Giovan Battista Marino, Gerusalemme distrutta, 1633

Queste cose vedea da l’alte cime ¶ de l

l’alte cime ¶ de l’Olimpo stellante il re

la spaziosa terra e ’l mar profondo, ¶ ma de

non quanto sol Dio l’empie e governa, ¶ e

tuo favor mi regga l’ale ¶ sì che io

Gli ampi spazi de l’aria ascende e varca

ascende e varca ¶ sovra l’uso mortal fabro ingegnoso

e quel che fia. ¶ L’eternità gli è seggio

sprona le stelle, e ’l tutto regge. ¶ Riverente ministra

e le quadrella, ¶ e l’armi tutte obedienti al

e la prodiga man l’apre e discioglie, ¶ e

campagne, le selve e l’aria e l’onda

e l’aria e l’onda. ¶ Dentro gli abissi

tesori immensa ¶ e da l’immenso incomprensibil seno, ¶ oceano

sé vagheggia e mira, ¶ l’alma e l’amor

mira, ¶ l’alma e l’amor ch’ogn’altro

ogn’altro amor avanza ¶ l’amato figlio in lui

del mondo nostro, ¶ poiché l’insidie e le malizie

fulminato mostro, ¶ tosto a l’alta armonia silenzio impose

confuse intorno intorno, ¶ umilemente l’aquile immortali ¶ chinàr le

e si schermìr con l’ali. ¶ «Udite, o cieli

gli oracoli tonanti, ¶ e ’l mio decreto stabilito e

suoi rei cittadini oda l’abisso. ¶ Conto v’è

sazio ancor il perfido, l’iniquo, ¶ l’aver tratte

il perfido, l’iniquo, ¶ l’aver tratte mill’alme

presso è di Sion l’ultimo die, ¶ il minacciato

che morti; ¶ e con l’opre si sforza e

sian tolti e de l’inferno, ¶ né potrà spirito

scaltro o guerrier forte ¶ l’ostinata città sottrarre a

stuolo ebreo quella che ’l fiede ¶ piaga mortal, di

non vede ¶ che de l’alta mia destra è

non sappia ancor con l’armi ultrici ¶ punir de

ahi troppo è per l’onde ito agitato ¶ quel

tempo è ben che ’l mar fiero e turbato

turbato ¶ s’acqueti, e l’alta impresa omai s

Più non convien che ’l popolo indurato ¶ a penitenza

Isael sogetta; ¶ sola fra l’altre pur ancor non

pur ancor non cade ¶ l’alta sua reggia, e

alta sua reggia, e ’l crollo ultimo aspetta. ¶ In

sangue divin ch’a l’empia e cruda ¶ venduta

Disse, e non è ’l suo dir sì come

sì chiaro folgorò che ’l sole, ¶ il sol pur

sol pur or da l’oceano uscito, ¶ fora appo

a quel dir porser l’orecchio ¶ l’anime de

dir porser l’orecchio ¶ l’anime de l’Empireo

orecchio ¶ l’anime de l’Empireo abitatrici; ¶ e quelle

le furie infeste ¶ de l’agitato re placar poteo

incredulo lignaggio, ¶ che de l’Egitto, al fin per

scolpito ¶ fa scarpello a l’intaglio il proprio dito

il passo ¶ vede far l’acque a l’acque

far l’acque a l’acque argini e sponde

fresche in larga copia l’onde; ¶ al suo digiun

in oblio chi volentier l’oblia, ¶ ma a tanto

crudel malvagità natia ¶ che l’eterna progenie, allor che

mano ha pronta ¶ a l’oro, al sangue, e

bellezza ha in sé l’alta reina, ¶ se quando

peregrino incendio incenerita ¶ de l’antica Giudea la donna

non pentita? ¶ Che non l’impetri almen con tua

se non sol tu l’alta magion sottragga? ¶ Te

di sua fierezza, ¶ che l’avesti bambin sott’umil

svolger non tent’io l’ordine eterno ¶ da’ suoi

stabiliti fini: ¶ io stornar l’alte leggi? io del

nulla m’assorba, anzi l’Inferno ¶ ch’il mio

punir quegli ostinati ingegni ¶ l’ira giusta divina è

santi sdegni, ¶ e da l’inique e scelerate mura

