Matilde Serao, Addio, amore!, 1890

Acquaviva si taceva; e le due fanciulle serbavano innanzi

e un impercettibile sorriso le apparve sul perfetto arco

quel misterioso fascino che le si addensava intorno e

ultimissime file dei palchi, le sembrava messo in gran

il fascio della luce le pareva rivolto in quel

visione, nitida e tagliente, le faceva abbarbagliare gli occhi

sa di trovar sempre le stesse persone, allo stesso

dove già fioriscono dolorosamente le commozioni degli atti seguenti

avevano del femminile, guardava le signore, e quando prendeva

proscenio, Luigi non levò le mani per applaudire. Guardava

A un tratto, tutte le cose intorno ad Anna

abbassarsi di occhialini, mentre le poltrone restavano deserte. Il

incuriositi, abbagliati. Tristemente, fra le palpebre socchiuse, Anna Acquaviva

pieno di ombra, e le pareva di esservi entrata

riprendendo subito la conversazione. Le fanciulle Acquaviva non dicevano

chiamato. ¶ - Vi sentite male? - le chiese premurosamente Stella Martini

chiusi. La buona donna le prese la mano, che

di seta bianca, fra le sue. ¶ - State meglio, mia

Anna si fu seduta, le dette la notizia: ¶ - Cesare

celare. Per due minuti le battè il cuore così

essere stata sorpresa, che le sembrò di morire lì

la nebbia, in cui le appariva la folla, a

occhi, guidati dal cuore, le mostrassero solo quello che

mostrassero solo quello che le piaceva di vedere, quando

in certi palchi, dietro le candide spalle di una

profilo di colui che le sedeva alle spalle, in

Ah divine, divine sgorgavano le note di Meyerbeer dall

sala, frangendosi mollemente, carezzando le orecchie e le anime

carezzando le orecchie e le anime degli ascoltanti; ma

bocche ferme, taciturne, frenanti le dolci parole dell'amore

parole dell'amore, soffocanti le sillabe di un nome

unico punto del teatro, le labbra un po' schiuse

ma intorno intorno, anche le altre, anche gli altri

fece nel suo spirito. Le sembrò di non esser

vita sociale, e tutte le carezze dell'eleganza, rinforzano

tutti. Certo, come già le lacrime piangevano nelle voci

speranza della virtù, con le meravigliose illusioni della giovinezza

volte sua sorella Laura le parlò: ella non intese

Anna, senza che costei le rispondesse, una lievissima ombra

un po' smarrita; Laura le disse, egualmente, nel tono

nel tono di tutte le altre notizie mondane che

altre notizie mondane che le aveva date: ¶ - Vi è

male a venire, Anna - le mormorò. ¶ - Non temete - rispose

interveniva, e Laura con le palpebre abbassate, attenta, non

sorrisetto blando, passando pianamente le dita intorno alla barbetta

interdetta, agitata. Nulla più le faceva perdere l'equilibrio

per cortesia, e perchè le era permesso di dare

teatro, per non dare le spalle assolutamente a Cesare

diceva, avidamente, quasi assorbendone le idee giuste e ferme

No! - gridò lei, stringendosi le tempie fra le mani

stringendosi le tempie fra le mani, col viso diventato

serietà dell'esistenza; tutte le sue responsabilità spariscono innanzi

aveva bevuto a tutte le coppe, era il gaudente

di mariti che piantano le mogli, di soci ladri

stati colpevoli: perchè tutte le apparenze ingannano, perchè tutte

apparenze ingannano, perchè tutte le facce mentiscono, perchè quando

conoscere gli uomini e le donne quali sono, di

velenoso di Cesare Dias, le faceva spavento e le

le faceva spavento e le sembrava di essere stata

non dover più spargere le sue lagrime per nessuno

ve l'aveva immersa, le ispirava nel medesimo tempo

ammirazione. Egli aveva vinto le burrasche, era in porto

salvarle, aveva veduto perire le sue persone più care

per il piacere, per le apparenze salvate, per i

esitare e senza mostrare le sue esitazioni, colui che

che aveva vinto, infine, le pareva degno di ammirazione

che ella provava, confusamente, le venne alle labbra, in

mite tramonto primaverile metteva le sue prime tinte, delicatamente

Anna macchinalmente giocherellava con le rosette fresche, coi vividi

