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Dante Alighieri, Divina Commedia, 1321

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
1
1321
io ritorno a compiér lo cammin corto ¶ di quella
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1321
veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, ¶ e nel vicario
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1321
quell' unica sposa ¶ de lo Spirito Santo e che
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1321
qui par ch'ancor lo morda. ¶ Indi accusiam col
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1321
cosa che cada, ¶ tremar lo monte; onde mi prese
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1321
vicin compresi, ¶ onde intender lo grido si poteo. ¶ No
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1321
li pii ¶ spiriti per lo monte render lode ¶ a
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1321
discese ¶ nel limbo de lo 'nferno Giovenale, ¶ che la
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1321
avarizia, per purgarmi, ¶ per lo contrario suo m'è
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1321
Plauto e Varro, se lo sai: ¶ dimmi se son
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1321
Io credo ch'a lo stremo ¶ le destre spalle
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1321
cibo e acquistò savere. ¶ Lo secol primo, quant' oro
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1321
tanto grande ¶ quanto per lo Vangelio v'è aperto
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1321
uccellin sua vita perde, ¶ lo più che padre mi
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1321
del pomo e de lo sprazzo ¶ che si distende
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1321
ha condotto ¶ a ber lo dolce assenzo d'i
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1321
mi dice», ¶ e addita'lo; «e quest' altro è
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1321
scosse dianzi ogne pendice ¶ lo vostro regno, che da
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1321
regno, che da sé lo sgombra». ¶ CANTO XXIV ¶ [Canto
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1321
alcuna volta di gualoppo ¶ lo cavalier di schiera che
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1321
CANTO XXV ¶ [Canto XXV, lo quale tratta de l
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1321
e la notte a lo Scorpio: ¶ per che, come
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1321
s'attenta ¶ d'abbandonar lo nido, e giù la
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1321
andar che fosse ratto, ¶ lo dolce padre mio, ma
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1321
guizzo, ¶ guizza dentro a lo specchio vostra image, ¶ ciò
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1321
altro a fare ¶ per lo perfetto loco onde si
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1321
del cerebro è perfetto, ¶ lo motor primo a lui
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1321
vunque si muta, ¶ segue lo spirto sua forma novella
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1321
e ' sospiri ¶ che per lo monte aver sentiti puoi
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1321
quindi temeva cader giuso. ¶ Lo duca mio dicea: «Per
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1321
apparve allora; ¶ ché per lo mezzo del cammino acceso
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1321
altrimenti stupido si turba ¶ lo montanaro, e rimirando ammuta
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1321
furon di stupore scarche, ¶ lo qual ne li alti
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1321
dolermi prima ch'a lo stremo». ¶ Quali ne la
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1321
rimirando lui, ¶ né, per lo foco, in là più
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1321
presso avea, disparve per lo foco, ¶ come per l
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1321
folor, ¶ e vei jausen lo joi qu'esper, denan
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1321
dove il suo fattor lo sangue sparse, ¶ cadendo Ibero
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1321
io divenni tal, quando lo 'ntesi, ¶ qual è colui
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1321
rinfrescarmi, ¶ tant' era ivi lo 'ncendio sanza metro. ¶ Lo
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1321
lo 'ncendio sanza metro. ¶ Lo dolce padre mio, per
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1321
e guardar nol potei. ¶ «Lo sol sen va», soggiunse
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1321
guardando perché fiera non lo sperga; ¶ tali eravamo tutti
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1321
ghirlanda. ¶ Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno
