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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Battista Casti, Poema tartaro, 1796

concordanze di «la»

nautoretestoannoconcordanza
1
1796
quel misterioso loco ¶ era la bella Tottila, di cui
2
1796
sagrificio a Epafrodite; ¶ onde la putta omai portava in
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1796
l’impura sposa ¶ o la regina splendida del Nilo
4
1796
Nilo ¶ o di Belo la figlia incestuosa ¶ o se
5
1796
erane l’uso, traversò la sala; ¶ e dalle acconce
6
1796
del petto e su la veste ¶ avea di onor
7
1796
l’alto merto e la virtù di quelli ¶ che
8
1796
zodiaco i segni animaleschi. ¶ La gran promozion di cavalieri
9
1796
l’obbliqua fascia ¶ fra la plebeia oscurità si lascia
10
1796
Il vigoroso aspetto e la figura ¶ contemplavano allor del
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1796
merito il peso e la misura ¶ scandagliavan con l
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1796
parlava alla famiglia ¶ e la madre mostravalo alla figlia
13
1796
che ivi era, aprir la calca invano, ¶ invan d
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1796
chiamollo amico e porsegli la mano ¶ e l’indiscreta
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1796
altra indosso a Scardassal la mise, ¶ ed ammucchiate in
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1796
con pompa e cerimonia ¶ la statua di Nabucco in
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1796
e fertili contrade ¶ che la limpida Tula e l
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1796
nome ignoto, ¶ chi razza la credea dopo il diluvio
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1796
lato ¶ scoscesa e impratticabile la sponda. ¶ Fra rupi entro
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1796
pallida, or sanguigna appar la luna. ¶ Dopo osceni esecrabili
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1796
volontieri ¶ del favoloso immaginar la gloria ¶ e ci atterremo
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1796
a Gengiscano, ¶ nessuno fra la tartara genia ¶ ebbe di
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1796
popolo barbaro e villano ¶ la chiarezza del sangue e
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1796
impaccia ¶ che attrezzi per la pesca e per la
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1796
la pesca e per la caccia. ¶ Altri con lor
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1796
dell’altro ai danni, ¶ la sua ragion fondando e
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1796
fu ne’ tempi antichi ¶ la gerarchia delle tribù mogolle
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1796
Magno. ¶ Ella gli fomentò la frenesia ¶ di farsi al
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1796
compagno; ¶ ella tutta inondò la Mogollia ¶ per desio di
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1796
tutto il Mogol fece la scimia. ¶ E nella frenesia
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1796
d’antichità per entro la fuligine. ¶ Chi di Tur
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1796
Aggiungi a ciò che la famosa Iuca, ¶ di Gengis
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1796
suol fungo apparir dopo la pioggia. ¶ Allor gli aurei
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1796
le gentilizie armi mogolle, ¶ la montagna che fuma, il
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1796
cipolle, ¶ il leon che la spada ha nella zampa
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1796
le tre teste e la corona d’oro. ¶ Ma
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1796
nobil sentimento, ¶ né virtù la mal indole depura ¶ o
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1796
domestico esempio o insegnamento, ¶ la dignità chimerica procura ¶ sostener
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1796
di spuria nobiltà sotto la scorza. ¶ Così l’asino
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1796
in dura schiavitù tragga la vita: ¶ misero è ben
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1796
in qualunque stato abbia la rea ¶ natura istessa e
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1796
sacro dover, l’onor, la fede, ¶ scialacqua in vizi
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1796
maggior di nobiltade, ¶ entro la vota tasca avvien ben
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1796
le febbri obbediscono e la morte, ¶ spilorcio e parlator
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1796
alla cura di cui la tua gran dama ¶ i
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1796
Io quello son; e la sincera brama ¶ ch’ebbi
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1796
comune e sì ristretta ¶ la sfera de’ talenti in
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1796
minister, lo Stato: ¶ perciò la corte e nobiltà primaria
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1796
un voto. ¶ Seguita omai la pubblica e solenne ¶ presentazion
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1796
solenne ¶ presentazion, di Scardassal la sorte ¶ cognita in tutta
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1796
e gli equipaggi e la livrea di corte ¶ e
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1796
e tutta v’invitò la forestiera ¶ oltre la nobiltà
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1796
invitò la forestiera ¶ oltre la nobiltà nazionale, ¶ e la
