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Lorenzo Venier, La puttana errante, 1531

concordanze di «le»

nautoretestoannoconcordanza
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1531
beati coloro, che approno le orecchie del core alla
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corpo dell'inferno, e le borse del purgatorio. Onde
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con parole disoneste bandisco le disoneste opre sue, perch
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sassi, ¶ Che vietate a le genti il trar un
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est ben vero, ¶ Son le muse massare, e Apollo
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è fante, ¶ E fachine le rime tutte quante ¶ De
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ognor fanno ¶ Per impiastrar le lor coglione carte, ¶ Che
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lancia. ¶ E non vado le favole cantando ¶ Ch'han
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col mal, che Dio le dia, ¶ O de le
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le dia, ¶ O de le donne inimici signori, ¶ La
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tutta via, ¶ Che su le forche poi fece gli
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Campeggiando, il ladron, fra le colonne ¶ Com'in la
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a favore. ¶ Del mondo le prigioni tutte quante ¶ Avea
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Spoglie e trofei de le forche e del foco
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XVII ¶ Ma lasciam gir le chiacchiere e le fole
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gir le chiacchiere e le fole, ¶ E sia di
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io spendo in ciancie le parole, ¶ Di mie proposte
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la taratantara ¶ Mantenir a le intiere et a le
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le intiere et a le rotte, ¶ Che la sua
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roffiani, ¶ Giudici fûr de le potte chiamati, ¶ U' le
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le potte chiamati, ¶ U' le piatole abbaian come cani
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Come Pilato si lavâr le mani ¶ De l'immensa
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un bando mandò per le taverne, ¶ Per gabelle, cucine
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i dati, u' fansi le lanterne, ¶ A barbarìe, ciurmarie
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ciaratani e cerne, ¶ Fra le fetide ebraiche genie, ¶ Come
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gli assassina, ¶ Com'a le feste i ben vestiti
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nostri parenti, ¶ Non fûr le più bestiali e le
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le più bestiali e le più dure: ¶ Vomitâr le
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le più dure: ¶ Vomitâr le budelle tutti i venti
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tutti i venti, ¶ Sconcaccârsi le stelle, e fêrsi oscure
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bando 'l boia con le staffilate, ¶ Bel bello ne
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farle ne la potta le nidiate. ¶ Or ella giunse
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punto a Bologna, ¶ Dove le palme a i gran
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di serpe bizzarro ¶ Ne le bandiere son de' ciurmatori
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Che s'adropa a le caccie de' cingiali, ¶ Per
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altiero ¶ Col tambur per le strade principali. ¶ Dicea suonando
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mondo di solazzo». ¶ De le boteghe a quella crida
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Tanti goffi ad udir le lor novelle, ¶ Né tanti
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i mastri che fan le bagatelle, ¶ Né in dieci
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loco, ¶ Che vi corser le genti tutte quante. ¶ In
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fiamma, e al ciel le strida, ¶ Et ognun «Guarda
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terreno. ¶ Il can, che le facea dietro 'l cristero
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Scorticano ogni dì con le staffette. ¶ Io dico pan
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Piero, ¶ Tanti a noi le puttane arlassi fanno. ¶ Ma
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alzò ogni mano, ¶ Che le parse veder il paradiso
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XI ¶ Al fin de le parole la lebbrosa ¶ Al
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lupa cagna, ¶ Caccossi ne le brache, e si sconforta
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sul mel, che fan le fave, ¶ La spada arranca
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l'agresto ¶ Va a le mie, non a le
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le mie, non a le vostre spese. ¶ Avete autorità
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l'urtar bestiai de le scazzate, ¶ Diria per certo
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a' falsari il tosar le monete, ¶ Né 'l fango
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pur, ninfa di carampana, ¶ Le tue virtù da forche
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com'i porci a le giande, ¶ Corresseno i cazzon
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XXXIII ¶ Al fin de le parole un colpo mena
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un colpo mena ¶ De le chiappe del culo ismerdolate
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ne crepâr da rider le brigate. ¶ I cazzi, che
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cazzi, che 'l budello le rimena, ¶ Tagliâr a pezzi
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l cazzo investì ne le budelle. ¶ La porca a
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per coglioni, ¶ Che veder le farei che non è
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la lupa solazzo ¶ Giù le fe' dar in mal
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sgombrar la potta, ¶ E le fe' andar rottolon rottoloni
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va ¶ La predica a le suore un generale. ¶ Studiato
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Et i rognosi grattarsi le cuoia. ¶ VII ¶ Era ne
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su duo piei ¶ A le mulaccie di lor calamita
