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Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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in fronte. Io non lo aveva veduto che una
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la bizzarra impressione che lo strano parente m’avea
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troppo bionda, magra come lo zio, dagli occhi cilestri
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fronte. Anch’ella, come lo zio, parlava ben poco
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mi accarezzò i capelli. ¶ Lo zio mi considerava sempre
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balcone. Nella nebbia che lo velava d’una sottil
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Io vedeva ben poco lo zio, giacchè egli passava
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sollevava il velo che lo nascondeva, io non aveva
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forte allora volgendomi verso lo zio e la cugina
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Volsi sopra di lui lo sguardo, spaventato dal tono
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contratta, mi parve leggere lo stesso sgomento, lo stesso
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leggere lo stesso sgomento, lo stesso corruccio, lo stesso
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sgomento, lo stesso corruccio, lo stesso rancore!... ¶ La sera
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quando mi vidi dinanzi lo zio. Era molto pallido
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io, spaventato e smarrito, lo guardava senza rispondere, egli
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per la paura. ¶ Allora lo zio mi lasciò e
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via, Mario... ¶ Io risposi: ¶ — Lo prometto, zio. ¶ E rimasi
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pallida ma sicura scoperse lo zendalo azzurro... La bionda
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volgere repente la testa. ¶ Lo zio era apparso sulla
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grande quiete della Villa. Lo zio mai più mi
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raramente di prima vedeva lo zio; a pranzo, per
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La sera, al pranzo, lo zio mi apparì un
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Non avevo più riveduto lo zio, da quel breve
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singulto. Una sola volta lo zio mi passò dinnanzi
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Agata: mi si rispondeva: «lo stesso» e null’altro
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una stretta al cuore: lo zio! Trent’anni eran
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Franz sospirò malinconicamente. ¶ — Non lo troverà in casa. ¶ Lo
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lo troverà in casa. ¶ Lo guardai molto maravigliato. ¶ — Come
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nostro professore von Nörten? Lo conosce bene. E così
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le dico, ora, quando lo rivedrà, non lo riconoscerà
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quando lo rivedrà, non lo riconoscerà più! ¶ — Voi mi
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professore Ense von Nörten. Lo vedrà. ¶ Lo guardai stupito
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von Nörten. Lo vedrà. ¶ Lo guardai stupito e inquieto
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padrone voglia impazzire! ¶ — Non lo temete, Agnese: un cervello
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di novità. Oh, se lo sapeva! Pur si mosse
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La ringraziai grato con lo sguardo. Ella sapeva, la
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accarezzandomi il volto con lo sguardo di que’ suoi
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ciò a mio padre.... ¶ — Lo credete, Delfina? ¶ — Sì, non
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il momento questo. Voi lo comprendete, non è vero
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ed io ritornai quietamente lo studente che attende il
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Ense von Nörten entrò. Lo sbirciai: era accigliato più
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per noi intimi che lo circondavamo. Invece, dopo il
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apprezzate dal professore, ora lo lasciavano completamente indifferente, ne
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resto di mondo che lo circondava. ¶ Egli sì che
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sì che doveva essere lo scolaro ideale sognato dall
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vero che in cuore lo eravamo, e come! da
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svolgere, io a bruciapelo lo pregai di ascoltarmi un
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discorso del mattino e lo scopo per cui mi
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precisa quando a Pisa.... ¶ Lo guardai sbalordito. Il Professore
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che tutta la notte lo aveva trascinato nella pazza
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insieme di colui che lo indossava. ¶ La stazioncina in
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egli osservò ancora curiosamente lo scarno e pallido viaggiatore
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piazzetta, la mente e lo sguardo perduto dietro la
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fermava ogni tanto, posando lo sguardo tra que’ macigni
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anni prima quella strada lo aveva veduto passare, in
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macigni, venticinque anni innanzi, lo avevan veduto passare, nel
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del devoto servo che lo portava, anche lui tremante
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cui finiva il colle, lo cingeva da tutti i
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e silente, come tutto lo strano paese che da
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a voce più bassa: ¶ — Lo credo bene! Ero tanto
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bene! Ero tanto piccino! Lo sai che sono passati
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altra: in tutte era lo stesso tanfo di chiuso
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fatti tristi dal tempo, lo guardavano dalle pareti e
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piedi dei due che lo attraversavano, si mosse e
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e cara aria buona, lo guardava triste e pensoso
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il mio essere.... Esso, lo sapete, nonno? ha disseccato
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da fare obliare, non lo dimenticare. Va, ragazzo mio
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il puttino di marmo.... – Lo zampillo s’era acquetato
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grandi vecchi alberi che lo avevan veduto bambino, parevano
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vecchio Max che piangeva, lo baciò sul volto rugoso
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scorgere al Rico che lo aveva aspettato. Dopo un
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aspettato. Dopo un momento, lo schioccare allegro della frusta
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mai, nella commozione che lo aveva invaso e ch
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e in due salti lo porto alla villa. ¶ Sior
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giorno che il Conte lo aveva mandato a chiamare
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scuoletta del villaggio non lo avevano mai certo preoccupato
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e diabolica del solito, lo trasse ella stessa dal
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lungo viaggio. ¶ Sior Tonino lo sbirciò con un muto
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la enorme confusione che lo vinse subito, appena seduto
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povero sior Tonino, tra lo scoppiettìo dei motti, delle
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punto la contessina Nenè lo chiamasse due o tre
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alberi, per goder meglio lo spettacolo. Sior Tonino si
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Per me sola.... ve lo giuro. ¶ Sior Tonino guardò
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porse sior Tonino e lo nascose nel suo piccolo
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sua sensualità.... Egli se lo faceva, come si è
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somma arte e perizia, lo tostava accuratamente. Maestro Piero
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occhietti brillanti di luce lo dicevano ridendo che anche
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fatto due gruzzoli: uno lo aveva dato al figliuolo
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del mondo e se lo era comprato. Ecco tutto
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del buon pittore che lo aveva dipinto, d’un
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elegante e corretto che lo impacciava – e teneva in
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figliuola del Conte, tanto lo colpirono che poco tardò
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mandò un sommesso gemito. ¶ Lo scudiero si fermò lontano
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e solitario!.... Ella non lo conosceva: e tremava raffigurandosi
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nobile era veramente come lo dipingeva l’ancella, la
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mi amereste.... ¶ La fanciulla lo guardò in volto: un
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il resto del giorno lo scudiero non apparve più
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moriva dal sonno, adesso. ¶ Lo Stagno delle ninfèe. ¶ Lo
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Lo Stagno delle ninfèe. ¶ Lo Stagno delle ninfèe che
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Però il praticello e lo stagno ricevon così, da
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cielo colore del latte. Lo Stagno, si è detto
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canto pastorale. L’accompagna lo zefiretto che vien dal
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bianche teste dall’acqua. Lo stagno è ora tutto
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si mostra alla dea. Lo guarda sdegnata la bella
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di perle luminose riprendon lo stanco intreccio sotto la
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che muore e delicatamente lo portano nella sala della
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nella sala della stazioncina, lo collocano sul primo divano
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sue insalate. Quando seppe lo scopo della mia visita
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del povero signorino, come lo chiamavano. ¶ Sulla collinetta, un
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testina bionda della bimba. ¶ Lo interrogai collo sguardo. ¶ — Venga
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sua povera mamma che lo lasci sempre a te