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1796
la nobiltà nazionale, ¶ e la festa onorar di sua
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1796
di sua persona ¶ volle la stessa ancor Toleicona. ¶ In
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1796
Ov’è egli?» «Eccolo ! Sì, quello!» «Ah ah
57
1796
un all’altro chiedea la patria e il nome
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1796
pei gran viali e la verdura amena, ¶ ove di
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1796
e dietro si traen la turba folta ¶ quai capre
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1796
ingombrar gli aerei campi. ¶ La docil fiamma aspetto e
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1796
a un tratto cangiar la prospettiva ¶ e vedesi apparir
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1796
vedesi apparir d’Amor la reggia. ¶ Alzano allor gli
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1796
attedia ¶ e a lei la fantasia turba e spaventa
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1796
tutto l’allegri e la diverta. ¶ Allo splendor di
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1796
primiero allor s’offerse ¶ la galante quadriglia e il
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1796
usanza. ¶ Plauso fe’ lor la spettatrice schiera; ¶ ma in
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1796
Caiucco anch’egli, ¶ danzò la pingue Voliamisa ancora; ¶ poi
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1796
primo io fui ¶ che la propizia occasion ti offersi
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1796
ov’or tu sei la via t’apersi». ¶ «Ben
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1796
core, un’alma forte: ¶ la procella mirar godo dal
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1796
rimanere oppresso ¶ sarai sotto la cabala e il livore
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1796
Poi tacque e fra la turba retrocesse ¶ ed ai
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1796
sì lontan paesi, ¶ tosto la sorte mia cangiò di
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1796
chi sa qual fine la mia sorte attende!» ¶ Gli
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1796
intanto alletta alla quiete ¶ la solitudine, il silenzio e
76
1796
varie forme ¶ gli empion la fantasia mentr’egli dorme
77
1796
rose. ¶ Tommaso allor suonò la campanella ¶ ed aprì le
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1796
le pianelle e chi la camicciuola. ¶ Tommaso d’un
79
1796
Ei li congeda alfin; la riverenza ¶ fan color fino
80
1796
e a tranquillarsi. ¶ Per la camera intorno il guardo
81
1796
membra e il crine ¶ la toilette di Taide e
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1796
inimitabili colori ¶ il brio, la forza e la vivezza
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1796
brio, la forza e la vivezza intensa ¶ – arte anco
84
1796
non dico ¶ guardando ripetea: «La sorte mia ¶ quanto è
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1796
ella vuole ¶ di far la sorte mia solo ebbe
86
1796
il vanto: ¶ il valor, la virtù non giunge a
87
1796
intento e cade, ¶ assaliran la gente in sulle strade
88
1796
V’è Baliverso, che la notte intera ¶ passa in
89
1796
fieno appiattato e fra la paglia; ¶ onde per l
90
1796
l’acciuffa, ¶ gli scarmiglia la zazzera e l’arruffa
91
1796
quel susurro adulatore: ¶ aprì la porta e francamente entrò
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1796
vista l’avea narrò la scena. ¶ «Questo» Toto allor
93
1796
era in casacchina, ¶ offender la decenza ed il rispetto
94
1796
Toto l’avvertì che la mattina ¶ dee presentarsi a
95
1796
ben nata ¶ il soccorrer la gente sventurata» ¶ Imbruschissi allor
96
1796
né ti sia mai la libertà permessa ¶ d’indicar
97
1796
ed ora di Siven la profezia, ¶ a cui conformi
98
1796
a nuovo piacer sempre la sprona, ¶ agguerrita d’Amor
99
1796
fiaccata ¶ di più atleti la lena ed il vigore
100
1796
che ritorni poi per la risposta». ¶ Turfana, a cui
101
1796
bel camerin ch’era presso ¶ seco menò Tommaso
102
1796
meglio che seppe, ¶ contò la storia del casto Giuseppe
103
1796
Turfana ripigliò «Fingete ¶ che la consorte io sia di
104
1796
merto radical combina, ¶ né la carica ottien chi non
105
1796
ch’io ti farò la cerimonia nota. ¶ A Catuna
106
1796
nota. ¶ A Catuna baciar la man tu dei ¶ ed
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1796
essa allor ti bacerà la gota; ¶ ardisci, e fa
108
1796
a lei; ¶ e se la scorgerai starsene immota, ¶ prenditi
109
1796
immota, ¶ prenditi tutta allor la libertà: ¶ insiem non stanno
110
1796
l’europeo paese, ¶ e la notte, ammantata in fosco
111
1796
Di Catuna l’umor, la bizzaria ¶ ardita in mente
112
1796
languido e sospiroso ognor la guarda, ¶ come tutto d
113
1796
l’atto svenevole e la strana ¶ smorfia eccitò le
114
1796
le risa in chi la scerse. ¶ Fuggendo allor la
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1796
la scerse. ¶ Fuggendo allor la società profana, ¶ a prattiche
116
1796
ne’ piè sui ¶ ponea la sua salvezza ed il
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1796
non fosse esempio altrui ¶ la vergognosa codardia, gli diero
118
1796
e abbandonar del campo la dimora, ¶ che divenuto omai
119
1796
imprimea; ¶ coll’occhio lusco la sbirciava e dopo ¶ un
120
1796
Allor – chi ’l crederia? – la fervorosa ¶ sua passion trovò
121
1796
il momento adatto: ¶ tanto la donna è variabil cosa
122
1796
più strepitosa e splendida la sorte; ¶ né sorte egual
123
