Vittorio Alfieri, Oreste, 1782

teco ¶ divider voglio; invan lo vieta Egisto: ¶ ei nol

udrai de' morti regni ¶ lo inesorabil giudice dolersi, ¶ che

mi leggessi... Ah! chi lo sguardo ¶ può rivolger senz

conobbi Egisto; eppure ancor lo amai. ¶ Di rimorso e

suo delitto Egisto, appien lo veggo: ¶ veggo il disprezzo

altro ¶ conosce omai. Possa lo sprezzo trarvi ¶ all'odio

lui ne andrai: fra lo squallore ¶ d'infame povertà

ten prego, deh! per lo versato sangue ¶ d'Agamennón

tua forte, ¶ a te lo ascrivo. Anzi ch'io

ci può. ¶ Pilade ¶ Né lo potria pur morte. ¶ Elettra

forse: al non saper lo ascrivi, ¶ ad altro no

che di te. ¶ Oreste ¶ Lo amavi ¶ tu dunque molto

sono... ¶ Egisto ¶ A te lo sfogo ¶ e di rampogne

te la scelta, ¶ ben lo rimembri, a te lasciai

altro era in core: lo stringea pietade ¶ dell'infelice

lieve carro a contrastar lo spinge ¶ de' veloci corsier

torcer bieco a me lo sguardo entrambi, ¶ e d

non scema in te lo sdegno? ¶ Clitennestra ¶ E qual

non son... Ma che? lo sguardo ¶ ardente in me

tu figgi? ¶ E tu lo inchini irresoluto a terra

Egisto, o in me lo immergi: a loro ¶ per

d'Egisto in cor lo immergi. ¶ Lascia ch'io

a me sol spetta) ¶ lo stil, che il padre

il figlio ¶ truciderà. Ben lo ravviso; io l'ebbi

sangue; e a lei lo diedi ¶ io stesso già

tu vuoi?... ¶ Clitennestra ¶ Sì, lo vo' salvo, io stessa

Egisto cadde; ¶ già me lo annunzia il popolar tumulto