Clarice Tartufari, Il miracolo, 1909

l'istintivo rancore contro la femmina, la diffidenza ostile

rancore contro la femmina, la diffidenza ostile della chiesa

della chiesa cattolica contro la nemica, l'impura, colei

impura, colei che per la sua vanità e la

la sua vanità e la cupidigia sua trasse il

quadrato e tozzo sotto la veste talare, con le

foltissimi e irsuti, se la regola non gli avesse

nel salone, fissava irosa la brutta faccia di don

Il lupo! Il lupo! - La qual cosa faceva dire

a don Vitale che la gente nata in America

acciocchè don Vitale non la vedesse ridere, e diceva

si avvicinava, e porgeva la grammatica latina a don

Vitale, sbuffando forte per la collera. -- È inutile guardar

dorso della mano destra la grammatica aperta nella sinistra

aperta nella sinistra. ¶ - Giacchè la lezione presenta così enormi

e le declinazioni, con la voluttà di ferocia con

animo, spingeva in avanti la grossa testa per profetizzargli

il gesto di alzar la mano contro il bambino

maestro, raumiliato, aveva addotto la scusa del sangue caldo

maestro, domandò: ¶ - Perchè dire la Salve Regina fa dispiacere

far dispiacere il salutare la Beata Vergine? E il

recitare il Credo è la gioia di ogni buon

di recitare tre volte la Salve Regina e due

due volte il Credo? La penitenza fa dispiacere, e

sono fatti per questo. La fede è cieca! Chi

quando in seminario studiava la scolastica, aveva camminato con

San Tommaso, passeggiando sopra la mole della Summa Theologiae

curarsi nemmeno di ficcare la testa dentro le screpolature

giorni festivi. ¶ Di solito, la domenica, erano invitati a

battere sui bicchieri con la lama del coltello e

Serena batteva sul tondo la forchetta. ¶ - Una bottiglia di

collocava davanti a loro la bottiglia dell'acqua. ¶ Avevano

di Pietro. ¶ Monsignore, forbendosi la bocca col tovagliolo damascato

ovvero si appoggiasse sopra la disciplina. ¶ Bindo Ranieri si

non dico. Ma ecco la mia rovina; la causa

ecco la mia rovina; la causa di tutt'i

del modo di maneggiare la forchetta secondo le norme

Seminario vescovile di Orvieto, la buona creanza viene inculcata

mostrava irrequieto dimenandosi sopra la seggiola e grattandosi i

don Vitale; suoneremo insieme la Leggenda valacca. ¶ Don Vitale

un fazzoletto bianco sopra la sottana, impugnava l'arco

tempo sul tappeto con la punta dello scarpone. ¶ Per

stupefatti i bambini con la sua abilità nel fare

gli s'inerpicavano lungo la persona come scoiattoli, poi

intorno alle seggiole, sotto la tavola, e allora Vanna

andava a mettersi con la faccia contro il muro

ardente per avere confessata la fede di Cristo ed

gesto di mistero con la mano: ¶ - Chissà come si

figure scolpite contemplavano, propiziando, la gioia di quelle genti

di una trombetta, annunziava la estrazione di ciascun numero

Egli era confidenziale con la folla, quasichè fosse l

e andava tessendo burlescamente la psicologia dei numeri: ¶ - Settantasette

emozione. ¶ Il calzolaio, con la gobba aguzza e il

fronte e non trovava la forza di esprimersi. ¶ Trecento

lo spago e adoperare la lesina, e si ricordò

sa, è capriccioso. Eccoti la mia cartella con la

la mia cartella con la cinquina vinta. Te la

la cinquina vinta. Te la regalo. ¶ Il gobbetto guardò

regalo. ¶ Il gobbetto guardò la signora, incerto, pauroso di

sorrideva dolcemente, ripetendo: ¶ - Eccoti la mia cartella, io te

mia cartella, io te la regalo. ¶ Egli ghermì il

almanaccava di vincere con la cartella fortunata anche la

la cartella fortunata anche la tombola, la quale toccò

fortunata anche la tombola, la quale toccò invece a

Monaldeschi si ebbe per la città notizia immediata, e

a sedere sul letto. ¶ La porta della stanza di

entrato maliziosamente silenzioso per la finestra, si divertiva a

tarda sera, di spingere la porta assai leggero. Non

cui offrire in dono la sua giovinezza e, durante

notti di febbrile attesa, la pelle bianca le s

le passava accanto, tutto la turbava in quella sera

