parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Enzo Striano, Il resto di niente, 1986

concordanze di «la»

nautoretestoannoconcordanza
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1986
Belforte era spiegazzato, gonfio, la faccia sudata. A Galiani
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1986
sfavillare di gioia. Tieni la Luna abitata al Nuovo
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musica. Io sto aspettando la chiamata. Appena arriva, fujo
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arriva, fujo. A Pietroburgo. , forse, si potrà fare
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le viene dint’a la capa de canta’» mormorò
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Farinello.» «Ma perché ve la pigliate con Porpora? Solo
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sempre un dio, Piccinni.» «La brutta copia di Gluck
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dispetto Paisiello snocciolò, calcando la mano sugli accordi bassi
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Emanuele Bach. ¶ Fu verso la fine del piccolo concerto
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che arrivò Luigi Primicerio. La prima volta che lo
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passo di carica, disturbando la musica, lui pure le
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Serra, le baciò sgarbatamente la mano. S’avvicinò infine
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fortuna”, il che spiega la successiva battuta di Galiani
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tornò da Portella con la sposa, per la città
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con la sposa, per la città che tripudiava, in
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al Largo di Palazzo. La sera al San Carlo
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e Paisiello, scritto apposta. ¶ La prima volta che vedeva
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rabbia» disse Sanges, scuotendo la testa. «M’avvilisce. Questa
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M’avvilisce. Questa sarebbe la classe dirigente. A Napoli
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fosse arrivato il re... La venuta del re fu
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stemma d’oro comparvero la figurona di Sannicandro, scintillante
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brillava come un sole), la figurina candida di Chiara
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lune diamantine. S’intravidero la chioma bionda e i
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nel silenzio. Tutti studiavano la nuova regina. Maria Carolina
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agitò verso il palcoscenico la mano guantata di bianco
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scena: entrarono i protagonisti. La prima donna con meraviglioso
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pareva soddisfatto, perché menava la lunga testa su e
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in sala, nei palchi. La regina faceva “Sì, sì
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quella sera apparve spopolato: la maggior parte dei frequentatori
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cambiando. ¶ Sorrise, mentre Sanges la incitava: c’era tanto
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come Tanucci, non ce la faranno. Tu, per esempio
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mandiamo al re. Liscia la regina più che puoi
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accanto Chiara Pignatelli.» ¶ «Vuoi la verità, Vincenzo? Non capisco
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verità, Vincenzo? Non capisco la scelta. A me Chiara
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apparenza, Lenòr. Chiara fa la spregiudicata come tutte, oggi
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una regina a far la regina, come intendiamo noi
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continuo a non capire la scelta.» ¶ «È una donna
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Sorridendo, ripeté: «Non fare la giansenista, Lenòr. Certe cose
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proprie licenze”». ¶ Vedendola mortificata, la carezzò sotto il mento
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nuovo era anche spregiudicatezza. La Chiesa stessa, su certe
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umilissimi era grande, infatti, la libertà nei costumi. Forse
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mancavano. ¶ «Questo “si tiene” la moglie di quello.» «Quella
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a strillare che per la troppa scostumatezza Dio avrebbe
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sarebbe diventata adulta? Perciò la trattavano col caro, ma
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grossa bocca di Belforte. ¶ La fulminò un’assurda notizia
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messo le mani sotto la crinolina, sollevato le balze
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un po’ ansioso: temperare la punta, sentire lo sfaccettio
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della tenera cartilagine sotto la lamella tagliente, il liscio
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però, gran futuro per la vita del cuore. Il
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l’energie di donna? La natura si vendicava così
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tempo, s’era trasferita la comitiva, a casa d
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intarsio, specchi, lustri clavicembali. La sconcertava soprattutto il fare
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volgarità, naturalezza e libertinaggio. ¶ uomini le dedicarono attenzione
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lampi di ghiottoneria. ¶ Jeròcades la corteggiava, silenziosamente, come ogni
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d’artista. ¶ Qualche occhiata la ricevette da Paisiello, il
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quando s’aggirava con la sua aria inquieta, guardava
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legge. D’un tratto la piantò in asso per
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aprendo agli splendori estivi, la simpatia di nuovi amici
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Belforte (aveva indossato per la circostanza una giambergona d
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orecchie e al collo la parure prestata da vovó
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sera odorata, gloriosa per la cara nipote. ¶ La luce