1796
aver spesa sì mal la vita tutta ¶ dite, ah
124
1796
inchiostri: ¶ se cader vuol la monarchia, che cada! ¶ Voi
125
1796
gran sorte a ognun la strada ¶ purché uom d
126
1796
che in auge siede ¶ la timida virtù il campo
127
1796
amatore ¶ novello oggetto desiar la vede, ¶ tosto ei pascolo
128
1796
sparse in corte allor la novità ¶ e incominciò a
129
1796
gemme il cinto e la collana è carica ¶ ed
130
1796
all’opra porre ¶ sdegnò la man: quella man con
131
1796
ruvide insolenti ¶ guardie e la turba curiosa e tarda
132
1796
il piè movea ¶ per la gran sala maestoso e
133
1796
quelle figuracce ¶ avresti appena la sembianza umana. ¶ Nelle tane
134
1796
distratti ¶ e non aver la trufferia osservata ¶ per salvar
135
1796
tal uffizio elette ¶ scrisser la nuova nei stranier paesi
136
1796
Perciò vera mi par la teoria ¶ d’un certo
137
1796
regni una certa ciarlataneria: ¶ la ciarlataneria de’ letterati, ¶ di
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1796
che spacciar voglion mercanzia, ¶ la ciarlataneria de’ preti e
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1796
e v’è talora ¶ la ciarlataneria de’ prenci ancora
140
1796
velo! ¶ E oh se la storia ciaschedun scrivesse ¶ come
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1796
Tommaso caro, ¶ che fa la vita mia lieta e
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1796
ignaro ¶ rispetto imprimer suol la pompa esterna ¶ e il
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1796
fedel mi fu, lascio la cura. ¶ I vasti oggetti
144
1796
presso al mondo intero. ¶ La voce alla censura alzar
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1796
l’altre apparir, che la selvatichezza ¶ visibilmente impressa han
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1796
pur non gli sia la lode e il merto
147
1796
fascia ¶ prendon dal padre la metà del nome? ¶ Che
148
1796
importa a me, se la Sovrana ¶ le fa la
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1796
la Sovrana ¶ le fa la levatrice e la mammana
150
1796
fa la levatrice e la mammana?» ¶ Spazioso giardin poi
151
1796
i sessi veggiam propensioni, ¶ la facil compiacenza e le
152
1796
dir mi resta ancora. ¶ La forma e la natura
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1796
ancora. ¶ La forma e la natura del governo ¶ sai
154
1796
costrutta ¶ è della monarchia la mole tutta. ¶ Quei che
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1796
proporre ai cicisbei. ¶ Ma la natura mai non si
156
1796
occhio e col ghignetto ¶ la voglia di piacer fa
157
1796
interni ¶ vedrai che ancor la nazion conserva ¶ la natural
158
1796
ancor la nazion conserva ¶ la natural rozzezza, e in
159
1796
non già, libertinaggio. ¶ Amor, la bella passion che i
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1796
affetti ¶ e ne depura la natia rozzezza; ¶ Amor, che
161
1796
e violenza ¶ per espugnar la ritrosia e il pudore
162
1796
lor beati auspici ¶ per la città mostrinsi in aurei
163
1796
essi umanitade esigo, ¶ se la barbarie del governo stesso
164
1796
come sui schiavi, intendi ¶ la sanguinosa sferza e i
165
1796
que’ clamori» ¶ chiedea Tommaso, volgendo gli occhi ¶ «E
166
1796
i primi posti, contro la prammatica, ¶ osi ingombrar non
167
1796
viva ¶ e qua e carra rovesciate o carche
168
1796
barche. ¶ «Vedi» dicea Siven «La gran dogana: ¶ uso che
169
1796
i Stati ¶ assoggettano inver la naturale ¶ pubblica libertà; ma
170
1796
Mogollia ¶ fanno troppo sentir la tirannia». ¶ «A tal punto
171
1796
il confino ¶ acciò di da quello ei non
172
1796
ei, né molto abbandonar la riva; ¶ e intanto, allo
173
1796
cose ben addentro annasa ¶ la buona fede qui non
174
1796
a grado ¶ più che la grassa mamma di Caiucco
175
1796
di rado – ¶ non contro la rival crucciossi mica, ¶ ma
176
1796
rival crucciossi mica, ¶ ma la distinse e la trattò
177
1796
ma la distinse e la trattò da amica. ¶ E
178
1796
chiamar regina; ¶ e ha la parte così rappresentata ¶ d
179
1796
Dubbia fra lor stette la sorte allora, ¶ ma pur
180
1796
pur lo stesso dì la fe’ finita: ¶ Ottai morì
181
1796
tien dietro e sieguene la traccia; ¶ ve’ la turba
182
1796
sieguene la traccia; ¶ ve’ la turba a caval, che
183
1796
faccia. ¶ Scansiamci, o che la ruota impunemente ¶ coll’urto
184
1796
se lo porti e la versiera». ¶ Intanto venian cocchi
185
1796
a quel tacer misterioso, ¶ la natural curiosità contenne ¶ ed
186
1796
ch’ei può fare ¶ la sorte tua. Vanne: ti
187
1796
roseo colore; ¶ bianca fascia la fronte gli cingea; ¶ un
188
1796
noto il tuo valor, la tua virtù; ¶ onde, un
189
1796
il lusso perso e la mollezza assira. ¶ Ogni piacer
190
1796
ignoto; ¶ se stessa qui la voluttà raffina; ¶ sacro a
191
1796
un lampo passeggero: ¶ pende la sorte tua dai voler
192
1796
umano, ¶ nel congedarlo strinsegli la mano. ¶ Vassen Tommaso e
193
1796
il natio carattere ripiglia. ¶ La vernice depon falsa e
194
1796
fonti son, da cui la gioventute ¶ apprese le maniere
195
1796
volume ¶ e della nazion la massa intera, ¶ abbandonata al
196
1796
parlarne inver non val la pena. ¶ Pur se talun
197
1796
vegga in sulla scena, ¶ la cabala possente all’erta
198
1796
avrà gli applausi miei, la lode mia». ¶ CANTO III
199
1796
romana e achea ¶ simmetria la beltade e la giustezza
200
1796
simmetria la beltade e la giustezza. ¶ Delle nostr’arti
201
1796
a esser dimora, ¶ poiché la saggia Turachina vuole ¶ chiamar
202
1796
le famose scuole ¶ rendano la città di Caracora ¶ per
203
1796
impressi i segni. ¶ Torpe la nazion dell’ozio amica
204
1796
premiano il merto e la fatica ¶ e del commercio