simili a pietruzze, e la superficie dell'anima ondeggiava

non si vedeva; ma la piazzetta era lucente, rorida

socchiudeva le palpebre per la delizia del marmo freddo

in quell'anno, nemmeno la voglia di recarsi a

caldi nella sua villa. ¶ La mattina, svegliandosi, domandava a

affrettare il tempo verso la sera, ma il pensiero

nel cristallo dello specchio la testa piatta di lucertola

entrato Titta a portarle la tazza del caffè sopra

e avrebbe ripetuto, aprendo la bocca sdentata al medesimo

usate, una diceva: ¶ - Sai? La tale si è ordinato

non piace. Hai sentito la notizia? La figlia del

Hai sentito la notizia? La figlia del sottoprefetto si

e fissi a contemplare la cornice di un quadro

lontananza, un ombrellaio attraversava la piazzetta, gridando a ogni

senso ineffabile di sconforto la prendeva, uno stupore accorato

volgeva al rumore, alzava la faccia scialba verso di

piedi accanto a Vanna, la quale non si curava

lasciato un pane per la vecchiaia. ¶ - Ma le carte

era nata per fare la strega, e conosceva tutte

aspetto grave, premendo con la punta dell'indice i

con cautela. - Questa è la donnetta buona; eccola, proprio

Vede? - esclamava Palmina trionfante. - La lettera infatti è di

contro di lei. Oh! la cattiva linguaccia! Porta lacrime

sgomento vago; ma Palmina la rassicurava, promettendole di recitare

usata, indegni di toccar la pelle della signora, ma

bisogno di cacciarsi tra la folla dei villani. Si

e si aspetta che la processione passi. Un pochino

pazienza; che diamine! ¶ - Brutta la pazienza! - Serena gridò, rossa

Serena gridò, rossa per la collera, e le sue

che brandiva in alto la mazza agitandola con gesti

un'apoteosi, discendeva adagio la gradinata, passava sotto i

udito quasi in sogno la sera prima. Egli si

quando gli si narrava la storia di un miracolo

C'era una volta la figlia di un re

monsignore, quando monsignore diceva la messa? ¶ A sua volta

una cosa inverosimile e la colmava di meraviglia ammirativa

ammirativa. ¶ A un tratto la folla ammassata ondeggiò, le

il tabernacolo illustre, dove la ricchezza del metallo è

piedi era stretto e la bimba ruzzolò in terra

della giacca di lui, la mussolina bianca del cuffiotto

recarono con Titta presso la torre del Moro, dove

voluto insediare nel Duomo la Camera del lavoro e

andava slacciando dalla vita la cintura di cuoio, sentendosi

cuoio, sentendosi soffocare per la bile. ¶ - Ridi, ridi - egli

il Duomo ci metteremo la Camera del lavoro. ¶ - E

comune? Da tanti secoli la città non si dissangua

altari? Ebbene, vogliamo godercela la roba nostra. L'epoca

Orvieto? Chi ha messo la prima pietra del Duomo

Duomo è della città, la città è dei lavoratori

dimmi un po', conosci la storia? ¶ Il Paterino rimase

interdetto e si riallacciò la cinta di cuoio sotto

cinta di cuoio sotto la giacca. ¶ Era noto urbi

che Bindo Ranieri conosceva la storia di Orvieto come

dita delle sue mani. ¶ - La storia? - egli borbottò tra

borbottò tra i denti. - La storia, per tua regola

venuto qui a disegnare la facciata per i tuoi

Scalza abbia trascorsa qui la sua vita per soddisfare

evidentemente, rimaneva annichilito sotto la valanga di una simile

pensiero di quel piccolino. ¶ La processione passava adesso per

col medesimo ordine e la medesima lentezza. Le figlie

degli eletti, gioiose dentro la luce fluida del miro

dantesco. ¶ Per tre ore la processione si aggirò così

piviale, arrestandosi impavido sotto la sferza dei raggi, a

si davano il cambio. ¶ La cittadinanza era pienamente soddisfatta

fregavano le mani, giacchè la processione del Corporale non

a rendere più ricca la festa di quell'anno

piccoli episodi per illustrare la tenerezza appassionata dei giovani

incurabile di Vanna e la fedeltà di lei alla

memoria del marito; altre la tacciavano di ostentazione e

stellante di bellezza, con la massa dei capelli bronzini

e ondulati mollemente sotto la falda del cappellino fiorito