ma non vedeva più le rose, nè i boccioli

ma tutti i fiori le sembravano appassiti e morti

l'interesse diventa grandissimo. Le duemila persone, fra uomini

per moltissime ragioni nascoste, le duemila persone, in quel

giorno di Natale, trasformarono le occupazioni, o gli ozii

ricche vesti da ballo le signore; tutti sacrificarono o

o la passeggiata, o le visite, o l'ora

un rumor sordo, e le signore, tutte avvolte nei

sol movimento erano dentro. Le carrozze, al trotto, arrivavano

un'ultima sigaretta, guardavano le signore che giungevano, che

che giungevano, che salivano le scale rapidamente, col capo

alle contemplazioni della sala. ¶ Le fanciulle, senza strascico, vestite

azzurri che stringevano loro le spalle, coi capelli intrecciati

sotto il porticato, per le scale, pei corridoi, la

difficile e da tutte le parti si udivan voci

custode dei palchi, mentre le signore raggruppate, appoggiate ai

vestita di chiaro, fra le sete e garze, aveva

eleganti, in piedi, voltavano le spalle al palcoscenico, era

diciannove di seconda fila. Le due sorelle erano vestite

scoperta la fronte e le tempia, con una linea

la musica ridestava tutte le memorie della sua vita

belle, così variamente seducenti: le figlie di Francesco Acquaviva

non avendo parenti che le accompagnassero, solo al San

diceria incerta, niente altro. Le guardavano, perchè erano della

delle belle spose; ma le guardavano fuggevolmente, poichè le

le guardavano fuggevolmente, poichè le fanciulle non si guardano

immobile, pietrificato nell'attenzione. Le donne nei palchi, non

fra Giustino Morelli e le due persone, che ella

proprio peccato morale. Con le vene impoverite, con le

le vene impoverite, con le fibre abbattute, coi nervi

affetto: tutto quello che le si accordava, era una

la commovevano talmente, che le veniva da piangere: e

obbedienza assoluta a quanto le avrebbe imposto il suo

suo tutore, a quanto le avrebbe consigliato sua sorella

e nella bontà altrui. Le pareva, lentissimamente, di rinascere

Così, ogni volta che le parlavano, sempre che le

le parlavano, sempre che le chiedevano il suo parere

Sì, per quello che le diceva Cesare Dias, ingrandito

sì, per quello che le diceva Laura Acquaviva, sua

avevano ragione. ¶ Ella guariva. Le restava, della sua malattia

nulla da fare, poichè le visite, le passeggiate non

fare, poichè le visite, le passeggiate non cominciano che

cominciano che alle quattro. Le fanciulle lo aspettavano ogni

aria distaccata da tutte le vili cose umane, senza

desiderio segreto, poichè egli le portava un senso di

deboli si rincorano vedendo le persone sane e robuste

fragile, aveva bisogno come le leggere farfalle, di poggiare

codice galante che eleva le apparenze a idoli, tutto

nella sua fantasia indebolita: le piccole cose, adesso, attiravano

il suo tempo e le sue consuetudini. Quando egli

suo disprezzo per tutte le transazioni umane, pure ammettendo

mondo: quando egli scherniva le follie umane, per cui

per cui si perdono le riputazioni e le fortune

perdono le riputazioni e le fortune: quando egli diceva

egli diceva che tutte le generosità nascondono una segreta

egoismo e che tutte le virtù dipendono da una

sua grande febbre, tutte le ragioni del sentimento che

soffocava nella gola e le lacrime la velavano. Cesare

in preda a tutte le passioni. Talvolta, quando Anna

di non accorgersene, o le chiedeva: ¶ - Che avete? ¶ - Niente

la buona Stella Martini le portò dei fiori, dei

Amati, li aveva proibiti. Le due donne erano state

i tepori della primavera; le aveva attese con impaziente

con impaziente malinconia. Quando le vide ritornare a casa

e floscia fisonomia, che le lacrime antiche parevano avessero

avessero vuotata, portanti ambedue le rose fresche, rose tutte

rimpianto. ¶ Teneva in grembo le rose, le toccava, le

in grembo le rose, le toccava, le avvicinava alla

le rose, le toccava, le avvicinava alla faccia, vi

Vedete, mi hanno portato le rose... come sono belle

