parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

concordanze di «la»

nautoretestoannoconcordanza
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2013
nella corsa in montagna: la avvistavamo con il binocolo
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2013
faceva a pugni con la simmetria, forse per via
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2013
libera. Era come avere la radio accesa. ¶ Io mi
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2013
impossessato della cucina. Setacciando la dispensa avevo recuperato del
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2013
pasti quotidiani. ¶ A parte la povertà della dieta e
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2013
povertà della dieta e la cronica mancanza di ragazze
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2013
per alimentare i pannelli, la pala eolica era ancora
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2013
avevo trovato in rifugio, la storia dell’ex soldato
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2013
il compito di battere la traccia dopo ogni nevicata
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2013
dopo ogni nevicata, suonare la campana nella nebbia, tenere
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2013
campana nella nebbia, tenere la stufa accesa per chi
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2013
Ma in poco tempo la marea montava inghiottendo i
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2013
e quel tintinnio era la musica del colle insieme
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2013
benché nessuno dei due la sapesse davvero suonare. ¶ Certi
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2013
le gambe, così infilai la canna da pesca nello
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2013
Superai di buon passo la bandiera e raggiunsi la
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2013
la bandiera e raggiunsi la roccia dove Davide e
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2013
vidi sparire giù per la traccia ghiacciata di una
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2013
all’istinto di gridare. La ricordavo fin da ragazzino
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2013
ragazzino, questa trasformazione che la montagna mi provocava: questa
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2013
di una spanna, gettando la mia lenza vicino alla
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2013
lenza vicino alla riva. La quarta volta la gettai
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2013
riva. La quarta volta la gettai più in là
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2013
la gettai più in : feci in tempo a
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2013
i miei amici. Quando la nostra mezza bandiera emerse
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2013
era una somiglianza fisica, la nostra, ma di carattere
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2013
pelle troppo sottile per la durezza delle relazioni, il
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2013
ritirate. Il silenzio e la solitudine erano un buon
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2013
le sapevo già: era la prima volta che le
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2013
nessuno sopporterebbe a lungo la compagnia di un altro
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2013
Confondevo le radici con la vocazione, o forse Andrea
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2013
faceva in autunno, tra la fine della stagione del
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2013
prima della mia partenza. La sera vennero altri amici
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2013
si fermarono a dormire, la mattina Davide appese un
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2013
appese un cartello con la scritta SIAMO IN MONTAGNA
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2013
IN MONTAGNA, poi chiudemmo la porta del rifugio e
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2013
solo: a me attirava la cresta che avevo già
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2013
in fila. Poco dopo, la cresta cominciò a richiedere
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2013
cresta cominciò a richiedere la mia concentrazione. Superai la
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2013
la mia concentrazione. Superai la slavina ghiacciata da cui
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2013
da cui ero sceso la prima volta e il
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2013
facendo un’idiozia. Poi la salita tornò più facile
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2013
un ultimo intaglio sotto la cima e fu lì
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2013
una bottiglia, io no. La estrasse dallo zaino e
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2013
estrasse dallo zaino e la stappò sulla cima che
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2013
parecchie, l’ultima fu la più buona: firmammo il
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2013
lassù per qualche anno la montagna li avrebbe conservati
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2013
cielo disteso ¶ al di della nebbia. ¶ Antonia Pozzi
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2013
una lamiera. Se qualcuno la usa ancora, pensai, avrà
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2013
non vidi nessuna serratura. La porta era tutta storta
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2013
abituarsi al buio. Fuori la pioggia cominciava a picchiettare
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2013
pioggia cominciava a picchiettare la lamiera. Dentro non c
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2013
io cercavo di immaginarmi la vita che facevano quando
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2013
Sotto tutta quell’acqua la cena era anche l
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2013
