Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

piú che mai caldo l'assalisce; ¶ onde, fatta per

e gravi ¶ entra ne l'apparato tanto adorno. ¶ Quivi

e Cintia e tutte l'altre stelle ¶ ecco, da

ecco, da lunge, in l'ampia sala entraro; ¶ Berta

le piú belle, ¶ che 'l fiato a milli amanti

a lei vicina. ¶ 17. ¶ Cosí l'uno per l'altro

Cosí l'uno per l'altro si distrugge ¶ nei

gli occhi di chi 'l mira! ¶ Ma quanto piú

in le tenèbre, ¶ ove 'l splender de li doppier

splender de li doppier l'aspira! ¶ Vedi le labbra

bellezza ¶ ch'un core l'altro aggrada, e gli

ognun si sente liquefarsi l'osse. ¶ Qui voci umane

quelle corde ¶ mostròr che 'l Ciel di lor men

appeloron "buse", ¶ quasi se 'l buco a loro non

che molle, vago, effeminato ¶ l'animo rende questa melodia

questa melodia; ¶ come se 'l pescar fezza in bucco

è di sterco purgar l'altrui ospicio. ¶ Narrazione ¶ 24. ¶ Poscia

ognuno; ¶ poi voglio che 'l suo ballo aggia ciascuno

umile s'inchina ¶ a l'alto imperator ch'a

d'ogni augello e l'armonia. ¶ Silvestro vagli appresso

la donna il cuore l'uomo intende, ¶ la qual

par greve, ¶ temendo che l'amante non si sdegni

bellezze; ¶ qui cresce piú l'audacia e piú l

l'audacia e piú l'ardore, ¶ quanto piú mancan

ardore, ¶ quanto piú mancan l'ire e le durezze

deti gara fanno. ¶ Sotto 'l fallace lume de' doppieri

a la coda ¶ che 'l fiato l'escie for

coda ¶ che 'l fiato l'escie for, non che

è la causa seguevi l'effetto; ¶ e questo in

una colonna, ¶ mentre che 'l gioco libero procede. ¶ - Venite

ricco tesoro ch'aggia 'l mondo, ¶ ché l'occhio

aggia 'l mondo, ¶ ché l'occhio di Fortuna vi

ben fa coniettura ¶ sopra l'amor di Berta, onde

ch'alcun osservatore no 'l persegua. ¶ Al fin, giunti

d'esso lui vegna 'l remedio. ¶ 38. ¶ Qui ciò ch

a chi col solfo l'esca vòl incendere. ¶ Torno

estreme. ¶ 39. ¶ Berta ch'a l'esca prende foco e

giú, sí come è l'uso, ¶ Berta) Rugier il

inchina ¶ per ascoltar a l'uscio, ma non ode

penso te saper ove 'l s'annidi. - ¶ 44. ¶ Non men

bagordo ¶ caccian sovente a l'oziose piume. ¶ Dunque la

qual non finirà che 'l bianco lume ¶ del giorno

mal non è lunge 'l remedio. ¶ Pur tutto questo

persona ¶ ci tenderia ne l'ascoltar assedio. ¶ Meglio sarà

andiamo a riposare, ¶ ché l'alba già comincia roscigiare

rispose: - A letto, che 'l n'è l'ora

che 'l n'è l'ora; ¶ mi fa mistier

vostro ben adverta, ¶ ché 'l vegliar troppo il viso

il dolce insieme con l'amaro, ¶ vien detto al

corrisponde, ¶ per mostrar che 'l diamante come un giaccio

con quel stecco, ¶ contra 'l senso di Plinio, senza

senso di Plinio, senza 'l becco. ¶ 72. ¶ Gitta la lanza

in lizza entrar Milone. ¶ 73. ¶ L'asta, ch'accortamente avea

trarlo fora. ¶ Milon, che 'l vede, leva il ciglio

prima colei che tanto l'innamora, ¶ poi contra l

l'innamora, ¶ poi contra l'arroganzia che gli viene

che si tien a l'erta ¶ per bel principio

quatro colpi trenta scavalcati ¶ l'un sopra l'altro

scavalcati ¶ l'un sopra l'altro andòr distesi al

andòr distesi al verde. ¶ L'altri confusamente rammeschiati, ¶ chi

altri confusamente rammeschiati, ¶ chi l'elmo, chi 'l braccial

