parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
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2015
da fuori, intima oltre le facciate. Il borbottio dell
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piccola bellezza di Milano. ¶ Le ali del colibrì ripresero
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per l’imbrunire, per le giacche indossate a bavero
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alto, perché a settembre le cose cominciano, cher Libero
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di racconti delle vacanze, le belle abitudini, Parigi che
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anni di piombo e le stragi e le speculazioni
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e le stragi e le speculazioni edilizie l’avevano
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Chains, gli AC/DC, le Bikini Kill. Palmiro si
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quella particolare attrazione per le grandi speranze. Papà amava
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Da lui avevo ereditato le spalle strette e la
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in più c’erano le chiamate internazionali che incidevano
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che potevo iniziare subito. ¶ – Le vado bene? ¶ – Vuoi un
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servizio. ¶ Ogni giorno raccoglievo le ordinazioni a una a
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disse – Ci sono anche le mie gambe su queste
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primo aereo se non le avessi detto la verità
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avessi detto la verità. Le raccontai del doppio lavoro
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mio ometto di mondo. Le chiesi di fidarsi di
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sull’università, stavo studiando? Le risposi tacendo, spostai il
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giù, a voce alta, le dissi Ti voglio bene
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abitudinario e spuntava verso le undici, a volte con
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fidanzata di Mario e le sue amiche. Avevo chiesto
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eccezione erano Marika e le ragazze: appena finivo di
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biglietti sotto il cuscino? Le chiesi se sapesse ballare
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e disse che ballare le piaceva. Ma di notte
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missione. Smisi di pagare le tasse universitarie senza dire
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dire nulla e sparai le mie ultime cartucce nello
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un nuovo compito: sottolineare le vecchie sentenze nei punti
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darmi una mano alleggerendomi le mansioni, rifiutai, continuai al
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bagno scostandomi. Quando tornò le allungai un fazzoletto. Continuò
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di non farsi vedere. Le chiesi di seguirmi in
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in silenzio, si asciugò le guance e si soffiò
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Diventammo confidenti così. Io le raccontai di Lunette e
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lei mi aggiornava tutte le mattine sullo sgretolamento del
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male. Fu allora che le consigliai Il filo del
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Larry troverò la meta? Le feci segno di raggiungermi
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archivio e quando venne le domandai se potevo abbracciarla
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spruzzava in pausa pranzo, le sfiorai i capelli. Avevo
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di frustare il puledro. Le suggerii L’amante, – Un
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precede la seduzione. Usava le gambe per camminare, la
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il seno come orpello, le natiche per sedersi: Frida
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Perlustrai gli uffici e le toilette, non la trovai
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a posto e ripulii le macchie, mi sedetti. Continuavo
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non aveva mai aperto, le scrivanie con i tarli
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polvere raschiava la gola. Le pareti erano rivestite di
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urlò e si tolse le cuffie, si mise una
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aveva il fiatone e le guance rigate. Ripiegò il
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scartare un Buddha che le aveva regalato la madre
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testa scintillante. ¶ – Fammi vedere – le scoprii la mano e
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capezzolo. Come succhiava? ¶ – Normal. ¶ Le slacciai il reggiseno e
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baciai con dolcezza e le sfilai la maglia e
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uno accanto all’altra. Le domandai se lui l
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l’aveva toccata tra le gambe, Lunette disse che
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corpo attraversato da tremiti. Le tolsi le mutandine, aveva
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da tremiti. Le tolsi le mutandine, aveva toccato il
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toccato il brasiliano tra le gambe, n’est-ce
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inerte, provai ancora mentre le proteggevo il viso tra
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chiesi a Lunette se le era piaciuto con uno
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continuai più forte e le rifeci la domanda, la
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pronunciarlo. Mi sporsi e le guardai le labbra, lì
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sporsi e le guardai le labbra, lì, dove erano