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per la cara nipote. ¶ La luce del giorno declinava
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guardava senza ritegno dentro la pettorina. Poi le acciuffò
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per alti meriti letterari, la marchesina Eleonora de Fonseca
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Dopo gli applausi e la firma nel registro dell
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il sonetto preparato per la circostanza, che cominciava ¶ Deh
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dolce Musa vieni, ¶ soccorri la tua ancella ¶ e che
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voce arrochita, di pregustare la riconoscenza della nuova accademica
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punire il papa per la protezione all’odiosa banda
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di tulle azzurro pastello, la crinolina invece del guardinfante
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Belforte e i letterati la tenevano sempre, nonostante avesse
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gli occhi infossati sotto la gran fronte brillavano beffardi
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quando s’era sparsa la notizia del matrimonio regale
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del matrimonio regale raggiava, la sua aria cupa appariva
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con noi Sua Maestà la regina...». ¶ Gli aveva chiesto
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ad ascoltare il sonetto, la proclamazione, poi s’era
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Permettetemi un momento, signori». ¶ La guidò nel salone dei
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le sorrise. Anche Mariangela la salutò. Lui generosamente le
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non cessava di fissare la leggiadra principessa. Giulia Carafa
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principessa. Giulia Carafa esplose, la voce ghiotta di bella
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bella rossa opulenta: «Dicci la verità, Chiaretta. Le insegnerai
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pour certaines choses!» insinuò la duchessa di Popoli. Era
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tutta invidia. Caterina è la più bella biondona di
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miei» brontolò, fintamente arrabbiata, la marchesa Angiola Cimino di
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i più belli» mormorò la Popoli. Tutte la incalzarono
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mormorò la Popoli. Tutte la incalzarono, lei rise, aggiunse
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lui le fa, con la sua aria compunta: “Ah
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Senza preoccuparsi d’abbassare la voce le spiegò: «Nella
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sparare alle fucétole, baciar la mano ai preti, inseguire
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fare un timbro con la firma? Tanucci lo sgrava
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dai capelli chiarissimi. Era la figlia di Fausta Celebrano
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Celebrano Carafa e Giordano la coltivava da un pezzo
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buona marca, amico», e la biondina, con sufficienza: «Je
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Ma non perché fa... la guerra al papa! Bisogna
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per l’avventura con la bionda. «Illuminata o spenta
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bionda. «Illuminata o spenta, la monarchia è sempre monarchia
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con buchi per finestre. ¶ La spiaggia s’arcuava in
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staccò dal pontile. ¶ «Occellenza. La lanza sta pronta.» ¶ «Baro
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pure» rispose Sanges. «Con la vela non tengo confidenza
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mezzo, occellenza» raccomandò. «Pure la signora», mentre scioglieva la
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la signora», mentre scioglieva la vela rossa, rattoppata: il
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scotta, con l’altra la barra. ¶ «Facimmo lo giro
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napoletano, chissà perché ciò la divertiva. ¶ La paranzella impennò
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perché ciò la divertiva. ¶ La paranzella impennò, la vela
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divertiva. ¶ La paranzella impennò, la vela crebbe. L’acqua
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a scorrere veloce contro la chiglia. Negli occhi le
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barcaiolo mise di bolina, la paranzella scivolò con dolcezza
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duca di Medina, per la moglie napoletana, Anna Carafa
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fluttuavano capigliature d’alghe. ¶ «La cala di Gielofreddo» spiegava
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secche» mormorò il barcaiolo. La barca deviò, lei s
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vedere tessere di mosaico. ¶ «La villa di Pollione» spiegò
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il vento freddo, per la gran luce negli occhi
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gran luce negli occhi. La paranzella aveva messo prua
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celeste che forse segnava la fine della Terra, l
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senza tempo né suono. La barca doppiò, entrò in
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Marepiano, chi dice Marechiaro. La Caiola. L’Euplea». ¶ Giunsero
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colpo sulla boma, girò la vela rossa. ¶ 2 ¶ Al Mercato
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boia impiccava e decapitava, la centrale d’ogni delinquenza
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le s’agitarono. Valicò la porta con animo sospeso
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sia un patibolo». ¶ «Sì. La forca. Qua si fanno
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piazza può contenere tutta la gente che vuol godersi
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diritto di morire con la testa mozza. Un marchese
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marchese pazzo: aveva avvelenato la famiglia e bruciato la