chi l'elmo, chi 'l braccial, chi l'asta

chi 'l braccial, chi l'asta perde, ¶ come sòl

la rabbia, ¶ e molti l'ossa racconciare fannosi. ¶ Correno

torna a lui con l'asta al cubito, ¶ ma

in Silla cadde subito. ¶ 79. ¶ L'astuto Amon sí seppelo

raccolto, e chiamasi chi 'l medica; ¶ concialo il mastro

piú non fa di l'olmo lanza, ¶ ma ben

un'ora ¶ sgombrò tutto 'l steccato d'ogni canto

scoglio in mar da l'onde combattuto. ¶ Or per

nostro aiuto; ¶ e se 'l raggio del sol non

il cui dimena, ¶ tal l'arpa mia, ch'assai

aggrada, ¶ mentre m'aggraffio 'l sangue d'ogni vena

tardo ¶ si duole che 'l patron gli mangia il

apponuntur, fratres mei" ¶ chiama 'l Vangelo; benché tal precetto

affetto ¶ contra gli vien l'imperator Carlone, ¶ lo quale

stolo contra vàlli, ¶ e l'acquistato dono e premio

a lui vene, ¶ sciolvesi l'elmo e gittalo al

e prono in terra l'alta gloria ottiene. ¶ Cosí

umilità di Piero ¶ mertò 'l papato dopo le catene

mi vanto ¶ ch'io 'l chiamo in veritade "Padre

Passato avea già Febo l'orizonte, ¶ portandone da l

l'orizonte, ¶ portandone da l'altra parte il giorno

siniscalco entrato era ne l'onte ¶ e fumide cocquine

taglian polpe e dan l'osse a li cani

altri cibi strani; ¶ chi 'l foco innanti e chi

chi drieto lo tira; ¶ l'odor del fumo fin

che fa mistero; ¶ taccio l'argens e d'oro

star senza. ¶ 9. ¶ Berta che 'l grande onor e pompa

gli animali non è 'l piú ¶ impaziente d'una

al fiume, ove drento l'assonna. ¶ Poscia 'l desio

drento l'assonna. ¶ Poscia 'l desio le sale tanto

il bel Rugiero: ¶ Frosina l'ubedisce e d'ogni

ma nulla fa, ché 'l siniscalco il manda ¶ co

paggi (e ognun ha 'l suo doppiero) ¶ di ciambra

in ciambra, e dan l'acque a le mani

quel si desia, ¶ e l'inusato et inegual amore

velen di zelosia ¶ già 'l conduranno al simile furore

la lanza ¶ per rifrancar l'onor perso di Franza

Franza. ¶ 52. ¶ Milon, ch'ascolta l'ambasciata, presto ¶ salta di

di letto e chiede l'armatura. ¶ Con lieta fronte

dilli che mi vesto ¶ l'armi, quantunque manco di

il letto. - ¶ 53. ¶ Mentre che 'l messagiero si diparte, ¶ Rampallo

di tal furia, mentre l'arte ¶ d'Amor ragion

di te compassione, ¶ ben l'arrai manco di l

l'arrai manco di l'altrui diffetto. ¶ Ritorna virilmente

te stesso, Carlo e l'acquistato onore. ¶ 55. ¶ Tu reggeresti

acquistato onore. ¶ 55. ¶ Tu reggeresti l'universo mondo, ¶ et una

le palpebre, ¶ né conoscemo l'arti e li fenocchi

ch'usano quelle in l'amorosa febre, ¶ fin che

forme, ¶ donde scolpita vien l'umana faccia, ¶ quantunque in

cagione, da ch'è 'l mondo, d'ogni male

de re Carlo, ¶ che 'l Spagnol esser debba vincitore

e riparar col suo l'altrui splendore, ¶ non altro

in arzone tosto e l'asta piglia; ¶ urta 'l

l'asta piglia; ¶ urta 'l corsier, gualoppa e non

omai non vien; perché l'amante un'ora ¶ esser

vede, e poi, se 'l vede, ¶ tant'è 'l

l vede, ¶ tant'è 'l piacer che ciò veder

amarissim'erba, ¶ qual è l'ascenzio e l'incendosa

è l'ascenzio e l'incendosa ruta ¶ e la

giunto, ¶ quando Rugier, avendo l'ale al piede, ¶ volando

drieto, e poi che l'ebbe aggiunto, ¶ guardasi prima