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mormorai a me stesso le parole che lei mi
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abbracciò forte e io le dissi che mi era
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segno, sì. Ma non le confidai la storia del
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suo studio di avvocati. Le risposi che non mi
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ai piedi della scalinata, le braccione spalancate. Ci stringemmo
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leggendo “Libé”. Trovai solo le foglie secche di Parigi
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sembrò diversa, avara, con le sue geometrie regali e
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brutale. Io ero per le soluzioni invisibili, rimosse, innocue
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una scelta giusta, interrogò le carte e chiamò la
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un primo periodo mantenni le abitudini in modo impeccabile
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cartolina d’epoca con le lavandaie dei Navigli. La
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e ti comprometta. Misi le cuffie e mi stesi
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Lunette. Il cinema Louxor, le riunioni al Café e
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i nostri sguardi clandestini, le passeggiate a place de
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a place de Vosges, le labbra morbide, Ettore Scola
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venire? ¶ – Ho chiuso con le carte. ¶ Mi aggrappai a
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uno schedario speciale con le strenne natalizie e continuavo
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legale. Mi mossi tra le vie nascoste del mio
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da sempre), il cibo, le droghe, il sonno e
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mancavo di erezioni: rimanevano le lacrime e il conatus
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al parco Ravizza, aveva le sembianze di un pungolio
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un po’ insieme. Aveva le spalle scoperte e un
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ripresentai da Marika e le domandai se potevo accarezzarle
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potevo accarezzarle il collo. Le dissi che non avevo
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francese, il Roland Garros, le cediglie. Mi mozzò il
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con un tizio con le Timberland che la passava
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madre di famiglia con le guance pendule, e con
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In studio continuai con le fotocopie e un giorno
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quelle ilarità avevano fondamento: le spalline della giacca mi
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ai Deux Magots per le clienti interessanti che lasciavano
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barlumi di speranza. Suivre le violon, Grand. Dovevo seguire
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che l’ospitava: Milano. Le guglie, i rosoni, le
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Le guglie, i rosoni, le statue, e i palazzi
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di salire, erano quasi le sette, gli dissi che
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il caffè Resentin per le artiste), le esplorazioni in
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Resentin per le artiste), le esplorazioni in zona Sant
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correzioni di bozze e le sostituzioni all’università le
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le sostituzioni all’università le davano il giusto per
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spettacolo a Broadway. ¶ Per le vacanze io e papà
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borsone della Spalding con le cinghie di corda. Monsieur
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pieni voti alla Sorbona. Le avevano offerto un piccolo
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stage alla redazione di “Le Monde”. Decise che avrebbe
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uno scoiattolo, passeggiando per le vie di Brooklyn o
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Invece New York sparigliò le sue carte, e le
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le sue carte, e le nostre, come nessuno dei
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del capitalismo, ma tutto le sembrava magnifique. Dovevamo andare
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mangiare. O ad abbracciare le persone. Fu allora che
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Musiche e costumi sopra le righe, Lunette era in
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il naso ci precludesse le emozioni dozzinali, erano pur
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passo lento e stupefatto. Le americane mi apprezzavano, gli
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per l’intero tragitto. Le rivelai che il desiderio
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Scegliemmo un club che le aveva consigliato un suo
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dei ragazzi esotici che le si misero intorno. Lei
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per il rischio. Detestavo le carte, non il rischio
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ballerino o un musicista. Le ballava dietro, le fissava
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musicista. Le ballava dietro, le fissava il sedere, scambiò
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andò accanto e allungò le braccia, il ragazzo le
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le braccia, il ragazzo le afferrò e la tirò
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il terzetto, la avvicinai. Le urlai in italiano all
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quando il tipo slanciato le mise una mano sul
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che Lunette gli indirizzava le dita sulla natica destra
