parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «la»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
e catini nel secchiaio, la mattina. Camminavo verso la
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la mattina. Camminavo verso la finestra tenendo i piedi
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di pioggia, più lontano. ¶ La vetrata era tutta percorsa
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città di Bindra. ¶ Accendevo la piccola luce nello sgabuzzino
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motore capovolto della motocicletta, la pompa della benzina e
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una volta a sbloccare la valvola di una delle
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camere d’aria, con la puntina smussata di un
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un cacciavite. Mi ripulivo la punta delle dita con
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al primo piano. Toccavo la porta di uno degli
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dita. ¶ Il tempo passava, la luce filtrava con una
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pranzo!” mi dicevo. Alzavo la testa, mi stiravo distendendo
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tutti un po’ impolverati, la luce era così impastata
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strisce. Correvo giù per la scala, scendevo un’altra
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nello sgabuzzino a gonfiare la moto. La pompa si
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a gonfiare la moto. La pompa si disarticolava un
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disarticolava un po’ mentre la manovravo con le mani
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gonfiando, mi pare...” ¶ Manovravo la pompa senza neppure fiatare
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già a incontrare verso la fine una certa resistenza
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il sudore sulla fronte. ¶ La pelle del volto mi
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Spostai con un calcio la direzione del manubrio girato
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provai a inclinare tutta la moto su di un
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su di un fianco. La facevo venire giù piano
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finestra senza un’anta, la motocicletta era già coricata
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a issarla sul cavalletto. ¶ La guardavo, la continuavo a
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sul cavalletto. ¶ La guardavo, la continuavo a guardare all
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gommino, saltarci sopra finché la moto non incomincerà di
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si spostava sfiorandomi quasi la testa, mentre proseguivo dividendo
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quella crosta che fa la polvere chiara continuando ad
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di tanto in tanto la mia figura contro gli
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barattolo d’olio e la benzina. La tenevo tappata
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olio e la benzina. La tenevo tappata con il
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poco a poco seccava, la pelle era diventata di
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sentivo allontanarsi piano piano. La luce cambiava come a
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ogni volta che alzavo la testa e mi veniva
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di guardare. ¶ Mi asciugai la fronte sudata con il
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Controllai un’ultima volta la catena nuova appena montata
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cappucci delle candele e la forcella, prima di andarmi
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andarmi a lavare con la foglia di sapone che
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due o tre volte. La forcella strideva, la sella
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volte. La forcella strideva, la sella gemeva, si sfaldava
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a distinguere il manubrio, la porta dello sgabuzzino, neppure
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alzai sulla sella, inclinai la moto da una parte
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quasi del tutto sotto la mia scarpa. Mi chinai
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scarpa. Mi chinai con la testa per guardare il
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due o tre volte la piccola pompa prima di
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buttare fuori ruggine, tutta la motocicletta saltava, scricchiolava. Afferrai
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scricchiolava. Afferrai più forte la manopola dell’acceleratore, provai
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di gas. Spinsi fuori la moto, mi fermai ancora
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ininterrottamente. ¶ “Chi sarà?” ¶ Tutta la sede risuonava nei suoi
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alzai dalla sedia, costeggiai la vetrata senza vederla, lanciandomi
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lanciandomi a precipizio lungo la rampa in legno delle
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contro il portone con la spalla e che la
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la spalla e che la cassa si cominci a
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sbattere e polverizzarsi contro la volta lontana del soffitto
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portone. ¶ “Chi c’è dietro?” ¶ Il campanello smise
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quasi cancellati. ¶ Feci slittare la cassa. Il portone cominciò
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si abbassò di colpo la luce. Si distinguevano già
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uomo mi guardò per la prima volta, con stupore
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certo!» ¶ Era basso, tarchiato, la pelle del suo viso
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L’uomo si grattava la testa, si pigiava con
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lo frega?» obiettò corrugando la fronte. ¶ «Allora lo puoi
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girò a guardare verso la bocca del portone. ¶ «Forse