con visi di giubilo. ¶ La piazza sottostante brulicava di

tumultuanti delle rondini innumerevoli, la facciata del Duomo pareva

e le tirò piano la treccia, schiudendo al riso

atto le labbra pallide. ¶ La bimba si volse, imbizzita

alla collera: ma, veduta la zia, l'abbracciò ai

piedini calzati a nuovo, la bimba cadde seduta in

ma senza nemmeno toccar la polvere tanto fu presta

spiegazioni a Domitilla Rosa. ¶ - La piccola ieri sera mi

disse Domitilla Rosa, crollando la testa dolcemente e guardando

dolcemente e guardando Serena, la quale, diritta nell'ombra

e in modesta agiatezza la loro vita, e, poichè

Rosa, presa per mano la nipotina, si avviò al

nera e di cui la croce splendente fiammeggiava come

di miracolo; ma subito la cuspide centrale, portante la

la cuspide centrale, portante la croce, si dispiegò all

tanta bellezza; ella strinse la mano di Serena e

perchè esaltano anche essi la gloria del Signore. ¶ Dal

Una esaltazione di gioia la travolgeva verso il fondo

magnificenze del Paradiso, tanto la gloria di Cristo le

figurazioni terribili del Signorelli. ¶ La predicazione dell'Anticristo non

avrebbe riconosciuto subito con la chiaroveggenza del suo cuore

proclamando al suo cospetto la verità unica dell'unico

Figliuolo di Dio. ¶ Ma la figurazione dell'Inferno l

avvincono i dannati, e la cute le si arricciava

altro peccatore prono abbassa la cervice sotto la pressura

abbassa la cervice sotto la pressura di un altro

ambascia! Quanto implacabile è la giustizia di Dio! Domitilla

volge cupido a rimirar la sua preda, spingendole dentro

spingendole dentro i capelli la punta del corno adunco

martoriare per l'eternità la bella creatura. ¶ Un pensiero

a lei sarebbe toccata la sorte medesima. Il cuore

Cantava della povera inglesina: ¶ La povera inglesina, tradita nell

sillaba non si cancella! La misera creatura, nata per

misera creatura, nata per la bontà e per la

la bontà e per la gioia, divenne tra quel

contro sè stessa, e la fantasia, in lei così

profumo, l'avvertirono che la signora, così era chiamata

preghiera con signorile compostezza. La gonna di seta chiara

e adesso girellavano per la città, senza scopo, Ermanno

selciato, facendo largo tra la folla ai due piccolini

al collo di Serena, la quale camminava ardita, incurante

incurante degli urti, dimenando la personcina, spingendo avanti le

le evoluzioni. Attraversarono così la piazza del Popolo, costeggiando

il grandioso palazzo, dove la città ha scritto tante

cavalli sbrigliati e, presso la torre del Moro, Bindo

due bimbi, ciechi per la furia, inciamparono in lui

quanti capricci ha oggi la miss di Nuova York

Bindo Ranieri esclamò, sollevando la bimba e tenendola sospesa

del Moro! ¶ - Vogliamo vedere la processione! - Ermanno disse, scuotendo

bene, ma per vedere la processione non c'è

l'eretica straniera, acciocché la bambina mi arrivasse qui

l'anima ch'egli la protegga e la vigili

egli la protegga e la vigili. ¶ Domitilla Rosa aveva

l'orgoglio di sostituire la sorveglianza di lei, meschina

Domitilla Rosa avesse ragione. ¶ La piccola Serena, rimasta all

alla città nativa, dove la zia Domitilla Rosa viveva

viveva, ricamando in oro. ¶ La piccolina, bionda e ardita

i cuori. Era chiamata «la figlia della città» perchè

ospite d'ogni casa, la vezzosa creaturina che si

prodigava doni e carezze. ¶ La zia Domitilla Rosa le

dentro il suo spirito. La vita attiva di Lia

Lia e di Marta la disgustava; ella ambiva di

ella ambiva di essere la vergine saggia, che tiene

vergine saggia, che tiene la lampada costantemente accesa nell

sempre socchiuso, turbinava attraverso la stanza, attingeva latte da

inspirata; parlava per esalare la piena del suo cuore

le sue parole fossero la eco di altre parole

ch'ella ascoltava, poscia la frase le divenne più

esile, mentre ella magnificava la gloria del Padre, il

di Bolsena, da cui la solennità del Corpus Domini

rinnova costante ogni anno la tradizionale festa degli avi

