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Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

concordanze di «l»

nautoretestoannoconcordanza
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1524
questo grave dolor, che 'l cor m'ingombra, ¶ se
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insieme; ¶ e so che 'l grande amor, che tu
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moglie di Sicheo ¶ dopo l'indegna morte del marito
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perché Annibale poi passando l'alpe ¶ giunse in Italia
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il superbo Roman che l'avea vinto, ¶ chiamato Scipione
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dei nostri affanni; ¶ che 'l desir di vittoria e
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1524
nostre mani. ¶ Or ce l'han tolto ne la
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ch'io vidi innanzi l'apparir de l'alba
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innanzi l'apparir de l'alba. ¶ Esser pareami in
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consorte; ¶ ond'io, temendo l'empio suo furore, ¶ mi
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meno assai beato ¶ è l'esser di color, a
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ERMINIA ¶ La gloria, e l'altro ben, che il
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dominar ti piace ¶ mentre l'aspetti; e par cosa
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cosa gradita; ¶ ma come l'hai, sempre dolor ne
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e se tu fuggi l'un, l'altro t
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tu fuggi l'un, l'altro t'infesta. ¶ ERMINIA
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quel sommo fattor, che 'l ciel governa, ¶ appresso ciascun
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piede un vaso sorge, ¶ l'un pien di male
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pien di male e l'altro è pien di
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a caso tale, ¶ che 'l soccorso impedisce e 'l
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l soccorso impedisce e 'l mal nutrica: ¶ sì come
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mal nutrica: ¶ sì come l'ozio arreca al fin
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FAMIGLIO ¶ Questa mattina, ne l'uscir del sole, ¶ certi
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da cui scacciati, or l'una parte, or l
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l'una parte, or l'altra ¶ si rinforzava sì
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morte; ¶ ch'ella è l'estremo mal di tutti
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vile, ¶ né risparmiar ne l'onorate imprese; ¶ perché una
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lor ci asconda, ¶ se l'aiuto divin non ci
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il contado ¶ e por l'assedio intorno a la
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fin de le parole ¶ l'incatenato re ci fe
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poco accorto ¶ chi ne l'amor dei popoli si
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Quel davanti, ¶ che sopra l'elmo ha tre purpuree
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che vede sopra sé l'uccel di Giove. ¶ Scena
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quella ch'ebbe a l'uscir fuor Siface. ¶ Se
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me si fosse, ¶ che l'esser stata moglie di
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debbio con ragione ¶ temer l'orrendo arbitrio de' Romani
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dir gli oltraggi e l'onte, ¶ che Siface mi
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pregare, alta regina; ¶ che l'arbore non cade al
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dà volentieri aiuto a l'infelice, ¶ e di far
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me pietate: ¶ e a l'alta speranza, che mi
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chiusa ¶ di tormi da l'arbitrio di costoro, ¶ toglietemi
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essere audace. ¶ Ma se l'audacia mai si deve
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usar si dee ne l'opere pietose. ¶ Io so
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m'allegro mai de l'altrui male ¶ e volentieri
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Ma perché m'ha l'estrema mia fortuna ¶ tolto
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cielo ¶ risguarda e cura l'opere mortali, ¶ che in
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il fin di tutte l'opre umane. ¶ SOFONISBA ¶ Il
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invita ¶ spesse fiate a l'onorate imprese. ¶ MASSINISSA ¶ Sì
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la state, e poi l'autunno e il verno
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da un mal ne l'altro varco, ¶ e già
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il fratello, e chi 'l marito; ¶ chi s'ha
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e Tusca, ¶ che vider l'acque lor di sangue
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al bene, e a l'aver d'altrui pietate
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in buon stato fia ¶ l'alta regina mia, ¶ forse