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1321
con le mani; ¶ lei lo vedere, e me l
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1321
ingegno e con arte; ¶ lo tuo piacere omai prendi
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1321
de l'arte. ¶ Vedi lo sol che 'n fronte
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1321
lento lento ¶ su per lo suol che d'ogne
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1321
pogna, ¶ non pur per lo sonar de le parole
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1321
ei che volea dir lo muto; ¶ e però non
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1321
volesse alcun dir 'Come?', ¶ lo mento a guisa d
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1321
con Dio in su lo stremo ¶ de la mia
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1321
e ancor non sarebbe ¶ lo mio dover per penitenza
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1321
di sotto, ¶ che già lo 'ncarco di là giù
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1321
sì che parli, acco'lo». ¶ Così due spirti, l
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1321
nel corpo ancora inver' lo ciel ten vai, ¶ per
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1321
non suona». ¶ «Se ben lo 'ntendimento tuo accarno ¶ con
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1321
ntendimento tuo accarno ¶ con lo 'ntelletto», allora mi rispuose
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1321
a mille anni ¶ ne lo stato primaio non si
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1321
parola a sé raccolta. ¶ Lo dir de l'una
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1321
prieghi mista; ¶ per che lo spirto che di pria
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1321
valore. ¶ E non pur lo suo sangue è fatto
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1321
s'aspetta ¶ chi far lo possa, tralignando, scuro. ¶ Ma
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1321
gravar la fronte ¶ a lo splendore assai più che
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1321
l'acqua o da lo specchio ¶ salta lo raggio
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1321
da lo specchio ¶ salta lo raggio a l'opposita
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1321
parte, ¶ salendo su per lo modo parecchio ¶ a quel
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1321
che non posso ¶ schermar lo viso tanto che mi
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1321
Godi tu che vinci!'. ¶ Lo mio maestro e io
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1321
dimandando: ¶ «Che volse dir lo spirto di Romagna, ¶ e
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1321
noi fatto? ¶ Ecco, dolenti, lo tuo padre e io
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1321
miei non falsi errori. ¶ Lo duca mio, che mi
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1321
non scuse ¶ d'aprir lo core a l'acque
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1321
riede». ¶ Noi andavam per lo vespero, attenti ¶ oltre quanto
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1321
se tue ¶ partissi ancor lo tempo per calendi?». ¶ Così
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1321
ov' io l'accoppio. ¶ Lo mondo è ben così
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1321
e poi cominciò: «Frate, ¶ lo mondo è cieco, e
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1321
per male aver lutto. ¶ Lo cielo i vostri movimenti
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1321
erba si conosce per lo seme. ¶ In sul paese
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1321
l'albor che per lo fummo raia ¶ già biancheggiare
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1321
ristora l'amore de lo imperfetto bene; e qui
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1321
veder com' io rividi ¶ lo sole in pria, che
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1321
per voler che giù lo scorge. ¶ De l'empiezza
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1321
e tu 'l sai. ¶ Lo naturale è sempre sanza
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1321
e dentro dicea: 'Forse ¶ lo troppo dimandar ch'io
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1321
l'agute luci ¶ de lo 'ntelletto, e fieti manifesto
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1321
Però, là onde vegna lo 'ntelletto ¶ de le prime
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1321
in ape ¶ di far lo mele; e questa prima
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1321
virtù Beatrice intende ¶ per lo libero arbitrio, e però
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1321
Zeno a Verona ¶ sotto lo 'mperio del buon Barbarossa
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1321