inique e scelerate mura ¶ l’alta di Dio vendicatrice

me non erra ¶ de l’affetto terren l’antica

de l’affetto terren l’antica usanza, ¶ quel ch

sperata emenda; ¶ rallenta tu l’inevitabil arco, ¶ bella del

non aspettar che scenda ¶ l’irreparabil colpo ond’egli

è carco, ¶ e se ’l vago ovunque il braccio

rischiara ¶ la tempesta e ’l seren, l’estate e

tempesta e ’l seren, l’estate e ’l verno

seren, l’estate e ’l verno; ¶ dal suo ciglio

de la face immortal l’alto governo; ¶ dal dolce

prendon le stelle, e ’l ciel l’oro e

stelle, e ’l ciel l’oro e ’l zaffiro

ciel l’oro e ’l zaffiro. ¶ Le fila sue

ha quel ricco che ’l copre abito santo; ¶ paion

paion di sol, se ’l sol, che dal celeste

Padre adirato a volger l’ira, ¶ pur ch’ei

e la man porrà l’armi e ’l cor

porrà l’armi e ’l cor lo sdegno. ¶ Per

io, mercé chiedesti ¶ fra l’ingiurie maggior de la

empia la grazia tua l’altrui difetto; ¶ d’intercessor

il priego e vagliali l’affetto. ¶ Vagliali almeno, o

sì dolci atti espose ¶ l’imperatrice de’ celesti giri

arda il ghiaccio e ’l foco geli, ¶ che nascan

diedi; ¶ comun anco è ’l voler, tu ’l sai

è ’l voler, tu ’l sai, ch’il vero

hai già di me l’arbitrio intero, ¶ chieder degg

e la salute a l’alme. ¶ Non è incenso

nel mio trono; ¶ se ’l procelloso mar meco corresti

prendea. ¶ Gli strazi e l’onte uopo non è

sferzan or in or l’eterna spade ¶ che, ben

e folgorante al Genitor l’offerse. ¶ Ma l’interno

Genitor l’offerse. ¶ Ma l’interno desio l’eterno

Ma l’interno desio l’eterno figlio ¶ non distinse

in parole e non l’espresse: ¶ già preveduto dal

il sommo Padre, e ’l suo sorriso ¶ rasserenò di

e cara sposa? ¶ Viva l’iniqua terra, e ’l

l’iniqua terra, e ’l suo flagello ¶ stiasi quanto

Non sia però che l’Angel mio rubello ¶ tant

ardimento abbia disteso, ¶ che ’l deluso da lui nobil

più rapidi splendori ¶ de l’universo Ciel questi risplende

vicino al Sol che ’l sole alluma ¶ di purissima

del Ciel turbe canore ¶ l’arnese è tutto stran

tutto diverso, ¶ e ne l’armi e ne l

l’armi e ne l’ali altri ha colore

ha colore ¶ purpureo, altri l’ha verde, altri l

l’ha verde, altri l’ha perso; ¶ altri quel

al bel candore, ¶ altri l’indico augel di vario

asperso, ¶ altri d’Arabia l’unico si mostra, ¶ altri

unico si mostra, ¶ altri l’altro ch’al sol

infaticabile concento ¶ s’odon l’aure ferir sempre tranquille

Vari offici a costor l’eterna legge ¶ impose, e

n’ha che de l’umana gregge ¶ difensore e

prescrisse a freno tien l’onde rubelle; ¶ chi serra

luci vacanti e de l’immote. ¶ Altri, dotato da

e le pause a l’armonia superna; ¶ così portando

Parte il furor de l’infernal tiranno ¶ frena, che

infernal tiranno ¶ frena, che ’l nostro mal sempre desia

inganno ¶ altrui teso da l’empio osserva e spia

e vie più che ’l balen veloci e presti

è Michel fra questi. ¶ L’alto splendor del suo

accolto ¶ scintillante dal crin l’oro lampeggia. ¶ Su per

oro lampeggia. ¶ Su per l’ignudo piè l’abito

per l’ignudo piè l’abito sciolto ¶ mosso ognor

aura gli ondeggia, ¶ e l’armi veste adamantine e

è di vario smalto ¶ l’angel fellon effigiato e

fellon effigiato e finto, ¶ l’empia congiura e ’l