al bel cimero, ¶ bascia 'l fanciullo e segue la

quella fantasia; ¶ studia de l'erbe intender il mistero

Non tanta commentaria sopra 'l Sesto, ¶ Decreti, Decretali e

la figlia e tutto 'l resto ¶ aedificarunt fratres e

ha fine, come fa 'l scotista ¶ contra l'utrum

fa 'l scotista ¶ contra l'utrum e probo del

son il primaio ¶ che l'ho provate e forse

pervenuto già dov'è 'l bagordo, ¶ voltosse a lui

è sordo ¶ co' circonstanti l'alto imperatore. ¶ Milon tocca

alto imperatore. ¶ Milon tocca 'l destrier, e quell'in

un doppio salto. ¶ 67. ¶ Percosse 'l ciel un sòno via

de le dongelle, ove, 'l suo dono grato ¶ esser

e come adorni ¶ ben l'elmo del suo dolce

de le donne contra l'uso, ¶ c'hanno la

leggiera ¶ del deto a l'ago, a la conocchia

tenendo un buco aperto, l'altro chiuso. ¶ - Dimmi, Frosina

ello? ¶ fu mai né 'l piú gagliardo né 'l

l piú gagliardo né 'l piú bello? ¶ 69. ¶ A le

s'egli seglié ben l'amaritudine ¶ de l'erbe

ben l'amaritudine ¶ de l'erbe e fior, c

e tenere! ¶ Verd'è l'amor, ma se vicissitudine

il conte traditor Ginamo. ¶ 12. ¶ L'editto dunque fu a

sol di stoccata morirà 'l barone ¶ e che sol

al bando imperiale. ¶ Ecco 'l Danese al sòno di

sòno di trombetta ¶ con l'asta dritta attende chi

asta dritta attende chi l'assale. ¶ Stava una torma

in sella ¶ et iron l'aste rotte a la

mainera ¶ di stile che 'l lettore non si attedia

s'onora ¶ e chi 'l Petrarca fa di lui

di lui soprano, ¶ ne l'arte matematica lavora, ¶ ché

disse ch'ambi hanno l'onore, ¶ questo di senso

concetto tale ¶ ch'oltra l'ottavo cerchio spiega l

l'ottavo cerchio spiega l'ale. ¶ 19. ¶ Tal dico ancor

che quanto piú de l'opre val la fede

e san Tomaso ¶ ebber l'onor dinnanzi, or un

lor disegno; ¶ grand'è 'l polvino, il sòno, il

trombe il crepito. ¶ 24. ¶ A l'investir de l'aste

A l'investir de l'aste ecco e' tronconi

correndo fan di polve l'aere bruno. ¶ Ma di

al cascar alcun riparo. ¶ 26. ¶ L'aperta sua vergogna ebbe

e bon coraggi. ¶ Spiacque l'atto villano al re

et accennò Rampallo e 'l forte Amone. ¶ 27. ¶ Rampallo abbassa

mezzo de la faccia l'ha percosso ¶ e un

spalla il nervo e l'osso; ¶ pensate s'el

Danese con Morando, ¶ spartiti l'un da l'altro

spartiti l'un da l'altro, quasi fiacchi, ¶ entroron

s'avien ch'adosso l'ungie Amon gli attacchi

ebbe ognun di loro l'asta rotta. ¶ 30. ¶ Qual li

n'ha cinquanta che 'l ritiene, ¶ in fin che

al creno ¶ or a l'orrechia il prende, ma

il brando, ¶ ma no 'l ritrova, onde confuso stette

piastre e sol con l'ungie straccia ¶ e fa

protervo ¶ spinse for di l'arzone a capo peso

già mi cedi, ¶ Carlo, l'onore, c'ho ridotto

che si peschi. - ¶ 38. ¶ Punge 'l destriere e driccia l

l destriere e driccia l'asta al ciglio, ¶ e

saldo a Falsirone, ma 'l periglio ¶ de l'inegual

ma 'l periglio ¶ de l'inegual contrasto giú l

l'inegual contrasto giú l'aterra. ¶ Con simile vantaggio

Falsirone: - Or presi a l'amo ¶ avemo pur di

Ottone, ¶ poi ruppeli su 'l capo il suo bastone

stretta, ¶ onde qui spiacque l'atto sí villano ¶ a

Mano. ¶ 41. ¶ Lo qual, volgendo l'occhio alto e soperbo

le parole ¶ entrato era 'l palazzo di Milone. ¶ Corre