per leggere, così passai la serata in compagnia di
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2013
del libro, Levi ricorda la sua amicizia con Sandro
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2013
le mani, il passo, la lingua e i modi
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2013
Primo aiutava Sandro con la chimica scritta dei libri
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2013
convinto che lì stesse la chiave per accedere al
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2013
portava Primo a toccare la materia con le mani
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2013
i torrenti, il vento, la neve. In montagna, in
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2013
più cupi che precedevano “la notte dell’Europa”, avevano
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2013
dell’Europa”, avevano stretto la loro amicizia e goduto
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2013
vento, e a limarci la pelle dei polpastrelli su
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2013
una comunione nuova con la terra e il cielo
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2013
mio bisogno di libertà, la pienezza delle forze, e
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2013
pienezza delle forze, e la fame di capire le
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2013
spinto alla chimica.” ¶ Durante la notte la pioggia cessò
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2013
chimica.” ¶ Durante la notte la pioggia cessò e riprese
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2013
Un giorno avevano scelto la via sbagliata, si erano
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2013
misterioso, “è di assaggiare la carne dell’orso”. Era
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2013
battendo i denti, fissando la luna e un cielo
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2013
averne bisogno. Infine salutai la baita che mi aveva
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2013
offerto riparo, mi chiusi la porta alle spalle e
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2013
mi lavai i denti, la faccia, il collo, finché
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2013
fui del tutto sveglio. La mattina stava sorgendo limpida
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2013
sotto di me e la cima del monte mille
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2013
non avevo mai visto la neve disegnare linee così
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2013
si trattava di ghiaccio: la grandine che nella notte
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2013
le dita. Così chinai la testa come un mulo
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2013
con dignità. Era questa, la carne dell’orso: ed
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2013
poiché, di tutto quanto la vita mi ha dato
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2013
svegliava prima di me. La mia finestra era affacciata
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2013
al letto e tingendo la stanza d’arancione e
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2013
usavo a casa mia. La stufa andava avanti a
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2013
a malapena a scaldare la cucina. In quell’agosto
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2013
ormai in disuso. Estinta la civiltà del mulo il
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2013
notte a dormire, poi la mattina avevo avuto un
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2013
delle mie. Con tutta la faccia tosta di cui
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2013
l’estate il vento la consumava, così la lunghezza
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2013
vento la consumava, così la lunghezza di quella bandiera
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2013
di quella bandiera fu la clessidra del mio tempo
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2013
lui aveva già acceso la stufa, messo su la
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2013
la stufa, messo su la colazione, lavato i piatti
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2013
ragazze in giro per la rete. Sedeva sempre dalla
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2013
giorno e certe volte la pioggia diventava una poltiglia
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2013
fine. Era bello vedere la montagna curata come un
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2013
caldo estivo. Ogni tanto la madre di Remigio andava
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2013
frinire delle cavallette, guardava la lattina come se non
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2013
Doveva abitare ancora di , e ancora faceva la
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2013
là, e ancora faceva la guida alpina perché nessun
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2013
me un confronto con la paura, con la fatica
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2013
con la paura, con la fatica e il freddo
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2013
e il freddo, con la distanza da casa. Con
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2013
distanza da casa. Con la sofferenza del corpo, anche
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2013
cominciavo a stare male: la nausea mi rivoltava lo
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2013
e vomitavo, lui era la persona che mi parlava
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2013
che conservavo di lui, la nostra privata Himalaya. ¶ Quella
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2013
Renzo aveva più avuto la mia fiducia incondizionata. Erano
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2013
pensato a sapermi di , oltre il colle, a
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2013
facile parlare. Tra noi la confidenza si era stabilita