l’empia congiura e ’l temerario assalto, ¶ la gran

la gran contesa e l’aversario vinto. ¶ Fiamma, fumo

mirasi d’alto ¶ spirar l’orribil drago in giù

metallo. ¶ Del mirabil Taù l’insegna altera ¶ sciorre il

a gli orli ove l’iniqua fera ¶ volge, quasi

in esso. ¶ Prende impression l’alto intelletto, ¶ e di

e di ratto essequir l’ordin commesso, ¶ come a

a i suoi furori ¶ l’inventor de le frodi

gli antri del Cielo. ¶ L’eburnea cetra, e tutta

da tutti i lati ¶ l’anime elette e gli

quanto? ¶ Sol di cui l’alto sol è un

benedica il Ciel, tremi l’Inferno ¶ bontà possente e

i fregi suoi, ¶ Tu l’auree stelle e questi

pavimenti a noi, ¶ Tu l’alma a i vivi

la vita desti ¶ a l’alme, e l’alme

a l’alme, e l’alme e gli angioli

te non parti, ¶ né ’l ciel ti cape, e

sei nel tutto e ’l tutto sai. ¶ Quel che

del tutto puoi, ¶ e ’l tuo fare e ’l

l tuo fare e ’l potente è quel vuoi

le piaggie del Ciel l’ali leggiadre, ¶ e che

concorde ¶ la melodia de l’ascoltate corde. ¶ Ma già

rote ¶ fende col piè l’infaticabil giro. ¶ Giunto a

a le vie de l’aria aperte e vòte

visto aprirsi del ciel l’alta fenestra ¶ l’ira

ciel l’alta fenestra ¶ l’ira non aspetàr di

si mise. ¶ Mira ei l’ondoso e nubiloso campo

guise, ¶ allor destro su l’ali egli si libra

i fugaci minaccia e l’asta vibra: ¶ «O piovuta

di Dio prescrisse a l’onde ¶ varcar ardite? e

Ciel potete ¶ congiurar, sollevar l’acque profonde? ¶ E gli

ancor disciolti avete, ¶ che ’l sommo Re ne’ suoi

la greggia rappella a l’antro oscuro. ¶ Posa l

l’antro oscuro. ¶ Posa l’armi e ’l rigor

Posa l’armi e ’l rigor l’empio Orione

armi e ’l rigor l’empio Orione, ¶ pon giù

empio Orione, ¶ pon giù l’ira e l’orgoglio

giù l’ira e l’orgoglio il freddo Arturo

caduchi e frali ¶ composto l’uom, perché potesse poi

Ma del precetto tuo l’ordin secondo ¶ prevaricò contaminato

e difforme uomin perversi, ¶ l’un marito de l

l’un marito de l’altro un letto stesso

un letto stesso. ¶ A l’orribile eccesso ¶ tremò natura

sì nefande cose ¶ trasse l’uomo a compirle e

sparse, e versò ne l’essecrabil loco ¶ pruine alte

saettò fiammelle. ¶ Così ne l’inumano uman lignaggio ¶ vendicò

inumano uman lignaggio ¶ vendicò l’altrui fallo e ’l

l’altrui fallo e ’l proprio oltraggio. ¶ Chi che

punto il vago e ’l verde, ¶ amor dove altri

proterve voglie ¶ et a l’avide altrui frenate brame

ministra insieme, ¶ infemenito a l’amator si lega, ¶ e

raggio, il qual produce ¶ l’amato aspetto, si nodrica

nega il guardo e ’l riso? ¶ Ove quel ben

al giorno, ¶ da far l’infamia stessa arder di

conviensi. ¶ E se tanto l’aborre il guardo umano

e non pensi ¶ che ’l tuo custode allor spirto

licenza il freno ¶ a l’umana lascivia il senso

oltre il lecito e ’l dritto erra e trascorre

amante ¶ in uso reo l’armi d’amor rivolse

fiamma sì brutta han l’alme accese: ¶ fera non

eterno. ¶ Macchiasti tu de l’innocenza antica ¶ il semplice

novella etade. ¶ Quindi a l’altrui libidine impudica ¶ l

l’altrui libidine impudica ¶ l’empia delizia, d’ogni

essecutore ardito, ¶ non assorbe l’abisso? e quelle indegne

la man trema e l’ingegno, e manca l

l’ingegno, e manca l’arte, ¶ arrossiscon gli inchiostri