parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «l»

nautoretestoannoconcordanza
1
1991
Mormy, l’una e l’altro a disciogliersi in
2
1991
allineare un passo dopo l’altro ognuno su un
3
1991
gli ultimi cinque passi – l’ultima nota – fine – fermi
4
1991
nessuno oserà mai rompere l’incantesimo? – prima suonavano e
5
1991
alla città, e davanti l’infinito – come d’altronde
6
1991
come d’altronde tutti – l’infinito nella mente – perfino
7
1991
mente – perfino Ort ha l’infinito davanti, a modo
8
1991
e sempre. ¶ Lì sta l’orribile e il meraviglioso
9
1991
si avesse di fronte l’infinito. ¶ ... die uns beinah
10
1991
ucciso Mormy. ¶ – Cosa dici? ¶ – L’hanno ucciso. Era lì
11
1991
ucciso. Era lì, e l’hanno colpito in testa
12
1991
dei sassi e uno l’ha colpito proprio in
13
1991
alla fine un sasso l’ha colpito proprio in
14
1991
a terra, una pietra l’aveva preso in pieno
15
1991
brutta gente quella, io l’avevo anche detto al
16
1991
ma poi io non l’ho visto più e
17
1991
mi sono girato allora l’ho visto, lì in
18
1991
è fracassata per terra... l’avevano preso giusto in
19
1991
perché ho pensato che l’avevano ucciso, ed era
20
1991
proprio così, quei bastardi l’avevano ucciso... C’aveva
21
1991
tener duro, che ce l’avrebbe fatta, ma non
22
1991
la sua storia, con l’ago della propria vita
23
1991
e un ospite indesiderato: l’ingegner Bonetti. Parlò molto
24
1991
ingegner Bonetti. Parlò molto, l’ingegnere, tornando continuamente su
25
1991
adesso se ne vada. ¶ L’ingegner Bonetti bofonchiò qualcosa
26
1991
dica che qui tutti l’hanno perdonato. Ma gli
27
1991
la gente. Dice io l’avevo detto. Poi torna
28
1991
un filo, una dopo l’altra. Horeau si tormenta
29
1991
che sarebbe arrivata per l’Esposizione Universale: e così
30
1991
pensano che buffa guerra. L’uomo coi baffi bianchi
31
1991
finirà sui giornali. Come l’altra, quella dei passeri
32
1991
cosa del genere nessuno l’ha mai vista. E
33
1991
guardare lontano, e spiare l’infinito. Non c’è
34
1991
Anche per questo, quando l’Esposizione Universale finì, nessuno
35
1991
smonteremo pezzo dopo pezzo, l’immane palazzo di vetro
36
1991
è scritto Voglio conoscere l’uomo che ha immaginato
37
1991
sparito allora ho preso l’ultimo quaderno e l
38
1991
l’ultimo quaderno e l’ho aperto là dove
39
1991
Era arrivato alla H. L’ultimo nome era Hector
40
1991
del palazzo e alzò l’archetto dalle corde. Smisero
41
1991
capirono quando una dopo l’altra incominciarono a esplodere
42
1991
qualcosa. Una lettera dopo l’altra. Lettere come geroglifici
43
1991
mio figlio Mormy fare l’amore con Jun. ¶ Silenzio
44
1991
dal signor Ives? Te l’ho scritto e riscritto
45
1991
tue lettere, visto che l’indirizzo te l’ho
46
1991
che l’indirizzo te l’ho già dato cento
47
1991
è da non crederci, l’ho fatto io. E
48
1991
io posso anche sopportare l’idea, in sé ridicola
49
1991
Un tappeto, uno specchio. L’alba gli cresceva proprio
50
1991
fiori. ¶ Sulla veranda, con l’aria della sera che
51
1991
di come era immobile l’Egitto. ¶ Raccontava con voce
52
1991
bello guardarci dentro. Veramente. ¶ L’indomani Horeau partì presto
53
1991
la mattina. Aveva ritrovato l’aspetto di un architetto
54
1991
dei suoi numeri migliori: l’assenza più assoluta. ¶ – Senta
55
1991
ma poi... non ce l’ho fatta più... dovrei
56
1991
diversa... e anche Pehnt l’aveva capito... magari tu
57
1991
ma una cosa vale l’altra, una giacca o
58
1991
occhi le si infilza l’immagine di quel ragazzo
59
1991
Perfetta. Chissà qual è l’attimo in cui una
60
1991
di una nuova vita. L’ultima. / ... doveva andarsene nella
61
1991
le mani una dentro l’altra posate sulle gambe
62
1991
una certa musica e l’altra partiva dall’inizio
63
1991
arrivava dove era partita l’altra e viceversa... una
64
1991
posar binari, uno dopo l’altro, uno in fila
65
1991
di non incontrarsi mai. L’ostinazione con cui continuano
66
1991
bruna, e dura. Se l’è bevuta il sole
67
1991
giusto per dirle che l’amava, e Tuarez, che
68
1991
stupefatto con negli occhi l’immagine di suo figlio
69
1991
passi di quella strada, l’unica strada vera di
70
1991
silenzio, è evidente, senti l’opposto strisciare di una
71
1991
dove guardare – Mormy se l’è già portato via
72
1991
via un’immagine, che l’ha trafitto quasi subito
73
1991
e in compenso colorando l’aria di suoni mobili
74
1991
precisi tra uno e l’altro – fucilare il silenzio
75
1991
addosso all’altra, dentro l’altra, proprio nell’esatto
76
1991
forse la fatica, forse l’emozione – scivolò lentamente indietro
77
1991
nell’aria / quasi manca l’aria tanto la gente
78
1991
s’è fermato – se l’è lasciata indietro, ormai