ciambra come correr sòle ¶ l'amico a l'altro

sòle ¶ l'amico a l'altro, e grida: - Ah

varrammi ¶ s'alcun contra 'l desio consigliarammi? ¶ 45. ¶ Pàrtiti dunque

cogit Amor confiteri, ¶ disse l'Omero nostro mantoano. ¶ E

tolta, ¶ omai dal corpo l'alma sua fia sciolta

avea la scopa e 'l cesto ¶ e quasi al

busto il collo; ¶ onde 'l tapin senza Garbin e

aspra guerra; ¶ quello su 'l carro al basso giú

ballo, ¶ mentr'un adosso l'altro piú si calca

co' denti gli tiene l'asinello; ¶ fallo lasciar, e

asinello; ¶ fallo lasciar, e l'asinetto, su lo ¶ girar

carcollo d'olmo. ¶ 41. ¶ E 'l mastro di capella, ch

accommodar la voce a l'istrumento, ¶ non stette saldo

riso d'altri piú l'offende; ¶ tace di for

smania e stride, ¶ ché l'ira quinci, amor quindi

ira quinci, amor quindi l'incende. ¶ Carlo, che di

ciambra e, come da 'l costume ¶ d'amanti, al

fiume ¶ non vi rompea, l'ardor de la saetta

ardor de la saetta ¶ l'arrebbe incesa come far

Non ti pensar che 'l fante le risponda, ¶ anzi

descende. ¶ Acciò chi sia 'l citello non s'asconda

asconda, ¶ dirollo, poi che 'l senso qui vi pende

giglio, qual ligustro è 'l suo candore, ¶ co gli

quel torniamento, ¶ quando vide 'l figliuolo, che s'intriga

se gran pena ¶ cacciògli 'l sangue al cor for

forte et al tornar l'affretta, ¶ come 'l severo

tornar l'affretta, ¶ come 'l severo padre al figlio

sospetta, ¶ taglia del padre l'ultime parole: ¶ - Venite, padre

Qual meraviglia poscia se l'Ispani ¶ vi dicon "botaglion

accerto ben che, se 'l sia ben o male

vi faccio e manifesto ¶ l'imperator esser cagion di

pensier a me anco 'l da; ¶ vero anzi no

s'appaghi ¶ di far l'amico scorocciarsi alquanto; ¶ ma

proceder tanto; ¶ sarà chi 'l scotto innanzi sera paghi

penne ¶ spiegando a' piedi, l'alte scale scende ¶ et

era già mistieri; ¶ ecco 'l suo vecchio bove fea

un tomo tale che 'l Danese ¶ una stretta da

e poi ch'acconcio l'have, ¶ lor osservando va

freno; ¶ fin ch'a l'orrechia o altrove dà

sí le braccia e l'ale ¶ che non si

vaso, ¶ vi trovarei (che 'l Ciel tutti li perda

slargo; ¶ rispondo che, se 'l buco cosí stretto ¶ stato

Quest'è: quando a l'oscuro non si ve

a qualche fraticello; ¶ tu l'odi su le spalle

e come mai no 'l puòte possedere, ¶ fin che

era ¶ donna, come son l'altre, impaziente, ¶ per una

scampa nel porto ché 'l mar fa rumore; ¶ ma

fa rumore; ¶ ma se 'l guardo ridente miri: - Accosta

dico, ché del cuore ¶ l'occhio sempr'è messaggio

intiero ¶ (come signor che 'l popol suo compiace), ¶ fa

Danese ebbe la prima; l'altra vòle ¶ Amon, se

Amon, se può; ma l'ira emulatrice ¶ de' Maganzesi

Carlo e Namo ¶ che l'abbia il conte traditor

fu mai puttana; ¶ chi 'l chiama "dio" si mente

non vola, ¶ bench'abbia l'ali et usi in

guardativi da lui, ché 'l ladro antico ¶ lascia la

poscia si compunga ¶ di l'error suo, perché qualche

senza te saria già 'l mond'in cenere; ¶ onde

presi a Cunniano. ¶ 3. ¶ Godea 'l Spagnolo che sotto Pavia

contento si desia, ¶ che 'l cancaro mangiasse il Taliano

camino. ¶ Narrazione ¶ 5. ¶ Levavasi già 'l sole for di l

l sole for di l'acque ¶ con un visaggio