la notte aggrava, ¶ così lo sguardo mio le facea
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1321
poco d'ora, e lo smarrito volto, ¶ com' amor
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1321
al logoro che gira ¶ lo rege etterno con le
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1321
e si protende ¶ per lo disio del pasto che
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1321
e del suo nome ¶ lo titol del mio sangue
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1321
spense a ciascun bene ¶ lo nostro amore, onde operar
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1321
semplici e quete, e lo 'mperché non sanno; ¶ sì
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1321
cinquanta gradi salito era ¶ lo sole, e io non
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1321
la calla onde salìne ¶ lo duca mio, e io
100
1321
ogne lato ne stringea lo stremo, ¶ e piedi e
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1321
appaia alcuna scorta saggia». ¶ Lo sommo er' alto che
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1321
l'altro fianco, ¶ se lo 'ntelletto tuo ben chiaro
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1321
tu iscorta, ¶ o pur lo modo usato t'ha
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1321
non par che luca ¶ lo raggio da sinistra a
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1321
non dava loco ¶ per lo mio corpo al trapassar
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1321
pur mal chiede ¶ con lo 'ntelletto, e mosse il
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1321
grandi si convenne, ¶ ver' lo fiume real tanto veloce
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1321
che nulla la ritenne. ¶ Lo corpo mio gelato in
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1321
le ripe e per lo fondo, ¶ poi di sua
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1321
Pisa ¶ che fé parer lo buon Marzucco forte. ¶ Vidi
111
1321
tra 'l vero e lo 'ntelletto. ¶ Non so se
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1321
così presta, ¶ sol per lo dolce suon de la
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1321
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto. ¶ Vieni
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1321
la bocca. ¶ Molti rifiutan lo comune incarco; ¶ ma il
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1321
per null' altro rio ¶ lo ciel perdei che per
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1321
dopo lui fosse rimaso ¶ lo giovanetto che retro a
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1321
e 'ntenerisce il core ¶ lo dì c'han detto
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1321
amici addio; ¶ e che lo novo peregrin d'amore
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1321
de la valle, ¶ per lo serpente che verrà vie
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1321
colui che sì nasconde ¶ lo suo primo perché, che
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1321
rota più presso a lo stelo. ¶ E 'l duca
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1321
io ardesse; ¶ e sì lo 'ncendio imaginato cosse, ¶ che
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1321
duca mio, su per lo balzo ¶ si mosse, e
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1321
faccia ch'io non lo soffersi; ¶ e una spada
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1321
Là ne venimmo; e lo scaglion primaio ¶ bianco marmo
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1321
e arsiccia, ¶ crepata per lo lungo e per traverso
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1321
lungo e per traverso. ¶ Lo terzo, che di sopra
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1321
scarsi, ¶ tanto che pria lo scemo de la luna
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1321
lì nel marmo stesso ¶ lo carro e ' buoi, traendo
130
1321
tante umilitadi, ¶ e per lo fabbro loro a veder
131
1321
affanna. ¶ E come noi lo mal ch'avem sofferto
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1321
benigno, e non guardar lo nostro merto. ¶ Nostra virtù
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1321
che vien meco, per lo 'ncarco ¶ de la carne
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1321
ch'io vissi, per lo gran disio ¶ de l
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1321
ne la pittura ¶ tener lo campo, e ora ha
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1321
tranquillar la via, ¶ veder lo letto de le piante
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1321
a la terra per lo mortal gelo. ¶ Vedea Timbreo
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1321
il cacci. ¶ Mostrava ancor lo duro pavimento ¶ come Almeon
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1321