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manovrando nella strada. Vedevo la sua larga faccia quasi
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all’interno della sede. La testa dell’uomo era
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contro il muro smangiato. La sala si era riempita
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molto?» chiedeva ansimando lungo la scala. ¶ «Siamo quasi arrivati
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peso. Stavamo passando contro la vetrata, fino alla lunga
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Non c’è neanche la luce, qui dentro?» chiese
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ansimando. ¶ Premetti l’interruttore. La vetrata si era annullata
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fuori, da lontano, dentro la cucinina tutta illuminata. ¶ L
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aveva sbattuto con forza la testa contro la portella
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forza la testa contro la portella spalancata dello scolapiatti
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cominciò a massaggiare esageratamente la fronte, con le sue
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le sue grosse dita. ¶ La vetrata era buia, non
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piatto, feci scendere con la forchetta tutto l’unto
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sarebbe quest’uomo calvo?» ¶ La luce della lampadina oscillava
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rumore né da dietro la vetrata né dalla strada
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spuntavano ancora lungo tutta la linea della sua larga
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pieno di macchie, impadellato. ¶ 12 ¶ La ragazza con il morbillo
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preavviso, verso sera, e la gente cammina con le
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esaminavo per un po’ la motocicletta rovesciata sulla sella
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che ci fosse sotto la camera d’aria. “È
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trovato al secondo piano. La manovravo tenendola sollevata, ma
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giù senza incontrare resistenza. La smontavo, controllavo molla e
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guarnizione, cercavo di sbloccare la valvola di una camera
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passaggio d’aria sotto la sua spessa pelle. “Ma
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di gonfiare, gettavo via la pompa. Mi fermavo ancora
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un istante a osservare la sua catena spezzata e
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rosicchiato in più punti la sua guaina di gomma
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piano. Riprendevo in mano la lista degli indirizzi. “Ma
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di scendere a vedere la motocicletta...” concludevo togliendo l
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messo. Ricominciavo a compilare la lista di nomi e
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nomi e di indirizzi. La sede ridiventava del tutto
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prima di coricarmi per la notte, neppure il rumore
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remoto, come di cisterna. La pioggia batteva più forte
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piano del lucernario, contro la vetrata. ¶ Mi alzavo per
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molta luce potevo scorgere la bocca orizzontale di una
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altra rampa di scale. La mia valigia era ancora
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dove l’avevo lasciata la sera precedente. Mi affacciai
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d’un tratto, perché la vista mi si era
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dentro il portone. ¶ Lacerai la carta dell’imballaggio, mi
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mi chinai per leggere la data. ¶ “Ma questi giornali
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le orecchie. ¶ Adesso che la luce arrivava fin là
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la luce arrivava fin dietro potevo scorgere la
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là dietro potevo scorgere la porta semiaperta di un
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motocicletta, rovesciata sulla sella. La toccai con le dita
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toccai con le dita. La ruggine si staccava dal
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un po’ trasparente per la luce. Provai ad aprire
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radenti ¶ Mi aggiravo per la sede deserta, i primi
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prima di soffiare via la polvere, prendevo in mano
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candidatura compilate. Soffiavo via la polvere, decifravo i nomi
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passava di colpo per la mente “posso sempre tentare
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piano, provavo a girare la manovella del ciclostile ormai
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del ciclostile ormai fossilizzato. La luce rendeva impenetrabili le
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di disegni tracciati con la biro durante le riunioni
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cui erano stati tracciati, la riunione stava finendo o
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poca distanza dalla sede. La tenevo sopra la spalla
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sede. La tenevo sopra la spalla mentre salivo i
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per un po’ contro la vetrata. Si poteva vedere
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in piedi quasi contro la vetrata, si sarebbe potuto
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poco per volta dietro la vetrata, se era sera
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mi scordavo di accendere la luce, non si riuscivano
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ancora sotto di me la grande estensione vuota della
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già accesa qua e . Dalla stradina arrivava qualche
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del fumo passare contro la vetrata. La brace si