mette in punto: chi 'l stafil, chi 'l morso

chi 'l stafil, chi 'l morso, ¶ chi concia 'l

l morso, ¶ chi concia 'l barbozzale al suo destriero

tal gioco, ¶ fin che l'ultimo resti vincitore. ¶ Quivi

del sol, ardendo, fa 'l costume. ¶ 8. ¶ Sentesi già 'l

l costume. ¶ 8. ¶ Sentesi già 'l rumor al ciel diverso

e cavalli; ¶ era ne l'aere un tempo chiaro

chi al traverso ¶ urta 'l cavallo, affrena, stringe e

già del torto che l'è fatto; ¶ e vede

fatto; ¶ e vede che 'l Danese nel stecato ¶ era

zoppo ancora ¶ entrat'era 'l Danese ne la lizza

freno, salta e guizza. ¶ L'elmo di zucca, l

L'elmo di zucca, l'arme son di stora

e fassi targa ¶ contra 'l Danese con un calderone

quatr'ore bone; ¶ fra 'l qual tempo Rampallo vi

quanti danni ¶ ivi sofferse l'animal scontento! ¶ Al fin

scontento! ¶ Al fin ruppe 'l capestro e for d

in coro a dir l'ufficio. ¶ 17. ¶ Abbassa il capo

e quatro adrieto; ¶ cade 'l barone su la terra

terra soda; ¶ scampa, gridando, l'animal discretto; ¶ ride la

corregli drieto et anco l'ha pigliato. ¶ 18. ¶ Senza toccar

moscon faria contrasto; ¶ e l'elmo poi sí di

di splendor adorno ¶ che 'l sol no'l vide

che 'l sol no'l vide mai se non

quasi lo scavalca, ¶ perché 'l poltrone, per far ben

tanto piú piacque a l'atto ch'or succede

Fra tanto Amon e 'l suo fratell'Ottone ¶ eran

di Vulcan al forno; ¶ l'un Satanaso e l

l'un Satanaso e l'altro par Plutone, ¶ tant

è la gara e 'l gioco lor che fanno

et ha cusito a l'elmo e sopravesta ¶ gonfie

lento, ¶ e Namo fa l'ufficio de l'auriga

fa l'ufficio de l'auriga: ¶ pensate mo, lettori

cavalcar il suo germano ¶ (l'asino dico) a mezzo

Borea il spirito no'l dome? ¶ Cosí Namo facea

la briglia per girar l'armento, ¶ ma tanto fa

il volto a chi 'l tenea ¶ ch'egli non

era de li altri 'l piú rubesto, ¶ su l

l piú rubesto, ¶ su l'altra vacca giunge quivi

pastorale usò la lanza: ¶ l'una magrisce e l

l'una magrisce e l'altro fa la panza

del molino. ¶ Narrazione ¶ 40. ¶ Ne l'inclita cità, ch'è

capo e fonte ¶ de l'alma Franza, dicovi Parigi

suoi vestigi ¶ chiunque in l'alta Trinitade crede, ¶ alzando

le gran porte, ¶ e 'l bellico furor post' in

tegna. ¶ 42. ¶ Quanto mai cinge 'l mar e vede 'l

l mar e vede 'l sole, ¶ tre capi coronati

maladetta prole, ¶ tien tutta l'Asia e brama il

vien deriso); ¶ quindi Agolante l'Africa si gode, ¶ e

termini le mura! ¶ Però l'Italia non piú Italia

bel bordello. ¶ 44. ¶ Sol de l'Europa Carlo si contenta

mostrali tosto c'ha l'ungiute mani; ¶ tanto li

primo in tanto loco ¶ l'avea meritamente sollevato; ¶ donde

fa foco, ¶ et odesi 'l rumore d'ogni lato

ode. ¶ 46. ¶ Anco di novo l'alta Imperatrice ¶ dal regno

triunfo Carlo face, ¶ che 'l Ciel cotante grazie gli

dee; ¶ ma piú de l'altre Berta, ch'è

scopre tanta passione; ¶ troppo l'aspetto altier, troppo le

altier, troppo le piace ¶ l'onor, le forze, gli

le catene ¶ ch'avinta l'hanno e l'amoroso

avinta l'hanno e l'amoroso tarlo, ¶ penso contrastarebbe

a ciò la move l'aspro suo tormento ¶ e

aspro suo tormento ¶ e 'l sfrenato desio c'ha

c'ha di nodrire ¶ l'occhio de folli sguardi