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l'altro fottuti ¶ Per le lor diavolate intentationi: ¶ Eran
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E a fotter lieti le lor manze vanno, ¶ Vede
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per lei tutti a le mane. ¶ XV ¶ Ma san
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il cazzo in cul le assetta; ¶ A fotter dopo
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mille scazzate. ¶ XVI ¶ Correvano le bestie al suo odore
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Che vogliono chiavar fino le pive, ¶ E che sia
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ver, quando 'l villan le tocca ¶ Elle gli caccian
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Parla chiaro, ¶ Ch'in le pilosomie non tocco fondo
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ch'accora ¶ Di dolcezza le potte e non fa
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ch'a l'amalato le diete». ¶ XXII ¶ «Nego istam
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Ch'ha di Francia le bole tutte quante: ¶ «Ora
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era la dea de le puttane vecchie, ¶ La quale
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bordello, e come che le secchie ¶ Tengon l'acqua
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costei, ¶ Ch'in tutte le masselle ha quattro denti
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d'un palmo de le mani e piei, ¶ Pute
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de' giudei, ¶ Come valigie le poppe pendenti, ¶ E i
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Mi son trovata de le volte dieci ¶ Di Napoli
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ivi fui, ch'ho le patenti, ¶ Che commandano a
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bolognesi son stata a le mani, ¶ Per tutt'Italia
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fianco ¶ In galea, per le fiere, in campo, al
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che sul boccon muoion le rane, ¶ Ma diè a
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ch'a gli amalati le quartane: ¶ Perch'una fottitura
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e tien per buone ¶ Le zazzare galanti, e par
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becco sfacciato. ¶ Ma fra le mille migliara di tante
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pon la coda e le braghesse. ¶ III ¶ Dunque non
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III ¶ Dunque non fate le stìmate, pazzi, ¶ Se per
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per lettra han parlato le puttane, ¶ E dechiarito d
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ei disse: «Che san le vecchie alfane ¶ Di forme
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S'egli ben fosse le cento novelle; ¶ Buon per
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Menzogne e giuntarie fra le roffiane, ¶ E che non
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avaritia, ¶ E demoni in le sette lutterane, ¶ E fotti
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solo de i frati ¶ Le monache, et or son
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a panni alzati ¶ Corron le donne, e metteno a
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suo dir, ch'a le porche più piace, ¶ Ch
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Ch'a i francesi le spalle d'un montone
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fare la bocca e le mani ¶ Quando si fotte
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X ¶ Tal che de le puttane il gran collegio
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collegio, ¶ Lussuriose più che le colombe, ¶ L'addottorò con
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E volendo summar tutte le botte, ¶ Che i cazzi
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Un spettabile viro mercadante ¶ Le fe' suo conto, e
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Pasquino in Parione, ¶ Qual le virtù de i santi
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e prodighe persone, ¶ E le tien Roma più care
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e più belle, ¶ Che le linee non fe' di
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e 'l trofeo de le sfondate, ¶ Ch'arderà fra
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cazzi fuora ¶ Come sfodran le zappe i contadini. ¶ La
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coglioni frappati tutti quanti, ¶ Le borse vote a forza
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etate. ¶ XXVII ¶ Dapoi seguon le ciurme, che in galea
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mercati e ancor tutte le fiere, ¶ E Reccanati, e
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Segue la schiera de le vecchie care ¶ Un confalon
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suo cugin carnale, ¶ Che le mette la chiave ne
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de i panni in le falde. ¶ Che spedali dic
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monte, ¶ Di sangue marcio le spallaccie ha piene, ¶ Senza
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fatti immortali ¶ I cardi, le primere e gli orinali
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salva la loica ne le ceste ¶ Per dispensarla a
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che 'l dì de le feste ¶ Chiava le muse
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de le feste ¶ Chiava le muse sopra duo tapeti
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tutti duo Orpheo ¶ Donare le regaglie del letame. ¶ O
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Da far caccar ne le bracche a le genti
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ne le bracche a le genti, ¶ Corni, bacil, tamburi
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padelle, ¶ Del batter de le man, de i fischi
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il rumor a conturbar le stelle, ¶ S'odono al
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S'odono al ciel le scelerate strida. ¶ Due sue
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e Lamagna stracca, ¶ Esser le par Semiramis, e spento
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la fa andar sopra le vacche altera; ¶ Imprudentia, ignorantia
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buona, ¶ Poi che de le puttane ei ti corona
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sue maniere stomacose ¶ Lasciò le sue fottute e ladre