madre fé caro ¶ parer lo sventurato addornamento. ¶ Mostrava come
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1321
sì che i diletti lo 'nvïarci in suso; ¶ pensa
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1321
più lieve ¶ che per lo pian non mi parea
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1321
dove secondamente si risega ¶ lo monte che salendo altrui
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1321
fidanza i' entro ¶ per lo novo cammin, tu ne
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1321
corde de la ferza. ¶ Lo fren vuol esser del
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1321
balzo, ¶ e di mostrar lo 'nferno a lui intendo
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1321
intendo». ¶ Allor si ruppe lo comun rincalzo; ¶ e tremando
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1321
l'udiron di rimbalzo. ¶ Lo buon maestro a me
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1321
sarei messo già per lo sentiero, ¶ cercando lui tra
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1321
che mi sia tolto ¶ lo muover per le membra
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1321
duole, ¶ e per leccar lo specchio di Narcisso, ¶ non
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1321
la nebbia si dissipa, ¶ lo sguardo a poco a
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1321
questi è Nembrotto per lo cui mal coto ¶ pur
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1321
sì che 'n su lo scoperto ¶ si ravvolgëa infino
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1321
io vorrei ¶ che de lo smisurato Brïareo ¶ esperïenza avesser
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1321
china e non torcer lo grifo. ¶ Ancor ti può
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1321
mentre ch'andavamo inver' lo mezzo ¶ al quale ogne
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1321
farai, quantunque vorrai, fretta». ¶ Lo duca stette, e io
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1321
per questa lama!». ¶ Allor lo presi per la cuticagna
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1321
m'avea mostrato per lo suo forame ¶ più lune
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1321
corso mi parieno stanchi ¶ lo padre e ' figli, e
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1321
ambo le man per lo dolor mi morsi; ¶ ed
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1321
non farli più tristi; ¶ lo dì e l'altro
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1321
giù, ma tutta riversata. ¶ Lo pianto stesso lì pianger
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1321
e forse pare ancor lo corpo suso ¶ de l
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1321
dificio allotta; ¶ poi per lo vento mi ristrinsi retro
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1321
lettor, ch'i' non lo scrivo, ¶ però ch'ogne
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1321
e d'altro privo. ¶ Lo 'mperador del doloroso regno
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1321
grosso de l'anche, ¶ lo duca, con fatica e
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1321
Poi uscì fuor per lo fóro d'un sasso
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1321
avvolge, e poco pende. ¶ Lo duca e io per
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1321
le Piche misere sentiro ¶ lo colpo tal, che disperar
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1321
occhi e 'l petto. ¶ Lo bel pianeto che d
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1321
a le mie grotte?». ¶ Lo duca mio allor mi
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1321
tua la tegni: ¶ per lo suo amore adunque a
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1321
di qua vostra reddita; ¶ lo sol vi mosterrà, che
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1321
marina. ¶ Noi andavam per lo solingo piano ¶ com' om
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1321
a l'orizzonte giunto ¶ lo cui meridïan cerchio coverchia
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1321
apparve, s'io ancor lo veggia, ¶ un lume per
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1321
veggia, ¶ un lume per lo mar venir sì ratto
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1321
l'occhio per domandar lo duca mio, ¶ rividil più
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1321
altro a lui uscìo. ¶ Lo mio maestro ancor non
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1321
parti saettava il giorno ¶ lo sol, ch'avea con
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1321
aspra e forte, ¶ che lo salire omai ne parrà
184
1321
di me accorte, ¶ per lo spirare, ch'i' era
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1321
mosse me a far lo somigliante. ¶ Ohi ombre vane