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sulla natica destra. Lui le prese anche la sinistra
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impresa più potente che le fosse capitata, l’interruzione
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del mio candore. Adesso le stavo permettendo di andare
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la camicetta aperta e le tette strozzate dal reggiseno
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da subito, Lunette esplorava le sale del museo con
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dove i glutei e le gambe convergono. Lo fissai
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vecchio ossuto che batteva le mani due volte a
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di Somerset Maugham che le aveva consigliato Marie. Avrei
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sconvolto della mia fidanzata. Le chiesi com’era stato
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doveva i dettagli e le minuzie, le percezioni e
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dettagli e le minuzie, le percezioni e le impudicizie
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minuzie, le percezioni e le impudicizie. ¶ – Tu es fou
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ero eccitato e distrutto. Le estorsi qualcosa mentre mangiavamo
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Cioè? ¶ – Arrête-toi, Libero! ¶ Le confidai un meccanismo maschile
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tradimento, legalizzato, ma tradimento. Le chiesi di nuovo del
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Rockefeller Center. Disse che le era piaciuto per come
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più di me? ¶ – Lib! ¶ Le chiesi scusa e le
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Le chiesi scusa e le ribadii la mia necessità
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una smorfia insofferente, io le cinsi un fianco e
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pelle di lui, liscia, le labbra, troppo sottili, come
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sulle cosce e poi le aveva slacciato due bottoni
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e ricominciai. Il brasiliano le aveva affondato le mani
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brasiliano le aveva affondato le mani sulle tette, era
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quelle pagine c’erano le risposte che cercavo. Lei
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risposte che cercavo. Lei le aveva trovate ed era
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quando tentavo di bruciare le tappe era lei a
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a fermarmi: mi bloccava le mani, poi mi appoggiava
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di attese che tamponò le falle della mia vita
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vita. Poi quelle colonne le oltrepassai. ¶ Tornavamo dai Deux
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doveva evitare di proiettare le sue manie di persecuzione
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si sbarazzò delle mutandine. Le luci dei lampioni entravano
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Ci stendemmo, lei aprì le cosce e io esplorai
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origine du monde con le labbra, e la lingua
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baciai il seno, afferrai le sue cosce e le
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le sue cosce e le braccia e ricordo i
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di mia madre: Usa le precauzioni, ometto di mondo
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preziosa. ¶ – Vi aspetto per le otto. ¶ Speravo ci fosse
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della mia nuova casa le prime sere dopo che
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superbe, e la strinse. Le chiese se le dispiaceva
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strinse. Le chiese se le dispiaceva essere chiamata Onice
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straordinario. Il legame tra le donne della mia vita
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alla passione comune per le sculture cubiste e all
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di marchiare a fuoco le dita di mia madre
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varietà delle edizioni. Mamma le regalò La vie aigre
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questo modo di sfiorare le cose, si posava su
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della mia tartaruga Robespierre, le accarezzai la nuca. Si
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avvertii la paura che le succedesse qualcosa, e che
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anche i dolori e le apprensioni e le possibilità
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e le apprensioni e le possibilità di qualcosa di
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che avrei potuto prendere le ferite di un altro
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stesso avrei potuto affidare le mie. Quel giorno lo
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feci nella mia cameretta, le chiesi di sedersi sul
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mentre mi mangiava con le labbra dipinte da mia
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sociologia in un seminario. Le matricole si accalcavano per
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Sorbona mi scontrai con le reazioni sconcertate dei laureandi
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sconcertate dei laureandi che le stavano intorno: erano scandalizzati
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per darle ai sensi, le bastava guardarmi e mi
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io. ¶ Tenni per me le fantasie pericolose: vederla posseduta
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collo, a me annoiava. Le regalai la tessera del
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anche i miei. Mamma le parlava poco di me
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ai fianchi, dal niente le schiaffeggiai il sedere. Colpii
