parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «la»

nautoretestoannoconcordanza
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nuova condensa: lui e la Bianca erano scomparsi. La
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la Bianca erano scomparsi. La pioggia li aveva cancellati
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pioggia era stata verso la fine del viaggio, quando
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Schiacciò il pulsante, chinò la testa e vide il
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stava per suonare ancora, la serratura scattò. ¶ Entrò. Ma
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madre e ripartire. Intanto la seconda automobile che li
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Ronzavano ovunque e non la smettevano più. Si mise
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ferma con una mano la cartella che ballava sulla
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ballava sulla schiena. Superò la piccola tettoia e arrivò
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dai terrazzini affacciati sopra la sua testa. In un
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girò a sinistra, verso la palazzina A. Il portone
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punto di spingerlo. ¶ Alzò la testa. Fece un balzo
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un grembiule e con la testa coperta da un
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di vendere i dolci. La pasticceria Toni Mennino aveva
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veloci che gli toglievano la cartella e lo aiutò
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dai due lacci che la reggevano alle spalle. Non
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fatto di sopra, dentro la casa. Ma erano in
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mai smettere di guardare la madre di Luigi. Si
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Luigi. Si nascondeva dietro la schiena del figlio e
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e ogni tanto sollevava la testa sopra il corrimano
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Sali subito, Giovanna! Sali!” ¶ La donna si rizzò in
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porta sbattere. ¶ “Donne impiccione.” La pelle, prima bianca e
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stare, solo!” disse, sistemandogli la cartella sulla schiena. “E
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si tolse di dosso la cartella. La tenne stretta
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di dosso la cartella. La tenne stretta in una
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e si attaccò con la schiena alla parete. Si
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alveare. A metà strada la cartella diventò più leggera
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leggera. Era Luigi che la stava sollevando per un
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per un laccio. Pietro la tirò a sé, Luigi
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a sé, Luigi non la lasciò. Per un istante
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quando il pasticcere inserì la chiave giusta nel buco
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giusta nel buco arrugginito. La porta si aprì appena
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scomparire in uno stanzino. ¶ “La palla,” bisbigliò Luigi. ¶ Poco
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di pezza rossa. Riaccostò la porta di ferro e
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Mi raccomando mentre camminate… La palla… Piano… Guai a
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fine tu Luigi richiudi la porta e riprendi le
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bocca e poi contro la nuca. Guardò il figlio
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figlio. ¶ Poi Luigi spalancò la porta di ferro. ¶ Da
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mucchi di mattoni bagnati. ¶ La palla toccò terra. Se
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palla toccò terra. Se la passarono, attraversando la via
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Se la passarono, attraversando la via deserta. Passaggi corti
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l’asfalto bagnato. Luigi la calciò avanti, sull’altro
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le case diroccate, dove la via delle macerie incontrava
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via delle macerie incontrava la grande strada trafficata. Là
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la grande strada trafficata. , dietro l’angolo, c
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l’automobile verde con la sirena sul tettuccio. E
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in macchina. ¶ Pietro rallentò, la cartella gli stava scivolando
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leva sulle braccia. Alzò la gamba per scavalcare e
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piegarsi appena, proprio mentre la signorina della televisione ricominciava
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veloci e finirono presto. La signorina riapparve. Pietro la
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La signorina riapparve. Pietro la conosceva, la vedeva sempre
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riapparve. Pietro la conosceva, la vedeva sempre. Era bella
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un attimo, e anche la signorina non parlò più
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Ti eri addormentato!” ¶ Sollevò la testa. Suo padre era
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pulì, poi fece sparire la mano sotto il sedere
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solo a risvegliarsi: anche la cosa dentro si era
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comparvero un monumento e la statua del cavaliere con
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statua del cavaliere con la grande spada. Poi Pietro
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Pietro registrò una strada, la pioggia, una macchina rossa
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dietro tutto c’era la grande montagna arancione. ¶ Il
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ai malvagi. ¶ Pietro guardò la faccia dell’indiano per