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1321
ché di giusto voler lo suo si face: ¶ veramente
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1321
ancor dentro mi suona. ¶ Lo mio maestro e io
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1321
al monte a spogliarvi lo scoglio ¶ ch'esser non
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1321
quella masnada fresca ¶ lasciar lo canto, e fuggir ver
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1321
che prima era ristretta, ¶ lo 'ntento rallargò, sì come
191
1321
più alto si dislaga. ¶ Lo sol, che dietro fiammeggiava
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1321
colà dov' è sepolto ¶ lo corpo dentro al quale
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1321
mezzo del bogliente stagno. ¶ Lo caldo sghermitor sùbito fue
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1321
la favola d'Isopo ¶ lo mio pensier per la
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1321
lungi, per volerne prendere. ¶ Lo duca mio di sùbito
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1321
tristo pianto; ¶ ma per lo peso quella gente stanca
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1321
porre un uom per lo popolo a' martìri. ¶ Attraversato
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1321
e nel fondo soperchia». ¶ Lo duca stette un poco
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1321
la sua penna tempra, ¶ lo villanello a cui la
200
1321
Così mi fece sbigottir lo mastro ¶ quand' io li
201
1321
tosto al mal giunse lo 'mpiastro; ¶ ché, come noi
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1321
venimmo al guasto ponte, ¶ lo duca a me si
203
1321
bassissimo pozzo tutta pende, ¶ lo sito di ciascuna valle
204
1321
e ardito». ¶ Su per lo scoglio prendemmo la via
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1321
ire al fondo per lo scuro; ¶ per ch'io
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1321
altro cinghio e dismontiam lo muro; ¶ ché, com' i
207
1321
ti rendo ¶ se non lo far; ché la dimanda
208
1321
colpi per vendetta croscia! ¶ Lo duca il domandò poi
209
1321
tutt' i cerchi de lo 'nferno scuri ¶ non vidi
210
1321
affuoca qualunque s'intoppa. ¶ Lo mio maestro disse: «Questi
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1321
per un cammino, ¶ per lo furto che frodolente fece
212
1321
da l'ardore, ¶ per lo papiro suso, un color
213
1321
giuso innanzi lui disteso. ¶ Lo trafitto 'l mirò, ma
214
1321
converte poetando, io non lo 'nvidio; ¶ ché due nature
215
1321
rietro, insieme attorti, ¶ diventaron lo membro che l'uom
216
1321
l'ali, ¶ e per lo 'nferno tuo nome si
217
1321
e tra ' rocchi de lo scoglio ¶ lo piè sanza
218
1321
rocchi de lo scoglio ¶ lo piè sanza la man
219
1321
io vidi, ¶ e più lo 'ngegno affreno ch'i
220
1321
perduto a morir gissi». ¶ Lo maggior corno de la
221
1321
né 'l debito amore ¶ lo qual dovea Penelopè far
222
1321
racceso e tante casso ¶ lo lume era di sotto
223
1321
lasso! e giovato sarebbe. ¶ Lo principe d'i novi
224
1321
Penestrino in terra getti. ¶ Lo ciel poss' io serrare
225
1321
duca mio, ¶ su per lo scoglio infino in su
226
1321
certo verria meno ¶ per lo nostro sermone e per
227
1321
se' che 'n su lo scoglio muse, ¶ forse per
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1321
son, convien menarlo ¶ per lo 'nferno qua giù di
229
1321
a partirsi in terra lo distese. ¶ Un altro, che
230
1321
mai torni a veder lo dolce piano ¶ che da
231
1321
io rimasi a riguardar lo stuolo, ¶ e vidi cosa
232
1321
s'osserva in me lo contrapasso». ¶ CANTO XXIX ¶ [Canto
233
1321
sì inebrïate, ¶ che de lo stare a piangere eran
234
1321
sotto i nostri piedi; ¶ lo tempo è poco omai
235
1321
forse m'avresti ancor lo star dimesso». ¶ Parte sen
236
1321
io retro li andava, ¶ lo duca, già faccendo la
237
1321
maestro: «Non si franga ¶ lo tuo pensier da qui
238
1321
loco primo ¶ che de lo scoglio l'altra valle
239
1321
più viva ¶ giù ver' lo fondo, la 've la
240
1321
carpone ¶ si trasmutava per lo tristo calle. ¶ Passo passo
241
1321
pilose insin l'ascelle; ¶ lo dosso e 'l petto
242
1321
tra li Tedeschi lurchi ¶ lo bivero s'assetta a
243
1321
scorpion la punta armava. ¶ Lo duca disse: «Or convien
244
1321
passi femmo in su lo stremo, ¶ per ben cessar
245
1321
e grossa ¶ segnato avea lo suo sacchetto bianco, ¶ mi
246
1321
le rote larghe, e lo scender sia poco; ¶ pensa
247
1321
io più timido a lo stoscio, ¶ però ch'i
248
1321
ché nol vedea davanti, ¶ lo scendere e 'l girar
249
1321
del giubileo, su per lo ponte ¶ hanno a passar
250
1321
di là, su per lo sasso tetro ¶ vidi demon
251
1321
a me: «Mal volontier lo dico; ¶ ma sforzami la
252
1321
passo a li sferzati, ¶ lo duca disse: «Attienti, e
253
1321
e fa che feggia ¶ lo viso in te di
254
1321
Già eravam là 've lo stretto calle ¶ con l
255
1321