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2013
a scrivere come prima. La frase mi spiazzò: che
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2013
entrava quel montanaro con la scrittura? Poi mi turbò
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2013
morte di suo padre, la macchina non l’aveva
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2013
era venuto il disgusto. La passione, come la chiamano
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2013
disgusto. La passione, come la chiamano i cacciatori, non
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2013
operai né macchinari, scavando la terra a forza di
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2013
in affitto. Meglio lasciare la casa stregata a qualcuno
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2013
da solo, ed ecco la storia in cui mi
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2013
cacciato sperando di ritrovare la scrittura. ¶ Capre ¶ In estate
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2013
spariti. Colpa di tutta la gente che cominciava a
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2013
mancavano i miei vicini: la lepre, la volpe, i
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2013
miei vicini: la lepre, la volpe, i caprioli. Così
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2013
e i primi pascoli, la baita di Gabriele, le
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2013
gioco segreto. Tutt’intorno la pietraia si intiepidiva, la
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2013
la pietraia si intiepidiva, la neve era ridotta a
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2013
si rotolavano sulla pancia, la schiena e i fianchi
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2013
ai miei piedi. Di avevo passato vent’anni
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2013
a cornate, allenandosi per la stagione degli amori: si
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2013
e grattandosi ogni tanto la schiena con le corna
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2013
Chissà se quella era la sua ultima estate o
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2013
sdraiarti al sole. Osservai la casa in cui ero
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2013
a cui stavo tornando. La baita, le mie collezioni
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2013
di me, mentre fuori la montagna si offriva, inesplorata
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2013
a bagnarsi alla fontana, la madre aveva tirato fuori
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2013
una pila, due libri, la penna e il quaderno
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2013
Volevo spingermi più in della zona che conoscevo
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2013
bello carico, eppure chiudendomi la porta alle spalle mi
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2013
il peso poteva essere la baita o la gente
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2013
essere la baita o la gente che ai miei
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2013
cui si era spaccata la montagna. Roccia umida e
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2013
a sinistra, mi lasciai la frana alle spalle e
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2013
Avevo idea di passare la notte in riva a
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2013
a folate rabbiose, increspando la superficie del lago e
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2013
spaccava legna, e ora la sua gamba sinistra era
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2013
A che ora accendevo la stufa al mattino, ogni
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2013
le mucche al pascolo: la sua baita si trovava
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2013
invito a cena per la sera. ¶ Non valevo granché
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2013
O forse era proprio la mia condizione a rendere
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2013
primavera stava per finire la mia stagione di solitudine
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2013
mettevo i jeans e la camicia a scacchi più
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2013
allacciai gli scarponi, presi la bottiglia di Nebbiolo che
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2013
una montagna, be’, accettavo la solitudine in cambio della
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2013
riuscissi a immaginare per la nostra epoca, però non
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2013
pascolare in montagna durante la stagione dell’alpeggio. Gabriele
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2013
era troppo selvaggio per la vita urbana. Parlava solo
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2013
lo seguivano pigre. Per la mezz’ora successiva dalla
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2013
paio, e così ritrovava la calma. Era un gesto
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2013
pugno, mi spiegò, usando la nocca per stringere la
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2013
la nocca per stringere la mammella, ma a lui
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2013
A quel punto chiudevamo la stalla e finalmente ce
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2013
un altro come legnaia. La stanza all’interno era
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2013
il formaggio appesi sopra la stufa. ¶ A cena mi
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2013
quando andava lassù con la madre e le sorelle
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2013
piuttosto della foto con la mucca nera, dove lui
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2013
collo: quella era Morgana, la sua preferita, andata al
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2013
anni. Le mancava solo la parola, mi disse. Adesso
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2013
