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esplorazioni verbali


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Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
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1896
la mia testa vagolano le nuvole, queste grigie e
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come la mia vita.... ¶ «Le onde mormorano, giunge il
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mia fronte, ho sognato le bianche mani di mia
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d’averle sul capo, le bianche mani benedette; sul
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mal bastava a fugare le ombre che fosche e
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dagli occhi cilestri sotto le piccole lenti d’oro
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a me e con le sue lunghe mani magre
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zio, giacchè egli passava le intere giornate nel suo
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Là dentro, gli occhi le scintillavano, que’ suoi occhi
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vecchi amici?» Oh! eran le preziose cartacce, le vecchie
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eran le preziose cartacce, le vecchie pergamene, ricchezza della
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inestimabil valore. Quando esse, le vecchie reliquie, le sorridevan
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esse, le vecchie reliquie, le sorridevan con le loro
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reliquie, le sorridevan con le loro vetuste civetterie di
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mia cugina. Ella passava le lunghe ore pomeridiane della
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una sottile occupazione: ricopiava le miniate iniziali delle pergamene
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iniziali delle pergamene. ¶ E le lunghe ore passavan in
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rumore, nè un fruscìo le vesti; e ben di
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che mi facea leggere le bizzarre lettere luminose di
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che empievan di luce le misteriose ombre della Biblioteca
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vedeva ben apparire tra le rughe contratte del volto
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e gli occhi cilestri le vagavan lontano.... Eppure, ho
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verde, sopra il mare; le ultime luci del tramonto
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e mia madre costernata le parlava dolcemente, tenendole una
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baciò e mi asciugò le lagrime. Poi sottovoce mi
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e l’altra, ripigliai le mie solitarie passeggiate nel
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in tutta la Villa. Le ore passavano lente, grigie
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sotto un peso curvate le spalle, e non mi
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Università che divide con le belle rive del Meno
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l’onore di frequentare le aule della Università di
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bene. E così, come le dico, ora, quando lo
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e dei gerani, tra le foglie verdi, cura delicata
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Agnese? ¶ — Sì, ho paura, le dico, che il mio
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la sua vocina dolcissima. ¶ Le presi la piccola mano
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maravigliosa intuizione di tutte le più ascose e misteriose
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polvere e all’aria: le tavole, i compassi, le
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le tavole, i compassi, le carte, tutto sparso, tutto
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era così piccina lei! – le presi di nuovo la
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nuovo la manina fra le mie e le dissi
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fra le mie e le dissi: ¶ — Mi amate dunque
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a tenere prigioniere tra le mie. ¶ In quel momento
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suo professore, e riordinai le mie carte. ¶ Il professor
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faceva nel suo volto le veci dell’allegria e
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impensierita di tutti, perchè le sue specialità di cucina
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colleghi della Università. ¶ Mai le rive del Meno ci
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sì placide e chiare le acque scorrenti del libero
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pomeriggio di aprile tutte le sue rare trasparenze azzurrine
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da un pezzo fidanzati. ¶ Le buone mamme würzburghesi che
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vago sorrisetto di compiacenza; le belle fraülein vestite di
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lasciato cader di mano le tavole trigonometriche e i
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hai detto. ¶ E, riprese le formidabili tavole e i
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la sua luce discreta le carte e i grossi
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miei calcoli sbagliati e le sue nebulose... Delfina era
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una mia mano tra le sue, così parlò: ¶ — Ragazzo
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bionda che vedeva tutte le mattine quando mi recava
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vostro paese e per le vostre belle donne; ti
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della nostra povera Baviera le pesava addosso come una
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di me, irrigidirsi tra le mie braccia, malata di
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quel silenzio io sentiva le lacrime silenziose che gli
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piedi, mi strinse fra le sue braccia poderose e
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treno fu scomparso tra le colline egli udì ancora
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abito del pensiero e le rughe minute che gli
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ritirarsi. Ma rimasto dietro le piccole tende de’ vetri
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vi sì incamminò. ¶ Passate le ultime povere casuccie grigie
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sinistra e a destra le siepi, tristi nel pallore