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passare contro la vetrata. La brace si arroventava nel
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del mio volto, anche la punta delle due dita
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quanto restava della cicca. La lasciavo cadere nel tegamino
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lasciavo cadere nel tegamino. La sentivo sfrigolare contro le
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allargavano di più contro la vetrata, orbitavano senza neanche
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poggiare le spalle contro la parete, smettevo per un
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bloccato il portone con la cassa!” Mi giravo di
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guardavano come soprappensiero sporgendo la testa da quanto restava
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e battevo forte con la mano. «Il numero è
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i vetri della cabina la sera diventava più sfavillante
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il ricevitore, uscivo riparandomi la testa con il braccio
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per un po’ contro la luce pestata delle vetrine
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a Bindra. Soffiavo via la polvere, mi chinavo a
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cominciavo a congetturare. Allungavo la mano cercando di disingarbugliare
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Spostavo anche quella con la mano, mi pareva formata
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poi pietrificate. Inglobavano anche la sfera del lampioncino e
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zone sempre diverse, dove la luce sembrava filtrare maggiormente
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attaccaticce, un po’ caramellate. La vista mi si annebbiava
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a luce spenta contro la vetrata. ¶ “Da una settimana
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bocca per non rivelare la loro presenza con un
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da quella parte, posai la valigia sul pavimento prima
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all’improvviso, non appena la sfiorai con la mano
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appena la sfiorai con la mano, cadde con fragore
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questo posto è deserto!” ¶ La sala era adesso un
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pesantemente da una parte, la sua piccola chiave era
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seta appena vomitata. ¶ Chinai la testa di scatto, perché
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capire se avevo lasciato la valigia nella sala o
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dietro per le vie. La luce era sempre la
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La luce era sempre la luce, quella che non
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montatura. ¶ Il giornalaio muoveva la mano con esasperante lentezza
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i vetri della cabina la città era tutta tagliata
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Dovevo essermi trascinato dietro la valigia perché vedevo che
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gettato all’interno, esasperato. La luce si era messa
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un po’, passando contro la striscia delle vetrine accese
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questo luogo...” mi stupivo. La valigia sbatteva contro i
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un istante, mi asciugavo la fronte con le dita
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passi” mi dissi, “forse la mia prima valutazione di
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poteva cominciare ad arrovesciare la testa senza batticuore eccessivo
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sospese sopra le città... ¶ La piccola strada era tutta
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in giro qualche interruttore. ¶ “La luce funziona!” mi accorsi
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le ragnatele erano inerti, la luce del lampadario le
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in un piccolo secchiaio. ¶ La scala era buia, ma
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stanzone, provai a girare la manovella di un ciclostile
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con infinito stupore, perché la luce si era accesa
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e si vedeva attraverso la sua porta una piccola
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armadio, un portaombrelli. ¶ Aprii la portafinestra, piano piano. Feci
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ringhiera piena, in muratura. La stradina di sotto era
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l’interno della stanza. La luce si abbassava per
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pesanti all’improvviso. Spensi la luce, mi lasciai cadere
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Non ho portato su la valigia!” mi ricordai d
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ricordai d’un tratto. ¶ La luce del più vicino
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avvertivo sotto di me la presenza della grande caverna
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soffitto, oppure se avvertivo la presenza di uno di
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e mi fissava con la testolina di lato, capovolta
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da tutto quel bagliore. La gola mi bruciava, facevo
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fatica a deglutire. ¶ Spalancai la portafinestra, mi affacciai al
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portone era ancora aperta. La guardavo dall’alto, curvandomi
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una soltanto delle facce. ¶ La stanza di mezzo era
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mezzo era senza finestre, la rischiarava un lucernario annerito
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quelle strisce che fa la pioggia quando scorre sui
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un po’ avvallato. Adesso la cucina era in piena
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in piena luce, per la vetrata che correva di