cena (per questo odiava la polenta, non la poteva
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2013
odiava la polenta, non la poteva più mangiare). Bastavano
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2013
di un alpeggio vicino. La montagna abitata non era
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2013
verso le sette, prendevo la grossa chiave nascosta sotto
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2013
pietra, entravo e accendevo la stufa. Poi andavo a
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2013
Lì trovavo il sapone, la spazzola, la paglietta metallica
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2013
il sapone, la spazzola, la paglietta metallica. Mi faceva
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2013
mi scrutavano mentre riempivo la pentola della pasta. Dal
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2013
Quando tornavo in casa la stufa era già ben
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2013
avviata e io accendevo la radio, mettevo l’acqua
178
2013
pezzo di salsiccia erano la nostra dieta quotidiana. Tornando
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2013
stalla Gabriele passava per la cantina, dove aveva quattro
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2013
al muro per osservare la casa. Tu sì che
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2013
racconti nuovi di zecca. La serata passata al night
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2013
con le ragazze russe, la fila di trattori John
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2013
a capire come funzionava. La prima volta disse: va
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2013
mi alzai per aprirgli la porta e salutarlo. Lui
185
2013
Io no, risposi. Chiusi la porta e mi rimisi
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2013
della serata mi stiracchiavo la schiena, davo un’occhiata
187
2013
di vino). E rimandavo la partenza di qualche altro
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2013
intorno mi accorsi, per la prima volta, di come
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2013
che mi mancasse tanto la famiglia che avevo lasciato
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2013
dalla buona volontà e la pelle delicata, formavamo una
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2013
collo bruciato del contadino, la pelle irritata per il
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2013
e l’altro alzavo la testa e guardavo i
193
2013
avanti a cantare: Sentivo la mia terra vibrare di
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2013
ancora, come pensarla migliore? ¶ La marmotta ogni tanto tornava
195
2013
volte di fila, e la marmotta le ascoltò tutte
196
2013
le luci della strada: la mia finestra dava su
197
2013
continuo del fiume. Sentire la vita sotto di me
198
2013
nelle paure infantili: quando la luna calava il buio
199
2013
uccelli cominciavano a cantare, la vita riprendeva a scorrere
200
2013
scorrere nel mondo e la mia vigilanza non era
201
2013
muretto della mulattiera, feci la punta a qualche rametto
202
2013
cena da buongustai: quando la carne era pronta la
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2013
la carne era pronta la sfilavo dallo spiedo con
204
2013
alimentando il fuoco con la legna piccola che avevo
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2013
il sentiero e passammo la prima ora di cammino
206
2013
giro di due strofe la musica si arrestò, si
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2013
evidente che non gradiva la compagnia, ma si sforzò
208
2013
da solo non era la stessa cosa. ¶ Riaprii gli
209
2013
cielo si era alzata la luna, e del mio
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2013
del vino, e sotto la schiena il sacco a
211
2013
alzai, andai a lavarmi la faccia alla fontana e
212
2013
affilato, le orecchie dritte, la coda foltissima e lunga
213
2013
ancora per un po’. La luna giù nel prato
214
2013
di una luce fredda. La volpe smosse la terra
215
2013
fredda. La volpe smosse la terra vicino alle braci
216
2013
il mio odore, alzò la testa e mi vide
217
2013
sembrò dilatarsi a dismisura. La volpe non ne fu
218
2013
sia salutare restare soli la maggior parte del tempo
219
2013
maggior parte del tempo. La compagnia, anche delle persone
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2013
solo; lasciatelo dove sta. La solitudine non è misurata
221
2013
e il suo prossimo. ¶ La compagnia di solito è
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2013
piedi di un albero, la cui solitudine ricevette sollievo
223
2013
con le quali, per la debolezza del corpo, la
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2013
la debolezza del corpo, la sua immaginazione malata lo
225
2013
arrivarono i pastori, e la mia solitudine cambiò. Vennero
226
2013
le lasciavano fare. Nonostante la transumanza a motore, i
227
2013
spesso. Mi sembrava che la felicità degli animali avesse
228
2013
se mi svegliavo presto la mattina potevo spiare il
229
2013
si precipitavano giù, verso la nuova striscia di erba
230
2013
nulla. Mentre mi preparavo la cena, dalla stalla si
231
2013
al caseificio. Allora davvero la giornata era finita. ¶ Ma
232
2013
gioco di squadra: accerchiavano la mandria abbaiando, mordevano ai
233
2013
ma poi Lampo se la prese troppo con uno
234
2013
corse a riprenderli, e la scena si ripeté uguale
235
2013
suo biscotto, si stiracchiò la schiena, brontolando si rassegnò
236
2013
adesso toccava a lui. ¶ La mattina dopo pioveva ancora
237
2013
Avevo cominciato a stendere la pasta con il mattarello
238
2013
tra lo steccato e la baita, poi aspettai il
239
2013
scaricatore, gli abiti laceri, la barba incolta e la
240
2013
la barba incolta e la pelle bruciata. Da vicino
241
2013
maggio mi svegliai sotto la neve. Nei prati stavano
242
2013
per tutto il giorno, la stufa accesa, leggendo e
243
2013
senso d’ingiustizia per la loro primavera interrotta. Trovai
244
2013
ultima era per lui la neve della quaglia. “Una
245
2013