79
1991
ormai, la banda, e l’emozione di tutti è
80
1991
ginocchio per terra, poi l’altro, non vede e
81
1991
la terra per seminarci l’emozione di una ferrovia
82
1991
minuti fra quei due, l’uomo del treno e
83
1991
uomo del treno e l’uomo del Crystal Palace
84
1991
gli strumenti uno dentro l’altro, e i passi
85
1991
quella fornace di suoni l’attimo vuoto di un
86
1991
dove andare – mille volte l’aveva immaginato, Mormy, così
87
1991
sentirsi morire a vedere l’esasperante lentezza con cui
88
1991
e la ninna nanna – l’abbraccio di una chiesa
89
1991
sono lì, uno dentro l’altro – non c’è
90
1991
una banda che ingoia l’altra – la commozione dentro
91
1991
quelli di Pehnt, perforando l’esplosione di suoni che
92
1991
all’erta, una contro l’altra – c’è duello
93
1991
rito – un’emozione e l’altra – in testa è
94
1991
la dolcezza che fila l’istante del commiato / È
95
1991
maglie della calca – scende l’incantesimo della lontananza – proprio
96
1991
stremato desiderio di Mormy, l’una e l’altro
97
1991
i giorni uno dopo l’altro, ottocento calici di
98
1991
centinaia di martedì con l’umanofono, i capelli bianchi
99
1991
gli anni uno dopo l’altro, la voglia di
100
1991
di come parlava Andersson, l’odio scivolato a tradimento
101
1991
del Creatore, che per l’eleganza, la purezza e
102
1991
bella dell’umanità. Senza l’auspicato intervento della nostra
103
1991
trascorsa, a spegnersi sotto l’alito malefico della malattia
104
1991
la precisione degli incisi, l’impercettibile concatenarsi delle relative
105
1991
sovrapposizioni e casuali limitrofie l’occhio gli cadde su
106
1991
una di quelle. Faceva l’architetto e da sempre
107
1991
in vetro. Perseguiva tenacemente l’ipotesi di città trasparenti
108
1991
Horeau cercava di tradurre l’utopia in realtà: operazioni
109
1991
una volta di più l’inutilità delle gazzette, e
110
1991
un tratto gli lordava l’anima con quel tanfo
111
1991
di pensare se ce l’avrebbe fatta a raggiungere
112
1991
cui se ne doveva l’inizio – ebbe svariati episodi
113
1991
cui non era estranea l’ansia di trovare delle
114
1991
non a caso, fu l’efferato episodio in seguito
115
1991
genialità del lavoro e l’emozionante miseria della vita
116
1991
tragedia con grande coerenza. L’indomani, alle 11 e 5 del
117
1991
in ordine alfabetico secondo l’argomento. L’assoluta stupidità
118
1991
alfabetico secondo l’argomento. L’assoluta stupidità delle due
119
1991
lucidamente consapevole di avere l’anima lisa come una
120
1991
anche solo uno sguardo – l’avrebbe potuta squarciare per
121
1991
nome Laglandière gli fece l’assurda proposta di un
122
1991
di borghesi per cui l’Egitto rimaneva un’ipotesi
123
1991
progetti fu fissata per l’8 aprile. ¶ Dei 27 giorni che
124
1991
ci vergò sopra, con l’inchiostro nero, due cose
125
1991
Consegnò il suo progetto l’ultimo giorno utile, il
126
1991
concorsi non tanto per l’ambizione di vincerli quanto
127
1991
che lo preoccupava era l’incontrollabile casualità degli eventi
128
1991
incontrollabile casualità degli eventi, l’insondabile irrazionalità della burocrazia
129
1991
insondabile irrazionalità della burocrazia, l’incognito potere della Casa
130
1991
di tre affermazioni: “È l’ottava meraviglia del mondo
131
1991
di distanza: sensatezze postume. L’ottusa catalogazione di ritagli
132
1991
genere, ieri sera? – chiese l’indomani mattina, cercando di
133
1991
Tutt’intorno c’era l’ovvia bellezza di una
134
1991
Sono io – rispose sorridendo l’uomo con la lunga
135
1991
più lunghe. Chissà dove l’aveva imparato. Di fianco
136
1991
ragazzina così bella non l’aveva mai vista. Gli
137
1991
le voci, i suoni, l’odore, i mille odori
138
1991
sarà tutto costruito, e l’ultimo operaio avrà finito
139
1991
ultimo operaio avrà finito l’ultimo ritocco, io farò
140
1991
Lentamente, un metro dopo l’altro. E se il
141
1991
ma... non è questo l’importante. Lei può contare
142
1991
un posto e avere l’impressione di uscire fuori
143
1991
qualcuno chiede aiuto. Era l’eco di una battaglia
144
1991
la notte. Sarebbe partito l’indomani, non era il
145
1991
sembrava piccola come non l’aveva mai vista. ¶ – Ha
146
1991
aveva mai vista. ¶ – Ha l’aria di essere maledettamente
147
1991
come? ¶ – Non so, me l’immaginavo più lunga... e
148
1991
e più complicate. ¶ – Me l’immaginavo colorata. ¶ – Però è
149
1991
tutti. Una cosa dopo l’altra. Come un film
150
1991
in fila, una dopo l’altra, ordinatamente, ma poi
151
1991
in definitiva era poi l’unica strada vera e
152
1991
li guardava partire: vedeva l’istante in cui la
153
1991
le facce, gli animali, l’odore, l’attesa snervante
154
1991