col naso facea zuffa. ¶ Lo fondo è cupo sì
256
1321
de l'arco, ove lo scoglio più sovrasta. ¶ Quivi
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1321
lingua stucca». ¶ Appresso ciò lo duca «Fa che pinghe
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1321
seguente tomba, ¶ montati de lo scoglio in quella parte
259
1321
le coste e per lo fondo ¶ piena la pietra
260
1321
fondo foracchiato e arto. ¶ Lo buon maestro ancor de
261
1321
l frate che confessa ¶ lo perfido assessin, che, poi
262
1321
parecchi anni mi mentì lo scritto. ¶ Se' tu sì
263
1321
quell' aver sazio ¶ per lo qual non temesti tòrre
264
1321
fu imposto. ¶ Per che lo spirto tutti storse i
265
1321
non fosse ch'ancor lo mi vieta ¶ la reverenza
266
1321
contenta labbia sempre attese ¶ lo suon de le parole
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1321
il carco, ¶ soave per lo scoglio sconcio ed erto
268
1321
quanto ¶ a riguardar ne lo scoperto fondo, ¶ che si
269
1321
e vidi gente per lo vallon tondo ¶ venir, tacendo
270
1321
com' io potea tener lo viso asciutto, ¶ quando la
271
1321
le natiche bagnava per lo fesso. ¶ Certo io piangea
272
1321
di Luni, dove ronca ¶ lo Carrarese che di sotto
273
1321
questa gran tempo per lo mondo gio. ¶ Suso in
274
1321
ch'era forte ¶ per lo pantan ch'avea da
275
1321
in alcun loco: ¶ ben lo sai tu che la
276
1321
al cuoio e a lo spago ¶ ora vorrebbe, ma
277
1321
là giù fisamente mirava, ¶ lo duca mio, dicendo «Guarda
278
1321
nero ¶ correndo su per lo scoglio venire. ¶ Ahi quant
279
1321
l buttò, e per lo scoglio duro ¶ si volse
280
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tanta fretta a seguitar lo furo. ¶ Quel s'attuffò
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uncin, perché non galli. ¶ Lo buon maestro «Acciò che
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dosso, sì che tu lo scuoi!», ¶ gridavan tutti insieme
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tu sappi chi è lo sciagurato ¶ venuto a man
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de li avversari suoi». ¶ Lo duca mio li s
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in là, mentr' io lo 'nforco». ¶ E al maestro
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ch'altri 'l disfaccia». ¶ Lo duca dunque: «Or dì
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vedere o udire», ¶ ricominciò lo spaürato appresso, ¶ «Toschi o
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fare era più crudo. ¶ Lo Navarrese ben suo tempo
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e quivi m'abbandona ¶ lo dolce padre, e io
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sì com' ei ricoperse ¶ lo cominciar con l'altro
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n dietro e tien lo viso chiuso; ¶ ché se
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terra e li martìri, ¶ lo mio maestro, e io
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fiere li occhi suoi lo dolce lume?». ¶ Quando s
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Ond' io a lui: «Lo strazio e 'l grande
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per ch'i' pregai lo spirto più avaccio ¶ che
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muro e gimmo inver' lo mezzo ¶ per un sentier
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dicea: 'Anastasio papa guardo, ¶ lo qual trasse Fotin de
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de la via dritta'. ¶ «Lo nostro scender conviene esser
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e predon, tutti tormenta ¶ lo giron primo per diverse
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sua bontade; ¶ e però lo minor giron suggella ¶ del
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par ch'incida ¶ pur lo vinco d'amor che
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Perché tanto delira», ¶ disse, «lo 'ngegno tuo da quel
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sola parte, ¶ come natura lo suo corso prende ¶ dal
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ti rechi a mente ¶ lo Genesì dal principio, convene
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oltre il fiume.] ¶ Era lo loco ov' a scender
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l'ira dentro fiacca. ¶ Lo savio mio inver' lui
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là saltella, ¶ vid' io lo Minotauro far cotale; ¶ e
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prendemmo via giù per lo scarco ¶ di quelle pietre
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i miei piedi per lo novo carco. ¶ Io gia
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universo ¶ sentisse amor, per lo qual è chi creda
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non, l'arco tiro». ¶ Lo mio maestro disse: «La
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in grembo a Dio ¶ lo cor che 'n su