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la famiglia e bruciato la casa. Ma adesso cerchiamo
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fette di patata. ¶ «Tengo la patanella e lo sciore
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friggitrice. In terra, sotto la porta, un pagliericcio sformato
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Vincenzo. «Sul saccone dorme la famiglia, nella paglia la
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la famiglia, nella paglia la vacca. Questi qui sono
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facendo le vocine sottili. La canzone risultava piacevole: i
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certo punto divennero attraenti. La folla provava gusto, ritmava
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mani, il ritornello. ¶ Si la vuo’ sana, si la
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la vuo’ sana, si la vuo’ rotta ¶ le parve
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strilletto. Di colpo alzò la sottana, sporse il sedere
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e bianco, facendo esplodere la folla. ¶ «Ricchio’! Femmenie’!» si
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secco delle reni, sollevarsi la veste. Vide anche... Non
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niente più, perché Vincenzo la trascinò via, aggrondato. ¶ «Scusami
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ampresso! Ccà vonne mena’ la mazza». ¶ Sanges fu quasi
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per compiere diciotto anni. La persona esteriore appariva compiuta
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di balena e domava la massa nera, riccia, dei
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un giorno Vincenzo. E la bocca da bambina. Purtroppo
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il naso... Da maschio. La faccia l’avrebbe voluta
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mento, allora sì. Perché la pelle splendeva chiara, liscia
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orrendo, minaccioso, il silenzio! ¶ La città nascondeva inclinazione pedagogica
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Bastava stare attenti, riflettere. ¶ La seconda certezza? Continuare a
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l’abate Conforti. Dicono la verità, senza alcun velo
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Sanges, con divertito fastidio. «La verità! In assoluto! Critichi
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E i pensieri di La Mettrie non puoi chiamarli
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confutare, se appena usa la ragione.» ¶ «Per esempio?» s
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sollevò le spalle. «Questa la chiami filosofia? È banalità
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banalità. Tu hai citato La Mettrie e io ti
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manco un bambino cadrebbe. La verità è che gli
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non hai capito niente. La Mettrie...» ¶ Il discorso s
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maniera di Metastasio». ¶ «Perché la ritenete più acconcia all
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un bel solino e la giamberga blu notte. Fu
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del nuovo venuto, sotto la piccola, impeccabile parrucca ad
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sorrise Cirillo. Le baciò la mano come a una
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notizie di Genovesi. Scosse la testa. ¶ «Non bene. Non
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niente più.» ¶ «C’è la Francia» fece Giordano, Pagano
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storia. Alla repubblica ateniese! il popolo eleggeva direttamente
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ribatté freddamente Giordano. «Ma la gente come te non
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di società giusta, è la massima delle utopie? Eppure
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quelli come te, con la mentalità di leguleio... Questa
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Qua, a Napoli!» ¶ Alzò la voce perché Pagano, accerrito
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l’altro, Sanges scosse la testa. «Per me, nonostante
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tutto, Napoli oggi è la città più libera d
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parte. Quale libertà? Dove la vedi? Dimmi che fine
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questo. Tanti si riempiono la bocca di carità, lui
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preparando un libro, per la laurea. Si parlerà di
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In bene, almeno sembra. La Chiesa, però, non fa
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di leggere le Scritture. La tesi di Conforti susciterà
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temporali di Roma. E la faccenda della chinea, che
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cuore, perché Vincenzo non la desiderava e lei nemmeno
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colpa. Come, del resto, la maggior parte di certi
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Si sentì contrariata per la crudele franchezza. D’impulso
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l’avvenire, l’amore, la gloria. Tutti i giovani
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conte di Cagliostro né la Sibilla di Cuma. Potrei
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se ci sapeste fare: la gente di lettere a
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se lo tiene caro. La torta è piccola, Lenòr
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in abbondanza, qua, son la frutta e la verdura
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son la frutta e la verdura che ci portano
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attorno. E noi ce la mangiamo tutta.» ¶ «È anche
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so quant’anni usano la spoletta volante nei telai
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cos’è» disse, orgogliosamente. ¶ «La cosa più ridicola del
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e monasteri.» ¶ Lei ricordò la sera dell’arrivo: cupole
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aiutarmi, Vincenzo. Perché io la debbo capire. La voglio
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io la debbo capire. La voglio conoscere bene. Presto
