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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matilde Serao, Cristina, 1908

concordanze di «lei»

nautoretestoannoconcordanza
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Fiorillo faceva cenno a lei, ritto innanzi alla finestra
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ammogliato a Pietramelara e lei, Cristina, restava sola, a
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che si struggeva per lei, che si consumava, che
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altre, quelle tranquille come lei, in minoranza, glielo ripetevano
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Era quello che desiderava lei, un marito quieto, una
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li fissava più su lei, li stravolgeva, guardando la
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della realtà ritornava in lei, facendola acutamente soffrire. ¶ — Vuole
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questa tragedia quella che lei aveva sognata, forse? Quello
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sognata, forse? Quello che lei aveva sognato era lontano
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sapore d'arte eccezionale. Lei lo amava piamente, umilmente
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lui più s'innamorava, lei amava meno. Lui saliva
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Lui saliva alla passione, lei discendeva all'affetto: mai
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fremente che dolce. Ma lei ergeva la testa così
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ingrandita in precocità singolari. Lei aveva conosciuti i teatri
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progetto di pura convenienza: lei lo aveva accettato, stringendosi
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le chiedeva niente e lei gli volle dar tutto
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termine fisso, senza compromissioni: lei lo volle clamoroso, invadente
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indifferente a tanta abnegazione. Lei camminava per la sua
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sante cose che esistono. Lei non amava solamente l
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divino che tutto perdona. Lei provò ad essere umanamente
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strana fusione di sentimenti, lei provò con quell'uomo
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visite. Egli veniva da lei in certe ore, la
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non ne venivano mai. Lei vestiva di nero, come
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prosciolte, la faccia cadaverica: lei non lo comprese o
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cosa avesse. Un giorno lei, d'un colpo, fu
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da dirle. ¶ Una sera, lei leggeva ancora. ¶ — Che leggete
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della risposta. ¶ — Leopardi — rispose lei, senza alzare la testa
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vissuto la mia vita! ¶ Lei lo guardò sdegnosa, fremente
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lui narrava sempre e lei ascoltava sempre. Quando finì
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cappello, senza aggiungere altro: lei si levò senza parlargli
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O felice, felice! — gridò lei. — Io sono viva ancora
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dalla tenerezza al furore. Lei raccontava, esaltandosi, inebriandosi della
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in certe sere in lei l'angoscia diventava impaziente
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lui taceva, quasi aspettando, lei trabalzava, nervosa, a dire
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lagrime di Teresa. A lei, immobile, di sotto le
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sul petto, senza che lei le asciugasse. Allora sentiva
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mostrò quel viso di lei, pallido come quello di
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una ninna-nanna soave. Lei si lasciava riprendere da
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Guido. ¶ — A nulla — diceva lei glacialmente. ¶ Assente ogni intimità
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la loro tortura. ¶ — A lei tu scrivevi ogni giorno
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posso, non posso — gridava lei, singhiozzando. ¶ Ma tutto precipitava
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altro. ¶ — Vattene, vattene — strillò lei. — Io non t'amo