fuggita di casa. Aggrottò le sopracciglia: e la sua

non dire: così, non le fa. Chi dice troppo

paura segreta: la parola le era stata risparmiata, per

forma convulsionaria, che voi le date? Vi pare che

l'occhio vivido, udendo le cose che egli diceva

in quel periodo, abbandonando le sue consuetudini mondane, che

stava Anna. In realtà le due fanciulle non avevano

seconda figliuola, Laura, che le rassomigliava perfettamente; e Francesco

sua esistenza a tutte le fiamme mondane. Le due

tutte le fiamme mondane. Le due fanciullette che crescevano

senza madre, con tutte le cure del lusso, non

colui che pur amando le donne, il giuoco, i

follie, per poter sorvegliare le sue figliuole, per maritarle

scarsamente in pubblico con le fanciulle, pur vegliando su

rendita, che odiava tutte le relazioni sentimentali, tutti i

patisce, che detestava tutte le forme delle parentele, delle

il giorno in cui le sorelle Acquaviva avessero trovato

ho due figliuole, me le ha lasciate in dono

per lui: egli non le amava. Piovutegli dal cielo

gli uomini mondani per le fanciulle da marito, credendole

e molto meno per le ragazze di Francesco Acquaviva

uno specchio mistico, fra le nebbie della fantasia, una

o cattiva, ma che le eccitasse la immaginazione, capace

di severità per tutte le sciocchezze della esistenza, pieno

tornato indietro da tutte le sentimentalità, a ogni scoppio

avvilire gli uomini e le lor passioni: talvolta era

senza danari, egli levò le spalle, mormorando: rettorica! Non

mano, dopo aver vinto le esitazioni della sua rettitudine

tutore oppose a tutte le ingenue domande dell'amore

altezze vertiginose, e toglieva le persone alle volgari leggi

un uomo che disdegnava le parole, che apprezzava solo

aforismi prestabiliti, per tutte le evenienze della vita e

della fanciulla si chetassero le fiamme della passione, e

una sua figlia, egli le avrebbe fatta, come la

probabilmente, perchè più forte le era parso l'amore

guardia, da anni, contro le sorprese del sentimento, perchè

Acquaviva, e Stella Martini, le creavano attorno un ambiente

voce di quel giorno, le domandava come si sentisse

ricadeva sull'origliere con le palpebre abbassate, improvvisamente, stanca

così grande, che passava le giornate intere immobile, con

giornate intere immobile, con le braccia prosciolte lungo la

lungo la persona, con le mani bianche e fredde

capo sepolto nel guanciale, le due trecce sciolte sul

sciolte sul petto: esangui le labbra, le guance, la

petto: esangui le labbra, le guance, la fronte; senza

sguardo gli occhi. Quando le parlavano, rispondeva con un

gli occhi, abbattuta: non le dicevano più nulla, ma

colpa, una colpa... ¶ - Dite le cose come sono, e

e non come voi le immaginate - replicò lui, con

di Laura, che parea le facessero una domanda, ella

spirito, il suo passato le faceva orrore, coi suoi

coi suoi inganni, con le sue pazzie, con le

le sue pazzie, con le sue inutili e vergognose

Anna, poi, voltarsi verso le finestre dell'albergo e

sola, angosciosa, fatale, implacabile le si delineava nella mente

soffriva, sì, per tutte le sue fibre, gemeva per

la tenerezza, per tutte le delicatezze della sua anima

e calpestata; ma fra le sofferenze materiali e morali

a voce alta e le parve così triste e

Tutto è finito, tutto: le parole di questa breve

dell'anima cristiana. E le tre parole, ogni volta

parole, ogni volta che le apparivano lucide, rifulgenti sul

quali il colpevole Baldassare le vide apparire sulla negra

irresistibilmente luminose, ogni volta le risuonavano implacata ripetizione di

Ella non intese bene: le palpebre le batterono due

intese bene: le palpebre le batterono due o tre

la luce della lampada le faceva tanto male agli

stanza. Colà l'ombra, le dette senso più acuto

da una febbre che le metteva il fuoco nel

intervallo di insensibilità malgrado le scosse di una carrozza

Talvolta una mano gelida le prendeva le piccole mani