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della Vittoria: per tutta la spiaggia si spiegavano reti
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quelli che vedi con la faccia intelligente, gli occhi
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credevi di vedere? Giganti? La razza a Napoli s
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conoscerli meglio» sorrise lui. ¶ La Riviera di Chiaia splendida
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dolce verso il mare. La costa di Sorrento, nell
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divorava il selciato, poi la via si biforcò. ¶ Da
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gran letto di tutta la famiglia, le poche suppellettili
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famiglia, le poche suppellettili. ¶ La mattina presto, quando ancora
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diretti a Toledo per la campata quotidiana. ¶ I saponari
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fatica il carrettino per la porta mezzo accostata del
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Roma. Non aveva paura. La gente non mostrava aria
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mostrava aria cattiva; nonostante la povertà dell’esistenza, sembrava
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superiore sapienza. ¶ Aveva imparato la topografia di quella zona
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Vesuvio color fragola scura. ¶ La carrozza del re, tutta
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Gigante, per scendere verso la Marina Nuova. Il re
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lunghi, color mattone sotto la parrucchina candida ad ali
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il re, nel passare, la guardasse. Aveva occhi chiari
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accennò a voltarsi, mentre la carrozza continuava la corsa
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mentre la carrozza continuava la corsa. Forse s’era
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le persone in cui la vettura s’imbatteva. ¶ Questo
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s’accorse che per la prima volta da lei
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di donna. ¶ 3 ¶ Nel vicolo la popolazione era composta da
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no l’unguento de la Contessa?» ¶ Questo unguento (come
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sul collo. Poi cantilenava: «La carrozza, Strummulo’, la carrozza
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cantilenava: «La carrozza, Strummulo’, la carrozza...» mentre il cocchiere
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quale toccava ripulire. ¶ Anche la duchessa era grassa, sudicia
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d’anelli, ciondoli, brillanti. La domenica mattina andava con
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invitare il marchese e la marchesa Pimentel de Fonseca
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presto insulso. Descrisse allora la visita al Colosseo, con
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aggiunto: «Non vale più la pena, Lenòr. E poi
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si divertissero a scandagliarli. La colpì il fatto che
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bensì per delusioni amorose. La turbarono galanterie intraviste in
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rilevato, ¶ il bel pié, la bella man. ¶ S’era
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curioso volumetto dal titolo La damigella istruita. Le piacque
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chi fosse quel Vico. ¶ La damigella istruita le fece
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istruita le fece trascurare la poesia. Stimolò curiosità forti
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astronomia, l’altra per la Francia, il paese ove
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prima o poi. Sorse la necessità d’imparare il
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studiava, scriveva, usciva per la spesa, faceva fugaci apparizioni
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di Napoli che facevano la bevanda più gustosa del
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viene qualcosa da dire la dici. Perché non prendi
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bianche. S’era levato la parrucca, mostrando curiosi capellucci
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nel salotto. Sedeva accanto la finestra, accavallando le gambe
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Antonio le ebbe presentato la comitiva, imparò che il
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e colte?» ¶ «Fatta salva la nostra cara donna Eleonora
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un inchino verso vovó, la quale caricò un sorriso
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da vicino. Le tese la mano, dicendo: «Siate la
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la mano, dicendo: «Siate la benvenuta, Eleonora. Io spero
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rise titìo, minacciando con la mano. ¶ «Giorda’. Non cominciare
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tipo umano: il fanatico». ¶ «La voce del progresso vi
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che di tanto avanzasti la tua etade, ¶ propagando altresì
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della cultura francese. Oggi la Francia è maestra del
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illuminare le coscienze. Con la storia degli scrupoli s
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disprezzo, Sanges intervenne. ¶ «Giorda’, la devi smettere con questi
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per scendere a Napole!» ¶ La vettura tremò per esplosione
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né visto simile folla. ¶ La carrozza faticava a muoversi
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candele, lanterne, danzavano tra la folla che gremiva la
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la folla che gremiva la via. Carrozze coi fanali
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una scena all’altra. La strada, senza marciapiedi, era
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via. Rimase incantata per la velocità con la quale
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per la velocità con la quale colui toglieva dal
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braccio nella ressa. Rimetteva la pentola sul fuoco, vi