della temperatura, ed ecco la neve di maggio. Dura
246
2013
stupore, si dirigevano verso la baita. La lepre aveva
247
2013
dirigevano verso la baita. La lepre aveva fatto un
248
2013
era un’unica impronta sopra, le era bastato
249
2013
e uno per scendere: la immaginai guardarsi attorno e
250
2013
il fumo del camino, la roncola e la sega
251
2013
camino, la roncola e la sega appese accanto alla
252
2013
appese accanto alla legnaia, la coperta stesa sul balcone
253
2013
mentre io seguivo lei, la lepre era venuta a
254
2013
a trovare me. ¶ Durante la nevicata avevo sentito uno
255
2013
avrei saputo dire. Era la prima forma di vita
256
2013
dentro. Quale sarà stata la dieta di un uccellino
257
2013
uccellino così piccolo? Per la neve che c’era
258
2013
mise a dormire. Ma la fame, il sonno, erano
259
2013
seppellirlo in un buco. ¶ La mattina dopo pensavo ancora
260
2013
il caffè e osservando la neve sciogliersi al primo
261
2013
venuto a vedere se la nevicata mi aveva dato
262
2013
parole mi aveva stretto la mano e consegnato le
263
2013
quarantina d’anni, ma la pelle abbronzata e i
264
2013
del fuoco. ¶ Orto ¶ Dopo la scorta di legna c
265
2013
con Remigio mi diede la spinta decisiva. Una mattina
266
2013
bosco, grigia per tutta la pioggia e il sole
267
2013
un pezzetto appena sotto la fontana: era terra buona
268
2013
Ero impaziente di cominciare la mia vita da contadino
269
2013
avviai una motozappa per la prima volta in vita
270
2013
dimensioni di un tagliaerbe, la cui lama affonda nel
271
2013
delle mie fatiche. Rotta la crosta, per il resto
272
2013
giornata zappai e rastrellai la terra che c’era
273
2013
mi sedetti ad ammirarlo la voce di Thoreau svanì
274
2013
nei campi coltivati dorme la libertà. Di colpo, quelle
275
2013
tumuli sepolcrali. C’era la mia libertà seppellita lì
276
2013
seppellita lì sotto. E la libertà dei caprioli. E
277
2013
dei caprioli. E perfino la libertà del prato. Mi
278
2013
nessuno: le nuvole basse, la minaccia di pioggia e
279
2013
di attraversarlo e risalire la valle sul lato al
280
2013
tutte il tetto sfondato, la parete rivolta a monte
281
2013
Risalendo il pendio raggiunsi la cima di un picco
282
2013
lassù, le mani sotto la nuca, a contemplare le
283
2013
le ali e frenava la caduta, quindi riprendeva la
284
2013
la caduta, quindi riprendeva la corrente e tornava alla
285
2013
se l’adulto fosse la madre o il padre
286
2013
ricominciò a piovere e la pioggia ridusse la neve
287
2013
e la pioggia ridusse la neve in poltiglia. Giornata
288
2013
siccità, a me ricordava la gonna di Jenny in
289
2013
tetto invaso dalle erbacce la terrazza in cui si
290
2013
occupato dai tedeschi durante la guerra e poi venduto
291
2013
Ma io, più che la rovina, ricordo lo stupore
292
2013
lo stupore di trovare la neve all’inizio di
293
2013
in quelle stanze alloggiava la servitù, così mi chiedevo
294
2013
dal 1979 in poi. Con la fine del Novecento arrivò
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alzava una nebbia densa: la vedevo arrivare dal fondovalle
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Niente luna né stelle la sera, ma una pioggia
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e pensavo: questa è la brace che si consuma
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che parte. Questa è la pioggia sul tetto di
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sud a ovest, e la neve prese il posto
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cose da fare. Estendere la mappa della zona, catalogare
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bosco, fare esperimenti con la resina degli abeti, pulire
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prato intorno alla baita. La neve sciogliendosi regalava sorprese
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pensai, sei mesi sotto la neve, la mia stagione
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mesi sotto la neve, la mia stagione sotto il
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mappa, cominciava appena oltre la porta di casa e
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villaggio chiamato Fontane. Occupavo la prima di quattro baite
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quattro baite in fila, la facciata rivolta a sud
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antichi pastori. Il ruscello sotto, a cui si
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portato il latte dopo la mungitura: l’acqua corrente
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lo refrigerava facendo affiorare la panna, che poi sarebbe
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dal ruscello e me la mandava in casa. Benché
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mi sembrava di sentire la brina. ¶ Da molti secoli
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necessario, prima per coltivare la segale e pascolare il
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altezze impensabili, e tutta la montagna ha l’aspetto
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niente lassù avrebbe avuto la forma che aveva. Nemmeno
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grano. Ma non era la mia storia a scomparire
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niente da perdere se la montagna si liberava finalmente
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letamaio, una serratura arrugginita. La storia che interessava a
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umana: perché, per esempio, la baita dietro alla mia
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stalla più spaziosa? Era la più grande di tutte
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di tutte, ma anche la più austera. Finestre minuscole
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a fare da balcone. La terza baita aveva la
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La terza baita aveva la pianta invertita, e la
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la pianta invertita, e la facciata rivolta a nord