mano gelida le prendeva le piccole mani brucianti, carezzandole

gelo; talvolta questa mano le si posava sulla fronte

poi un fuoco, dovunque; le labbra gonfie e aride

labbra gonfie e aride, le orecchie ronzanti; impossibile di

e al terzo giorno le striature rosse delle guance

piccole, dove più grandi: le labbra, specialmente, e le

le labbra, specialmente, e le palpebre ne erano cosparse

piangesse sangue; pareva che le sue mani, torturate, come

un decimo di grado: le echimosi nerastre degli occhi

che si andassero cicatrizzando: le macchie di tutta l

un pallore mortale. Esangui le labbra, le gengive, le

mortale. Esangui le labbra, le gengive, le orecchie, glaciali

le labbra, le gengive, le orecchie, glaciali le mani

gengive, le orecchie, glaciali le mani: e sotto i

soffio di respiro, che le passava fra le labbra

che le passava fra le labbra secche e bianche

violente febbri: e fatte le due lunghe trecce, le

le due lunghe trecce, le disponeva lungo la persona

persona della inferma: così le davano meno fastidio. Talvolta

delle grosse lacrime attraverso le ciglia chiuse, lacrime che

pianto lungo, lungo: tutte le lacrime che ascendevano senza

suor Crocefissa, la monaca, le rasciugavano pietosamente il viso

la lasciassero piangere, che le faceva forse bene, di

alla inferma quello che le piacesse, senza contrariarla mai

il sangue da tutte le vene, da tutti i

lacrime che versava, attraverso le palpebre socchiuse, senza singhiozzare

volto del divino Martire, le pie assistenti si chinavano

si chinavano a tergere le lacrime: e obbedendo a

al gran medico, non le dicevano parola di conforto

un dolore vivo che le faceva versare quei pianti

mare lucidamente azzurro, dove le vele bianche parevano ali

distruggendo la vegetazione, distruggendo le case e gli uomini

cara, tenera voce, tutte le dubbiezze sarebbero fuggite. ¶ - Io

ella aveva udito: nè le offerte di qualche ristoro

bambino, sulla strada, che le offriva dei fiori di

quanto tempo, ancora, per le due! Dopo aver preso

debole e lenta, quasi le fossero mancate tutte le

le fossero mancate tutte le forze fisiche, mentre dentro

la dolcissima fra tutte le rovine dell'antichità, per

poi nei templi, attraversando le strette vie della Speranza

carri, entrando in tutte le case, uscendone, visitando le

le case, uscendone, visitando le piazze, i mercati, le

le piazze, i mercati, le botteghe: il vecchio avanti

il vecchio avanti, borbottando le sue spiegazioni, la giovinetta

di nuovo, un sospiro le usciva dal petto. Pure

il tempo, volendo divorare le ore che dividevano venti

quando finalmente il vecchio le disse, per la terza

Ella rispose, fievolmente: ¶ - Andiamo. ¶ Le ore, lente, erano trascorse

mano, mentre la guardia le spiegava le magnificenze della

la guardia le spiegava le magnificenze della villa Diomede

egli non voleva andarsene, le disse che non era

Nevoleia Tyche, aspettando: aveva le mani in grembo, la

guardiano. Quest'ultima ora le parve una immensa discesa

il senso di tutte le cose si smarriva; il

di Giustino, ripetuto continuamente, le serviva per sottile linea

divino velo di passione le era disceso sugli occhi

persona. Andarono, così, per le vie di Pompei, senza

con un'amarezza che le sorgeva dal cuore e

sorgeva dal cuore e le invadeva il sangue. Erano

Ed egli, confuso, inquieto, le chiese se volesse pranzare

tanti estranei erano passati, le ispirò una diffidenza, un

solo guardarla; eppure, nuovamente, le salì il rossore, al

nascosta la faccia fra le mani. ¶ - Dimmi che hai

diresti queste cose... ¶ - Te le ho sempre dette, te

ho sempre dette, te le ripeto, Anna. Questa è

il mondo parve che le roteassero nel cervello, con

ebbe la sensazione che le si spezzassero le tempia

che le si spezzassero le tempia; se le strinse

spezzassero le tempia; se le strinse fra le mani

se le strinse fra le mani, istintivamente. Qualche striatura

Qualche striatura di rosso le apparve sotto gli occhi