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volta. Subito dopo spense la luce e chiuse gli
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occhi c’era solo la notte. Per fortuna l
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una mano e prese la lampada sul comodino. Poi
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gambe nude per tutta la schiena. ¶ Si mise a
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sotto il letto, trascinando la luce con sé. ¶ Quando
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lì sotto mise subito la luce a illuminare ogni
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il nero e con la luna vola via la
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la luna vola via la mia paura. Il male
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in alto e vola e felice io sarò
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il vetro freddo tra la sua mano e la
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la sua mano e la pioggia che colava. ¶ Il
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scrosciare dell’acqua contro la lamiera del tettuccio. Il
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cominciava ad avere caldo. La giacchetta di nylon gli
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era troppo complicato perché la cartella gliela aveva sigillata
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ogni buca della strada. ¶ La macchina si fermò. Gli
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metà, girando due volte la manopola. ¶ “Dove siete diretta
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città.” ¶ Quando loro salirono, la macchina vibrò. Uno seduto
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attaccò al vetro. Con la punta del naso che
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del naso che toccava la condensa guardò una delle
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loro macchine verdi con la sirena sul tetto che
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pure, ma non come la Bianca. ¶ Pietro disegnò due
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un puntino appena sopra la portiera, lui al volante
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e ogni tanto con la coda dell’occhio li
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li guardava. Era bella la loro cintura. La desiderava
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bella la loro cintura. La desiderava, e anche il
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anche il cappello con la visiera lucida. La pistola
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con la visiera lucida. La pistola invece gli faceva
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volante. ¶ Oltre il parabrezza la città si avvicinava. ¶ “È
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vanno veloci,” continuò lei. ¶ La pioggia batteva sulla lamiera
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sceso. Ancora tre strade. La sua scuola, il ponte
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lo baciò. ¶ Pietro tirò la leva della portiera e
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portiera e mentre scendeva la ascoltò parlare ancora: “Fatti
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nostra”. ¶ Si sistemò meglio la cartella. ¶ “…e non ti
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voltò di scatto. E la vide sorridere. ¶ Scese assieme
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all’uomo. Poi chiuse la portiera, gli occhi sul
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assordante del motore invase la stanza, salendo per le
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per le pareti. ¶ Strinse la leva del cambio e
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del cambio e mise la prima. Schiacciò a turno
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sull’ultimo di destra. ¶ La luce del sole iniziava
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si accesero e finalmente la Bianca prese velocità. Le
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il telo nero e la Bianca uscì scricchiolando sulla
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clacson alla domestica e la fece spaventare. Passò davanti
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Mancava ancora una tappa, la piccola casa. Ingranò la
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la piccola casa. Ingranò la marcia, premette sull’acceleratore
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Accelerò così forte che la schiena del vecchio rimase
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volante a sinistra e la Bianca si immise sgommando
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bussare sul finestrino e la Bianca si spense. Non
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l’ho trovato.” ¶ Ora la Bianca era diventata fredda
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altra portiera. Fece scattare la maniglia e mentre saliva
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le gambe. ¶ Si lisciò la barba e continuò: “Dobbiamo
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ascoltano.” ¶ Pietro fece scattare la lama del coltello, poi
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lama del coltello, poi la richiuse. ¶ Nino gli mise
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lasciò più. “Siamo velocissimi!” La Bianca era un fulmine
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avevano mai scricchiolato tanto. La Bianca vibrava e ondeggiava
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vibrava e ondeggiava, era la regina della strada e
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Pietro sarebbero andati con la Bianca. Bastava stare attenti
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voltò verso Pietro, lisciandosi la barba fino alla punta
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e parlando piano anticipò la domanda: “Non mi ha
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osservare il sole contro la ghiaia bianca, oltre il
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volante, pronto a partire. ¶ La Bianca si svegliò. E
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al monte!” gridava Pietro. ¶ La Bianca dovette affrontare un
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di fare sentire tutta la sua potenza. Poi li