avi. ¶ Domitilla Rosa cominciò: ¶ - La festa di domani è

prepariamoci a goderla, celebrando la bontà del Signore - e

seduto in terra, appoggiò la gota sulle ginocchia della

regnava sul mondo cristiano la santità di Urbano IV

sapore del grano che la madre terra produce in

quivi si prosternò sopra la tomba del principe degli

il sacerdote volle celebrare la messa all'altare di

Crocifisso, piegando sul legno la testa incoronata di spine

allora impose a tutta la cristianità di festeggiare ogni

Signore. ¶ Domitilla Rosa, curvata la fronte sopra le mani

cielo sembra fuoco. Illuminano la facciata del Duomo. ¶ Ermanno

il sonno. ¶ CAPITOLO II. ¶ La stretta rampa esteriore e

alberi già fremevano per la irrequietezza dei nidi. ¶ Tutte

Per tre anni consecutivi la pioggia, forse a castigo

molti peccati, aveva impedito la processione del Corporale; ma

ai rosei vapori, che la processione avrebbe potuto svolgersi

potuto svolgersi in tutta la sua magnificenza. Era dunque

accessi di sconforto per la propria insufficienza a ben

di Cristo; sconforti che la spingevano a battersi il

lungamente, come annicchilita, con la fronte nella polvere. Ma

letizia di spirito. Indossò la bella veste di seta

l'esercizio della bellezza, la sete inestinguibile della sua

via del Duomo, presso la bottega di Bindo Ranieri

rotolò, rimbalzando fin sotto la torre di Maurizio. Era

fiocco d'oro splendeva: la treccia bionda, legata da

Domitilla Rosa non alzò la voce per chiamare la

la voce per chiamare la nipotina; affrettò invece il

dai fianchi, per baciare la mano a monsignore, e

insieme. ¶ Monsignore gli posò la mano sul capo e

lamentato. Ermanno non sapeva la sua lezione di latino

ma non troppo perspicace. La classe ch'egli tiene

terribile don Vitale, con la grossa testa e le

lacerandole. ¶ Vanna indicò con la mano dalla parte di

all'argomento che più la interessava: ¶ - Non pare anche

pensa - egli rispose con la sicurezza che gli veniva

sa, monsignore, qual è la mia speranza. Offrire mio

giorno in lui per la sua porpora cardinalizia. ¶ Monsignore

così pieno d'insidie. ¶ - La ragione ci è data

Io credevo di essere la più felice tra le

e son diventata invece la più misera. Lei stesso

s'interruppe inaspettatamente, riprese la sua composta posa abituale

posa abituale e spianò la fronte nel timore che

nero, baciò con delicatezza la mano di monsignore, strisciò

per placida allegrezza e la bocca sdentata gli si

collocarvi? Quando farete conoscere la vostra sposa? ¶ Titta rispose

il soldato, mi sposerò. ¶ La degnazione amichevole di monsignore

il suo orgoglio e la sua gioia, ond'egli

si confuse, guardando timoroso la sua buona e bella

ordite da Palmina contro la sua incolumità di vecchio

ridendo e agitando irrequieta la sua piccola testa di

piccola testa di lucertola. ¶ La piazzetta Gualterio, tacita come

piazzetta Gualterio, tacita come la piazzetta d'un villaggio

volte, una per monsignore, la seconda per Vanna e

chiamare - Ermanno disse con la petulanza che gli veniva

Ranieri, che si ripose la berretta ivi testa e

liquido solidamente impiegato e la proprietà di una villa

a lei dovuto per la famiglia dei Montemarte da

da cui veniva e la casata dei Monaldeschi della

annualmente in Duomo per la festa del Santissimo Corporale

dunque a discendere e la sua figura aitante era

del sacerdote. ¶ Ella posò la fronte alla ringhiera del

fluttuar tra le dita la stoffa leggera della vestaglia

altra mano di ricercare la sua; ma l'incanto

stropicciar di passi e la piazzetta fu invasa per

delle feste. ¶ Vanna sollevò la fronte e scosse il

e scosse il capo; la musica di quel brindisi

musica di quel brindisi la infastidiva simile al ronzìo

una invenzione di Serena, la quale, appena arrivata, diceva

dell'equipaggio, finchè arrivava la tempesta. Allora essi pestavano

affogo - ripeteva con terrore la piccolina, ed Ermanno si

spingendola di nuovo dentro la cassa. ¶ - Io ti ho