gli animali, l’odore, l’attesa snervante di quel
155
1991
E tra uno e l’altro, il silenzio. Un
156
1991
chissà quale ferita. Forse l’aveva fregato la porcheria
157
1991
la porcheria di qualcuno, l’aveva bruciato lo stupore
158
1991
quello che raccontava che l’aveva a poco a
159
1991
Magia. ¶ Gli scese giù l’angoscia nell’anima come
160
1991
colore... ¶ Ma quella era l’ultima frase del libro
161
1991
coperta sotto cui poi... ¶ L’ho sentito benissimo. Era
162
1991
al suo campo gustandosi l’aria gelida del mattino
163
1991
nella sua casa, cercava l’uscita per giorni, non
164
1991
Sig. Rail, ¶ mi corre l’obbligo di confermarLe quanto
165
1991
Ciò non di meno l’ing. Bonetti si chiede
166
1991
treno. ¶ Certo che lui l’amava. Se no, perché
167
1991
amava. Se no, perché l’avrebbe uccisa? E in
168
1991
così vicini da sentire l’odore del corpo di
169
1991
ha tolto le porte, l’ha disteso per terra
170
1991
tra una corda e l’altra: sembra sempre che
171
1991
A lui non piaceva l’acqua bollente ma gli
172
1991
come se nessuno mai l’avesse toccata”. Mormy se
173
1991
provava ogni martedì sera. L’umanofono provava il venerdì
174
1991
Essendo morto Rol Fergusson, l’Emporio Fergusson e Figli
175
1991
ci capisco più niente. ¶ – ... l’avevo posato, qui, mi
176
1991
provare era la banda. L’umanofono provava il venerdì
177
1991
nubile di Prinquik. Adesso l’Emporio si chiama Emporio
178
1991
è stato possibile inviarLe l’anticipo che Lei ritiene
179
1991
testa, arrivare e aprire l’emporio che per anni
180
1991
soffitto. ¶ – ... sai, adesso ce l’hanno tutti con i
181
1991
violentarono prima uno poi l’altro e quindi le
182
1991
tutto quel sangue. Venerdì l’Emporio omonimo rimase chiuso
183
1991
al corridoio, dava loro l’attacco percuotendo il pavimento
184
1991
tutto questo Silenzio. Segretamente, l’aveva dedicato alla vedova
185
1991
Abegg. ¶ –Ascoltami... tu ce l’hai un’idea di
186
1991
addosso che nemmeno te l’immagini... ¶ – Cosa dici, Andersson
187
1991
si spacca........ io questo l’ho capito, che il
188
1991
cosa che ti mette l’allegria addosso... non smetterla
189
1991
un nome dimenticato, leggere l’ultima frase di un
190
1991
un po’ una dentro l’altra. Stipate nella vita
191
1991
viaggio del signor Rail, l’estate più calda degli
192
1991
Pehnt, parole a miliardi, l’ultimo respiro del vecchio
193
1991
il mondo come non l’ha mai visto prima
194
1991
ma non è quello l’importante. Perciò, per quanto
195
1991
arrivare in qualche posto. ¶ L’ingegner Bonetti schioccò un
196
1991
Sa, è molto bella l’immagine di un proiettile
197
1991
curve, no, niente curve. ¶ L’ingegner Bonetti se ne
198
1991
fregargli un’altra volta l’orologio. ¶ – Signor Rail! ¶ – Sì
199
1991
si lasci dire che l’eventualità di scegliere una
200
1991
studiava come se non l’avesse mai vista prima
201
1991
perdonerà: ma quello sarà l’ultimo e il più
202
1991
possa costare tutto questo? ¶ L’ingegner Bonetti tolse gli
203
1991
occhi dalla carta e l’orologio dal taschino usando
204
1991
i primi per controllare l’esistenza del secondo. Parlò
205
1991
rintocco come se fosse l’unico. ¶ Undici onde di
206
1991
innumerabile. ¶ Undici. ¶ Uno dopo l’altro. ¶ Sassi di bronzo
207
1991
a prendere a tradimento l’anima di Pekisch, e
208
1991
assisteva con ipnotica attenzione, l’anima divorata da un
209
1991
Sentì come se qualcosa l’avesse colpito di striscio
210
1991
neri. Dalla mano colava l’acqua del grande acquazzone
211
1991
un muro d’acqua – l’imperturbabilità senza scampo di
212
1991
i tasti uno dopo l’altro, per estorcergli quello
213
1991
momento – fu forse anche l’intuizione di ciò che
214
1991
se, ovviamente, non è l’unica ragione per cui
215
1991
pensava che era stata l’acqua a produrre quel
216
1991
tra un tasto e l’altro in realtà ci
217
1991
tra un tasto e l’altro... una nota invisibile
218
1991
Diceva: ‘la musica è l’armonia dell’anima’, così
219
1991
iniziai ad asciugarlo, passandogli l’asciugamano sulla testa e
220
1991
strinse forte, e io l’abbracciai, e... stavamo stretti
221
1991
stavamo stretti uno contro l’altro, su quel letto
222
1991
diceva... ed era così... l’avrebbe capito... Poi, poco
223
1991
la verità non me l’ha nemmeno mai chiesto
224
1991
che non è più l’età, questa, per fare
225
1991
tutte le volte che l’ho visto entrare piano
226
1991
ma era vero........ Io l’ho detto, una volta
227
1991
dall’alto, come con l’occhio di Dio, vedrebbe
228
1991
che danno a teatro”, “L’ho detto io che
229
1991
comprato la locomotiva, questo l’ha detto lui, l
230
1991
l’ha detto lui, l’altro giorno, e c
231
1991
sì”, “Brath dice che l’hanno costruita vicino alla