sotto gli occhi, verso le guance, e si andò

ella indietreggiava, inorridendo. Certo le forze del suo cuore

non volle consacrarla con le sue parole, con la

uomo che, per salvarla, le infliggeva una tortura ineffabile

con la faccia fra le mani, irrigidito dalla fatalità

senza l'amore... e le tue lettere portavano l

uscire, lo intese discendere le scale, lentamente, col passo

si avanzò verso lei, le s'inginocchiò innanzi - era

che lo faceva - e le disse semplicemente: ¶ - Perdonami. Partiamo

scriverò. Soltanto tu regola le tue cose, come se

aspettare, prima d'intraprendere le due o tre scalate

la casa buia, attraverso le stanze, senza aver più

sorpresa, morta a tutte le sensazioni. Ma giunta nel

uno spettacolo improvviso, imprevisto, le ridiede tutte le forze

imprevisto, le ridiede tutte le forze, gittandola a un

E nella follia che le saliva dal cuore al

quella luce; la testa le girava, un ronzìo le

le girava, un ronzìo le mordeva le orecchie... ¶ - Potessi

un ronzìo le mordeva le orecchie... ¶ - Potessi morire, potessi

ironia e di sprezzo le contrasse le labbra, che

di sprezzo le contrasse le labbra, che la povera

mezzo alla stanza, stendendo le braccia a sua sorella

il tono, poi per le dure parole che pronunzia

quel sorriso mi scomponeva le idee. Ma dovevo tentare

o tre volte, fra le mani. Alla fine, ha

no, sempre no, facendomi le dimostrazioni più paradossali, più

giusto, dell'onesto, se le sacre voci dell'onestà

mondo. Ma io sdegno le persone che non hanno

la città morta guardando le sue ruine: cercami dovunque

creatura esposta a tutte le miserie umane, forte soltanto

ne imparasse a mente le parole. Era solo nella

dolcemente bigiastri e con le sue miti pitture dall

volta, era quasi deserta: le vecchie devote erano sedute

altare dell'Eterno Padre. Le due donne, Anna Acquaviva

di capelli candidi, faceva le domande di rito, dolcemente

parole, che il prete le rivolgeva; spesso un silenzio

infine quando il confessore le ebbe chiesto, con una

a dare spiegazioni: udiva le esortazioni alla quiete, alla

istesso del pentimento. E le dichiarò che non poteva

sulle labbra per soffocare le folli grida di gioia

la prima volta: e le pareva che da anni

Qual mano misteriosa, dunque, le impediva di andare? Tremò

quell'ostacolo misterioso che le dava un brivido di

segreta voce del destino le era confusamente risuonata nella

il mare, quasi rasentando le chete onde, passando attraverso

chete onde, passando attraverso le case bianche di Portici

bianche di Portici, attraverso le case rossastre di Torre

Torre del Greco, attraverso le case bianche, rosse e

fantasma fiammeggiante di tutte le voluttà dell'anima e

luce, dentro sè udiva le implacabili parole della coscienza

non tace, in tutte le anime, pure ed impure

incubo, e la disperazione le fece torcere le mani

disperazione le fece torcere le mani intorno al manico

da viaggio. Erano sparite le verdi vigne e le

le verdi vigne e le ville che ridono fra

coltre del letto, con le braccia prosciolte e le

le braccia prosciolte e le mani aperte, con la

d'inverno aveva avvolto le cose e le persone

avvolto le cose e le persone nella camera delle

era spento, una fiamma le era salita dal cuore

dal cuore al cervello, le si era diffusa per

tutto il sangue, bruciandole le vene, accrescendone il palpito

carne, aumentando a dismisura le pulsazioni delle arterie, tanto

si sentiva bruciare, e le labbra si disseccavano all

l'aria glaciale che le penetrava nei polmoni non

timore di svegliare Laura le faceva soffocare anche i

quella grande fiamma che le batteva alle tempia e

e ai polsi, che le faceva palpitare disordinatamente il

dormisse. Uno spiraglio fra le imposte era stato lasciato

quasi che mille vincoli le annodassero le membra. Non

mille vincoli le annodassero le membra. Non poteva più

nella loro stanza: e le parevano anni che durasse

che durasse quell'attesa, le parevano anni che la