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per questioni di confini? La quarta baita infine era
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quarta baita infine era la più curata, forse anche
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più curata, forse anche la più recente. Aveva un
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qualche gobba qua e , di un bianco sporco
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disposto in leggera salita, la baita bianca dominava dall
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all’incontrario, quella con la stalla grande e la
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la stalla grande e la mia, che in compenso
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i ruderi sparsi per la montagna possedevano una targhetta
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su per il sentiero. La baita con la stalla
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sentiero. La baita con la stalla grande aveva il
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ogni tanto. Ero io la popolazione. Come Robinson sull
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piedi che a volte la sera uscivo, e andavo
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molto, e dove stava la mia ricompensa? Passavo il
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ventidue anni aveva lasciato la città, la famiglia, gli
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aveva lasciato la città, la famiglia, gli studi, un
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terminato in Alaska, con la morte per fame. Quando
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morte per fame. Quando la storia divenne nota molte
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nota molte persone giudicarono la sua scelta idealistica, una
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e dentro di me la ammiravo. Chris non fece
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radenti al suolo, chiudere la vita in un angolo
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miserabile, volevo trarne tutta la genuina miseria e mostrarla
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cortile o per strada, la montagna aveva rappresentato per
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di tutto e liberavo la mia natura. Era una
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persone, o di passare la notte a bere, cantare
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coperti di neve. Lasciai la macchina alla fine della
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e mi incamminai per la mulattiera, salendo attraverso un
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le montagne che chiudono la Val d’Aosta a
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il fuoco, così spinsi la porta ed entrai nella
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un dito sul tavolo, la sedia, la mensola, su
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sul tavolo, la sedia, la mensola, su cui si
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strato di polvere, come la cenere dimenticata nel camino
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del ritorno non era la vista ma l’olfatto
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molto duro l’inverno? La immaginai gemere e scricchiolare
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di gennaio, quando lassù la temperatura scende a meno
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marzo, i muri tiepidi, la neve che gocciola nelle
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avanti e indietro con la legna, accendere la stufa
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con la legna, accendere la stufa, lavarsi le mani
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prestito dalla memoria altrui. La prima era una casa
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era una casa perduta: la dimora storica degli Stern
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e andata distrutta con la Grande Guerra. Mario, nato
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Guerra. Mario, nato nel 1921, la conosceva grazie ai racconti
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nato, il legame tra la sua famiglia e la
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la sua famiglia e la sua terra, il senso
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maniera giusta di farli. La seconda era una casa
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cui siamo stati bambini. La terza era una casa
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a progettare una baita. La immaginò in una radura
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a lungo dalla disperazione. La quarta era la casa
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disperazione. La quarta era la casa che costruì davvero
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caprioli, l’orto e la legnaia, “con mia moglie
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non avevo questo privilegio: la baita in cui abitavo
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bestie e uomini durante la stagione dell’alpeggio, e
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una volta c’era la stalla, ora avevo il
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avevo il bagno e la camera da letto con
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un armadio, un cassettone, la stufa; di sopra la
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la stufa; di sopra la cucina, il divano, un
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attraverso gli spazi e la forma delle cose, la
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la forma delle cose, la fuliggine che ancora anneriva
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qualche pezzo di muro. ¶ La casa in cui passavo
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albergo nel 1855, ma durante la mia infanzia era ormai