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e in salita, dove la neve non si scioglie
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macchia piccola e scura. La macchia aveva i capelli
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All’inizio del garage la macchia si fermò per
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afferrò il coltello, tirò la maniglia della portiera e
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e scattò fuori. Prese la mano liscia e magra
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gli porgeva e non la lasciò più, il suo
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cloc della portiera. Girò la testa per quanto poté
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si girò di nuovo. ¶ La sentì dentro. La cosa
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nuovo. ¶ La sentì dentro. La cosa stava mordendo. ¶ “È
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Nino, capito? Ricordati bene, la strada la conosci già
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Ricordati bene, la strada la conosci già,” ha detto
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ha anche detto: “Stasera la signorina la guardiamo solo
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detto: “Stasera la signorina la guardiamo solo io e
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solo io e te”. La mamma lui non la
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La mamma lui non la vuole più con noi
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non sbaglio per niente. ¶ 6. ¶ La poltrona era di pelle
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Bianca. Al suo fianco, la sedia gialla con i
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lo schienale e con la mano scendeva giù fino
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potevano anche uccidere. Quello non gli sembrava davvero
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brillava nella mano, rifletteva la luce che pulsava davanti
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dai baffi appena accennati. La sua bocca allegra e
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Era già via, oltre la fontana. ¶ Lo conosceva bene
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Avrebbe aspettato anche tutta la sera. ¶ Mamma è gentile
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Oggi mi ha cambiato la maglia e mi ha
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brucia sul braccio e la carta gialla bagnata che
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bagnata che fa guarire la ferita quasi subito. Un
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lei si è cambiata la maglia io ho visto
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corridoio e da dietro la porta. Era arrabbiato e
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mi piace per niente, la notte invece mi piace
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Si era inginocchiato e la sua testa era scomparsa
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incrociando le gambe sotto la sedia di paglia mezzo
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lunghi e sottili erano , dove una fitta distesa
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che cadeva, e Pietro la vide brillare. Il liquido
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Il liquido gorgogliò contro la plastica del secchio schiumando
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Teneva il bicchiere sopra la testa, le braccia tese
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secchio. ¶ Sorrise. Aveva fatto la cascata rosso scuro più
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lungo, poi indietreggiò, colpendo la sedia con le gambe
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Allungò le braccia sotto la sedia bucata. Tirò fuori
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di nuovo erba. E la fontana, le grandi scalinate
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fontana, le grandi scalinate, la stalla. C’erano i
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l’aria sbattere contro la faccia, alzargli il colletto
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Respirò a fondo. Prese la rincorsa e lo bucò
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quando il toro carica la coperta rossa, lo incornò
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Signorino, i lenzuoli!” gridò la nuova domestica. Ma lui
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uno. ¶ Pietro avanzò, strisciando la fronte contro la manica
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strisciando la fronte contro la manica della camicia. Sentì
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avvicinò all’ombra con la ghiaia che gli scricchiolava
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mal livellate del marciapiede. ¶ La riga d’ombra, netta
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precisa, gli solcò prima la fronte, poi la testa
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prima la fronte, poi la testa, infine la schiena
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poi la testa, infine la schiena. ¶ Entrò. ¶ Era un
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qualche chiave da meccanico. La luce illuminava i muri
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intorno. Lo toccò e la polvere gli restò sulle
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a sé con tutta la forza che aveva. Il
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c’era lei. Lei, la Bianca. Il pezzo di
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bianco e cromato. ¶ Pietro la sfiorò con una mano
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con una mano. Toccò la lamiera fresca e liscia
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l’altra mano e la accarezzò tutta, girandole intorno
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schiacciò i palmi: così la sentì. ¶ Esplorò ogni tipo
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vetro del finestrino, poi la leva cromata subito sotto
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leva cromata subito sotto. La fece scattare. La portiera
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sotto. La fece scattare. La portiera si aprì. Pietro
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portiera si aprì. Pietro la spalancò e con un