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orto, di cortili. ¶ Aprii la portella del frigorifero, mi
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neanche pensato di aprire la portella, dopo avere staccato
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portella, dopo avere staccato la corrente” mi dissi girando
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corrente” mi dissi girando la testa dall’altra parte
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un po’ di gas. ¶ La scala scendeva, sotto i
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eravamo finiti?» domandai con la voce alterata. ¶ Lo sentii
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piccola sede qua e ...» sentii che aveva ripreso
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mi sorrise. ¶ «Oh, no... la vedevo solo dall’alto
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ammoniaca dell’eliografia, per la curiosità di sentire per
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ala spezzata di farfalla. La scala aveva ripreso a
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tirati senza guardare, controluce. ¶ La centralinista si era messa
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da poco, ancora incandescente. ¶ 10 ¶ La nuova sede ¶ Aprii la
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La nuova sede ¶ Aprii la portiera, buttai la valigia
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Aprii la portiera, buttai la valigia sul sedile di
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più forte a vorticare. La luce a poco a
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non c’era più la cornice, né la matassa
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più la cornice, né la matassa degli addobbi né
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matassa degli addobbi né la ressa crescente degli altri
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tutte le parti, spostare la leva del cambio dopo
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premendo col piede errabondo la frizione, nella macchinina che
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qualcuno ha chiamato Bindra.” ¶ La strada svoltava di tanto
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dover girare di colpo la ruota del volante. ¶ Passavano
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di una piazza. ¶ Manovrai la leva del cambio, il
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mia mano salì sopra la ruota del volante. Tenevo
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ruota del volante. Tenevo la testa un po’ inclinata
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autostrada, e si vedeva la forma di un dirigibile
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già per finire anche la striscia tutta contorta del
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i primi grandi crocicchi. La strada passava sotto grandissimi
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come se niente fosse la sua strada. Il vetro
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sul punto di spezzarsi. La strada era sempre la
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La strada era sempre la strada. La ruota del
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era sempre la strada. La ruota del volante se
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sentire un leggero sospiro. ¶ La macchinina corse ancora per
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muso. Potevo vedere dentro la più vicina delle finestre
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di colpo di annodarsi la cravatta, sul fondo di
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schiarito per un istante la voce prima di gridare
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voce prima di gridare. ¶ La luce era tornata di
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riuscii a trascinare fuori la valigia. ¶ Le ruote anteriori
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un po’ più in , perché da una parte
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vetro un po’ ricurva. ¶ La staccai dalla montatura, me
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staccai dalla montatura, me la misi in tasca. ¶ Scorgevo
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alto, bisognava arrovesciare tutta la testa per poterli leggere
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un portone, mi passai la mano tra i capelli
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strano...” mi passò per la mente, perché il campanello
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verso il campanello, avvicinai la mano per suonare, e
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istintivamente un orecchio, con la mano. ¶ Arrovesciai la testa
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con la mano. ¶ Arrovesciai la testa, mentre il suono
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l’altro e misurava la vastità di quella grande
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correva a perdifiato verso la porta, per aprirmi. ¶ “Sono
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sembrava di avere fatto la minima pressione, eppure il
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avranno chiuso intenzionalmente con la chiave, prima di assentarsi
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dentro!” mi passò per la mente un istante dopo
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oscurità. “Si stanno tappando la bocca per non rivelare
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di sentire. Faceva ondeggiare la testa da ogni lato
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lo specchietto retrovisore che la strada. La macchina che
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retrovisore che la strada. La macchina che ci seguiva
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un po’ inebetito dietro la ruota del volante. ¶ «Siamo
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Passò ancora una curva, la strada si gettò sbilanciata
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sbilanciata verso il basso. La cabina del camion che
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raggiera alle sue spalle. La ghiaia scricchiolava sotto le
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Ritiravano con uno scatto la fila dei piedini, controllavano
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accompagnando in silenzio verso la porta di una casa
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facendo ciondolare un po’ la grande testa, come se