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letame cavallino e umano. La strada era cosparsa di
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gli angoli dei vicoli. ¶ La carrozza avanzava grazie all
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lo Padreturco. Sangue de la Colonna. ’Nculo a santo
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Vide, in confuso, che la vettura costeggiava una sterminata
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color miele, fichidindia purpurei. ¶ La carrozza rallentò per l
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inoltrando e che era la famosa Toledo, come cantò
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erano al sommo e la vettura, rassegnata, fermò. Non
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balaustre di marmo. Dominava la piazza, tenuta in parte
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a gigli d’oro. ¶ La scosse la vocetta del
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d’oro. ¶ La scosse la vocetta del vetturino, recitante
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Infine, come Dio volle, la carrozza pian piano si
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si districò, il vetturino la spinse verso un vicolo
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un vecchio seminudo, bianco, la bocca aperta. Credette fosse
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Il vecchio vetturino addossò la carrozza al muro, lei
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pian piano, rasentando paurosamente. La folla si disciolse. ¶ Giunsero
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pé. ¶ Sulla gradinata davanti la chiesa un uomo scalzo
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de pazienza. A Napoli la mano d’opera costa
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scorgeva sprofondare verso Toledo la fenditura del vicolo. Giù
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torri merlate di Castelnuovo. ¶ La mattina dopo l’arrivo
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un piccolo vento marinaro. La bruna malinconia della sera
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bassi erano aperti, ma la fanghiglia s’andava asciugando
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Uscì con mamãe per la spesa. Chissà perché, dopo
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perché, dopo il trasferimento, la considerarono ammessa al senato
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senato adulto. Apprese che la famiglia Fonseca poteva contare
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sui beni della mamma: la dote, una pensione di
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di centomila reis. Per la famiglia Lopez occorreva perfezionare
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li facevano da sole. ¶ La spesa le piacque, fin
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giorno imbarazzato. I venditori, la gente, non erano sgarbati
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vicoli, allagano melmose persino la splendida Toledo. ¶ Una volta
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lazzaroni”, alla spagnola. Quando la pioggia scemava, dai portoni
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attività quella delle capère. La prima volta che ne
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cime di broccoli. ¶ Arrivò la capèra, una signora grossa
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con aria da regina la coda del bandrié. L
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brocche d’acqua, scatoloni. ¶ La maestosa signora s’avvicinò
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bottigline d’olio, spazzolini. La capèra solcava, frugava, arava
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d’un tratto levò la mano che stringeva qualcosa
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tra indice e pollice, la mostrò, ridendo, alla cliente
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che pure rise. Quando la chioma apparve tiratissima, lucente
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apparve tiratissima, lucente, cominciò la seconda parte dell’operazione
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seconda parte dell’operazione. La capèra pizzicava bande di
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montagne, tra queste e la via una steppa molle
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zampe che, lamentosi, rigavano la cenere del cielo. ¶ L
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Deus, quanto ancora! ¶ Ormai la scena appariva sempre uguale
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il cui morso produce la malaria. Le parve sentirsi
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con un fazzoletto. ¶ Ora la diligenza andava al passo
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strada dritta curvò, costringendo la diligenza a girare, con
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di case bianche contro la fascia blu del mare
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e rossa, più in , in direzione del Circeo
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guance ricomparsi i colori. ¶ La diligenza abbandonò la via
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colori. ¶ La diligenza abbandonò la via costiera per inoltrarsi
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un lago, proprio mentre la vettura frenava con rumore
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avvicinandosi alla diligenza. Portò la mano alla feluca col
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viaggio ’nfame.» ¶ Questa, dunque, la parlata dei Napoletani, pensò
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presto, le piacque pure la cadenza dolce, un po
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in modo volgare con la baionetta, proruppe in un
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incomprensibili. ¶ Intimorita, delusa, guidò la fuga verso la diligenza
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guidò la fuga verso la diligenza. Il caporale salutò
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Il caporale salutò con la mano al cappello. E
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Statte bbuono» rimuginò, mentre la diligenza s’inerpicava ancora
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per controllare le cadenze: la s un po’ strisciata
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po’ strisciata di “statte”, la b tanto rinforzata di
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rinforzata di “bbuono” e la lunghissima u contro quella
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spalancata che inghiottiva persino la sillaba finale. ¶ “Statte bbuono
