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Gian Giorgio Trissino, Sofonisba, 1524

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
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e cominciar da largo le parole. ¶ Né starò di
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ei pietoso aperse ambe le braccia, ¶ e mi raccolse
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guerra ti molesta; ¶ or le voci importune de le
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le voci importune de le genti, ¶ veneni, tradimenti; ¶ e
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insieme, e a noi le porge. ¶ Poi vi ricordo
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s'appartiene ¶ porsi a le degne imprese, e ben
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ch'è rubello ¶ de le più salde e ottime
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di fuore ¶ qualcuna de le serve, ¶ che a la
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giunte son presso a le porte? ¶ O pur debbio
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dominare avezza, ¶ la servitù le parerìa sì amara, ¶ ch
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ma preso è ne le man de' suoi nimici
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sì, che tutte entraro ¶ le genti da caval ne
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ma poco stando poi ¶ le legioni ancor vennerci adosso
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suo periglio, ¶ potesse rivoltar le genti sue. ¶ E mentre
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non fummo in su le porte, ¶ che i Romani
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ci fur dietro a le spalle. ¶ Tal che a
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già son dentro a le mura. ¶ SOFONISBA ¶ Ove si
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roman fu giunto appresso ¶ le mura, mandò subito un
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questo, al fin de le parole ¶ l'incatenato re
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poi subitamente aperte foro ¶ le porte, e date in
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e la fortuna ¶ e le vostre virtù v'hanno
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mi lasciate ir ne le mani ¶ e ne la
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vinti, e poi scordar le offese. ¶ Pur s'io
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Pur s'io ne le volessi inanzi agli occhi
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gli alti costumi e le bellezze rare, ¶ le soavi
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e le bellezze rare, ¶ le soavi parole e i
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i dolci prieghi ¶ farìan le tigre divenir pietose. ¶ Sì
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dir se non de le mie noie; ¶ che forse
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noie; ¶ che forse offenderan le vostre orecchie. ¶ Pur mi
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ch'io vada ne le mani ¶ e ne la
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io vi chieggio, ¶ per le care ginocchia, ch'or
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Gran forza aver dovrebbon le parole, ¶ che son mosse
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dov'io mi volga le parole, ¶ non sono (al
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adunque, e s'a le buone imprese ¶ non è
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albergo impoverito; ¶ chi ne le rotte squadre, ¶ lassa v
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la figliuola, e farne le sue voglie; ¶ chi parve
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ir carco altrui de le sue spoglie. ¶ Se con
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i mali, ¶ veggio rinovellar le nostre piaghe. ¶ Ahimé, più
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fermo aiuto ¶ se servata le fia l'alta promessa
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omai dal Nilo a le Colonne. ¶ Sì ch'io
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palazzo. ¶ LELIO ¶ E che le disse nel primiero incontro
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Romani. ¶ LELIO ¶ Ed egli le promesse arditamente? ¶ MESSO ¶ Anzi
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Che fece poi, quando le fu negato? ¶ MESSO ¶ Nel
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promessa? ¶ MESSO ¶ Amore e le dolcissime parole. ¶ LELIO ¶ Com
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per moglie, ¶ e far le nozze in quel medesmo
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fu primamente destinata, ¶ non le potea recar se non
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e gir volando a le seconde nozze; ¶ massimamente avendo
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ferma, e non con le parole. ¶ Però li potrai
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Alor molti susurri infra le genti ¶ nacquer di queste
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mente di ciascuno, ¶ chi le lodava, e chi le
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le lodava, e chi le dava biasmo. ¶ Tal che
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la donna più vicino, ¶ le pose in dito un
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nel nimico albergo ¶ celebraste le nozze. Ah non avete
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verrò, ch'abbia vedute ¶ le stalle, e che cavalli
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Asdrubale e io ne le sue case ¶ ci ritrovammo
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quelle tende, ¶ intorno de le quai si faccia guardia
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n'andran fin a le tende. ¶ SCIPIONE ¶ Qual avversa
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simil cose. ¶ Levateli datorno le catene, ¶ e menatelo al
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toglia ¶ quest'altro con le dolci sue lusinghe. ¶ CATONE
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Faccialo pur; che de le medicine, ¶ che si sogliono
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si sogliono apporre a le ferite, ¶ quella dà più
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Africa voi stesso, ¶ e le vostre speranze in la
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l'età nostra sono ¶ le sparse voluttà, che abbiam
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e chi con temperanzia le raffrena, ¶ e doma, si
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tal furore infin contra le donne. ¶ Ma i benefici
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error di costei si le perdoni, ¶ se mai fatto
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E sì subitamente far le nozze ¶ ne la nimica
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nel principio, quando ¶ tutte le cose vostre mi chiedeste
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sua persona, ¶ la moglie, le cittati, le castella, ¶ e
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la moglie, le cittati, le castella, ¶ e finalmente ciò
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modo ¶ aver per forza le romane spoglie. ¶ Ma se
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che il Senato ¶ per le vostre virtù ve la
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che porgon volentieri ¶ a le feroci tue saette il
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ne' begli occhi de le donne belle; ¶ ivi le
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le donne belle; ¶ ivi le tue facelle ¶ accendi, e
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come i naviganti per le stelle, ¶ che son d
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mi truovo fuor de le tue mani, ¶ sento però
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quell'anime gentil, non le lasciare ¶ senza il tuo
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a la regina, ¶ non le rechi dolor, ma medicina
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e molesto. ¶ FAMIGLIO ¶ Dunque le nube nozze non aranno
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com'ha, s'a le sue voglie ¶ non vedesse
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che parla ¶ di lei, le annunzia doglia. ¶ FAMIGLIO ¶ Ahi
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Adunque al vostro dir le nozze nostre ¶ saranno disturbate
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dimostre, ¶ ma stia ne le serrate ¶ tende, e ne
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meschine, ¶ mi fa con le speranze esser rimasa ¶ da
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ed in quel mezzo le sue belle membra ¶ lavò
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non andrete viva ne le forze ¶ d'alcun romano
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ne manda; ¶ poiché non le può dar cosa migliore
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Ver è che più le aggradirìa il morire, ¶ se
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formare una parola. ¶ A le quali ella volta, ad
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intanto ¶ degno convito a le future nozze. ¶ Ma come
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corse piangendo, e con le man si straccia ¶ i
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straccia ¶ i capelli e le guance, e urla, e
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d'affanni? ¶ Chi più le fia pietoso? ¶ Qual altra
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luna, ¶ o Dio, che le governi, ¶ il cui valor
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movete. ¶ Ecco che pur le passa questo affanno. ¶ SOFONISBA
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a tutte voi. ¶ CORO ¶ Le grazie, e le virtù
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CORO ¶ Le grazie, e le virtù, che il ciel
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la vostra sepoltura ¶ de le lacrime nostre, e dei
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terrestre s'appertenga. ¶ SOFONISBA ¶ Le cortesi proferte e 'l
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mio fratello; ¶ e ora le sarai figliuola e nuora
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da liberarla. ¶ CORO ¶ Dunque le volevate dare aiuto? ¶ MASSINISSA