205
1796
di pregarlo a onorar la dotta panca. ¶ Vedresti in
206
1796
a terra ¶ getta, cinge la spada e va alla
207
1796
è che al ver la prima idea soccomba. ¶ Perciò
208
1796
l’orride percosse ¶ esanime la vittima è rimasta, ¶ diansele
209
1796
uccide il rio dolor, la pena, ¶ semivivo e grondante
210
1796
colla faccia per terra la vedresti; ¶ indi, sul limitar
211
1796
limitar del santuario, ¶ baciar la mano con smorfie divote
212
1796
a culto esterno, ¶ ammira la pietà della Regnante. ¶ Santa
213
1796
sforma e ti profana ¶ la politica rea, l’empiezza
214
1796
in una cappella ottangolare ¶ la statua rimirar d’un
215
1796
Catuna in petto. ¶ Era esposto al culto popolare
216
1796
dalle peccata. ¶ Or Catuna la fè siegue di Fo
217
1796
fa di Tao seguì la fè: ¶ che qui montar
218
1796
fosse a suo pro, ¶ la farebbe per Cristo e
219
1796
altrui ¶ pende l’onor, la vita e i beni
220
1796
e di piume hanno la toga, ¶ che arruffate han
221
1796
esser denno... ¶ Non distinguon la destra e la mancina
222
1796
distinguon la destra e la mancina! ¶ Dotati almen di
223
1796
ebbe ¶ e questa è la maggior di sue gran
224
1796
l’idea ¶ cui commetter la grand’opra volea, ¶ e
225
1796
Che se nel fatto la total mancanza ¶ di filosofi
226
1796
filosofi e di giureconsulti, ¶ la natura de’ luoghi e
227
1796
natura de’ luoghi e la distanza, ¶ la tema d
228
1796
luoghi e la distanza, ¶ la tema d’eccitar lagni
229
1796
rese, ¶ pur non toglie la gloria a chi l
230
1796
già di stile ¶ scorgi la nobiltà, la robustezza, ¶ e
231
1796
stile ¶ scorgi la nobiltà, la robustezza, ¶ e non legislator
232
1796
ancora, ¶ e non ecclisserà la gloria vostra ¶ la legislazion
233
1796
ecclisserà la gloria vostra ¶ la legislazion di Caracora. ¶ Sulla
234
1796
gode, ¶ lo strepito e la pompa delle imprese ¶ sol
235
1796
concenti ¶ od’io?» dicea «La musica armonia ¶ quivi apprendon
236
1796
usi apprendono, ¶ il disegno, la danza, il canto, il
237
1796
più destra, ¶ si rivolge la cura a lei sol
238
1796
d’ingegno ottuse, ¶ empion la scena infra lo stuol
239
1796
civil società le costumanze, ¶ la musica, la comica e
240
1796
le costumanze, ¶ la musica, la comica e le danze
241
1796
con occhio attento ¶ fra la calca spingevasi a vedere
242
1796
perdona in cortesia, ¶ signor, la libertà de’ detti miei
243
1796
se l’aspetto e la fisonomia ¶ non fanno abbaglio
244
1796
l’Impero in Trabisonda ¶ la fuggitiva stirpe di Comneno
245
1796
e diadema in Caracora, ¶ la fama, onde risuona ogni
246
1796
lontan paese?» ¶ «Me di dai confini europei ¶ qua
247
1796
te de’ casi miei ¶ la storia, se il vorrai
248
1796
indegna infingardaggine ¶ l’onor, la gloria e gli interessi
249
1796
laude; ¶ quegli è Tacar. La gentilezza esterna ¶ e il
250
1796
e legge cogli occhiali ¶ la risposta del duce alla
251
1796
sempre in contrasto ¶ e la viltà mista all’orgoglio
252
1796
mogollo Impero ¶ di cui la fama consacrò i difetti
253
1796
a Cuslucco, ¶ che per la colossal corporatura ¶ rassembrano alla
254
1796
lei l’aspetto e la figura ¶ e sel volle
255
1796
anni prima. ¶ Lunga è la storia di questo buratto
256
1796
ad ogni patto ¶ e la violenza usò finché l
257
1796
crin ti porge ¶ tenta la sorte tua: d’un
258
1796
si tratta. ¶ Piaccile sol: la tua fortuna è fatta
259
1796
volto il dica. ¶ Osa: la sorte è degli audaci
260
1796
modi, il tratto gentil, la cortesia ¶ – di nobil alma
261
1796
ti farai, ¶ di chi la monarchia fondò primiero ¶ languir
262
1796
ampio Impero ¶ saria forse la vedova d’Ottai. ¶ Ma
263
1796
e opponsi al male ¶ la cabala; e il favor
264
1796
applauso e omaggio ¶ e la man protettrice indi non
265
1796
credulo vende ¶ fallisce mentre la mercé ne attende. ¶ Qui
266
1796
mercé ne attende. ¶ Qui la ragion di Stato è
267
1796
a quei che men la merta ¶ illimitata autorità concede
268
1796
ciascun scaltro impiegar procura ¶ la vile adulazion, l’ossequio
269
1796
è l’unica via, la via sicura ¶ per adempir
270
1796
Curva lo schiavo popolo la schiena ¶ sotto dell’oppressor
271
1796
attribuisce alla mogolla gente ¶ la gentilezza ed il valor
272
1796
menti. ¶ Il freddo inver, la fame e la fatica
273
1796
inver, la fame e la fatica ¶ soffre la plebe
274
1796
e la fatica ¶ soffre la plebe, alli disagi avvezza
275
1796
né d’arte militar la teoria ¶ né calcolo, né
276
1796
e del valor guerriero ¶ la barbara ferocia occupa il
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per l’onor cinger la spada ¶ comprano chi in
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mogolli guerrier questa è la degna ¶ scuola dell’armi
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ognor nelle lor geste ¶ la viltà, la superbia e
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lor geste ¶ la viltà, la superbia e il fasto
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o confinanti o amici ¶ la tranquilla e sicura indifferenza
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anche di più, che la barbarie ¶ di questi inculti
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facili e veloci, ¶ che la mogolla crudeltà spavento ¶ fra
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Che se il numer, la sorte, il caso o
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attese. ¶ Se tu però la gentilezza poni ¶ sol nell
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penetra al Mogollo oltre la cute. ¶ Guardati da talun
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lui torni il conto, ¶ la nera frode e il
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e all’Arabo somiglia. ¶ La tartara rozzezza asconde e