232
1991
fieri della cittadinanza. Per l’occasione Pekisch aveva composto
233
1991
certo non basterebbe, visto l’importanza della cerimonia – aveva
234
1991
discutibile ballata Dove vola l’uccelletto) rimaneva pressoché generale
235
1991
un po’ come scrivere l’indirizzo su una busta
236
1991
quando Stitt mette su l’acqua per il tè
237
1991
là dentro bruciò tutta l’attesa di quei mille
238
1991
bemolle, pensò automaticamente Pekisch. ¶ L’altro signore venuto dalla
239
1991
arroventato dei binari squarciando l’aria con uno stridìo
240
1991
macchina. ¶ – Anche meno – disse l’altro signore venuto dalla
241
1991
ora di qui e l’ora di là, lei
242
1991
si chiamava Le ciclopède, l’aveva inventata un certo
243
1991
pensiero che li punse, l’elementare deduzione che se
244
1991
perpetuo che ti segava l’anima. E nel finestrino
245
1991
presentimento di morte e l’immagine distorta che, dal
246
1991
una, la paura, dentro l’altro, il bombardamento, come
247
1991
intensificazione della vita nervosa”, l’ha poi chiamata Simmel
248
1991
indietro in bilico tra l’ebbrezza dell’abbuffata e
249
1991
così ti girava dentro l’anima, all’unisono con
250
1991
onnipotente – così mi gira l’anima dentro, triturandosi gli
251
1991
di – così si rigira l’anima dentro, perversa rotazione
252
1991
e silenziosamente la fermi, l’ammutolisca in un angolo
253
1991
treni, per salvarsi, presero l’abitudine di consegnarsi a
254
1991
sutura di un terrore. L’occhio che trova nei
255
1991
fissità del libro illuminato. L’eternamente cangiante multiformità del
256
1991
del mondo intorno e l’impietrito microcosmo di un
257
1991
impagabile di quel segreto: l’arte di leggere. Tutti
258
1991
un treno stava divorando l’aria e il tempo
259
1991
binari di ferro con l’unico scopo di riuscire
260
1991
cronista di turno raccontava l’epica corsa contro il
261
1991
divenne così, al contrario, l’ultima grandiosa perorazione del
262
1991
idea e come oggetto, l’ultimo suo indimenticato discorso
263
1991
venerdì sera Pekisch suonava l’umanofono. Era uno strano
264
1991
detta del suo inventore, l’umanofono presentava un vantaggio
265
1991
intonazione e buon timbro. ¶ L’umanofono faceva perno su
266
1991
e Pekisch compose per l’occasione un rondò per
267
1991
pensionante a vita e l’altro il suo letto
268
1991
Di’, Pekisch... ¶ – Mmmh... ¶ – Ce l’avrò, io, una nota
269
1991
nota? ¶ – Sicuro che ce l’avrai. ¶ – E quando? ¶ – Prima
270
1991
Pekisch... ¶ – Mmmh... ¶ – Tu ce l’hai una nota, vero
271
1991
il vero, non ce l’aveva una sua nota
272
1991
sua nota, lui, non l’aveva. Non era una
273
1991
così, e basta. Se l’era ingoiata l’infinito
274
1991
Se l’era ingoiata l’infinito, quella nota, come
275
1991
i propri occhi, se l’avesse visto, Pekisch, in
276
1991
di tutto quel tutto. ¶ 3 ¶ L’ingegnere ferroviario si chiamava
277
1991
Consultava con singolare frequenza l’orologio del panciotto, cosa
278
1991
Non è che guardasse l’ora: controllava che l
279
1991
l’ora: controllava che l’orologio ci fosse ancora
280
1991
polvere di dosso, guardò l’ora, e chiese dov
281
1991
Rail. ¶ – Magnifica casa – commentò l’ingegner Bonetti, controllando l
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l’ingegner Bonetti, controllando l’ora. ¶ – Magnifica davvero – rispose
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Rail. “E poi chi l’ha detto: magari di
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in vestaglia. Bonetti guardò l’orologio. Il vecchio Andersson
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prato, credo che sia l’ideale... ¶ – E quale sarebbe
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pazienza. ¶ – Caro ingegner Bonetti, l’unico vero senso di
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in grado di avere. L’unico vero senso di
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un treno è che l’uomo ci sale sopra
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così, semplicemente, e dicesse l’ho trovata, con un
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con un lievissimo sorriso, l’avevo persa e l
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l’avevo persa e l’ho trovata – sarebbe poi
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adagio, un passo dopo l’altro. ¶ – È una storia
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ha appena sigillato. Poi l’indirizzo. Asciuga con il
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sono scritti, uno sotto l’altro. Tira una riga
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prof. Ernst Holtz. Legge l’unico nome rimasto: Sig