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dentro. ¶ Sprofondò nel sedile. La Bianca era tutta sua
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i tre bottoni colorati, la leva del cambio. Lo
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curvare tenendo d’occhio la velocità e il livello
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Pietro si sistemò meglio. La schiena completamente adagiata, dritta
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che gli premeva contro la gamba, lo appoggiò sul
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un attimo e vide la luce rossa sul cruscotto
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fer…” Luigi non finì la frase. La lucertola era
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non finì la frase. La lucertola era già nell
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era già nell’erba. La coda tra le mani
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mani di Pietro che la fissava, felice. ¶ Mentre correvano
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tornati in tempo per la cena. Era alla fine
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a Luigi mancava solo la coda. Quando Pietro lo
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con gli occhi alzati dove cominciavano le foglie
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bambino-lucertola? ¶ Si portò la mano alla fronte per
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alla fronte per fermare la luce che lo accecava
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poco. Pietro mandò giù la saliva. Ancora due passi
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lui. ¶ Si chinò, tastò la scarpa e i lacci
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e per bloccarlo sotto la linguetta di pelle bianca
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piedi e si infilò la maglietta delle Olimpiadi dentro
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lo bucava. ¶ Pietro schiacciò la scarpa destra sulla corteccia
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corteccia venata e sentì la gomma della suola fissarsi
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l’ebbe trovato incastrò la punta della scarpa in
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in una stretta fessura, dove il legno era
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ogni muscolo che tremava. La corteccia sembrava liscia e
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sospeso a metà. Accostò la guancia al legno fresco
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così, com’era caduto. La faccia contro le crepe
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che sapeva di polvere. ¶ La testa ronzava. Tutto il
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era acciaccato. E anche la schiena. ¶ Si tirò su
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col dorso della mano la guancia sporca. Si guardò
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guancia sporca. Si guardò la terra secca appiccicata sui
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fino alla mano. ¶ “Pietro!” La voce non arrivava più
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gli teneva il braccio. ¶ “La prossima volta provi tu
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ferita, sulla terra. ¶ Alzò la testa. Luigi lo guardava
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singhiozzare, sempre più forte, la schiena che sussultava per
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due o tre giorni la crosta ricresce,” disse Luigi
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tutt’intorno. ¶ “Brucia?” ¶ Ora la luce del sole era
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cielo, più blu, e la polvere, quasi rossa. Come
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gli finì addosso. ¶ Era . In piedi, fermo a
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della fontana ne confondevano la figura. Il panciotto nero
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nero e corto stringeva la camicia bianca. Una mano
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sicuro,” disse Pietro nascondendo sotto l’asse di
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fondo al giardino, dove la stradina di ghiaia finiva
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e lo vide lanciare la sigaretta tra la ghiaia
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lanciare la sigaretta tra la ghiaia smossa. ¶ La voce
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tra la ghiaia smossa. ¶ La voce di Luigi, inaspettata
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di Luigi, inaspettata, fu la prima. ¶ “Buonasera, signore.” ¶ “Ciao
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in avanti. Gli mise la mano sulla testa e
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annuì, abbassando di poco la testa. ¶ “Portaci i miei
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cose, io!” Rise, prendendo la guancia del bambino tra
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tornato Nino?” ¶ Pietro sollevò la testa di scatto. Osservò
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o aprirsi come tutta la faccia. Sembravano quelli del
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sulla guancia, sul collo, la mano di suo padre
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sul collo, sulla spalla. La sentì arrivare sul braccio
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e si allontanò verso la piccola casa bianca. ¶ Pietro
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la signorina fa vedere la sera. E se non
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ti prego, Gesù Bambino. ¶ 4. ¶ La testa di Luigi, Pietro
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i compiti li faceva la mattina cinque minuti prima
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minuti prima che suonasse la campanella. ¶ Pietro era bravo
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almeno questa era stata la sua convinzione fino al
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togli uno e aggiungi la metà dell’altro. Meno
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che fosse spaventato, ma dentro c’erano parole
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Togli due e aggiungi la metà dell’altro”. ¶ Il