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e alla fante dier la mancia, ¶ e poscia si
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eran discesi ¶ e assaltavan la gente in sulle strade
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pendici erte e nevose, ¶ sgorgar acque da perenne
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Videro ancor di Prometeo la rupe ¶ e gli avvoltoi
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Caucaso distende ¶ verso Borea la balza laterale, ¶ che nel
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di tende, ¶ qua e pe’ campi errar cavalli
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vestimento strano, ¶ che circondar la picciola brigata; ¶ e alla
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di poter sovrasta. ¶ Accampa la grand’oste intorno a
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intorno a lui ¶ per la pianura spaziosa e vasta
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vi faccia intendere, ¶ convien la cosa più da lungi
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vero: ¶ della lor fuga la cagion gli espose, ¶ e
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guardo fisse. ¶ Vide Batù la passion novella ¶ di Mengo
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per me ritengo, ¶ e la bella Zelmira abbiasi Mengo
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privati ¶ ivan per conquistar la Santa Terra, ¶ e Saracini
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affretta: ¶ te Caracora e la concorde e piena ¶ voce
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morte d’Ottai diè la novella, ¶ e ordina pronto
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quel cenno ¶ tutti chinar la testa e partir denno
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gran lago Aral lungo la sponda, ¶ cui nome dieron
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e seco, per tornar d’onde venne, ¶ parte
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d’Asia al domin la via s’aperse ¶ il
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Gobi traversate omai, ¶ di dal lago Ulano a
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Ulano a scoprir viene ¶ la capital del tartaro domino
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io non istuoni. ¶ Rinforzami la voce e l’estro
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successori suoi ¶ ne fer la loro principal dimora ¶ e
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dell’ampia reggia, ove la corte alberga, ¶ un bravo
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Ottai suo figlio. ¶ Circa la morte poi di questo
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saria lungo a dire. ¶ La cosa non fu liscia
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puro fatto che, dopo la morte ¶ del Can Ottai
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del Can Ottai, regnò la sua consorte. ¶ E benché
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un tempo appresso, ¶ «Ecco » dice «Un istrion dimesso
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ambiziosa: ¶ l’immensa avidità, la furberia, ¶ la maniera sprezzante
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immensa avidità, la furberia, ¶ la maniera sprezzante e imperiosa
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maniera sprezzante e imperiosa, ¶ la pompa, il lusso, il
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era in sue man la sorte; ¶ ei disponea delle
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il basso volgo e la vil plebe in folla
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il pigr’Ozio e la Noia ognor gli sta
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in qua e in , ¶ e di mercanti e
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s’incurva a lui la turba tutta: ¶ non la
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la turba tutta: ¶ non la degna l’altier d
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ricever da lui debbon la legge; ¶ gli altri di
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avania sofferta ¶ osa talun, la sua ruina è certa
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nella gran sala ¶ tutta la corte in abito di
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finissim’oro, ¶ e vinta la materia è dal lavoro
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pettinato avea quella mattina ¶ la barba e le basette
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magnificò de’ suoi trofei la gloria, ¶ diè nome di
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ciel le dia ¶ per la felicità di Tartaria. ¶ Con
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e cerimonie tali ¶ mentre la cosa in lungo si
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mischiò, si confuse entro la folla ¶ dell’indistinta nobiltà
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e allora ¶ tutti prendon la via di Caracora. ¶ Donne
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capo, lo stomaco e la pancia; ¶ e accompagnato sol
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caldo. ¶ Versi cantò per la regina Bianca; ¶ or sotto
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or sotto duce tal la crociata ¶ fu nel duecento
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ciò non lo specifica la storia – ¶ mandò in dono