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se servata le fia l'alta promessa. ¶ ATTO II
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sospeso molto, perché sempre ¶ l'arme son da temer
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ch'io non conoscea l'alta presenza. ¶ LELIO ¶ Non
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moglie Sofonisba? ¶ MESSO ¶ Questi l'ha tolta, i' non
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sperasse alora. ¶ LELIO ¶ Che 'l poté indurre a far
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forza Amor così fra l'arme? ¶ MESSO ¶ Non è
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alquanto, ¶ credo pensando a l'alta sua promessa; ¶ dapoi
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diè tale risposta: ¶ che l'esser moglie di sì
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prendesse ¶ o questa, o l'esser serva de' Romani
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è da seguire ¶ con l'opra ferma, e non
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glorioso stato ¶ fin a l'ultimo dì de la
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s'era fatto. ¶ LELIO ¶ L'intelletto, ch'a l
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L'intelletto, ch'a l'uomo il ciel concesse
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ma la felicità spesso l'adombra. ¶ Costui, che ci
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per buono ¶ fin a l'estremo dì de la
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vien fuori. ¶ LELIO ¶ I' l'ho veduto; or te
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pur gli altri, che 'l mandar la donna ¶ non
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se non soverchio; e l'uom ch'è saggio
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a Dio non è l'ingiuria grata. ¶ LELIO ¶ Che
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or col vostro favor l'aggio ritolta. ¶ LELIO ¶ Non
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è mia; ¶ ch'io l'ho sposata, come ognuno
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ha visto. ¶ LELIO ¶ Voi l'avete sposata? e in
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di Roma, il qual l'ha dato ¶ il regno
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sposaste in mezzo a l'arme, ¶ senza aspettarci, e
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ch'è gran guadagno ¶ l'abandonare una cattiva impresa
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ancor la vita. ¶ Or l'ho riavuta, ben con
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bene; ¶ ma quel che l'error suo scusa o
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LELIO ¶ Catone, avete visto l'arroganza ¶ di Massinissa, e
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Ove lasciate trasportarvi a l'ira? ¶ Non vedete la
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Ponete adunque giù, ponete l'ire; ¶ e sarete contenti
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E io similemente: ecco l'abbraccio. ¶ CATONE ¶ Ben fate
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è somma laude ¶ por l'offese in oblio, non
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venuto ¶ il fin de l'angoscioso mio dolore, ¶ che
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mortali ¶ possan venire a l'alta tua presenza, ¶ io
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ciascun disìa: ¶ pur per l'antica via, ¶ ove n
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da mille insidie de l'umana vita. ¶ Or veggio
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v'ha fatto prender l'arme ¶ contra la nostra
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gente, che per voi ¶ l'aveva mosse già contra
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la bella Sofonisba, ¶ de l'amor de la qual
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maggior mio nimico ora l'ha presa ¶ per moglie
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foss'io; ma per l'etate ¶ e per l
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l'etate ¶ e per l'acceso amor forse più
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speranza di guadagno; ¶ che 'l maggior premio, ch'io
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quanto la temperanzia e 'l contenermi ¶ d'ogni libidinoso
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parimente voi ¶ giungeste a l'altre gran virtù che
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a me, ch'a l'età nostra sono ¶ le
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e con senno, volentieri ¶ l'ho detto, e volentier
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ma Siface dapoi, perché l'amava, ¶ tant'operò che
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che mi si renda? ¶ L'Europa già tutta si
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tutta si volse a l'arme, ¶ e passò il
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mille navi ¶ contra de l'Asia, e stette ben
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miei possano tanto, ¶ che l'error di costei si
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pensar ch'io non l'avessi. ¶ Ma non è
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terra, e in mezzo l'arme? ¶ Che vuol dir
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averlo indotto a prender l'arme ¶ contra di lor
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nel ciel trappassi, ¶ e l'arroganza abbassi ¶ de' maggior