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Poi più su, verso la Madonna che pendeva dalla
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oro opaco. ¶ Pietro abbassò la testa. Non sarebbe bastato
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zucca una sola moltiplicazione. ¶ La cicala fermò il suo
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chiuse di scatto, e la copertina di plastica blu
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della penna e con la mano libera frugò nella
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italiano con al centro la scritta arancione in grande
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cosa dovevano fare: Pietro la grammatica, Luigi l’aritmetica
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Luigi l’aritmetica e la geometria. Poi, alla fine
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a restare alto. Perché, fuori, c’era molto
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in camera. Avevano chiuso la porta a chiave e
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quei colori. Dalla finestra la luce riempiva i muri
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sembravano volare per tutta la stanza. Erano piccoli soli
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fermavano sul baule sotto la finestra a dare la
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la finestra a dare la carica ai giocattoli di
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asse di legno e la maglietta bianca delle Olimpiadi
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Luigi il necessario per la grande caccia e si
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caccia e si infilò la maglietta, poi uscirono in
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acceso una volta superata la fontana e le siepi
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fontana e le siepi. , nel bosco rado che
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portava alla piccola casa, la luce accecava ogni cosa
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le mani allacciate dietro la schiena. La lucertola era
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allacciate dietro la schiena. La lucertola era nascosta dalla
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nascosta dalla grondaia, solo la coda rimaneva al sole
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Luigi che picchiavano contro la grondaia a fargli vedere
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grondaia a fargli vedere la lucertola. Si dimenava frenetica
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Si dimenava frenetica, raschiò la parete e scese giù
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fianco. “Fammi vedere!” ¶ Luigi la chiuse tra i palmi
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C’era già nascosta dietro… è grandissima!” disse
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asse di legno. ¶ “Te la tengo ferma…” disse Pietro
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gli sorrise, gli passò la lucertola e poi aprì
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lucertola e poi aprì la lama. Pietro stese il
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schiacciò appena. “Vai! Taglia!” ¶ La lama attraversò quel triangolo
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Luigi. ¶ Pietro lasciò fuggire la lucertola tra l’erba
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alzò gli occhi vide la coda che dondolava tra
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tua…” si sentì dire. ¶ La prese e si accorse
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le fu di fronte la toccò con un colpo
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con un colpo secco. ¶ La lucertola non fece in
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a cadere, perché lui la fermò a mezz’aria
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arrivò all’asse e la stese sul legno, proprio
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altra coda. ¶ “Se vuoi la tengo fer…” Luigi non
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già voltato, aveva rovesciato la sedia e si era
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non passava. Gli asciugò la bocca bagnata con il
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solo un po’ nervoso”. ¶ La tovaglia della domenica si
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piatto e hanno tutta la saliva nera che esce
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che esce dalla bocca. ¶ La porta dello studio si
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offerto il cioccolatino con la menta che stava nella
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d’argento. “Per ripulirti la bocca,” aveva sorriso. Ne
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per sé e accarezzandogli la testa gli aveva detto
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sua stanza. Lì appoggiò la cartella sul letto e
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e si cambiò subito la maglia bagnata. ¶ Guardò fuori
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maglia bagnata. ¶ Guardò fuori: la luce abbagliava fino a
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di sempre, e superò la sala della televisione. Scese
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Filò via veloce tra la ghiaia e attraverso le
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casa. Provò a spingere la porta chiusa, ma quella
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e ripartì strusciando contro la parete rugosa finché, all
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che gli grattava contro la gola. Tossì più forte
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a Nino, il giardiniere: la schiena larga e piegata
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larga e piegata sopra la terra secca, la folta
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sopra la terra secca, la folta barba grigia che
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ancora il vecchio agitando la mano libera. ¶ Si fermò
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le tenaglie rosse con la punta un po’ storta
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gli saliva piano lungo la schiena e dalla schiena
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scoppiava dentro, a calmare la ferocia nello stomaco rattrappito