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più a tenerla sveglia. La porta non si apriva
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colorate. Ero già dentro la casa. Le vedevo stagliarsi
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capivo se era per la vicinanza di Sonnolenza o
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coltello sul tagliere. Scorgevo la loro pellicina venire via
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via tutta azzurrina per la luce. ¶ La vecchia era
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azzurrina per la luce. ¶ La vecchia era tornata nel
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lo stesse per sfregare. La luce rendeva la tovaglia
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sfregare. La luce rendeva la tovaglia un po’ fosforescente
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dai capelli arancioni me la indicava toccandosi la tempia
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me la indicava toccandosi la tempia con una delle
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della salsiccia. ¶ Poi, lungo la tavolata, si fece di
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una mano di seguirlo. La vecchia mi guardava adesso
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una volta, nell’attesa. ¶ La testa del bambino cominciò
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cranio rasato mosse appena la mano. Il bambino lanciò
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dita cominciavano a slegare la bocca del sacco, si
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due le maniglie, arrovesciò la testa. ¶ L’uomo dal
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solo allora osò girare la testa per guardarmi. ¶ «Ecco
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qualcun altro sonnecchiava con la testa sul braccio ripiegato
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Non c’era più la vecchia, non poteva più
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non poteva più esserci la vecchia. Di fronte alla
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contendeva a gran voce la nostra presenza sulla propria
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di nuovo, sulla ghiaia. La colonna stava partendo. Ma
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di tempo. ¶ Mosse appena la mano. Non si poteva
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troppo. Devo vomitare...» mormorò. ¶ La macchina si fermò. Si
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palco. Scendemmo dall’auto. La sentimmo ripartire con tutte
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chiave nell’astuccio, per la quale non si riusciva
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riusciva a trovare posto. ¶ La luce ci stava a
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vedevano ancora veleggiare sopra la piazza grandi lembi di
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colorata, forse sfuggiti durante la mattina alla grande matassa
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simbolica...» spiegava Sonnolenza con la voce impastata «non serve
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non serve a niente, la possiamo benissimo gettare dal
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mormorò il cieco con la bolla del cane tra
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per rompere le acque!» ¶ La strada era diventata leggermente
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un po’ più in . ¶ Sentii che si stava
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che si stava schiarendo la voce ancora tutta impastoiata
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bicicletta...» ¶ Mi girai con la testa. ¶ «Una ragazza? Che
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Che ragazza?» ¶ Sonnolenza appoggiò la guancia alla cornice, sbadigliava
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facevo fatica a tenere la macchinina sulla strada. ¶ «Ma
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braccio per poterci dare la mano. ¶ «Inoltre le faccio
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spropositata, tutta sfuocata per la vicinanza. ¶ L’uomo mosse
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a strappi. Adesso che la folla si era un
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già scaturendo di sbieco la cornice, si vedevano anche
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gridarono alcune voci tra la folla, e già molti
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poi tolto del tutto la maniglia, perché potesse espandersi
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impedimenti in ogni direzione. La folla si era fatta
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cane faticava ad aprire la bocca a causa della
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quando voleva far penzolare la lingua. ¶ A uno dei
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a uscire correvano attraverso la piazza facendoli srotolare di
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suo comizio!» sorrise indicando la piazza con la mano
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indicando la piazza con la mano. ¶ Il suo volto
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ogni giorno più grande la sua fama!» mi sorrise
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prima di ritirarsi verso la chiazza pulsante della folla
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ma sporgevano qua e sotto le strisce ben
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è stata montata anche la colonna degli altoparlanti!» sentii
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deferenza l’uomo con la fascia. ¶ Mi girai a
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stessero uscendo le parole. ¶ «La musica! Manca ancora la
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La musica! Manca ancora la musica!» si ricordò improvvisamente
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di rincorrerlo ancora, con la voce, mentre la musica
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con la voce, mentre la musica stava già erompendo
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erompendo con forza sopra la bocca della piazza. ¶ Scorgevo
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una scala. Arrivava con la testa fin dove la
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la testa fin dove la punta del palo premeva
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e sforzava un po’ la bolla, l’arrovesciava tenendosi