bruciasse quel calore inebbriante, le parevano anni che stesse

E un triste pensiero le attraversò la mente, che

ad ogni piccolo moto le procurava un palpito più

da quella parte, mentre le mani cercavano le calze

mentre le mani cercavano le calze, le scarpe, i

mani cercavano le calze, le scarpe, i vestiti. Tutto

Laura si sarebbe svegliata. Le pareva che l'avessero

di audacia, due parole le uscirono, basse, dalle labbra

appoggiata al legno, con le orecchie che le tintinnavano

con le orecchie che le tintinnavano: ¶ - Madonna mia, Madonna

orgasmo della sua febbre le avevano turbata la mente

alla stanza da pranzo, le parve di aver attraversato

gelida della notte che le schiaffeggiò le guance e

notte che le schiaffeggiò le guance e la fronte

poco alto, e tendendo le braccia verso la terrazza

commette! - gridò ella, levando le braccia al cielo. ¶ Giustino

sciallo, che dalla testa le era scivolato sulle spalle

scivolato sulle spalle, poi le era caduto ai piedi

Anna mia, pensa bene. Le nostre anime erano fatte

per vivere insieme, ma le nostre persone si trovano

con la voce che le moriva sulle labbra. ¶ - E

compassione amorosa lo assalì. Le prese le mani; adesso

lo assalì. Le prese le mani; adesso erano fredde

vampa dell'amore, che le bruciava il sangue. Egli

sangue. Egli si appoggiò le due manine sul petto

non rispose: quasi mancandole le forze, abbassò la testa

sulle manine congiunte. Giustino le accarezzò i bruni e

respiro. ¶ - Anna, che hai? - le chiese, fremendo per mille

senza sentirvi ai panni le mani che vogliono fermarvi

rispetto e timore, come le cose che non sappiamo

sente nei cieli, per le benedette anime di mia

gli occhi ardenti, con le mani tese e invocanti

Dio! - disse ella, torcendosi le braccia, battendosi la fronte

battendosi la fronte con le mani - è mai possibile

lui, e gli prese le mani. ¶ - No, no, non

amate? Volete che io le accolga bene tutte quante

rendeva vincitore in tutte le battaglie; le parve che

in tutte le battaglie; le parve che egli fosse

più rassomigliante a tutte le infinite creature umane, che

Ella si appoggiava con le due mani al parapetto

ella disse, umilmente incrociando le mani, come se pregasse

Grazie, amore - e piegò le ginocchia come innanzi al

tutti i fiori, tutte le rose, tutti i gelsomini

tutti i gelsomini, tutte le passiflore, tutte le gaggie

tutte le passiflore, tutte le gaggie, e l'odorosa

i fiammanti geranii, e le sottili felci fiorite: un

sola e il cuore le scoppiava di dolcezza! Allora

che penetrava da tutte le finestre, ella giunse innanzi

la struggevano di emozione: le cose conservanti il ricordo

sua madre, sembravano tenderle le braccia maternamente. ¶ Ella fece

meglio, e la bocca le si schiudeva a un

capezzale guarnito di merletti, le sembrò di scorgere un

passi e cadde con le braccia tese verso quel

di argento, che Cesare le aveva donato nel suo

lasciava mai: erano già le undici. Nella sua stanza

dal fondo bianco. Erano le undici, e sua sorella

stanze con Stella Martini, le aveva mandato a chiedere

Campo di Marte: Anna le aveva fatto rispondere dalla

Infine, pian piano, con le nocche delle dita, ella

piegandosi, quasi a metter le parole nella serratura. ¶ - Aspetta

della rosea vestaglia che le si ammucchiava intorno ai

galanteria, che regolava tutte le sue parole e i

lei balenarono dolcemente e le rosse labbra restarono schiuse

per una settimana, e le giunchiglie succedevano alle viole

strani disegni si pingeano, le rose prendeano il posto

non vi badava. Solo le disse: ¶ - Non vai a

d'amore che egli le avesse scritti e che

una, dammela - disse, stendendo le mani. ¶ Se la passò

poichè, talvolta, gli occhi le si velavano di un

Quando Stella, gli amici, le amiche, quando la stessa

quando la stessa Anna le diceano che era tempo

osservava sua sorella e le pareva, per un senso

l'amore per Cesare. Le pareva di essere un

ad ottenerne la confidenza: le pareva di aver troppo