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que' bei lumi, ¶ che l'enfiammaro; ond'or ne
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il mal segue e 'l ben paventa, e fugge
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che affettuosamente manda fuore ¶ l'acceso re: forse forse
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a sì largo disìo l'ore sì scarse! ¶ Fa
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altra accade ¶ Saperlo, ancor l'intende. O nostra vita
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ch'è già ne l'amorosa rete, ¶ non par
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che si rallegri, anzi l'aggrave ¶ dolore aspro e
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s'allievi ¶ colonna a l'infelice suo legnaggio. ¶ Appresso
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donne mie, ¶ quest'è l'ultimo dì, ch'i
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porgesse ¶ la man, prendendo l'ultima licenzia. ¶ Pensate adunque
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veder anco voi 'nanzi 'l suo fine; ¶ e qui
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mandommi a far che l'aspettassi. ¶ CORO ¶ Troppo l
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l'aspettassi. ¶ CORO ¶ Troppo l'aspetteren: ma dimmi appresso
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che facea, che tanto l'ama? ¶ SERVA ¶ La misera
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fia pietoso? ¶ Qual altra l'è rimasa ¶ speranza in
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merita il valore, ¶ e l'opre illustri e sante
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ch'è presso a l'ultim'ora. ¶ CORO ¶ O
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figliuola? ¶ Parmi che ne l'orecchie mi risuone ¶ il
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Le cortesi proferte e 'l parlar pio ¶ m'obligan
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gite in compagnia ne l'altra vita. ¶ Ma poi
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averlo a sdegno, ¶ ché 'l feci acciò che tu
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ben nasce deve, o l'onorata ¶ vita volere, o
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onorata ¶ vita volere, o l'onorata morte. ¶ Ond'io
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bella fine, ¶ questa de l'opre mie sola t
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In questo mezzo a l'unico mio figlio, ¶ vivendo
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la mia gioventù presi 'l veneno. ¶ E stando in
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anzi vive di me l'ottima parte. ¶ CORO ¶ Non
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dimanda. ¶ ERMINIA ¶ Tant'è l'amor, ch'io v
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miei ragionamenti ¶ faccendo (benché 'l sia freddo conforto), ¶ pur
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corpi in terra, e l'alme in paradiso. ¶ SOFONISBA
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ERMINIA ¶ Appoggiatevi pur sopra 'l mio petto. ¶ SOFONISBA ¶ O
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ella è dentro ¶ da l'atrio, riponetela nel mezzo
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de la Fortuna; ¶ che 'l mal, quand'è senza
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pianti ¶ la carne e 'l spirto omai si disface
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la prima, né sarai ¶ l'ultima ancora, che la
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viaggio. ¶ Però sopporta valorosamente ¶ l'aspra necessità de la
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dir tanti lamenti? ¶ CORO ¶ L'amore, e la pietà
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MASSINISSA ¶ Il servo, che 'l portò, mi disse come
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portò, mi disse come ¶ l'aveva posto giuso; e
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MASSINISSA ¶ Subitamente che appariva l'ombra, ¶ io la volea
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mandar verso Cartago, ¶ per l'oscuro silenzio de la
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MASSINISSA ¶ Ove si giace l'infelice donna? ¶ CORO ¶ In
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donna? ¶ CORO ¶ In mezzo l'atrio sopra d'un
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caso la seconda volta ¶ l'ha disturbato! ohimé crudel
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non far noia a l'anima disciolta. ¶ MASSINISSA ¶ Voi
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s'asconda entro a l'Ibero; ¶ e vestasi di
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diletto il compiacervi; ¶ che l'amor, ch'ho portato
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vede il bisogno de l'amico, ¶ e aiutare il
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terra ¶ cuopra col manto l'emisferio nostro, ¶ vi poterete
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sarà giocondo ¶ udir ne l'altra vita a Sofonisba
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ogni cura ¶ di far l'esequie sontuose e belle
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e resta in tremolar l'onda marina; ¶ che l
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l'onda marina; ¶ che l'avvenir ne la virtù
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non cognito costume ¶ fa 'l nostro antiveder privo di