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evidenti divergenze. Divergenze che l’eminente professore ha riassunto
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gazzette, con singolare clamore, l’ingegnoso sistema di comunicazione
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messo a punto per l’albergo di suo cugino
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breve tempo, e con l’ausilio di alcune calibrate
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collega e non senza l’ausilio di qualche bicchiere
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e questa non è l’ultima delle cose che
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busta su cui scrisse l’indirizzo del sig. Pekisch
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del sig. Pekisch. Asciugò l’inchiostro con il tampone
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per gli investigatori, identificare l’autore del duplice ed
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i giornali che raccontavano l’orrenda storia e solo
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matita poi gridò verso l’interno della casa ¶ – Cosa
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E cercava una soluzione. ¶ L’idea gli venne, come
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nel meticoloso lavoro che l’avrebbe accompagnato per anni
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diventare Santo, dov’è l’Inferno, regole fondamentali per
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sempre più intima corrispondenza. L’ultima lettera che le
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usare, come solenne intercalare, l’espressione “Come diceva il
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Pehnt, la quale, tra l’altro, spinge ad attribuirle
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bene, Pehnt. Questa giacca l’ha lasciata tuo padre
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tuo padre. Se te l’ha lasciata sarà per
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nasce là dove Dio l’ha seminato”. Domande? ¶ – No
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a Pehnt. ¶ Per facilitare l’impresa la vedova Abegg
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quali figurava, non ultima, l’aurea regola secondo cui
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del signor Rail. Fare l’amore così, la notte
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non c’entrava con l’amore. C’era di
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giunse piano, con dentro l’aria di un sorriso
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come mi piace fare l’amore con te? ¶ – Molto
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lama acuminatissima e seziona l’eternità – la chirurgia delle
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il palcoscenico su cui l’uomo diventa capace di
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altre – per quel treno l’uomo coniò il rito
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un orologio che indicava l’ora esatta. A Holyhead
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ora esatta. A Holyhead l’orologio veniva consegnato agli
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traghetto di Kingston riportavano l’orologio all’impiegato di
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di nuovo a Londra l’orologio veniva riconsegnato al
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sempre quello. Partiva con l’uomo, restava con lui
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lì ritornava, esattamente come l’orologio ritornava nelle mani
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di mondi in cui l’uomo correva, come un
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lungo un vaso. Era l’orologio che contava i
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di quel tempo. Così l’uomo arrivava, infine, e
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nulla, né di sapere. L’istante in cui si
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paio di generali discriminazioni – l’alba, il tramonto – tutto
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minuti di differenza tra l’ora di qui e
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arrivato ieri sera... Ha l’aria di venire da
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a guardarlo... ¶ – Signor Brath, l’ho trovata... ho trovato
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ieri sera e ha l’aria di venire da