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movimento di liberazione mentre le sfioravo il sedere, il
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testa suoi tradimenti. Cercavo le complicazioni, la normalità erotica
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di quelle notti erose le nostre baruffe passionali che
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chiacchierate serali a letto, le gambe intrecciate e la
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e ci lasciavamo sfuggire le orbite che ci avevano
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suo respiro sottile e le bisbigliavo Torniamo a com
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Chiesi consiglio a Marie, le confidai la distrazione di
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fuori il mio coniglio. Le mance. Le contai e
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mio coniglio. Le mance. Le contai e presi un
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la questione dei soldi: le correzioni di bozze e
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un’altra donna che le assomigliava e una di
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di racconto. Marie chiuse le tapparelle e spense le
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le tapparelle e spense le luci, si accoccolò nell
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crollai a sedere. Avevo le gote che scottavano e
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voleva. Certo che voleva. Le dissi che la pancetta
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di universitari scalpitanti per le strade della città. Gli
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avvocato si rinforzarono con le ondate di razzismo che
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coinvolto alla Sorbona. Quando le discussioni vertevano sulla politica
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morettino di Lunette con le scarpe inglesi, si era
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La circoncisione avrebbe spezzato le mie catene, intanto dovevo
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Riuscii a vedere solo le braccia del chirurgo che
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che mi fece sorridere: Le Dernier Métro di François
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delle monete d’oro, le misi da parte. Passai
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in Puglia, sul Gargano, le vacanze in Andalusia e
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2015
teneva gli asciugamani e le mutande, feci un’ispezione
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2015
stipendio sarebbero bastati per le tasse universitarie e per
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di tutto non dimenticai le mie priorità: Lunette e
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2015
garbato, la rudezza attirava le donne latine. Predicava bene
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2015
fermava a parlare dopo le lezioni e mi seguiva
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2015
fine Lunette si mangiò le labbra, fece una smorfia
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2015
E il martedì divenne le jour du cinéma avec
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2015
andato dopo il funerale. ¶ – Le tombe sono un’invenzione
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2015
che una storia finisce. ¶ Le chiesi da quant’è
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eccitazione. Il risultato erano le pareti di libri che
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bambini: Favole al telefono. Le mostrai la piega sulla
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si faceva bisogno. Avevamo le gambe intrecciate, abbassai una
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bollore delle mie guance, le cercai la mano, lei
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utero è in estinzione? – le chiesi. ¶ – Ci devo pensare
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casa seppellita di ricordi. Le dormite di papà a
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2015
all’aria sul divano, le notti insonni di Madame
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attraverso la levitazione domestica, le pentole che borbottavano all
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verso di me con le sue carte di briscola
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2015
e mentre lei stendeva le carte disse che la
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2015
la posizione delle carte, le sfiorò a una a
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2015
una. Infine disse: – Usa le precauzioni, ometto. ¶ Andai da
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2015
ero italiano e io le risposi che la situazione
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2015
mai toccata davvero. Presi le chiavi, tremavo, le infilai
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Presi le chiavi, tremavo, le infilai a stento nella
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2015
andava in bagno, sistemai le mance nel barattolo dello
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2015
alle spalle, il morso le staccò una zampa di
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2015
mezzo, e io rimpiansi le durezze per mamma, per
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2015
e mi fece scivolare le mutande alle caviglie, le
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2015
le mutande alle caviglie, le mise da parte con
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2015
Lo sentii fremere tra le sue dita. Spinsi avanti
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2015
di quanto apparivano vestite. Le impugnai, Pas vite Libero
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2015
con calma, guidò piano le mie mani all’areola
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2015
gemette e io abbassai le mani all’ombelico, sfiorai
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di nome Jacques che le piaceva molto. Era sposato
241
2015
indiani e cowboy e le pagine sportive del giornale
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2015
Deux Magots. Si stropicciava le mani con le mani
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2015