de folli sguardi; ma 'l talento ¶ d'un cibo

cavallier di guerra ¶ che l'alpe ne son carche

in fin ch'a l'esser suo l'ebbe

a l'esser suo l'ebbe costrutto. ¶ 52. ¶ Stavasi Berta

d'incarnata rosa ¶ vide l'obbietto del suo cor

largo petto e rotondetto 'l fianco; ¶ alza le piante

è bianco; ¶ bell'è 'l cavallo e bono, ma

e bono, ma chi 'l regge ¶ piú bello e

bono il fa, mentre 'l corregge. ¶ 54. ¶ Muovel a 'n

capace, e scampavi chi 'l mira. ¶ Berta ciò vede

vede, onde nel cor l'abbraccia, ¶ ché, come neve

mai non dorme, ¶ qui l'attendea già lungamente al

e fiori carco, ¶ quando 'l Sol entra l'aureo

quando 'l Sol entra l'aureo Montone, ¶ nacque la

dunque la fronte a l'improviso ¶ et accocciò co

sangue, e spento lascia 'l viso; ¶ e 'n mezo

strano caso e novo l'addolorra; ¶ i' dico novo

non sa dove ¶ prenda 'l sentiero, tant'è di

la traccia ¶ che trova l'uscio e dentro vi

la nausa e fugge l'appetito: ¶ cosí Milon, cangiato

ben mille offese, ¶ celatamente l'arco e la saetta

male? ¶ E posto che 'l suo amor ella mi

ella mi credi, ¶ non l'averò però, ch'i

proba est. ¶ SONETTO DE L'AUTTORE ¶ Molte malizie copre

però non era che 'l cavallo, ¶ L'ossa tenendo

era che 'l cavallo, ¶ L'ossa tenendo, a lei

t'arricordo che per l'altrui colpe ¶ Nanti la

d'arpa ¶ Cosí fusse l'auttor de la Leandra

la Leandra, ¶ Acciò che 'l cancar gli mangiasse gli

fé di Dio; ché 'l bere d'acque ¶ (bea

al varco, ¶ anti che 'l mio batell' entrar comince

pugno ti rispondo a l'occhio, ¶ di ciò che

male, fia scusato, ¶ ché 'l lupo si pentí cantar

pentí cantar famato. ¶ 7. ¶ Ma 'l spirito gentile, qual si

che mosse amore dirmi l'error mio, ¶ ringrazio molto

pur lor pare che 'l tempo si perda ¶ da

lombarduzzo mangia rape"; ¶ serbo l'onor de l'inclite

serbo l'onor de l'inclite persone, ¶ ad altri

cortesamente alcun sincero ¶ mi 'l chiede, come sempre deve

ecco la causa, ecco 'l volume intiero ¶ gli areco

motto. - ¶ 13. ¶ I' non mi 'l fei ridir, ma s

vòlto il freno verso l'Aquilone, ¶ discese in Gotia

aperse un buco sotto 'l tetto; ¶ si trasse dentro

prima i' tolsi, ¶ né 'l pargoletto Orlando passar volsi

Turpino divertisce altrove, ¶ de l'ordinario suo non m

v'incateno, ¶ acciò che 'l libbro mio non si

questo ¶ dirà diffusamente tutto 'l resto. ¶ 17. ¶ Di quanti scartafacci

il naso no, ma 'l cul si freghe; ¶ sol

di sua mano. ¶ 18. ¶ Come l'ebbe non so, sassel

tana ¶ fusse portato a l'ultime contrade, ¶ onde togliesse

da noi creduto meno; ¶ l'ultima diede con sua

Luiggi Pulzi suo cliente ¶ l'onor die' senza scritto

chi si pente ¶ po 'l fatto, pesta l'acqua

po 'l fatto, pesta l'acqua nel mortaio; ¶ sia

Spagna, e Bovo ¶ co' l'altro resto al foco

d'ogni veritate; ¶ Boiardo, l'Ariosto, Pulci e 'l

l'Ariosto, Pulci e 'l Cieco ¶ autenticati sono, et

pur basta assai che 'l vero qui ragiono. ¶ E

principale, ¶ ch'usava in l'altrui bene sua destrezza

sua destrezza; ¶ Orlando, sotto 'l cui brazzo fatale ¶ andò

Ottone; ¶ Danese Ugieri e 'l bergognon Rainero, ¶ poi di

astrologhi e geomètri ¶ che 'l ciel non che la

Almonte o Chiariello, ¶ credono l'opre d'altri sian