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viene da... ¶ – ... e ha l’aria di venire da
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ieri sera e ha l’aria... ¶ – CORRERE, PIT, HO
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arrivato ieri e ha l’aria... di venire da
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ieri sera... e ha l’aria di... ha l
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l’aria di... ha l’aria di venire da
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arrivato ieri... cerco Magg, l’hai vista? ¶ – È giù
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arrivato ieri... e ha l’aria... ha l’aria
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ha l’aria... ha l’aria di venire da
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signora Rail... e ha l’aria di venire... Magg
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arrivato ieri e ha l’aria lontana, ecco. ¶ – L
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l’aria lontana, ecco. ¶ – L’aria lontana? ¶ – Sì. ¶ – Fai
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Sì. ¶ – Fai vedere, Pit... l’aria lontana... è solo
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sentire, è pesante? ¶ – Ha l’aria lontana. ¶ – Sta’ buono
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Stitt, non ha tutta l’aria di essere un
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dov’è la padrona? ¶ – L’ho vista che andava
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scendere da cavallo, sbagliare l’atterraggio, rotolare per terra
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La qual cosa testimonia l’ordine interiore, psicologico e
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il signor Rail amava l’esattezza. ¶ Meno facile da
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Quando parti? ¶ – Domani, Jun. ¶ L’indomani partiva. ¶ Dove andasse
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qualcosa di vero ce l’aveva. ¶ In effetti, di
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come potesse suonare legittima l’idea, sufficientemente diffusa, che
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quelle due immagini, come l’istantanea percezione di una
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piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti
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ormai solo a difendere l’indifendibile pur tuttavia resistette
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ciò che non era l’elementare pretesa di godere
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nemmeno quando lo vide, l’uomo che era sotto
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niente, e lo sentì, l’uomo che aveva dentro
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per anni e anni. L’unica cosa che spesso
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sempre, e forse sempre, l’unica cosa era che
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chiaro perché, ma aveva l’impressione che sarebbe stato
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aperto a pagina 565. Con l’altra, di mano, turava
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un po’ il tubo, l’erba gli spariva veloce
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ad alzare lo sguardo l’orizzonte sogghignava immobile, tutto
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sagoma di Pehnt. Non l’avesse vista magari avrebbe
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non pensare, ma adesso l’ha vista, e allora
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rosicchia metri, uno dopo l’altro. Tanto che alla
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mano si tiene tappata l’orecchia destra: quella sinistra
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un’orecchia, si stropiccia l’altra, va in giro
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abbottona, si sbottona, ha l’aria di uno che
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niente? ¶ – Niente. ¶ Come se l’avesse morso un insetto
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tubo, lo dirige verso l’alto, diciamo con una
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mondo... te lo immagini?... “l’autoauscultatore Pekisch, lo strumento
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da non crederci. Perfino l’acqua, quella che ti
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Pehnt, ecco dov’è l’errore... un buco nel