stropicciava le mani con le mani, mi fece segno
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2015
un prénom magnifique. Utilise-le bien – e spipacchiò due
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2015
come investimento e per le loro fughe amorose. Ricordo
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2015
loro fughe amorose. Ricordo le tende turchesi e due
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aveva ucciso potevano nascondersi le spie russe. Così in
248
2015
sempre. Aveva cinquant’anni, le occhiaie al mento e
249
2015
suo ometto di mondo. Le dissi che Dio, l
250
2015
mamma, era rannicchiata sotto le coperte con l’abat
251
2015
bordo del letto e le diedi un bacio sui
252
2015
bene, e come andavano le cose in famiglia. Le
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2015
le cose in famiglia. Le dissi di papà e
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2015
lume della torcia sotto le coperte. Avevo aspettato che
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2015
i denti, avevo spento le luci e mi ero
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2015
Lessi una pagina e le altre, e man mano
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2015
seno, sempre più fianchi. Le gambe da donna. ¶ Lunette
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2015
ravvicinati aveva avuto con le femmine? ¶ Rispose da matematico
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2015
Llosa. Prima di andarmene le chiesi di uscire nel
260
2015
Ma ci voleva pazienza. ¶ Le dissi che non capivo
261
2015
campo energetico che manipolava le scintille cerebrali. Quelle del
262
2015
letto. ¶ – E io ho le scintille, Marie? ¶ Fu il
263
2015
io e dovevano crescere le donne che frequentavo, più
264
2015
al Trocadéro, sabato pomeriggio, le dissi che avevano aperto
265
2015
e poi l’affondo. Le cinsi i fianchi e
266
2015
fianchi e lei intrecciò le sue gambe alle mie
267
2015
lei. Insistente e sopra le righe. Seppi attraverso Camille
268
2015
fuoco e restò con le mani sulla testa, poi
269
2015
non ho mai dimenticato, le ali ai piedi di
270
2015
piedi di mio padre, le ali ai piedi di
271
2015
sua brezza irregolare e le sue tabaccherie stipate e
272
2015
i due codini e le spalle scoperte, gli occhi
273
2015
e cuore socchiuso. Durante le riunioni la guardavo e
274
2015
Ogni sabato pomeriggio, verso le sei, Philippe il maître
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2015
come si fa con le bestie rare. ¶ – E credo
276
2015
bocca e la cedrata le andò di traverso, tossì
277
2015
continuava a tossire, quando le battei la schiena per
278
2015
tip tap americano. Allora le dissi: – Andiamo al cinema
279
2015
venne una smorfia. Voltai le spalle e andai al
280
2015
bancone per far segnare le cedrate sul conto, la
281
2015
icona di un’ossessione. Le coincidenze con questa epifania
282
2015
di porcellana. In Corsica le svezzavano presto, era successo
283
2015
detto di finirla con le telefonate internazionali. Volevo raccontarti
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2015
con la testa tra le mani. Presi a calci
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fuori. ¶ L’angoscia demolì le mie cautele. – Sono rimasto
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dei giardini finché non le raccontai di Antoine, di
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Mario e Lorenzo, e le accennai ai miei istinti
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parati a fiori e le lampade da fabbrica rimesse
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lo porse. Il rimmel le era colato su una
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sedere, mi disse che le dispiaceva per la serata
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e insicura. ¶ – Insicura? ¶ Annuì. ¶ Le dissi che anche a
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ti sposa. ¶ Il vestito le era salito alle ginocchia
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me la tenne tra le sue, guardai la casa
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la mia gamba destra le lambì il fianco sinistro
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lambì il fianco sinistro, le mani le tenevo sullo
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fianco sinistro, le mani le tenevo sullo stomaco come
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sprovveduto, adorabile, addomesticato. Cambiai le mie priorità: le toccai
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Cambiai le mie priorità: le toccai la coscia, fu
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acqua e risale sotto le gambe di mamma, la
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mamma, la carica sopra le spalle. Lei rimane lassù
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Manuela di Milano quando le chiese perché si fosse
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l’odore di mandarino. Le strinsi la mano per
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e quattordici femmine. Scartai le troppo avvenenti, rimaneva una
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e una sana concretezza, – Le ragazze buone sono nelle
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in mezzo agli altri. Le ragazze mi guardavano come
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Ville Lumière stavo bene. Le raccontai della mia vita
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mio sentirmi fuori posto. Le svelai qualcosa della mia
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sera del cinema passai le nottate seducendo il dorso
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gli occhi chiari e le labbra grandi. Le gambe
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e le labbra grandi. Le gambe da ballerina e
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e su Dio. Contemplavo le mie evoluzioni organiche e
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male per niente, per le malefatte politiche, per le
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le malefatte politiche, per le bestemmie, per gli atti
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e gli aborti, per le ingiustizie e i comunisti
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Ave Maria. ¶ A scuola le cose erano andate per
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e per metà malissimo. Le cose che erano andate