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lo sentii bisbigliare. ¶ Imboccai la scaletta, poi il corridoio
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mentre saliva da tutta la piazza il primo applauso
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applauso. ¶ Il corridoio oscillava, la testa del microfono era
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da qualche istante deflagrate. La luce scorreva un po
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venire confusamente da sotto la pedana, battevano in molti
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assi” mi passò per la mente, “sentiranno ancora più
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di piazza alcuni tra la folla saltavano di tanto
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sbalordito l’uomo con la fascia, accogliendomi infine in
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un gesto qualsiasi con la mano, perché non avevo
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perché non avevo più la voce. Mi girai a
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fosse arrossito improvvisamente, deglutiva. ¶ «La potrei sempre arrestare...» lo
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sol uomo a liberarla!» ¶ La piazza pullulava di folla
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verso l’alto, e la luce scolava giù come
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ci stava dentro. ¶ «Adesso la vorranno portare in trionfo
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più o temessero che la loro voce non potesse
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una delle macchine, e la gente si chinava per
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vicino al guidatore, con la bolla del cane tra
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piccolo verso incontenibile, mentre la macchina partiva, si girò
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guardarmi. Doveva avere appoggiato la testa sulla mia spalla
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mi giravo per guardare la fila di auto che
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retrovisore. ¶ Il cieco taceva. La testa del cane spuntava
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girata verso il guidatore, la cui pelle rosata strideva
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arancione dei capelli. ¶ Ora la colonna d’auto aveva
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segno di rallentare, con la mano. La macchinina s
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rallentare, con la mano. La macchinina s’inabissava, usciva
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sonnecchiato per molto dentro la cornice. ¶ «Che paese è
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per uno dal tettuccio. La piazza era tutta deserta
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qualcuno si stava schiarendo la gola per parlare. Ma
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in questa zona?» domandavo. ¶ La cornice di ferro oscillava
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il cieco aveva scosso la testa due o tre
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dalla cornice, di traverso. La luce ritornava subito dopo
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era già l’alba. La cornice ricominciava a ondeggiare
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niente fosse gli occhi. La lingua del cane pendeva
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scoperchiare il tettuccio con la mano, quando capivo che
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staccarle? Precedendo di molto la parola già pronunciata, forse
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parola già pronunciata, forse, la prima parola mai pronunciata
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del basso porticato. Sentivo la pedana inclinarsi fortemente da
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delle gambe che reggevano la cornice. Cercavo di bilanciarla
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si era addormentato con la testa poggiata sul tavolino
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per bilanciarmi dovevo toccare la balaustra con la mano
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toccare la balaustra con la mano. Le vedevo scollarsi
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nervature proseguire al di delle loro alucce dalle
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veniva infatti da dietro la saracinesca semiabbassata. Cercavo di
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due le mani, chinando la testa per guardare. C
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inchiostro, altrimenti si taglia la matrice!» faceva in tempo
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istante di mano. Se la metteva di fronte, la
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la metteva di fronte, la guardava, e da come
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guardava, e da come la chiazza della sua faccia
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con l’altra mano la risma, mi sorgeva il
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le mani, per smazzarla. La faceva oscillare più volte
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più forte perché tutta la risma si impregnasse d
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a farli passare contro la matrice rotante, il carrello
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volta un’altra risma, la smuoveva flemmaticamente, la faceva
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risma, la smuoveva flemmaticamente, la faceva slittare un po
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parte prima di sgranarla, la batteva con molta delicatezza
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appoggiarci a sua volta la bocca per soffiare. Scorgevo
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ancora per un po’ la matrice appena staccata e
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fosse caduta sopra durante la notte. Poi qualcuno riusciva
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so come, a spegnere la lucina, sentivo ancora per
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cane che stava leccando la colla dentro il secchio
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colla dentro il secchio. ¶ «La lasci fare!» sentivo bisbigliare
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paesi. Il cane passava la lingua piena di colla
