceri, la miseria. ¶ E io me ne debbo andare
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bello? Fuori il nome. – Io rimango un po' sorpresa
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fra l'erba. Avverte, io credo, la mia presenza
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mia presenza: teme ch'io lo schiacci. Schiacciarlo? Nemmeno
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accanto a me, come io lo sono di fronte
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stava nella gabbia, mentr'io ero a scuola. Gabbia
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nonna faceva la calza. Io gli sminuzzavo polenta e
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sangue, chi ne vuole? Io mi smarrii dietro la
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la volontà di vivere, io dovetti riprendere la strada
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mani, ma l'anima, io sono in pace. Mi
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Il deodàra piú alto: – Io ho molti anni piú
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che guarda la montagna: – Io mi trovo piú all
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bambina. ¶ L'òlea fràgrans: – Io ero piccolo piccolo quando
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non molto la seguirà. Io assisto la moribonda col
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sul crinale del colle, io confusi l'accorata primavera
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piccoli: – Lo sai, ch'io possiedo un mandorlo, un
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a giocare sul prato: io ricamavo, o lavoravo all
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che ve li condusse. ¶ Io pure, povera donna, (che
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piccina, sono stata anch'io una portinaretta. – Ma lei
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entra, impetuosa, nel gioco: io siedo, alla fine, sulla
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nelle povere stanze dov'io vivevo da bimba. Splendevano
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non rammenta nulla: mentre io l'ho presente, viva
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con la capigliatura. Bene, io sono in porto. La
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frescura compatta del travertino, io scorgo, nella piazzuola di
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e le creature. ¶ Ma io, non so quando, ho
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dietro vapori viola, mentre io esco dal portico e
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umilio sopra di me, io che pace non trovo
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alla valle d'Assisi io potrò ritornare un altr
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occhi non s'alzano: io non li vedrò. Alla
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VESCOVADO ¶ Nel giugno, quand'io ci venni per la
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gridò al padre: – Ecco, io ti rendo ciò che
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comunicanda, pregano per lei. Io voglio bene a donna
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di prima. ¶ Chi sono io? Un nulla, che poteva
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pure è bene ch'io soffra nella carne: per
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Lenor gliel'avevo dato io, descrivendola in poche pagine
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anni or sono, quand'io la conobbi in Assisi
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della sua carità. ¶ Quand'io lasciai Assisi, verso la
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piú bello di tutto». ¶ Io sapevo, da Monica e
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in ginocchio, sui fiori. ¶ Io so, adesso, in quali
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i piú vetusti ch'io abbia mai veduti. Fanno
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ora, in questa casa io non ero mai stata
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In piazza del Carmine io ci vorrei venire ogni
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La parola che dice io la sapevo già, prima
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mondo. C'entro anch'io nell'impasto de' suoi
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un calco troppo perfetto. «Io sarò sempre al disopra
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di felicità. Giuliana ed io siamo entrate nella Côrtassa
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vecchie la scoviamo stasera, io e Giuliana, in un
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altro filo da sbrogliare, io. La masseria, le bestie
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pezzo che mangia terra. Io, qui, fin che il
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Uno fra i tanti io mi vado ora ripetendo
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sua presenza invisibile, invece, io la sento in ogni
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Ma basta, ormai basta: io m'alzo a sviarmi
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Ugo al Brunetti «ch'io farò lezioni; e con
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d'inerzia, il mio Io, finalmente, son tutti misteri
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invece la chiesa ch'io vorrei piú di tutte
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mio cuore? Dove fuggire io da me stesso? Dove
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dietro?» ¶ «O Signore! Essendo io in Te, dove mai
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me? O dove debbo io appartarmi fuor del cielo
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mio, che ha detto: Io riempio di me il
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È Sant'Agostino ch'io son venuta a cercare
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nasconda il suo volto: «Io morrò a me per
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piccole ossa millenarie, ch'io non posso vedere ma
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un punto di contrasto. Io stessa ho cessato d
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che nessuno ricorda piú: io, sí. Riodo nella memoria
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giorni che scompaiono? E io, dove finirò? E perché
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Non s'avvide ch'io la seguivo cogli occhi
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E va bene. Ma io guardo Stania quand'è
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sé od a me? Io non apro bocca: la
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morirò. Ridi? Non credi? Io ci ho pianto. Dammi
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gran fuoco: tanto che io, scherzando, dicevo: – Vicino alla
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quanti, eccetto a me. Io m'ero rifiutata. Non
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La ritenevano infallibile: aiutata, io penso, da un dono
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e cosí temuta. Ma io, che non avrei mai
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di dirgli, per consolarlo: – Io conosco la linea della
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destino il padrone sono io; e nel mio destino
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linea di vita ch'io non avevo avuto animo
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conclusione ne avremmo tratta? Io non mi sarei arresa
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la morte di Marco io lasciai Milano; e non
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del grado: noi due, io per lui, lui per
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so quante ore ancora: io ci passerei la vita
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stiamo per raggiungerla. ¶ “Ma io divago. Invece non sono
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nessuno s'accorge. Ma io non ebbi un attimo
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a gridare: – Signora, signora! Io la conosco. – E, con
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cimitero monumentale di Milano io porto sempre fiori sulla
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domanda che dal mattino io mi facevo nel cuore
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rimanere stupefatti. Alberto taceva. Io temetti nella donna lo
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fronte o nelle retrovie. Io mi feci infermiera della
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la sola spiegazione ch'io seppi trovare per farmi
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me, tu sai ch'io non sto tanto a
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al fiasco del Chianti. Io, che sono astemia, ho
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ma «Pace con Dio». ¶ Io ci vado, qualche volta
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impiantito, o che so io da accomodare, per modo
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ella era cuoca e io per qualche anno fui
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Tutto il tempo ch'io rimasi colà non vidi
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scoperta la cute pallida. ¶ Io che non so disegnare
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della casa. ¶ Una domenica io dissi a Calista che
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nutre delle nostre anime) io l'avvertivo colmo d
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darci; e volle ch'io promettessi di venire un