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accanto al comodino con la chiave d’oro. C
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regalo di Natale che la sua famiglia aveva scelto
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poi.” ¶ Pietro riebbe indietro la tavola di legno e
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tappo di latta e la frutta in rilievo sul
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è già.” ¶ L’ultima, la più grossa. ¶ Pietro sorrise
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in cucina. Lì scelse la sedia che ballava meno
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cerchi sempre diversi. ¶ Raddrizzò la schiena, poi si portò
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lo sportello e prese la pagnotta grande avvolta nella
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quadretti bianchi e rossi. La srotolò e appoggiò il
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e verdi, quello sotto la caffettiera, questa volta gli
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pane era più farinoso. La prima fetta, più scura
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prima fetta, più scura, la tenne per sé. La
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la tenne per sé. La seconda, più spessa, andò
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delle fragole. ¶ Pietro abbassò la testa. Il profumo della
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nel piatto scomparve subito, la mollica finì di berlo
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vecchio cosparse di zucchero la sua fetta e quella
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masticare. Prese in mano la sua fetta pesante e
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e profumata e se la portò alla bocca. Lo
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divenne piccolo e stretto, la testa pulsava. Mise giù
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testa pulsava. Mise giù la fetta e allontanò il
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vecchio. “Che, hai perso la lingua?” ¶ “Oggi papà mi
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a papà?’.” ¶ Mi pizzica la cosa nella pancia, è
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e dopo picchia mamma. La picchia anche quando lei
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quando lei mi mette la mano davanti agli occhi
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le cose cattive che la signorina fa vedere la
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il nero e con la luna vola via la
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la luna vola via la mia paura. ¶ Il male
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vola in alto vola , ¶ e felice io sarò
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che anticiparono di poco la sua barba grigia e
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sua barba grigia e la tuta verde piena di
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occhi fissi al muro. La lucertola era ancora lì
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e si abbassarono sopra la sua testa. Sentì la
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la sua testa. Sentì la fatica e la lucertola
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Sentì la fatica e la lucertola restò alta e
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suo posto. Che toccasse la lucertola di quel poco
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Allora lei cadde tra la terra e la polvere
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tra la terra e la polvere e lui le
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levigato. Lo bloccò, strisciando la lama contro la carne
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strisciando la lama contro la carne. Schiacciò forte, fin
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sentì il legno fermargli la mano. ¶ Poi, la lucertola
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fermargli la mano. ¶ Poi, la lucertola fuggì oltre quelle
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resa incompleta. Al di di quegli occhi che
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Pietro afferrò di punta la parte mozzata. La chiuse
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punta la parte mozzata. La chiuse nel contenitore e
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mani gli arrivarono addosso. La sua testa fu colpita
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gambe cedettero. Cadde proprio , dove lei era precipitata
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dove lei era precipitata la prima volta. E lì
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per il dolore o la paura, ma perché sapeva
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È mia. Fa’ che la coda è solo mia
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mia e basta. Anche la tavola di legno e
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barattolo sono miei, sono fuori, papà non me
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che quando papà guarda la signorina lei mi porta
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il pane. Quello con la bambina felice sulla carta
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Fa’ che nessuno ruba la mia coda e le
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Il difficile era spaccare la parete del guscio. Pietro
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un attimo prima che la forchetta gli scivolasse dalle
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stomaco, Pietro avrebbe ingoiato la corazza tutt’intera. Invece
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batté col coltello contro la parte alta del guscio
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Schiacciò più che poté la punta della forchetta dentro
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dentro il buco nero. La corazza crollò sotto la
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La corazza crollò sotto la sua forza, rilasciando altra
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e appiccicosa di prima. La sua forchetta si invischiò
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ogni parte inzuppata. Sentì la polpa urlare tra quei
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quelle gole palpitanti. ¶ Con la punta della posata spaccò