le cosí avien che l'asino di lira ¶ crede

per la fede ¶ che 'l predicar a 'n popol

Cielo sono santi, ¶ non l'han già racquistato con

come fece Paolo e 'l cont'Orlando. ¶ 32. ¶ Orlando fu

capo e guida, ¶ poscia l'invitto suo cugin Renaldo

son mancati; ¶ ebber ne l'armi già molti trofei

Astolfo era perito, ¶ e l'esservi buffon toccò per

per sorte. ¶ Turpin fu 'l capellano, et anco ardito

bove ¶ che, tolto da l'aratro e in stalla

poscia d'uno in l'altro buso; ¶ tu 'l

l'altro buso; ¶ tu 'l vedi che a fatica

il passo move, ¶ cascandogli 'l mentozzo in terra giuso

andavan tutti drieto per l'uscita, ¶ dico nel cacatoio

porco e caole con l'agliata, ¶ trippe, pancette e

pesce o carne ¶ che 'l padre santo, in guisa

oncia mangiarne, ¶ mercé che 'l Griffo tutti li rapia

lingue multa commentaria: ¶ non l'arabesca, ebraica, non la

che Tullio vale; ¶ 12. ¶ ma l'arciprete santo avea di

fa di sangue inopia, ¶ l'avea condotto a tal

molto allegro. ¶ 14. ¶ Cacciato si l'avea ne la bisacca

toga: ¶ - Sète voi - dice - l'arcisinagoga? ¶ 15. ¶ La Reverenzia Vostra

quel pesce, ch'io 'l disquarta ¶ per poterlo in

nostra fame, ¶ che tutto 'l mare va per la

d'un scapucin sotto 'l velame ¶ tu cerchi fra

fama, il grido, ¶ che l'arciprete ha perso l

l'arciprete ha perso l'Instituta ¶ con altri libbri

Christi", dove si confuta ¶ l'error de' Stoici, e

al regimento, ¶ ode che 'l venerabil monsignore ¶ di mal

di gola perso avea l'onguento; ¶ poi de la

la vita lui tutto 'l tenore ¶ viengli narrato, et

for di tana ¶ e l'han condotto di Rainer

sudor e peggio; ¶ chi 'l chiama porco, chi Sileno

riti maladetti: ¶ dormivan su l'arena e freddi marmi

sciocchi e forsennati, ¶ che 'l vostro aver lasciati a

s'adira ¶ convien che 'l sentimento l'abandone; ¶ ma

convien che 'l sentimento l'abandone; ¶ ma spesso accade

o giande. ¶ 33. ¶ Rispose alor l'abbate: - Alto signore, ¶ con

s'in Tullio voi l'avete letto; ¶ et Aristotel

et opra, ¶ quando che 'l Salvatore ci ammaestra, ¶ parlando

risa ¶ prese Rainer, ché 'l padre gli revela ¶ le

rea. ¶ Oh dunque sotto 'l ciel sorte felice ¶ de

d'alcun male; ¶ ché 'l mal e ben in

in ogni regione, ¶ dico l'empireo sopra 'l cristallino

dico l'empireo sopra 'l cristallino. ¶ Vostra Excellentia intenda

giustamente ¶ quant'è da l'oriente a l'occidente

da l'oriente a l'occidente. ¶ 39. ¶ Due cose giunte

d'acqua c'ha l'angosto ¶ mar Adriano insin

saper qual or è 'l pensier mio. ¶ 40. ¶ E se

il vostro ingegno, ¶ se 'l vi cale di trippe

cotal odore ¶ ch'altri l'orecchia, altri s'ottura

sovra pensiero; ¶ e se 'l si vide mai volar

sé, che tutto quanto l'assembrava; ¶ trovalo ch'in

gran conquasso ¶ facea, mentre l'agliata vi pestava; ¶ et

mezzo porco rivoltava. ¶ Quando 'l coco venir appresso il

ma gli commanda che 'l scolato lardo ¶ tenda buttar

simil a questa, ove 'l spirto de vino ¶ tenea

gran dispetto ¶ ch'Orlando l'occupasse in sul sentero

diedegli un buffetto ¶ su l'occhio, che gli venne

lo caccia, ¶ et ancor l'altro afferra e giú

e giú lo stese ¶ l'un sopra l'altro

stese ¶ l'un sopra l'altro, e macca lor