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già del Tigri appo la sponda aprica ¶ il califfo
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gli articoli di fede. ¶ La qualità pontifical gli dava
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fin sotto il petto ¶ la barba maestosa e veneranda
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dono a grado avere, ¶ la benedizion pontificale ¶ spedì a
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frattanto Tommaso Scardassale ¶ per la figura e per le
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il Calif gli confidò la cura ¶ dei pensili giardin
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forma d’uom vestì la regia clamide. ¶ Sul giardino
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una leggiadra giovine circassa: ¶ la vaga amabilissima Zelmira, ¶ che
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che prov’ei, quando la mira, ¶ sempre un’ansia
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desiate. ¶ Perciò cercò Zelmira la maniera ¶ come Tommaso a
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E siccome al Soldan la fantasia ¶ prendea sovente di
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tolse, mentre egli dormia, ¶ la chiave d’una certa
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di cera; ¶ poi destramente la ripose ov’era. ¶ Indi
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ebbe ¶ il modello e la lettera gittogli. ¶ S’ei
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e a farsi far la contrachiave andò. ¶ E quando
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al giardin venne ¶ e la segreta porticella aperse ¶ e
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del luogo a custodir la castità ¶ vecchio e malato
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lasciò colla sua morte ¶ la più distinta carica di
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fe’ venir, lo benedisse, ¶ la man gli pose sulla
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per quanto io vaglio, ¶ la tua fede, il tuo
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a te vogl’io ¶ la custodia affidar del mio
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Incominciò frattanto a divulgarsi ¶ la nuova della sua promozione
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Soldan, di servirlo avria la sorte. ¶ Tommaso lo guardò
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non ben sicuro: ¶ tanto la fantasia gli turba e
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gli turba e guasta ¶ la spaventosa idea del mal
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l’argento ¶ e non la nobiltà de’ miei natali
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Tommaso ¶ bagnandole di lagrime la mano, ¶ e dal dolore
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potero a’ spirti lor la calma rendere. ¶ Disse Zelmira
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Califfo a caro prezzo. ¶ dunque andrem, là ci
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prezzo. ¶ Là dunque andrem, ci darem la mano
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andrem, là ci darem la mano ¶ di legitimi sposi
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era egli alquanto opposto, ¶ la cosa ella sì ben
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ben disposta e concertata ¶ la fuga per la notte
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concertata ¶ la fuga per la notte susseguente, ¶ preser congedo
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tanto a minuto. ¶ Poiché la lampa del diurno lume
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il lor cammino ¶ lungo la sponda oriental del Tigri
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e dritto dritto ¶ di far poscia in Circassia
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amazone non era. ¶ Corser la notte e parte ancor
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can da caccia ¶ che la fera perduta abbian di
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eran fuggiti, ¶ vuol che la pena ne paghi Sberleffe
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a ritrovar nell’osteria ¶ la nostra fuggitiva compagnia. ¶ Speditamente
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compagnia. ¶ Speditamente servì lor la cena ¶ il cuoco, che
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Dormiron poi per racquistar la lena, ¶ e nella stalla
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Mogol gli usi e la pratica, ¶ e non vi
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empie e d’errori ¶ la scempiezza brutal de’ traduttori
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bel d’ingegni eoi ¶ la version dell’arabo volume
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pel fiume, ¶ pur, malgrado la lode menzognera, ¶ conobbe ognun
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erudito ingegno, ¶ vedendo che la prova sì contraria ¶ erale
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ritirar le copie sparse. ¶ La perdita fatal senza riparo
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più culto e chiaro ¶ la letteral traduzion tradotta, ¶ ove
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deserta ampia contrada ¶ e la faccia cangiar di quel
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troppo bel negozio ¶ goder la paga a un tempo
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escrescenza. ¶ Però lungi di v’era una casa