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quella carne bagnata. Se la portò alla bocca, ingoiò
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altro, rispettando le regole: la schiena dritta, le gambe
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Pietro mangiò e mangiò. ¶ La corazza fu girata e
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scoperto. Poi portò rapido la forchetta vuota in bocca
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cocci lucenti. ¶ “Allora saltare la cena aiuta! Maria, hai
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granchio ogni volta che la sera prima avrà saltato
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sue piccole mani dietro la schiena. E rimase a
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Vieni da me dopo.” La voce di suo padre
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mancò il fiato. Sollevò la testa e rimase così
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chiusa. “Nino! Nino! Apri!” La porta non era quella
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basilico. ¶ “Nino!” Pietro guardò la finestra che non c
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respiro che gli raschiava la gola. Poi alzò la
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la gola. Poi alzò la testa e nell’angolo
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telo di plastica per la grandine, si accorse che
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Corse ancora. Giù per la discesa fino all’orto
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arrivò al vecchio garage: la Bianca dormiva sotto il
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è in nessun posto! La sua casa è tutta
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è tutta chiusa con la chiave e non ci
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vacanza ci andiamo con la Bianca io e lui
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niente!” E già scendeva la grande scalinata, filando veloce
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di me e senza la Bianca. ¶ 16. ¶ Anche se c
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parole a memoria. Era la canzone di quella signora
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di quella signora con la gonna corta e i
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tra le mani e la faccia rivolta verso il
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Pietro rimase muto. Abbracciò la cartella appoggiata sulle sue
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sulla loro cintura. Dentro la scatola di pelle nera
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posto. Andiamo,” disse. ¶ Per la maggior parte del tempo
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fu nella loro casa, la madre di Luigi rimase
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bicchiere finché Toni non la vide e s’infuriò
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e le guance scarne. La sua eccessiva magrezza dava
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a Pietro piaceva, per la sua gentilezza, per le
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al cancello erano arrivati, la madre di Luigi non
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più andata a trovare la sua. ¶ Scesero i quattro
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cenno di saluto con la testa. Lei non ricambiò
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e lo guardò strofinare la cassapanca bucata. Lo faceva
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No, il tuo ha la lama troppo corta e
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sottile. Così non rompiamo la busta!” ¶ “Con il mio
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Luigi non rispose, fissò la cartella ancora appesa alle
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braccio fermo che guidava la lama tra la carta
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guidava la lama tra la carta. Mancava un piccolo
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mobile e si asciugò la fronte sulla spalla. ¶ Pietro
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il vecchio signore con la barba. ¶ “I soldi sono
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morto…” disse Luigi grattandosi la testa. ¶ “Forse sono rimaste
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gradini della piccola scala. ¶ La palla rotolò, sbattendo contro
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fare un buon lavoro. La busta era come nuova
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però, avevano dovuto fermarsi sotto per troppo. ¶ Sentirono
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calda in faccia e la ghiaia schizzare dalle loro
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avanti, Luigi quasi attaccato. La cartella gli ballava sopra
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cartella gli ballava sopra la schiena. Sentiva la fretta
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sopra la schiena. Sentiva la fretta spingergli sulle tempie
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del sentiero. Al di della ringhiera arrugginita c
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ridosso della ringhiera, allungando la mano tozza verso di
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Pietro, scostandosi da dietro la spalla di Luigi. ¶ “Non
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messo le mie code? La casa è chiusa, è
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intervenne Luigi. ¶ “Ho visto la macchina verde parcheggiata davanti
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una mano gli accarezzò la testa. ¶ “Ci sei andato
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lacrime che aveva proprio , sopra gli occhi, non
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si abbassò immediatamente e la raccolse. ¶ “Centomila lire!” fece
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lire!” fece eccitato. Poi la aprì per intero. “Non
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sguardo corse per tutta la carta chiara e ruvida
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Luigi estrasse dai pantaloni la colla e lo stecco
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mettere troppa colla, sennò la carta si appiccica tutta
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quantità sul bastoncino e la spalmò dove prima l