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i toni ingoiati. ¶ Scosse la testa. «Non così. Sctatte
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Formia, il mare e la posta del pranzo. ¶ La
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la posta del pranzo. ¶ La locanda vicinissima al porto
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fresco senso d’umido. La campagna andava facendosi bellissima
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che sembrava una donna. La serpa scricchiolò quando vi
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Caserta s’incantò per la fatata apparizione d’un
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Questa è, senza dubbio, la famosa reggia estiva di
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avanzo del tramonto. Ma la luce solare era svanita
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via fosche taverne, infittiva la gente. ¶ Incrociarono carri di
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spossati fremiti di metallo. ¶ La diligenza dové poi accodarsi
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da pelle tesa, entro la quale, per un foro
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ostentamente non lasciava passare la diligenza. Contadini e donne
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cielo carico di stelle, dove il fiotto colorato
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da lampeggi scarlatti. ¶ Quando la carrozza ebbe doppiato uno
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ai suoi piedi, e la grande città. ¶ 7 ¶ Quella laggiù
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perché, ebbe sensazione che la città non fosse del
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colorata, altri provavano maschere. ¶ La dogana era un edificio
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bada, oltre i ferri, la folla che premeva per
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faceva inchini, accennava con la testa. Titìo cavò la
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la testa. Titìo cavò la borsa. ¶ «Monsignore occellenza monsù
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città indemoniata oggi è la festa della Piedigrotta!». ¶ Si
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sottile. ¶ Appariva prudentissimo, per la ripida discesa non fece
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illuminate. ¶ «Capo de Monte. La reggia nuova de Tata
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e provvede per tutta la gente de chisto casalone
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amico rimprovero. «Non era la jornata per scendere a
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così, aveva imparato bene la pronuncia) sanguinolente, pallidi gomitoli
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Ma le piaceva osservare la vita sudicia, clamorosa, di
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osservatorio l’era nata la convinzione un po’ paurosa
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inverno che il padre la condusse in Laterano, con
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oscure degli alberi intorno la gran piazza sterrata, zeppa
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re non arrivava mai, la folla tumultuava, insultava, provava
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pergamene, accennando a buttarle. La folla ruggì, si slanciò
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vita v’avevano trasportato la sua famiglia, e quella
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il Mentore di tutta la tribù. Un giorno, tuttavia
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e assolato del Pincio, la dolcezza di Santa Maria
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del Popolo. ¶ Qui, lungo la discesa, avevano incontrato un
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antica. ¶ Una volta titìo la condusse, con Miguelzinho e
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cicale assordanti. Qua e immense pozzanghere, verdi di
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papài e tio Antonio, la nonna applaudì come una
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bambina. Intonò Levantar ferro, la canzone marinara di Figueira
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marinara di Figueira de la Foz che cantava quand
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s’intristirono. Tia Michaela, la mamma di Miguelzinho, secondo
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persegue» ripeteva. Gli altri la osservavano in silenzio, presi
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e io abbiamo avuto la fortuna d’incontrare Sã
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a Napoli.» ¶ «Para Nápolis!» ¶ La nonna vaporò di gioia
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sont déjà plus à la mode à Naples. Aujourd
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sont les écrivains à la mode. Les Napolitains lisent
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troppe illusioni, come fa la nonna: anche Napoli ha
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fou?» riprese vovó. Papài la sbrigò con un secco
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rendite, muore di fame.» ¶ 3 ¶ La sera, in camera sua
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arco di fiume. Quando la luna diventava piena, la
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la luna diventava piena, la gente di Ripetta s
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sua madre. ¶ «Brava Lenòr» (la chiamavano tutti così da
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bene.» ¶ Suo padre, talvolta, la carezzava, sorridendole nel suo
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lenzuolo. Le dava fastidio la camicina di batista, già
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dei peccati di tutta la famiglia? O meglio, di
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smorzate attraverso l’uscio. La vasta famiglia portoghese sballottata
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capire. ¶ Anzi: doppia fatica la sua. Quella normale d
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Vovó pareva, nella famiglia, la più gelosa del passato
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nella strana Italia diventata la patria. Come sarà questa
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Tevere, quella al di di Ponte Sisto, perché
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un po’ stordita, per la levataccia, la confusione dei