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rimasa ¶ dacché fu Caracum la capitale. ¶ Deserta intorno è
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capitale. ¶ Deserta intorno è la campagna e rasa, ¶ né
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putto, ¶ onde allor Iesucai la sua compagna ¶ condusse in
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terror dell’armi e la vittoria ¶ Gengis distese oltre
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prestar di quell’eroe. ¶ La camera ove Gengis venne
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accampò sotto le tende. ¶ La guardia a destra ed
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a sinistra stassi ¶ e la truppa avvanzata occupa i
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ingresso ¶ stan sentinelle e la pattuglia armata ¶ e a
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irregolar masnade ¶ e batton la campagna notte e giorno
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in qua e in raccoglio ¶ per svolazzar, non
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Catuna un qualche titolo. ¶ “La Grande” volean dirla in
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dopo maturissimo riflesso ¶ chiamarla “la Divina” alfin conchiude, ¶ perché
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col ritorno ¶ del corrier la risposta di Catuna, ¶ il
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gli orecchi auzzar, qualor la frusta ¶ odon scoppiar sonora
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mano, ¶ né a lei la somma potestà suprema ¶ dalla
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più non rammenta; ¶ che la speme che por puote
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Il comun grido e la sonora fama ¶ ch’erasi
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che di Susdal reggea la signoria, ¶ e i due
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che quanti savi ebbe la Grecia antica ¶ in paragon
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a tempo ognor, come la storia accenna, ¶ fece uso
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dogmi e precetti; ¶ ei la truppa avvezzò a un
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di giustizia celar sotto la scorza ¶ e alla ragion
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e alla ragion sostituir la forza. ¶ E inver chiunque
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secondo il dritto e la ragione ¶ non mostra che
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l’equitate, ¶ l’amor, la gratitudine, la fede ¶ e
420
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l’amor, la gratitudine, la fede ¶ e l’altro
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più salde e forti ¶ la maestà de’ prenci e
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fra l’Iconia e la tartara possanza, ¶ per assalir
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Azzodin si rodea per la vicina ¶ potenza de’ crociferi
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stimolo divoto ¶ e adorar la gran tomba e sciorre
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riserbo ¶ dei Stati riponea la forza e il nerbo
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inferma e langue. ¶ Io la pubblica ignoro economia, ¶ onde
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manca permanente e vero ¶ la temporanea utilità supplisce. ¶ E
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s’ha da dir la verità, ¶ ne avea bisogno
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e il fare ¶ e la fisonomia di quel signore
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non conforme idea; ¶ nondimen, la speranza ancor ritenne ¶ e
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Difficil cosa ell’è la giusta idea ¶ d’Ottai
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regno ed impero, ¶ e la faccia cangiar dell’emisfero
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Stassi nell’ima ¶ parte la plebe lamica e dappoco
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scena. ¶ Vedi qua e , su per la costa
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e là, su per la costa sparsi, ¶ gruppi di
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i petti accese ¶ e la noia del lungo ozio
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all’ultimo confino, ¶ trascorrendo la Cintra lusitana, ¶ i’ vidi
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è del gran Fo la reggia, ¶ che sopra la
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la reggia, ¶ che sopra la vastissima campagna ¶ domina da
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grande e maestosa è la struttura. ¶ Sulla porta maggior
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del Gran Lama è la figura, ¶ e avanti a
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e avanti a quel la plebe, a cui si
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vedi impressi qua e sulle pareti, ¶ che prieghi
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e di lanterne ¶ hanno la volta affumicato e il
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allor supplir vi dee la fede: ¶ che equivoci i
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maliziosa e oscura è la lor glossa, ¶ che in
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mogol, che da lontan la scorge, ¶ prosteso al suol