Io ti ho salvata la vita - egli doveva dirle

Serena - egli implorò, accarezzando la madre per commuoverla. ¶ - Guarda

cielo, rispose piano, con la sua voce opaca, dolcissima

il Signore dispone per la nostra salute. Egli, nella

giurato, piangendo, che sopra la faccia della terra mai

il più piccolo pensiero, la mancanza più lieve, e

il piccolino, eccitando con la sua pacatezza ostentata l

regalarti. ¶ Ermanno esultò. Se la mamma diceva ridendo: «Io

scatola dall'armadio e la porse al bambino, che

bambino, che l'afferrò, la scoperchiò e ne trasse

vestita da chierico, con la sottana di seta e

sottana di seta e la cotta di pizzo. La

la cotta di pizzo. La statuetta teneva un giglio

nella mano ed aveva la faccia compunta, il collo

Ermanno l'ammirò e la riconobbe subito per la

la riconobbe subito per la immagine di un San

suggeriva d'imitare, esaltandone la devozione e la purezza

esaltandone la devozione e la purezza. ¶ Vanna, seduta, contemplava

chiese. ¶ Certo, a Ermanno la statuetta piaceva, perchè era

e imparare. ¶ Ermanno teneva la statuetta sopra la palma

teneva la statuetta sopra la palma della mano e

castissimo. ¶ Ermanno pretendeva che la mamma gli spiegasse che

così uniti, beati per la soavità che si trasfondevano

e rimase estatica presso la soglia, giungendo le mani

del Duomo - ella esclamò. - La Beata Vergine col Bambinello

e si avvicinò con la sua andatura obliqua e

faceva inchini e muoveva la testa piccola, da sinistra

punte di ago, sotto la pioggia dei ricciolini impomatati

aveva finto di scambiare la giovane sposa di Gentile

un'apparizione della Madonna. ¶ La signora si lasciava adorare

tempo. ¶ Vanna turbata, guardava la veste vaporosa ed esitava

le stoffe che avvolgono la persona come in una

richiamarsi costantemente al pensiero la propria sventura. Crollò dunque

ha ragione lei; ma la catenella d'oro con

con le perle, sì, la catenella d'oro è

è lecito che lei la porti. Chissà, chissà, quanti

di cui appunto varcava la soglia mentre monsignore entrava

perfetta eleganza mondana, piegando la persona aitante e curvando

persona aitante e curvando la testa bruna, dove la

la testa bruna, dove la tonsura segnava un cerchio

grazia umile, gli prese la destra e se la

la destra e se la recò alle labbra, dopo

sopra il balcone, poichè la giornata era stata assai

assai calda e dentro la stanza l'aria mancava

l'aria mancava. ¶ - Per la festa di domani avremo

magnifico - disse monsignore con la sua nitida pronuncia senese

sembrare anche più morbida la pastosità della sua voce

buono. Avremo davvero per la festa di domani una

della vedovanza, il dolore la rendeva quasi ribelle ai

annientata di terrore per la minaccia dei castighi celesti

redimersi, di salvarsi, abbandonando la sua volontà alla volontà

mano a mano che la disperazione s'era ammansata

espressione collettiva di riconoscenza la città bella, così raccolta

sparpagliandosi e disperdendosi, oltre la cerchia delle mura tufacee

mura tufacee, giù per la soleggiata pianura verde irrigata

le campane tacquero, e la campana sola del Duomo

verso il cielo diafano la sua voce. Le note

ombra della stanza, dove la Monaldeschi dormiva supina nel

volto arguto a scrutare la massa quadrata del letto

gambe sottili che prolungavano la snellezza elegante del torso

a se stesso sopra la punta dei piedi scalzi

pian piano, stringendo forte la bocca, mentre dagli occhi

occhi spalancati e attoniti la giocondità sprizzava in minutissime

ammirare con maggiore intensità la mamma così bella, così

con loro passeggiano sopra la terra, vestite di abiti

di abiti di argento, la chioma incoronata di gemme

di parere, giacchè Serena, la compagna de' suoi giuochi

de' suoi giuochi, Serena la bionda, Serena la gaia

Serena la bionda, Serena la gaia, più piccola, ma

una grande amarezza quando la vedeva scontenta e sconfortata

di nuovo carponi, attraversò la stanza di galoppo, evitando