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del meccanico era ancora la sala da ballo, e
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rocciosi da risalire indovinando la via, nella speranza che
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di avere perso tutta la mia agilità. Scivolai su
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Ero partito dal rifugio la mattina presto, ma non
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su. Per arrivarci seguendo la mappa avrei dovuto scendere
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il modo di aggirare la montagna. Tipico modo di
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diradavano per lasciarmi studiare la via. Sulla mia destra
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cosa ci fosse di , sperando in un pianoro
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avevo appena compiuto. Era la pena per il mio
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ancora non ne vedevo la fine. ¶ Adesso osservavo il
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in grado di ritrovare la strada, scappare lontano da
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in qualcun altro, e la trasformazione sarebbe stata irreversibile
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Avevo imparato a spaccare la legna, ad accendere un
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come al primo giorno. La pelle delle mani si
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una capanna nel bosco, la solitudine assomigliava a una
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specchi: dovunque guardassi trovavo la mia immagine riflessa, distorta
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istintivo il sospetto che la preda fossi io. Ero
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bretelle dello zaino, chiusi la cinghia in vita. La
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la cinghia in vita. La botta che avevo preso
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che qualcuno accompagnava con la tromba. Credo di non
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questa volta per godermi la musica e il sole
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po’ più gialli, e la ciotola che usavo per
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del legno; mi ricordavano la lunga primavera, li sentivo
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Quante ore avevamo condiviso, la baita e io? Ero
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l’autunno che cominciava. ¶ La mattina andai a fare
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muscaria; era come se la montagna, dopo una lunga
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frassini, querce, betulle, tutta la varietà del bosco intorno
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in fondo. Mi turba la sua indifferenza alle stagioni
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canaloni spazzati dalle valanghe. La povertà del terreno ne
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finiscono per incendiarli. Ma la stessa resina dà profumo
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perché altri pini profumano la macchia mediterranea. Così il
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sole nel bosco sotto la neve. ¶ Amo il larice
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secchi, il vento. Cerca la luce spingendosi in alto
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spezzarli e liberarsene. Ma la fragilità dei rami garantisce
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fragilità dei rami garantisce la solidità del tronco: di
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i montanari usano incidere la data di costruzione: le
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devono fare crescendo, per la neve che li torce
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strada; lui invece aveva la terza media, era cresciuto
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non ti piace più la vita che fai. Remigio
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il vento fuori, o la nebbia fitta, o il
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tempo a sorprendersi per la forza del vento e
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il nemico peggiore, durante la discesa, non era stato
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stato il dolore ma la stanchezza, la tentazione di
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dolore ma la stanchezza, la tentazione di fermarsi a
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i sensi appena varcata la soglia. ¶ Lui però non
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ossessione, quando doveva indicare la sua ricorreva ai giri
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tanto casa sua era la valle intera. Invidiavo questo
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come sulle mappe ufficiali: la sua mappa era composta
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pera’, il sasc murel, la borna de’ grai. Quei
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ma una volta abbandonata la montagna erano caduti nell
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tempi. Fontane, Champette, Brengatze, la Pelletzira, ogni casa un
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si chiamava il sasso, la radura, la buca, e
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il sasso, la radura, la buca, e la montagna
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radura, la buca, e la montagna si sarebbe liberata
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casa non si disegnava la pianta, ma bastava elencare
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un locale per trebbiare la segale, uno per fare
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particolari che si capiva la data di costruzione. Mi
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due, e al tramonto la montagna era tutta per