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scorge, ¶ prosteso al suol la venera e la cole
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suol la venera e la cole, ¶ e le preghiere
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le porge. ¶ Di Fo la grazia allor, come celeste
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vuo’ in breve esporvi ¶ la storia e le grandi
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non più vide Noè la terra tutta, ¶ tosto il
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memorabile animale ¶ provenne tutta la corvina razza ¶ che spiegando
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region vola e schiamazza. ¶ La forte fibra ed il
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dì recò il pan nel deserto, ¶ un corvo
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ira di Fo sopra la terra. ¶ Così credeasi; e
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atteso a fronte ¶ istupidì la tartara Sovrana. ¶ S’arresta
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tutta seguendo a piè la caravana ¶ – lo che per
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ordinanza e in fila ¶ la moltitudin lamica disposta, ¶ e
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intanto, ¶ curvi a terra la faccia e riverenti, ¶ quand
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feron cerchio intanto e la menaro ¶ in un giardin
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le guardie, i staffier, la soldatesca ¶ e il seguito
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seguito più ignobile e la folla, ¶ chi sopra un
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è permesso, ¶ e infin la stessa imperial coorte ¶ resta
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fallaci, ¶ sì le turbar la fantasia che poco ¶ rimase
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discernerne il volto e la figura ¶ e veder se
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spedito ¶ – poiché giù per la scesa ogni acqua corre
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avean fatto in venire, ¶ la brigata a cavallo e
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un altro dì restar volle, ¶ che quella memorabile
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e di Potala abbandonar la sponda; ¶ ma come il
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sente, ¶ poiché per giunger dove si sbarca ¶ avean
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contrario il vento e la corrente, ¶ onde con stento
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ritardo estremo ¶ bassar dovean la vela e ir sempre
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ir sempre a remo. ¶ La noia per temprar di
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linguaggio ¶ nel linguaggio mogol la versione, ¶ e per darne
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ebreo, ¶ opra che tanto la fama decanta. ¶ Ma, in
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Tolomeo fortuna. ¶ Perché, stranier, la lingua a fondo ignora
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l’unghie e grattasi la testa. ¶ Pur celar tenta
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e con imperturbabile baldanza ¶ la grand’opra compì che
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fu d’uopo. ¶ È la mogolla lingua una di
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piazzetta di Venezia, ¶ talor la turba sfaccendata e sciocca
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non manchi, ¶ né mai la fama a strombazzar si
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ov’ella grande apparse ¶ la timida modestia osò mostrarse
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amministrò Cutsai, ¶ questa fu la politica mogolla; ¶ e posciacché
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politica mogolla; ¶ e posciacché la colica d’Ottai ¶ fruttò
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apparia ¶ e Arpocrate parea la sua dimora ¶ fissata aver
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più non potesse ¶ scioglier la lingua e articolar le
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il minor male, ¶ ma la necessità sol se ne
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i Papi inoltre e la famiglia sveva ¶ che sconvolser
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già a grattarsi stavasi la pancia, ¶ perché torgli volea
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fargli dell’ardir batter la guancia ¶ e, rompendo ogni
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Ludovico Pio. ¶ Ma siccome la forza in tutti i
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fra Rubruchisse ¶ quando fe’ la sua prima crociata; ¶ ma
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cruccio ¶ e si sprezza la tonaca e il cappuccio
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ei sempre amollo, ¶ ristabilir la pristina armonia, ¶ ma assolver
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l’Imperator lega offensiva. ¶ La fama almen fu tal
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eletti. ¶ Ma benché spesso la motrice e vera ¶ cagion
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sol gli effetti, ¶ pur la turba volgar, ignara e
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se le può turar la bocca. ¶ Or, poiché sol
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fede ¶ e degli uomin la fama oscura e onora