figliuol, non sai ¶ che 'l pesce grande mangia il

dàti pace tu, perché 'l demonio ¶ già non è

un laberinto; ¶ ecco su l'occhio i' porto il

porto il testimonio ¶ che 'l figlio del Signor mi

figlio del Signor mi l'ebbe tinto ¶ col ponderoso

ponderoso pugno; e fu 'l primero ¶ che mi percosse

il suo scudero. ¶ 46. ¶ Cosí l'altra matina l'animoso

Cosí l'altra matina l'animoso ¶ dongello dritto corre

Io v'addimando, per l'amor di Dio, ¶ un

la mazza ¶ chiocca ne l'uscio a questo e

anco ne vòl de l'altro e piú n

non può, com'è l'usanza ¶ di chi non

bretine lane; ¶ so che l'aspetto tuo d'un

la gonella e fe' 'l mostrar dissotto ¶ che, del

del suo general contra 'l commando, ¶ la sacca non

d'un asinello sotto 'l carco! ¶ A cui dico

il padre santo ¶ che 'l brazzo d'Orlandino gusta

sen corre. ¶ 54. ¶ - Chi cerca l'orbo? - disse alor Orlando

che spetrarli ¶ mistier farà l'incude col martello. ¶ - Piú

che sta drieto a l'uscio, piglia ¶ e su

lana. ¶ Fa' ciò che 'l tuo figliuolo ti consiglia

la fede, ¶ dilli che 'l laico piú del frate

li zaffi, com'è 'l suo costume, ¶ in frotta

suo costume, ¶ in frotta l'han pigliato immantinente; ¶ tutto

corde, ¶ et a chi 'l porta spesso il collo

collo morde. ¶ 59. ¶ Or finalmente l'han condotto innanze ¶ al

sei lungo com'ho 'l deto, ¶ e for del

piú non posso ¶ che 'l cul di sangue avessi

avrai questo vantaggio, ¶ se 'l torto che mi fai

m'ha rotto prima l'occhio e muso. ¶ Se

aver al detto mio l'orrecchie sorde, ¶ perché ti

addosso, ¶ dico Milon, che 'l deto già si morde

ben lo rassomiglia a l'occhio, al pelo, ¶ cangiossi

al proprio albergo. ¶ 67. ¶ Ove 'l cortese damigello, in vece

questi la diffesa ¶ contra l'orribil fame che dar

musichi d'Arcadia sotto 'l basto! - ¶ Conclusione ¶ 68. ¶ Or su

robba. ¶ Meglio sarà che l'unica signora ¶ mia Caritunga

e mostri a lui l'ecclipsi, ¶ scrivendo per le

son franco; ¶ e se l'inchiostro, la lucerna, il

lucerna, il foglio ¶ e l'Orsatino mio non fiami

e Parnasso! ¶ OTTAVO CAPITOLO ¶ 1. ¶ L'istoria del beato Griffarosto

lui cantando carca su l'antenna; ¶ Musa che, accortamente

e molto piango de l'altar di Cristo; ¶ io

e molte frutta, ¶ e l'umile sua mensa ebbe

rozze fercole confugge, ¶ che 'l bon pastore l'arrecò

che 'l bon pastore l'arrecò davante: ¶ quivi la

volto smorta, ¶ pur, tolta l'esca, molto si conforta

non piú Milon, ma l'appellòr Milano. ¶ 55. ¶ Quel gran

schiene, ¶ sí come a l'opre di ciascun conviene

io credo in tutto 'l Credo e, se non

che dal Ciel trasse l'origine ¶ mi riconduce al

stile piú lodevole; ¶ ma l'abito maligno e la

tal che smarite sono l'arti vetere. ¶ Veggio fatto

che mai leggiadra ¶ da l'orizonte omai scotea le

scotea le piume; ¶ surge 'l pastore a beverar la

lume; ¶ di che, tolto 'l bastone, s'assicura ¶ e

assicura ¶ e for guida l'armento a la pastura

di stracchezza piena; ¶ pur l'alma entro 'l pensier

pur l'alma entro 'l pensier tanto s'affanna

cor gran pena ¶ ché 'l suo Milone a lato

e freme, ¶ torcendosi su l'uno e l'altro

su l'uno e l'altro fianco; ¶ verun non

fior del mondo e l'unica possanza, ¶ difficil parto