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tubo, uno a sinistra l’altro a destra, lentamente
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capitale. Posso anche sopportare l’idea che in conseguenza
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sia messo a fare l’assicuratore. Posso anche, se
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io un nome ce l’avevo, prima di quel
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Le ho detto: Pekisch. L’avevo sentito da qualche
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strano nome. Lo vedi: l’aveva capito perfino lei
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dritto dritto a fare l’assicuratore? Ti pare che
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che uno possa fare l’assicuratore con un nome
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di mesi, e cioè l’umilissimo Manuale del perfetto
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cultura generale. Forse che l’aria di Quinnipak vi
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vi sta facendo arrugginire l’affetto che un giorno
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ruolo determinante che assume l’uso delle sovrascarpe ai
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umoristici. Non sottovaluto certo l’ironia incomparabile dei paragrafi
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che, in definitiva, è l’unica cosa che veramente
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mia discutibile disponibilità economica, l’eventualità di assicurare uno
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la compiacenza di credermi l’infinitamente vostro ¶ Pekisch ¶ P
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che da grande farà l’assicuratore. Spero che lo
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si ha negli occhi l’infinito. Qui, quando proprio
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bello. E poi chi l’ha detto che si
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delle cose, a cercare l’impossibile, a spiare tutte
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quelli. ¶ Si guardava sempre l’infinito, a Quinnipak, insieme
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qui non c’è l’infinito. E così guardiamo
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del genere, Certo che l’avevi detta, Impossibile, Quel
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fosse, laggiù, non me l’ha mai detto. Ma
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capisci? Solo un libro / ¶ – L’hai scritto tu? ¶ – No
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Non lo so. ¶ – Non l’hai letto? ¶ – No. ¶ – E
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rende speciale. Lei ce l’ha. Di quel giorno
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signor Rail. Mattino presto. L’aria sciacquata dalla notte
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calesse di Arold che l’aspetta. Passa tutti i
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e sapevi dov’era l’infinito. Tutto quel che
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che c’era io l’ho visto, guardando te
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e sparire, uno dopo l’altro, e cercava di
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capelli unti e, sicuramente, l’alito pesante. Lo scrittoio
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ebete escludeva a priori l’eventualità che gli potesse
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cui bocca rendeva raccapricciante l’idea di essere una
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d’ora, ho avuto l’onore di porre all
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rialzava di un niente l’offerta provocando palese irritazione
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per ore, quei due. L’interruppe l’imprevedibile limpidezza
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1991
quei due. L’interruppe l’imprevedibile limpidezza di una
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1991
Il signor Rail non l’aveva neanche guardata. Sapeva
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1991
che quella voce non l’avrebbe dimenticata facilmente. Pensò
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tutta di vetro con l’acqua che salirà e
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succedeva due, tre volte l’anno, non di più
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una decina di giorni l’assistente dimorava in uno