avere dormito. ¶ Era tempo. La faccia bella di Vanna

un sorriso inconscio e la giovane signora allungò il

talvolta per questo amore la coscienza di Vanna. Iddio

cuori troppo mondanamente avvinti! La passione, anche santificata dal

calore di esse sopra la cute del petto, le

nell'iride, una voce, la voce del ricordo, le

dal talamo: ¶ «Sei bellissima - la voce diceva. - Non distrarti

abbandonava col seno presso la sponda del letto e

l'anima e con la bocca all'ardore dello

sposo fiorente. Ma adesso la voce aveva il suono

fioco della eco, quando la eco ripete con fedeltà

venti mesi il dolore la sollevava, la sbatteva, come

il dolore la sollevava, la sbatteva, come il mare

anche inesistenti. ¶ Nell'atto, la mantiglia di mussolina era

di vivo camminarle sopra la spalla nuda. Guardò, sorridendo

le tracciava geroglifici lungo la cute con la punta

lungo la cute con la punta delle dita. ¶ - Hai

chiese, prendendo nella sua la piccola mano del bimbo

di narrare ciò che la mamma sapeva o indovinava

pieghe del camice, acciocchè la mamma ridesse di più

cose; ed egli domandava la salute per sè e

per sè e per la mamma, per parenti, amici

amici e nemici, domandava la bontà, l'ubbidienza, la

la bontà, l'ubbidienza, la castità, l'umiltà, implorava

di cui non conosceva la bruttura; spesso anche implorava

Signore e vedendo che la mamma rimaneva tuttora in

sole che, entrato per la finestra, brillava sul pavimento

oro, il calice smaltato, la patena a rilievi. ¶ Finalmente

mostravano tanto rispetto, o la mamma alla quale egli

venga, Mamsell'. Un orsacchiotto la divorerà, e così lei

su quattro zampe - ma la vista gli si annebbiò

per mano, illividì sotto la cupola rossa dell'ombrellino

sì? - balbettò semplicemente, e la piazza le parve un

che lingue di fuoco la investissero dalle piante ai

piante ai capelli. ¶ Ermanno la fissava ed ella sentì

non aveva osservato affatto la commozione di lei, come

insinuazioni degli sfaccendati. - Chi? La signora Vanna Monaldeschi, quella

Langen, quella dotta persona? La lingua è una spada

si rivolterà contro come la biscia del ciarlatano - e

tortura. Egli aveva mangiata la minestra compostamente e si

si era educatamente forbita la bocca col tovagliuolo senza

ma di sottecchi guardava la mamma sollevare con disgusto

colmo. ¶ - Non ti piace la minestra, mamma? È tanto

desolatamente. ¶ - Io so perchè la minestra oggi non ti

suo cordoglio; e, per la prima volta, si mostrò

ciglia senza abbassarle. Perchè la mamma lo accusava a

aveva dato per me la cioccolata. ¶ Vanna credeva d

le si spalancava davanti: la coscienza di suo figlio

col passo deciso e la fronte altera di un

che rimase a contemplare la parete per oltre un

signor Frì; orgoglioso per la sua improvvisa partenza, come

quando lo vedeva attraversare la piazzetta. ¶ Serena gli tirò

gli disse allegra: ¶ - Vieni, la mamma ti vuol perdonare

cieco - diceva Ermanno, ingrossando la voce. ¶ - Anch'io sono

cuore le pesava come la pietra di una macina

rivolgendosi a Domitilla Rosa, la quale stava seduta presso

Vanna sospirò e guardò la piazzetta ancora tutta lieta

aveva cercato nella passione la sua gioia, immolandosi lui

di bianchezza diafana tra la doppia lista dei capelli

capelli, si trasfigurava per la fiamma interiore dell'amor

di un fiume. ¶ Eppure la mattina dopo, svegliandosi, provò

indifferente, e tale indifferenza la teneva in una beatitudine

in pochi giorni. Era la sua voce disperata, che

che le faceva. Ma la successiva domenica, uscendo di

uscendo di casa per la prima volta dopo la

la prima volta dopo la partenza di Fritz Langen

al Duomo, vide socchiusa la porticina dei loro convegni

del giardinetto suonò precisa la cara voce ben cognita

monna Vanna! ¶ Ahimè! Ahimè! la cara voce le saliva

il respiro, le mancava la vita! Nell'istinto bruto

telegrafo subito avrebbe perduta la santa messa: telegraferebbe uscendo

cuore le martellava per la gioia al pensiero del