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stordita, per la levataccia, la confusione dei sentimenti, ma
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ma pian piano, mentre la diligenza srotolava i cerchioni
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fieno, finimenti che impregnava la diligenza. Era bello soprattutto
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fischi del postiglione, nonostante la via s’inerpicasse. Ora
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il postiglione, e schioccò la frusta. La strada s
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e schioccò la frusta. La strada s’era fatta
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decisivi fratelli, fantasticò, mentre la diligenza traversava il fòrnice
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da tralci. ¶ «Dicono sia la tomba degli Orazi e
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guerrieri. Si battevano per la patria, è così bello
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a quel sepolcro, mentre la diligenza rotolava, con orrendi
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cose lette o udite, la tennero sospesa. Quasi di
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della stanza. Frastornata, pallida. La stava ripigliando tremito alle
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Sempre ansimando si levò la fascia, sganciò la pettorina
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levò la fascia, sganciò la pettorina con gli alamari
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ma io non ce la faccio più» disse. Andò
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puoi spogliare, Eleonora». ¶ Non la lasciò nemmeno entrare dentro
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Prese a baciarla con la lingua che sapeva di
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era energico, esperto, prepotente. La divaricò con un solo
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Aprì gli occhi contro la volta a cupola che
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un mezzo rantolo che la spaventò, proprio mentre avvertiva
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o continuare a protestare. La tensione del corpo e
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ti porto a vedere la carrozza nuova, che ho
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Miguelzinho. Grazie. Grazie, Anna.» ¶ La baciano, le guance di
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letto. Giunta a Roma la disperata lettera, era piombato
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dei mascalzoni, conte Tria. La pagherete. Intanto Lenòr viene
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con me. Poi interverrà la legge.» ¶ Scaccia con moto
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beota. Lascia riaffiorare soltanto la memoria dell’infelice sollievo
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torna a lei, con la sua estrema immagine, tanto
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riuscirò appena a pagare la Confraternita. ¶ Indugia su questi
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Proprio felicità: può usarla, la gran parola, perché lei
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mare di quei ricordi la sommerge. ¶ 4 ¶ Era l’alba
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teso. Un piacere che la ripagava di molte cose
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gratitudine doveva. ¶ Si carezzava la pancia, dentro la quale
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carezzava la pancia, dentro la quale non sentiva più
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gli infiniti veleni che la gente di quella casa
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nato, rosso fuoco, umidiccio, la tenerezza degli occhietti serrati
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urla. Ma era valsa la pena, meu Deus, oh
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divenendo insensibile. Di sicuro la rabbia immensa provata contro
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quella famiglia infernale. Poi la tensione contraffatta dei muscoli
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era lievemente allentata, ma la bocca emetteva suoni inarticolati
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paizinho? Vuoi bere? Vuoi la medicina?» ¶ Lui accennava di
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spiegò il dottoruccio che la portinaia era corsa a
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lei. ¶ Ha impressione che la bocca rigida si pieghi
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Papài cerca di spingere la mano destra. Tende la
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la mano destra. Tende la propria, gliela stringe: è
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mette a piangere. ¶ Lui la fissa, contraendo appena i
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reciproco calore, dimenticava tutto... La stolida volgarità di Tria
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Riviera, decise di vender la carrozza. ¶ «Ti dispiace, Liono
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Ti dispiace, Liono’, se la togliamo? È nuova, ci
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sciacquatura». ¶ «S’adda tirà, la conserva. ’Ncoppa lo fuoco
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cognate, un giorno perse la pazienza, strillò: «E allora
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strillò: «E allora ve la fate da voi». ¶ Successe
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Non va mai a la chiesa. Non vo’ dicere
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lacci né spille, voglio la carta, i libri, la
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la carta, i libri, la posta.» ¶ «Ve li potete
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cassetti della moglie. Restava la collana di vovó. Lei
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serie: due mesi dopo la nascita del bimbo era
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bimbo era morta vovó, la seconda. ¶ Il terzo fu
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occhi neri, “de foco”, la bocca, il naso, meno
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che lui le baciasse la mano, riverì, corse a
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non si vedevano sotto la parrucca. Strano, strano come
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frasi. Quel “Saporito” fu la prima parola di lui
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fa’ lo cafè a la napolitana. ¶ Avrebbe voluto rispondere
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i versi del Parini «la nettarea bevanda onde abbronzato