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manovrare poco per volta la sua pennellessa. Continuavano a
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non cessavano neppure quando la lingua del cane passava
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le luci, nelle case. ¶ 9 ¶ La mitragliatrice ¶ Scoperchiai il tettuccio
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dell’auto, misi fuori la testa per uscire. ¶ «Cosa
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fuori dalla cornice con la bolla del cane tra
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cieco continuava a tenere la bestia tra le braccia
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tra le braccia, non la lasciava più camminare, da
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cieco. ¶ L’uomo con la fascia alla cintura mosse
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da come gettava indietro la testa e vacillava, si
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per l’umidità, per la nebbia. ¶ Anche i vetri
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Entrai di sbieco, con la gamba. Buttai il giornale
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sedile di dietro. Abbassai la testa per entrare nella
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cane stava immobile, con la testa sdegnosamente girata verso
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restare in silenzio dentro la cornice. ¶ «Poteva almeno uscire
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continuava a girare e la macchina aveva cominciato a
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parte, controvoglia. ¶ «Perché?» ¶ Ingranai la marcia. ¶ «Sapeste cos’è
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è successo!» dissi mentre la macchina cominciava piano piano
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via. «Adesso vi racconto...» ¶ 8 ¶ La cornice ¶ «Ma da dove
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Di qui e di . L’ho anche aiutato
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vuoi una?» ¶ «Ma sì!» ¶ La sera scendeva, la strada
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sì!» ¶ La sera scendeva, la strada scintillava un istante
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faccia bianca si portava la sigaretta già accesa verso
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sigaretta già accesa verso la chiazza abbacinante del volto
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fregato, da qualche parte...» ¶ La sera copriva a poco
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continuava a spostare paurosamente la fiamma dentro la cornice
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paurosamente la fiamma dentro la cornice. Dovevo manovrare di
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manovrare di colpo, con la testa, quando vedevo che
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che stava per accendere la lingua del cane invece
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che nascevano qua e nei paesi. ¶ Organizzavamo piccole
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isolati lungo gli stradoni. La rete dei fili della
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più a fondo. Scendeva la sera, le lampadine si
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si vedeva neanche più la rete dei fili che
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si arrampicava sopra e la sua cima cominciava di
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oscillare. Lo spiazzo rimpiccioliva, la luce annullava per un
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distingueva solo, dall’alto, la curvatura come stampata della
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vedevo salire rapidamente, aumentava la velocità man mano che
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le lampadine. Si fasciava la mano con un fazzoletto
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ci ruotavano attorno, incattivite. La notte scendeva, si sentivano
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in piedi sul tavolino. La chiazza del suo volto
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vicino prima di svitarla, la nube delle zanzare pareva
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fonti di luce contrapposte, la vedevo smarrirsi, e poi
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ronzare tutte allargate dentro la cornice, e passarci sul
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sul collo, sulle braccia. La cornice di ferro slittava
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auto. Si doveva vedere la macchinina tremare, sussultare, a
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fuori, dalle strade. Finché la cornice tornava a stabilizzarsi
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bestia?» insinuava da dietro la voce dell’operaio dalla
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bestia. ¶ Non si vedeva la strada già da un
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che reggeva in grembo la boccia di cellophane piena
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e due le mani. ¶ La macchina andava, non aveva
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tutti quanti, qui dentro?» ¶ La testa del cieco era
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operaio dalla faccia bianca. ¶ La cornice di ferro si
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restringevano sempre di più, la cornice di ferro stava
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cresceva, dovevo guidare con la testa tutta arrovesciata. Entravamo
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mentre il cieco attraversava la piazza tenendolo per la
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la piazza tenendolo per la maniglia. Qualche testa si
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dai porticati, per guardarli. La bestia si veniva ad
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di fronte al baldacchino. La guardavo, ogni tanto, cercavo
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sposati, gli avevo comperato la biancheria nuova, di marca
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po’ screpolate, gli facevo la barba, gli spalmavo la
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la barba, gli spalmavo la crema contro la dermatite
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spalmavo la crema contro la dermatite in una piega
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sola da tanto tempo...» ¶ La figlia aveva allungato una