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della collina, scendevano quietamente le vigne baciate dal sole
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fruscìo si fece tra le folte erbe del viale
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cercò di scorgere tra le vecchie ciglie malferme e
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ciglie malferme e tra le aste ferrate del cancello
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emozione faceva vacillare vieppiù le membra, gli si accostò
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Il vecchio taceva commosso: le sue vecchie membra tremavano
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per andare a prendere le chiavi, e quegli solo
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incominciare. ¶ Max tornò con le chiavi e si provò
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di entrata. Alle pareti le antiche note faccie familiari
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suo e proseguì oltre. Le tre sale che seguivano
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mandavano il loro saluto. Le tele color della ruggine
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tele color della ruggine, le tende a grossi fiorami
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Ed egli ricordava, tra le nebbie lontane, e riconosceva
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lui, lui solo, con le cose che avevano veduto
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e andò ad aprire le imposte che da venticinque
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incerta, quasi dubitosa tra le vetrate giallastre. ¶ Ed egli
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Ecco i noti mobili, le tappezzerie, i quadri. Ecco
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la sua paura e le lacrime quando la madre
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gran capelli biondi! Oh, le smorfie che le aveva
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Oh, le smorfie che le aveva fatto dalla sua
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morta sua madre. ¶ Aprì le imposte. ¶ La luce rivelò
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e disfatta sulla poltroncina, le belle membra eran prese
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più, e rinchiuse accuratamente le imposte. Quindi, nel buio
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attraversò alto, diritto, sicuro le stanze ed uscì. ¶ — Andiamo
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giovane. ¶ Nel ripassare per le vecchie sale, per un
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passaggio. Max richiudeva accuratamente le imposte delle finestre, le
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le imposte delle finestre, le vecchie cose, i ritratti
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angolo lasciava ancor intravvedere le antiche cure pazienti. Qualche
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soffocarli, per salutarlo con le loro amiche rame d
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Egli temeva anche molto le sorprese: erano state sempre
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adoratori – chè, certo, non le dovevano mancare, laggiù in
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Tonino si riparò sotto le ali protettrici del signor
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stavano in gruppo con le signorine in fondo alla
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buio e deserto. Venivano le esclamazioni gioiose della brigata
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fogliolino di carta che le porse sior Tonino e
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cheta, la stradella, tra le siepi degli orti, portava
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alberi da frutta e le pergole di vite. Il
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separava. ¶ Ed io tutte le mattine, dalla mia finestra
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metteva nell’orto, sotto le foglie enormi d’una
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sgretolavano stringendoli alquanto tra le dita! Questa preziosa operazione
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in polvere minutissima. Quindi le sue mani industriose trasformavano
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e bollente.... Oh, come le rughe del suo volto
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quella bella signora con le ali che tutti i
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s’era trovato fra le braccia un bel bamboccione
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tutte gobbe, aveva posato le mani Maria Antonietta. Sicuro
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di puntini vividi sopra le placide lattughe, prosperose e
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suo bell’orto ove le piante facevano a quale
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più rigogliosa! E come le conosceva e come le
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le conosceva e come le accudiva le sue care
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e come le accudiva le sue care piante! Di
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Piero sapeva i difetti, le malattie, le debolezze; e
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i difetti, le malattie, le debolezze; e come era
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bottega di un rigattiere. Le pareti sparivano sotto un
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di violini, di tutte le grandezze e di tutti
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suo caffè; a decifrare le sue vecchie cartaccie, a
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eco! ¶ Egli guardava malinconicamente le alte agavi delle aiuole
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serpenti che gli facesser le boccacce: essi ch’eran
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i suoi piselli e le sue povere zucche. Lessi
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Mi ricordai di tutte le sue care carabattole, ingombranti
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sue care carabattole, ingombranti le sue già quattro stanzuccie
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fiamma gaia che scoppiettava – le raccontai, per farla ridere
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coprì il volto con le mani e mandò un
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da lei e così le rivolse la parola: ¶ — Nobile
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occhi a quel pensiero le s’empirono di lagrime
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rassicurarla meglio che potè: le parlò del Conte Oldrado