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di quella vita randagia.» ¶ La guardò con aria un
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diede fastidio. Come già la tenesse per moglie, svago
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poi muori». ¶ Per restituire la cortesia aggiunse: «Ma pure
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sparecchiare. Titìo e papài la studiavano, sollevò le spalle
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sembra molto istruito» fu la prima cosa che le
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qualcosa. Poi c’è la disponibile di tua madre
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qualche appartamento da rendita. La casa della Pignasecca è
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Ascolta: metterà a nuovo la casa, comprerà altri mobili
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fare. Abbiamo fissato per la fine di gennaio. Devi
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sicuro che saprai fare la tua buona figura. Ah
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il cono del Vesuvio, la cima del Somma erano
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collocare qualche pianta, ma la gente occhieggiava alle finestre
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Però prima di tutto la famiglia: il marito, i
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Si sentiva vuota, amara. La sera prima aveva dovuto
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dovuto comunicarsi. Antichi terrori la ripresero: da bambina sentì
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miscredenti l’ostia fiammeggiava. ¶ La messa cominciò. Con sorpresa
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poi seppe ch’era la tradizionale messa nuziale del
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vide a Natale. Isabella, la più anziana, era malata
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incessante rumore. E riprovò la dolorosa impressione destatale dagli
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di resistere e salvare la propria libertà. Ma come
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d’un futuro indigente la piombava in angoscia. E
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avrebbe sofferto troppo. ¶ Con la coda dell’occhio lo
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vecchi guardinfante: le parve la osservassero con aria strana
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e compassione. ¶ Ci fu la visita ai regali, su
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Ha fatto lo sforzo, la signora». ¶ Quando giunse ai
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regali» esclamò. «Eleono’, dite la verità: l’avevate mai
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cenno del capo, reprimendo la stizza. Con gesto brusco
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Con gesto brusco sollevò la collana di perle che
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sa capire». ¶ Il marito la guardò, serio, stringendo le
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se lo re e la regina vi mandassero li
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càntere ch’usano pe’ la notte, li mettereste sotto
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una campana di vetro». ¶ La donna non s’offese
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più forte. ¶ «Sciù, pe’ la faccia vostra, don Pasquale
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di cuore, senza ritegno la fissavano, si voltavano a
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Quella lo juorno, questa la notte, Ruscia’. Io ce
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notte, Ruscia’. Io ce la faccio sempre». ¶ «Tu farai
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faccio sempre». ¶ «Tu farai la fine de Janne lo
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Vide le cognate torcersi: la indicavano e facevano anche
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gonfiava a cupola sotto la coperta grigia chiazzata di
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macchie. Su una sedia la cognata Grazia, non si
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chiamato Calvizzano?» chiese Pascual. La donna ebbe scatto viperino
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in modo volgare, cattivo. ¶ 2 ¶ La camera nuziale era stata
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sollievo: «Ah! Non ce la facevo cchiù!». ¶ Di fronte
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volete fa’, neh, duca? La guerra de Masaniello?» ¶ «Perché
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sbucava su Toledo, presso la Pignasecca, dall’altro saliva
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volle tempo per scovare la casa di Sanges, in
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a Sarno. ¶ “Sarà per la madre. Magari non sta
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preoccupazione sincera. ¶ Restava Primicerio. La divertì l’indifferenza con
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Adesso sei potente.» ¶ Scosse la testa: «Quando mai. Ad
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in queste cose comanda la regina. Sai cosa m
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tu libero fratello muratore?» ¶ La fissò, con sorriso arcano
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turchese, il Vesuvio e la penisola sorrentina nitidi nei
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Passeggiò, da sola, tra la gente. Odore di mandarini
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Si fece largo davanti la chiesa di san Ferdinando
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angolo del Sargento Maggiore, la mostra di «La femme
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Maggiore, la mostra di «La femme chic» con vestiti
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sosamelli, paste reali, rococò. ¶ La confusione maggiore nei vicoli
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Sant’Anna occupava mezza la navata di destra. Contro
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sollevata una gamba: sotto la gonna di teletta azzurra
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fantasiosa nazione costruita sotto la navata, le girò la
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la navata, le girò la testa. ¶ Qua, sotto una
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a raccogliere panelle, mostrando la bella carne morbida del
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carne morbida del petto. ¶ avanzavano, aria stolida e