nell'uscir di chiesa, la volontà era già schiava

si affannava di compensare la mancanza di ardore con

mancanza di ardore con la esattezza, e la prolissità

con la esattezza, e la prolissità delle preghiere, con

prolissità delle preghiere, con la severità delle astinenze. Dedicava

Egli, ansando forte, se la raccoglieva sul cuore e

tranne che coi sospiri. La prima sete calmata, Vanna

quantità di nomignoli vezzeggiativi. La chiamava: Schatz (tesoro), Mein

sciocchina. Or accadde che la dolce sciocchina gli si

orto con alcune amiche: la padrona di casa di

Orvieto col marito e la parentela; insomma gl'innamorati

cingendole con le braccia la vita. Erano placidi, erano

acqua senza una crespa, la riva, stellante di fiori

collegio a Siena e la madre superiora, incontrandola lungo

lungo i corridoi, alzava la mano a benedirla, e

Giurerei che hanno forzata la sua vocazione; forse non

fare il prete, eppure la sua condotta è di

mai fatto così? - e la baciò sulla bocca. ¶ Vanna

pieno cuore. Fritz Langen la chiamò per nome, spaventato

intorno al cuore, perchè la faccia era come senza

di patrizia, di tutta la sua profanata fede di

di cattolica, di tutta la sua dignità contaminata di

ella fuggiva, l'afferrò, la tenne ferma, le si

a zia Domitilla Rosa. La signora ha detto che

osava, rimanendo immobile, con la persona curva e la

la persona curva e la faccia incartapecorita, resa viva

ripetè, deponendo nel vassoio la tazza. Voi sapete che

no, egli preferiva rinnegare la luce de' suoi propri

de' suoi propri occhi, la veridicità delle sue proprie

splendore del nome Monaldeschi, la sua bella e nobile

e Fritz Langen presso la soglia, con l'audacia

Ma intervenne monsignore, e la catastrofe precipitò. Era di

e all'amore verso la mamma. ¶ - Oh! la mamma

verso la mamma. ¶ - Oh! la mamma - egli diceva al

piegava sempre di più la testa a ogni parola

Ermanno, perchè tu e la mamma mi siete stati

quanto tu fai, quanto la mamma fa e, se

offrendogli in olocausto tutta la sua volontà. ¶ Poco dopo

non farle visita mai. La fissò con occhio interrogatore

allegramente. - Dunque hai tolto la clausura? - E, lanciato verso

bigio. - Chi ti monta la testa così? ¶ - Nessuno, ma

divenendo eloquente nel perorare la causa del proprio martirio

lassù, nel suo paese, la famiglia lo aspettava, amici

mi cacci via. - Ma la vide rovesciare il capo

incurante di ogni pericolo, la sollevò, se la raccolse

pericolo, la sollevò, se la raccolse esile sul largo

documenti degli archivi, troppo la sua nordica anima sentimentale

posizione onorata e sposare la sua brava massaia bionda

le valigie, che apprestò la sera stessa con cura

notturna, che gli rievocavano la frescura profumata di due

lo spumeggiare dell'onda. ¶ La mattina della domenica Fritz

prima di ogni altro la notizia inaspettata. ¶ - Vuol partire

di lumi e doni la sera di Natale. Venga

raccolti alla spicciolata, perchè la sede loro in piazza

Maurizio non aveva interrotto la regolarità del suo martellare

dei suoi atteggiamenti: eppure la città appariva devastata come

si era negata nemmeno la particolarità più insignificante del

stato mandato in campagna la sera innanzi con Domitilla

e Serena, e che la signora, fin dal mattino

al pericolo, e che la prudenza è una virtù

virtù cristiana. ¶ D'altronde la signora sarebbe rientrata verso

pareva un trono, con la sua coperta di damasco

si spinse giù, verso la rocca, passeggiando senza scopo

appoggiato sopra i cuscini, la gota appoggiata sopra la

la gota appoggiata sopra la palma, simile in atto

viso levato in alto, la bocca suggellata come per

a Fritz Langen, perchè la voce di lui non

voce di lui non la turbò nè la stupì

non la turbò nè la stupì. ¶ - Buona sera, signor

le parole di lui la turbarono, e rispose con

rispose con semplicità: ¶ - Perchè la scala di seta? Non

seta? Non c'è la scala di pietra? - ma

corse a rifugiarsi dentro la stanza, dove Fritz Langen