per quanto taciturno. Però le relazioni erano diventate più

quella cortese galanteria, che le donne belle e giovani

comitiva al Campo. Tutte le rappresentazioni familiari lo seccavano

Anna ed ella discese le scale a rilento. Ma

madre, depose in offerta le belle e odoranti rose

accostò alla sorella e le disse: ¶ - Tu resti? ¶ Quella

era cambiata d'abito, le venne incontro: ¶ - E Anna

più non servono tutte le altre parole umane: Madonna

egualmente dolci, e talvolta le pallide labbra giungevano a

immenso languore, vide attraverso le palpebre chiuse, che impallidiva

levò e baciò, con le fredde e aride labbra

via, dopo aver chiuso le finestre, dopo aver girata

bianca, che Stella Martini le disse: ¶ - Siete stata tanto

come se il respiro le si arrestasse nel petto

d'infanzia; diceva lungamente le sue orazioni, vegliava ancora

paura - ella rispose. ¶ Stella le aveva dunque preparato una

suoi saloni, dove tutte le finezze del lusso si

vi affascinava da tutte le finestre, da tutti i

antico, che faceva venire le lagrime agli occhi, dove

sottolineati di nero, con le labbra bianche, con la

fa male... ¶ - No, no - le rispondeva Anna - se sapeste

mese sorrentino che ha le mattinate già calde e

mattinate già calde e le serate fresche, Anna non

facevano trasparenti, una voce le gridava dentro, una voce

Vedrete che non verrà - le aveva risposto Anna, i

era già inaugurata; tutte le terrazze di Sorrento erano

lieta e appassionata estiva. Le ville avevano distese contro

distese contro il sole le loro tende a fasce

ore pomeridiane faceva battere le tele, come se navigassero

biancori nivei la campagna, le case e il mare

sedie e poltrone, fra le piante e i fiori

passavano pel mare sorrentino le barchette cariche di gente

cariche di gente, cantanti le belle canzoni napoletane; invano

luminosi nel cielo; invano le mille voci delle magnifiche

nel bacio che Stella le dette, prima di uscire

forte e sarete felice - le aveva detto Stella, licenziandosi

un bacio, guardandola, quasi le volesse comunicare una buona

sua vita perduta invaderle le vene, e il cervello

quella consunzione di tutte le sue forze, ma sempre

di beltà, di luce le era intorno, ma ella

distesa nella poltrona, con le mani abbandonate lungo la

il cielo. ¶ - Buona sera - le disse Cesare Dias, giunto

Prese una sedia e le sedette vicino. ¶ - Siete sorpresa

dimenticare... ¶ - Io mantengo sempre le mie promesse - egli soggiunse

poltrona, stringendo nervosamente con le mani i bracciuoli, scuotendo

giammai dell'amore che le manca! ¶ Detto questo, ricadde

in fondo di tutte le malattie mortali. Essa è

domandate! ¶ Un sordo singhiozzo le ruppe il petto, pensando

mi domandate quali sieno le sue speranze! - esclamò ella

badare al modo come le aveva parlato Cesare Dias

così superiore a tutte le tempeste umane: in tal

potervi amare con tutte le mie forze, ma silenziosamente

in un supremo scontento; le pareva di vedere il

una grande nostalgia che le fiaccava le forze; e

nostalgia che le fiaccava le forze; e la dimora

la dimora di Napoli le era diventata troppo amara

tutta la pace intorno le avrebbero almeno procurato una

ella diceva, a chi le domandava che cosa avesse

anima, in cui tutte le forze spirituali e materiali

occhio vago, trasalendo quando le parlavano, guardando trasognata il

occhi di coloro che le volevano bene; poichè essa

ai ritrovi, poichè tutte le cose che un tempo

cose che un tempo le erano piaciute, ormai non

a quello che Cesare le diceva, ella non rispondeva

che ne addormentava tutte le vitalità, ella aveva però

monotonia delle anime convulse, le cui frasi hanno il

e mentre scriveva, spesso le accadeva di ripetere ad

ripetere ad alta voce le frasi scritte, quasi che

stessa messa sulla carta, le lacrime le scendevano lungo

sulla carta, le lacrime le scendevano lungo le guance

lacrime le scendevano lungo le guance, le cadevano sulle

scendevano lungo le guance, le cadevano sulle mani ed