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Le suore avevano preso l’abitudine, in quei giorni
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Quando la crisi cessava, l’assistente tornava alla più
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a vederlo girare per l’ospedale. Riprendeva da capo
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fosse successo. ¶ Per anni, l’assistente consumò con diligente
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il suo meccanismo incepparsi. ¶ L’assistente stava camminando lungo
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masticava, paziente e imperturbabile. L’assistente si fermò. Si
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a fissarlo, come rapito. L’uomo parve non accorgersi
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Per minuti e minuti, l’assistente rimase immobile a
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di merda. Vi marcisce l’anima. I pensieri. Tutto
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a marcire, uno dietro l’altro, lì a farsi
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vedrò crepare, uno dopo l’altro, solo questo voglio
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padre mio, tu e l’orrore delle tue parole
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paradiso infinito di tormenti. L’eternità non le basterà
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quelli che poi me l’hanno tolta, goccia dopo
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sonni che dormite, odio l’orgoglio con cui cullate
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i vostri occhi, odio l’oscenità del vostro buon
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di quando ho fatto l’amore con voi, odio
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vi spezzerà sarò io, l’angoscia che vi consumerà
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vivere. ¶ Bastardi.” ¶ Quel giorno, l’assistente si infilò mitemente
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si abbevera la pazzia, l’assistente scelse per sé
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e Pekisch doveva accordare l’organo della chiesa. In
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qualcosa con nelle orecchie l’incessante ripetizione di Fiori
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fra una forchettata e l’altra, la signora Abegg
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sedette al pianoforte con l’intenzione di accodarsi alla
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nitidamente entrargli in testa l’inconfondibile melodia di Quaglie
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corona e Per tutto l’oro del mondo no
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si profilò all’orizzonte l’intollerabile melodia di Hop
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le ultime righe. ¶ Lesse l’ultima parola. ¶ E l
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l’ultima parola. ¶ E l’ultima parola era: America
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poi un bosco dopo l’altro e poi una
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la divisa, e facevamo l’amore. Mi incrociava sul
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1991
molti modi per attraversare l’oceano senza pagare il
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vado a Quinnipak. Me l’ha insegnata Tool questa
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intanto, per un po’, l’hai fregato. La prima
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come guardare in faccia l’infinito. Qualsiasi cosa ci
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Era invecchiato. Io però l’avevo aspettato. Gli dissi
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aspettato. Gli dissi che l’amavo come prima e
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suo nonno. Io non l’avevo mai visto. E
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Quinnipak. Non so se l’aveva ucciso davvero lui
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Tutto in merda. Tool l’ho rivisto un po
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galera. Poi non ce l’ho più fatta. Non
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di andarmene. Chissà dove l’ho presa la forza
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me lo dici, quando l’hai capito?” “Sì.” Te
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era Tool. ¶ E adesso l’America.