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volte facevo ridere per le mie battute. ¶ Tra le
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le mie battute. ¶ Tra le faccende che avevano preso
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brutta piega c’erano le insufficienze in matematica e
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leggere il futuro con le carte; Antoine mi teneva
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invisibilità cominciava a estinguersi: le ragazze trattenevano lo sguardo
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su di me e le mie lenzuola venivano cambiate
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a indicarmi per strada le belle ragazze. ¶ – Ammirale bene
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cher Libero. E cerca le più timide. ¶ Papà era
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noi lo vedevamo trangugiare le stesse diavolerie che vendeva
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sul Centrale. Lo svedese le diede di santa ragione
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senza seguire la pallina. Le nostre erano le uniche
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pallina. Le nostre erano le uniche teste immobili. Ogni
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era venuto a prendere le sue cose un pomeriggio
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scatoloni troppo piccoli e le mani che tremavano. I
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quasi due anni. ¶ Evitai le librerie e di chiederlo
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edificio storico mimetizzato tra le case del Marais. Percorsi
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buia, sconfortante. Ma irresistibile. ¶ Le chiesi Lo straniero. Lei
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romanzo, lo protesse tra le mani, me lo diede
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con i polpastrelli, aveva le grinze. Mi procurò uno
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nelle viscere, a parte le storie di indiani e
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Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette
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suffragette che hanno liberalizzato le coscienze. ¶ – E i pompini
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più davanti al bambino, le sfuggì il sorriso triste
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di place Vendôme e le sciccherie libertine. Era una
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Aveva quarantadue anni quando le uscì quella tristezza a
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liberavo. Venire significava correggere le questioni interiori senza interpellare
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di quei primi autoerotismi: le guance paonazze, la fioritura
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spirito mi stava aprendo le porte dei grandi: ¶ – Cher
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lapislazzuli opachi come occhi. Le donne lo fissavano mentre
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il roast beef con le patate al timo. Ricordo
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guancia e lui che le stringe la mano per
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decise che avremmo trascorso le vacanze in territorio francese
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litorale dei parigini con le berline e i vizietti
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il terrore di passare le ferie da soli. Invitarono
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un frutto acerbo con le spalle più strette dei
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Parigi deserta. Mentre scendevamo le scale, papà mi avvertì
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pelle di luna e le lentiggini. Si presentò in
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E tu devi essere le Grand Liberò. ¶ Il grande
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mi bruciò sul tempo: – Le petit Libero, – risero, Marie
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ricordo Emmanuel che cantava le canzoni della radio e
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sul palmo tre ciliegie, le mangiai mentre alla radio
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prese e mi pulì le dita con una salviettina
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Citroën, l’altro perché le sedici ciliegie che ingurgitai
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di usare per tramortire le donne. Scavava in un
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anche mio padre scardinava le detonazioni di mia madre
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in solitudine a guardare le cabine degli stabilimenti con
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e via via, me le passai tutte fino al
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punta di labbra, snocciolava le olive in bocca tenendo
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sfortuna e demerito. Tamburellò le dita sul mio ginocchio
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spesso. ¶ Ecco quello che le rivelai di me: avevo
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mi davano noia tranne le storie di indiani. Mi
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suo, mi trattenne con le sue braccia calde. C
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echi delle feste, mentre le camere da letto si
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sulla branda. ¶ Mi rigirai. Le molle cigolavano sul lato
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spalla e io sento le sue lacrime. ¶ Mi fermai
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rimasto: io che sento le lacrime di Marie, gliele
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boulangerie St. Augustin. Guardai le piastrelle turchesi dietro il
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celebre per il glamour, le ambizioni piccolo-borghesi e
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l’abitudine di scriverci le cose più grandi di
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camera e tirai fuori le carte da briscola che