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di quindici, venti esemplari: la gioia delle nostre corse
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tanto passavamo e basta. La paura che avevano di
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tetro. Da una parte la montagna era franata, e
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montagna era franata, e la pietraia scendeva fino all
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dalle valanghe. Lui me la indicò da sotto, accompagnandomi
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stesso colore della roccia. ¶ La vedi?, mi chiese. ¶ Sì
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mi sembrarono lunghi, per la concentrazione che mi richiesero
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averlo studiato per tutta la notte, bevendo il whisky
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era già chiaro. Per la luce che entrava dall
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trovavo in cucina, con la sua grappa e il
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potuto rispondere senti, è la mia vita. ¶ Anche adesso
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vita. ¶ Anche adesso che la vita è mia, mio
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ospite nella mia casa, la sua mano a sessantaquattro
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scura, tutta nocche, con la fede nuziale che non
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che mi ha insegnato, la mia preferita parla proprio
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ho sentito di nuovo la pelle accapponarsi, ho messo
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Fuori mi sono lavato la faccia alla fontana e
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fontana e ho ritirato la scodella che i cani
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il fulmine era proprio la cosa che stavo aspettando
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qualunque camminatore. Gabriele scuoteva la testa vedendolo allontanarsi. Le
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latrava al cielo tutta la sua tristezza - però senti
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di casa, quando uscivo la mattina con la mia
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uscivo la mattina con la mia tazza di caffè
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a brucare nei pascoli, la volpe si avvicinava in
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era l’estate, perché la vita si nasconde all
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sonno che sentivo avvolgere la montagna. Dei torrenti in
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notti di pioggia vedevo la neve imbiancare le cime
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erano spinte parecchio in . Presto scoprimmo che, oltre
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un debole anche per la strada asfaltata, dato che
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intemperanze. Da misura punitiva, la catena diventò un’abitudine
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un distacco che dissimulava la malinconia. Gli si era
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suo angolo Lupo osservava la scena con il muso
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quando varcai con Lucky la soglia della baita ero
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ma poi lui ebbe la sua e pure la
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la sua e pure la mia, tanto era affamato
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avuto vita breve. Annusò la toma, si alzò, venne
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Non avevo ancora posato la penna sul foglio che
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si stufò di stare sotto e andò alla
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porta di casa. Fissava la maniglia, guardava me, scodinzolava
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aveva al collo era la voce della sua irrequietezza
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azione. Così finalmente aprii la porta e andammo a
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gelida che tirava avevo la sensazione che non me
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ancora molti. Salendo per la mulattiera incrociai una lunga
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carico di roba. Era la desarpa. I pastori scendevano
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Lucky annusava qua e la vita che se
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annusava qua e là la vita che se n
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rivolte a nord. Lucky la leccava, la grattava via
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nord. Lucky la leccava, la grattava via coi denti
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che si scaldava con la sua tazza di caffè
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e il cane mollò la presa, così Lucky scappò
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Gabriele non dispiacque posare la mazza e riprendere fiato
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questione di scorte, con la cantina piena avrebbe resistito
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nulla avrei potuto chiudere la porta e partire. ¶ Ma
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l’altro sarebbe cominciata la stagione della caccia. I
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prede: da quella volta la scena si ripeté ogni
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cervi tanto ambiti. Durante la settimana, al tramonto, lo
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avrebbero dovuto starsene nascosti la domenica, santificare le feste
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fui sicuro che fosse la mia amica. La lepre
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fosse la mia amica. La lepre di cui avevo