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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Tassoni, L'Oceano, 1622

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
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poterli mutare in meglio. Le comparazioni sono poche e
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arditezza de’ traslati a le volte ha qualche difficoltà
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concetti inutili che ne le cose essenziali e seguita
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ognuno sa parimente che le donne ritrovate dal Colombo
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e fingerei più tosto le Indiane innamorate de’ nostri
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in quelle parti su le navi del Colombo, io
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di Gibeltaro fino a le Canarie, dette l’Isole
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congiunta una copia. ¶ E le bacio le mani. ¶ Servitor
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copia. ¶ E le bacio le mani. ¶ Servitor di Vostra
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magnanimo Carlo, a cui le porte ¶ d’Italia, il
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Alcide avea già sciolte ¶ le vele il domator de
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l’oceano ¶ e con le prore a l’occidente
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volte ¶ si lasciava a le spalle il lito ispano
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a lui parean sepolte ¶ le tempeste nel mar placido
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il sol nascente. ¶ Salutavan le trombe il nuovo giorno
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suoi più degni eran le sponde. ¶ Ei con parlar
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ch’io serbo a le perdute anime immonde, ¶ e
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e ʼl giel de le paludi inferne». ¶ Sì disse
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suo crudele impero ¶ toccassero le basi e i fondamenti
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impallidita. ¶ Liete sen gìan le tre famose navi ¶ col
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ruppero i ceppi e le catene. ¶ Scatenato Libecchio Africa
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e s’abbassa, ¶ e le tempeste in ciel Volturno
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la sembianza d’onde. ¶ Le navi ora salir verso
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navi ora salir verso le stelle ¶ e su le
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le stelle ¶ e su le nubi alzar paion le
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le nubi alzar paion le sponde, ¶ or traboccar fra
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anime rubelle ¶ sembran ne le voragini profonde; ¶ e al
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l’antenne e de le sarte ¶ han già i
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la notte appresso ¶ per le vie de la morte
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rivolse gli occhi e le parole al cielo. ¶ E
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ai lampi e a le fiammelle sparte ¶ che giù
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piomba dal cielo e le disperge e fiede ¶ con
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i turbini sonanti ¶ e le procelle e l’ombre
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discaccia i demoni e le tempeste. ¶ Chi vuol segno
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fra sé distinte, ¶ onde le prore a quel sentier
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antica età che de le genti estinte ¶ volassero a
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l’alme beate, ¶ e le chiamò Felici e Fortunate
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Quivi Colombo entrò con le sue navi ¶ e stanza
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continua scena; ¶ e tra le frondi augelli e per
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frondi augelli e per le valli, ¶ persi, verdi, vermigli
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gìan danzando in fra le piagge e l’onda
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ardir fosse restata. ¶ Folgoraron le chiome a l’aura
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stella. ¶ E volgendo a le navi i lumi irati
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diede? ¶ Uomini vili a le miserie nati, ¶ tenete fuor
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eroi fatti beati ¶ e le ninfe immortali albergo e
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fossero i gesti e le parole un gioco, ¶ per
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un gioco, ¶ per ristaurar le navi in terra scese
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e sarte, ¶ e rivide le poppe e le carene
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rivide le poppe e le carene. ¶ Ma de’ compagni
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piagge amene ¶ e trovàr le vallette in ogni parte
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ancor primavera e da le viti ¶ pendean l’uve
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era il veder fra le selvette ombrose ¶ or mostrarsi
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or mostrarsi, or fuggir le ninfe ascose. ¶ La vaga
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maniere ¶ or saettar con le compagne a gara, ¶ or
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a schiere. ¶ Chi nude le chiedea, ne l’onda
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chiara ¶ notar da lunge le potea vedere; ¶ s’in
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d’oro ¶ che fra le mani avea soavi accenti
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l’Onestade in terra: ¶ le dolcezze d’amor l
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che serba ancor de le dolcezze il fiore ¶ come
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dolcezze il fiore ¶ come le distillò, nascendo, Amore. ¶ Voi
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giunti a goder de le delizie antiche, ¶ non affrettate
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ch’a tempo volgeran le stelle amiche. ¶ Come a
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e sciolta, ¶ che per le selve andar mattina e
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i prieghi indarno e le minacce e l’ire
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sì gradita, ¶ albergo de le grazie e de gli
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nel porto a rispalmar le navi. ¶ Egli poi che
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a quel sicuro lido ¶ le speranze antepor del mare
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del porto presto ¶ e le vele spiegò verso l
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in forse, ¶ quando calò le vele e la sua
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calma. ¶ Alzano i marinai le vele e vanno ¶ cercando
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affanno ¶ cercan di rimorchiar le navi a prova; ¶ ma
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in sé racolto, ¶ levò le mani e le preghiere
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levò le mani e le preghiere a Dio ¶ e
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gli angioli dannati ¶ ne le spelonche i venti avean
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l’Aquilone algente, ¶ ne le caverne lor frigide e
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i legni; ¶ e con le mani alzate e con
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mani alzate e con le vesti ¶ feron chiamando a
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a l’approdar de le tre navi presti ¶ si
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di morire, ¶ ch’eran le navi ancor nel mare
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in alto mar spiegando ¶ le vele di partir festi
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la notte amoreggiando ¶ fra le ninfe leggiadre in festa
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furo il sonno e le speranze rotte. ¶ Di rauche
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la marea. ¶ Parean fuggir le fere in abbandono ¶ e
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e ʼn vece de le ninfe a noi parea
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tremendi e spaventosi. ¶ Né le sembianze lor del tutto
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da diversi lati, ¶ e le piagge vicine e le
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le piagge vicine e le lontane ¶ muggiar d’urli
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in Oriente apparve ¶ e le sue stelle in ciel
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accolsero e fuggìr tutte le larve ¶ e le finte
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tutte le larve ¶ e le finte bellezze insidiose. ¶ Frutti
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gli ameni prati e le selvette ombrose; ¶ e l
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aspetto ¶ degli altri confirmò le sue parole. ¶ Gli conforta
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i lor vaneggiamenti e le lor fole; ¶ e l
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gli distilla giù da le sue foglie. ¶ Quivi egli
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di nuovo fe’ spiegar le vele ai venti. ¶ Musa
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la magion divina ¶ e le finestre apria de l
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da l’Atlantico mar le vele torse. ¶ Splendeva il