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ma rispettoso amore che le portava, le spiegò come
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amore che le portava, le spiegò come sua unica
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il giovane scudiero: e le sue storie di armi
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che la fanciulla, dopo, le ripensava ancor lungamente. E
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vestiti di ferro e le sue castellane bionde (eran
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bionde (eran sempre bionde le sue castellane!) che dall
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cimenti della guerra, e le tempeste delle armi e
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inginocchiato a’ suoi piedi, le confessò l’ardente suo
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turbò tutta ed egli le disse, prima di lasciarla
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vestito il conte Oldrado le venne incontro. La fanciulla
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inginocchiato a’ suoi piedi le diceva: ¶ — Amor mio, perdona
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il bacio della luna. Le ninfèe che allo stagno
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quiete ancor esse, con le loro grandi foglie che
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acqua perlata, intanto che le piccole teste di neve
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Tutto dorme all’intorno; le fide Amadriadi de’ vecchi
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proteggon, il giorno, sotto le vecchie amiche fronde. ¶ In
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fresca la bellissima dea! Le braccia sono intrecciate all
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stanca testa reclinata, mentre le divine membra riposan sul
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loquæ ad cor Eius. Le ha incise un giorno
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una piccola grotta tra le due roccie che vengon
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dello stagno gli manda le sue iridiscenze perlate, egli
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bosco: tremolano dolcemente tra le fronde dei vecchi alberi
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fronde dei vecchi alberi le Amadriadi risvegliate e si
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del praticello d’argento. Le acque di perla dello
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luminosa e si agitano le ninfèe dormenti sotto le
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le ninfèe dormenti sotto le larghe foglie. Il canto
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musco si scuote lievemente: le belle braccia intrecciate si
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viene il canto dolcissimo. Le belle labbra si apron
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adesso di ondine lucenti. Le sorelle ninfèe si svegliano
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altra, e metton fuori le bianche teste dall’acqua
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tutto in fiore: con le corolle aperte e stillanti
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corolle aperte e stillanti le ninfèe invitano la loro
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freddo sonno di marmo. Le sue ciglia fremon di
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fremon di piacere e le belle membra rivivono nella
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bel canto di Pane le parla dei liberi amori
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dea solleva in alto le braccia gocciolanti diamanti e
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giuoca e folleggia tra le corolle di neve delle
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neve delle ninfee che le sbocciano intorno alle giovinette
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foglie delle ninfèe. Esse le si serran d’intorno
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veston delle loro corolle le membra luminose di candore
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sorride e, sicura tra le ninfee, continua il suo
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perla. Ella nuota, tra le grandi aperte foglie: ora
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acqua dello stagno: ma le ninfèe son pronte a
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vi si adagia novellamente: le bianche braccia ancor stillanti
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ninfèe sorelle che ripiegan le corolle e distendon le
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le corolle e distendon le foglie e al Pane
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di uccelli, di sussurrii le fronde, e del lavorìo
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lavorìo degl’insetti industriosi le piccole erbe del prato
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sul primo divano. Tutti le sono intorno, nessuno osa
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intanto con il curato le formalità per poter ritirare
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mia visita, mi strinse le mani forte e mi
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concluse egli – ora non le dico nulla.... vedrà da
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il buon curato – tutte le buone donne portavano al
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ne andava tranquillamente tutte le mattine a lavorare nei
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quando il buon curato le ebbe detto: – Maddalena, viene
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e vi porta tutte le mattine i fiori freschi
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la croce e toglie le erbacce che sbucano tra
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erbacce che sbucano tra le commessure della lapide. Oh
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custodi che ci descrivevano le nostre mamme da bambini
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presa la piccina tra le braccia la tempestai di
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No, non temere, angioletto – le mormorai estremamente commosso – il
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bella rosellina bianca con le sue manine e mi
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presi di nuovo tra le mie braccia e la
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tomba bianca e tutte le erbe del piccolo prato
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del piccolo prato benedetto le ridevano intorno. ¶ Quando scendemmo
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guardavano curiosamente e commossi, le donne mi salutavano con