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avevo portato dall’Italia: le mischiai e tagliai il
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gruppo di fanatici che le avevano inculcato il culto
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e segni zodiacali. Leggeva le carte. Si era stancata
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per trattenere: giustificava così le sue cadute passionali. Nel
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mi rintanai nel loculo, le orecchie al muro: nella
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la guerra degli uteri, le successive lacrime di dispiacere
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davanti a Marie Lafontaine, le provai entrambe. Cercai di
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toi? ¶ Andai avanti e le dissi che volevo bere
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pista da chissà quanto. Le dissi che le volevo
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quanto. Le dissi che le volevo bene. ¶ Ci facemmo
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novità, Madame Marsell amava le cose inedite e scintillanti
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Ancora no. ¶ E poi le passeggiate e i cinema
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fronte. ¶ Mamma disse che le dovevo dare un giorno
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restauration. ¶ Portai Anna per le strade di Parigi. Cominciammo
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si mise sull’attenti. Le fece il baciamano e
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mio midollo, qualunque dettaglio le piacesse di me lo
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e guardava, si teneva le mani come afferrasse un
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dove sedevamo noi per le riunioni. Mi domandò qual
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europeo e Libero Marsell: le dissi che i miei
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cucchiaio, o almeno così le aveva detto suo padre
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me e Madame Marsell. Le spiegai che mia madre
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input veniva da Mohammed. Le promisi i tre anni
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da Giurisprudenza, poi indicai le mura del cimitero di
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essere quello che ero. Le dissi anche questo. Poi
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dissi anche questo. Poi le chiesi se le andava
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Poi le chiesi se le andava di conoscere l
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legame di congiunzione tra le mie stagioni esistenziali, il
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cuore della mia formazione. Le avevo fatto leggere qualcosa
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Betty Boop e tutte le altre, e io l
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annuire e ridere mentre le leggeva a una a
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avevo avvertito anche Marie, le avevo detto di mia
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i miei movimenti abituali: le mostrai i passi verso
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tavoli di lettura. Poi le invasioni nel cortile interno
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Marie la stava guardando. Le feci un cenno, lei
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Mi salutò con contegno, le diedi i tre bisous
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i tre bisous e le chiesi come stava. Se
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ringraziò in francese per le letture che aveva stipato
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avesse un uomo accanto. Le dissi che stavo per
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seppur preparato nel tempo. Le chiesi se aveva voglia
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aggiungere particolari di Simenon: le lessi un paragrafo sulla
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di trucco. Guardò oltre le mie spalle e lasciò
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lasciò entrare Anna, poi le disse: Bienvenue. Le prese
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poi le disse: Bienvenue. Le prese la mano e
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Meglio di prima – Anna le diede i tre baci
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scomparve e tornò con le sue carte. – Allora credi
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mia madre avrebbe scomodato le sue piccole magie per
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chiamò a sé e le chiese se voleva saperne
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sfida al futuro, io le guardai bene: il mio
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piccole cose: un trasloco, le carte non specificavano se
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avuto, ma petite. ¶ Anna le chiese se poteva abbracciarla
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avrebbe evitato di descrivermi le persone che mi avrebbero
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nei momenti giusti: durante le gite, quando a Praga
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sei volte su dieci le folgorazioni venivano da quegli
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suo diario avevano scardinato le leggi del Führer. Lei
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la pensavo mentre seguivo le orme di Un amore
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scoprimmo gelosi e fustigatori: le chiedevo se le piaceva
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parabola di re Salomone. Le madri si scagliarono contro
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Ero certo che non le sarebbe bastato. Quando arrivammo
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il mio, si sfilò le ballerine. Si tolse i
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assoluta convinzione che non le sarei mai bastato. ¶ – Tu
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frizionò il petto e le braccia, gli zigomi, il
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vidi nuotare a dorso, le tette che affioravano potenti