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sulla bocca. ¶ Luigi asciugò la carta con un angolo
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andava via via schiarendosi. ¶ “La macchia c’è ancora
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tutto ritornò come prima. La colla era sulla carta
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colla era sulla carta, la busta nel libro, il
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il libro nella cartella. La cartella ancora sulle spalle
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due rividero il corridoio, la porta di ferro, il
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sentiero tra gli orti, la palazzina verde. ¶ Tutti e
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prendere tra le mani la busta e studiarla. Girarsi
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tempo restò seduto con la cartella che pesava sulle
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i suoi giorni guidando la Bianca in tutti i
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capito che solo così la Bianca poteva andare velocissima
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mano e aveva aperto la cassetta degli attrezzi da
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fosse stato più grande la Bianca sarebbe diventata solo
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quando sei più grande la guidi solo tu. Così
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Così porti in giro la tua fidanzata…” ¶ Pietro era
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bello portare in giro la fidanzata… non la vuoi
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giro la fidanzata… non la vuoi tu una fidanzata
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tu una fidanzata?” ¶ “Sì, la voglio io.” ¶ “E come
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E come dev’essere la tua fidanzata?” ¶ “Bella… come
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ruota rimasta. “E poi?” ¶ “La voglio che ride sempre
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ride sempre. Tu ce la porti mamma con la
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la porti mamma con la Bianca?” ¶ “Una volta la
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la Bianca?” ¶ “Una volta la portavo. Però lei aveva
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che poi ci guardiamo la signorina io e te
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silenzio!” ¶ Suo padre spense la luce. Adesso il buio
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riparo dal fumo infilando la testa tra lo schienale
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mosse un po’, perché la gamba era indolenzita, evitando
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era indolenzita, evitando che la pelle scricchiolante della poltrona
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volume divenne più alto. ¶ La signorina scomparve. Al suo
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mangiavano gli stessi biscotti. La musica e le voci
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diventò scura. E nera. ¶ La signorina ritornò, e gli
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e gli sorrise. Pietro la fissò, con la schiena
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Pietro la fissò, con la schiena che scivolava molle
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molle sulla poltrona, mentre la sua voce forte e
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girò per un attimo la manopola dalla parte sbagliata
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Lui si corresse subito: la signorina, da quel momento
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già stato condannato… ¶ …lascia la moglie e… ¶ …bambini. Il
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ogni centimetro di pelle. ¶ La signorina scomparve. Ora, davanti
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E un uomo, con la testa appoggiata sul volante
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Fumava. ¶ Lo guardò appoggiare la sigaretta nel portacenere sopra
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da sotto gli occhi la tazza tutta piena. “Non
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suonare in salotto. Lei la cantava senza voce, muovendo
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rossa tra le mani. La passò al figlio, poi
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passò al figlio, poi la chiave ruotò nella serratura
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Pietro si tolse subito la luce dagli occhi e
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abbassò le mani vide la faccia appuntita dell’uomo
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gli occhi tutti bianchi. La bocca era un buco
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denti gialli e storti. La mano d’ossa di
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parlare. Tornò indietro, oltre la colonna, da dove poteva
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Pietro si voltò, spalancando la porta. Fece un passo
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dentro!” disse Luigi stringendogli la spalla. ¶ “Se papà lo
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tuo.” ¶ “Carmine vede che la busta non è nuova
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Pietro lo seguì, lasciando la porta aperta. ¶ “Colla. La
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la porta aperta. ¶ “Colla. La spalmiamo con questo,” disse
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di poco, e afferrò la maniglia della porta di
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che tacque solo quando la porta si chiuse. E
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Luigi lo aiutò, se la caricò su di sé
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pantaloni. Ci appoggiò sopra la cartella. ¶ “Facciamo tardi e
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mani troppo veloci. Raddrizzò la cartella e l’aprì
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vedere meglio. “Eccola!” esclamò. ¶ La busta era esattamente a
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piatta, senza una piega. ¶ La prese e la sollevò
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piega. ¶ La prese e la sollevò. ¶ Pietro ne aveva