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segno che doveva rinnovare la tintura. ¶ «No, no, niente
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Ti si è bloccata la digestione?” “No, no, non
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in tempo a mettermi la vestaglia e a prepararmi
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e a prepararmi per la notte. Tornavo nell’altra
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si avvertiva tutt’intorno la presenza delle stanze completamente
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visto anche lei...» disse la figlia che continuava a
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come fare a lasciare la casa, cosa dire. Sentivo
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a trovarlo?» chiese improvvisamente la donna. ¶ «Perché aveva lasciato
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fare parte con noi!» ¶ La donna abbassò gli occhi
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anche lì, sul giornale, la stessa cosa che aveva
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Mi alzai dalla sedia. La guardavo con gli occhi
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quanti nomi!» ¶ Andavo verso la porta, senza vedere, senza
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sentii che stava dicendo la voce della ragazza, alle
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già lungo il corridoio. La ragazza si affrettava dietro
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mi stava conducendo oltre la porta, su quel vialetto
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Mi era venuta vicino, la guardavo. ¶ «Ecco, fermiamoci qui
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venendomi molto vicino con la bocca, come per non
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era rimasta immobile dentro la casa, sempre seduta in
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stipendio, si faceva dare la busta, diceva che aveva
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per noi due, per la nostra vita futura... “Ah
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Veniva a prendermi con la macchina di mia madre
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a lei. “Dov’è la busta? Dov’è?” balbettava
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Impallidiva di colpo quando la vedeva spuntare dalla borsetta
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spuntare dalla borsetta. Portava la macchina in una zona
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in una zona deserta, la parcheggiava sotto un gruppo
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sei?» cominciò a chiamare la voce della madre da
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della madre da dentro la casa. ¶ «Sono qui, sta
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tranquilla! Adesso arrivo!» esclamò la ragazza a voce alta
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a voce alta, girando la testa verso la porta
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girando la testa verso la porta. «Gli sto facendo
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qui fuori, c’è la nebbia!» ¶ Si girò di
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a spezzarmi. Anche durante la notte, certe volte... non
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lei dormiva o con la scusa di andare al
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facendo?» continuava a chiamare la donna da dentro la
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la donna da dentro la casa, a voce più
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Adesso arrivo!» gridò quasi la ragazza girando la testa
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quasi la ragazza girando la testa di lato. ¶ Mi
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le braccia, aveva posato la fronte sulla mia spalla
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mi aspetta da tempo, fuori!» ¶ Riprendemmo a camminare
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Riprendemmo a camminare verso la porticina d’uscita. Lei
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che mi ha vista!» ¶ La porta era ormai molto
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Feci qualche passo verso la macchinina gialla, parcheggiata dall
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lontano!” mi dissi aprendo la portiera tutta bagnata per
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di lamiera ondulata, dietro la quale non si scorgeva
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c’è una casa, dietro...» provai a dire
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il parabrezza, si vedeva la nube del suo fiato
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niente!» ¶ Guardai ancora verso la casa. Il cieco continuava
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cieco continuava ad accarezzare la testa del cane, senza
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vedere!» dissi uscendo con la testa dalla cornice. «Volete
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anche voi?» ¶ «No, no, la aspettiamo.» ¶ Allungai una mano
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istante, prima di allungare la mano verso il campanello
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mano verso il campanello. ¶ La casa doveva essere molto
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dei passi leggeri dietro la porta. ¶ «Lei chi è
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porta socchiusa, scorgevo appena la sua bocca carnosa, i
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a dire. «Abita qui?» ¶ La ragazza continuava a fissarmi
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con me!» disse aprendo la porta. ¶ Mi voltò la
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la porta. ¶ Mi voltò la schiena, si incamminò lungo
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vengo da via...» ¶ Avvertivo la presenza di masse vegetali
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umidità della notte, per la nebbia. Indovinavo da dietro
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prima di uscire, sopra la vestaglia. ¶ Eravamo ormai quasi
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È mia madre» disse la ragazza facendomi strada, «venga
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disse con enorme emozione la ragazza. ¶ La donna mi
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enorme emozione la ragazza. ¶ La donna mi fissava senza