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di cui andavo fiero: le dissi che faticavo a
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insieme al portone. Cercai le chiavi, non le trovavo
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Cercai le chiavi, non le trovavo, aprii. Salimmo e
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insieme. ¶ Mi spogliò lei. Le scarpe e la maglietta
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e l’altra e le fece scendere fino all
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Adagio, aveva labbra accoglienti, le incorniciai il viso tra
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incorniciai il viso tra le mani, le passai le
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viso tra le mani, le passai le dita tra
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le mani, le passai le dita tra i capelli
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bagnati, lo feci ancora. Le sfilai il costume del
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dagli occhi, poi sì, le presi questo seno maestoso
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collo, tornavo sulle labbra, le lingue profonde. Mi accarezzava
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alla pancia, di nuovo le spalle e il petto
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la stesi sul letto. Le accarezzai le gambe, le
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sul letto. Le accarezzai le gambe, le mordicchiai i
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Le accarezzai le gambe, le mordicchiai i capezzoli e
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guardarla. La baciai tra le cosce, Anna gemeva piano
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sudore, e ci raccontammo. Le feci la cronaca dei
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della mia presunta maturità. Le dissi che qualcosa stava
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il problema della famiglia, le sarebbero mancati da morire
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sul pavimento della cucina, le zampe sul muso per
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i primi grilli e le ultime cicale, ci seguivano
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con lo zaino tra le braccia. Trovammo un angolo
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Ci accucciammo lì, prendemmo le cazzuole che ci aveva
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grilli, nessuna cicala, rompemmo le zolle a fendenti e
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fendenti e finimmo con le mani che facevano male
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fuori prima la testolina, le zampe e la coda
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Il mio Palmiro dormiva. Le palpebre scese e il
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andava. Palmiro sparì tra le zolle di Sempione, lui
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meno possibile finché, se le cose stavano ancora così
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guardarmi negli occhi, Fai le cose con calma, e
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sospesi. Chiamai Marie, e le dissi tutto per filo
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guardia e di godermi le scintille. Sarebbe tornata a
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di richiamarla l’indomani. Le chiesi di parlare con
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detto di Anna, ma le avrei raccontato del Centro
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di qualsiasi studio legale. Le avrei raccontato di Affe
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dito premuto al campanello, le scale fatte a due
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e l’affanno che le bloccava il fiato mentre
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fatti e per te le intenzioni – mi sfilò accanto
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fronte ai piedi, solleviamo le braccia e a mani
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mani nude strofiniamo anche le ascelle. I capelli, e
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a mettersi la parrucca. Le donava. Aveva meno rughe
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finestra di suo figlio. Le petit courage pour son
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Odeon, e l’orario, le 20 e 15. Sottolineai tre volte
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al caos per disperdere le tracce di quel lunedì
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di me, mi premette le mani sulle orecchie per
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della mia amante e le disperazioni del suo ex
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del suo ex marito, le diceva che era la
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la neve del finale le aveva fatto odiare la
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altra a destra, invertivamo le posizioni, e ancora, stormi
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giorno alla settimana, spesso le portavo una focaccia in
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mai e io non le chiesi mai di farlo
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sua vita, appena possibile: le bastavano due ore mattutine
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Al diavolo il disagio. ¶ Le diedi la buonanotte e
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e aprì il cancello, le fece segno di parcheggiare
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degli zecchini. Faceva vedere le illustrazioni e scriveva alla
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che si batteva per le parole. La Claudia Cardinale
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scrivere mentre Anna mostrava le figure. La aiutai con
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accento curioso. Scegliemmo insieme le storie: Pinocchio, I ragazzi
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della settimana e commentare le pagine della cultura e
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Ero tornato a sbirciare le notizie sul tennis, l
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l’eccentricità di Agassi, le dissi che non mi