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da questa parte vedi ¶ lo bulicame che sempre si
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a più giù prema ¶ lo fondo suo, infin ch
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giunte ¶ siete a veder lo strazio disonesto ¶ c'ha
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fine ove si parte ¶ lo secondo giron dal terzo
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a randa a randa. ¶ Lo spazzo era una rena
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ei provide a scalpitar lo suolo ¶ con le sue
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sue schiere, acciò che lo vapore ¶ mei si stingueva
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sotto focile, a doppiar lo dolore. ¶ Sanza riposo mai
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non par che curi ¶ lo 'ncendio e giace dispettoso
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selva un picciol fiumicello, ¶ lo cui rossore ancor mi
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giù sen giva quello. ¶ Lo fondo suo e ambo
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intrammo per la porta ¶ lo cui sogliare a nessuno
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sia quello stagno ¶ tu lo vedrai, però qui non
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lor s'avventa, ¶ fanno lo schermo perché 'l mar
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qual che si fosse, lo maestro félli. ¶ Già eravam
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che mi prese ¶ per lo lembo e gridò: «Qual
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ficcaï li occhi per lo cotto aspetto, ¶ sì che
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villan la sua marra». ¶ Lo mio maestro allora in
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piedi ¶ così sicuro per lo 'nferno freghi. ¶ Questi, l
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ritrassi e ascoltai. ¶ Lascio lo fele e vo per
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promessi a me per lo verace duca; ¶ ma 'nfino
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parve di partirsi. ¶ Io lo seguiva, e poco eravam
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ei si volse inver' lo destro lato, ¶ e alquanto
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mondo appuzza!». ¶ Sì cominciò lo mio duca a parlarmi
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a retro a rimirar lo passo ¶ che non lasciò
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l tempo che perder lo face, ¶ che 'n tutti
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m'ha fatto cercar lo tuo volume. ¶ Tu se
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tuo volume. ¶ Tu se' lo mio maestro e 'l
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da cu' io tolsi ¶ lo bello stilo che m
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sua via, ¶ ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide
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l'avrà rimessa ne lo 'nferno, ¶ là onde 'nvidia
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dipartilla. ¶ Ond' io per lo tuo me' penso e
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la corte del cielo.] ¶ Lo giorno se n'andava
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quale, a voler dir lo vero, ¶ fu stabilita per
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vero, ¶ fu stabilita per lo loco santo ¶ u' siede
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papale ammanto. ¶ Andovvi poi lo Vas d'elezïone, ¶ per
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che d'onrata impresa lo rivolve, ¶ come falso veder
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non ti guardi ¶ de lo scender qua giuso in
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e io a te lo raccomando -. ¶ Lucia, nimica di
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mosso fue, ¶ intrai per lo cammino alto e silvestro
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esser men belli, ¶ né lo profondo inferno li riceve
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com' i' discerno per lo fioco lume». ¶ Ed elli
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Non isperate mai veder lo cielo: ¶ i' vegno per
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pronti sono a trapassar lo rio, ¶ ché la divina
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sì forte, che de lo spavento ¶ la mente di
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fiso riguardai ¶ per conoscer lo loco dov' io fossi
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tanto che, per ficcar lo viso a fondo, ¶ io
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femmine e di viri. ¶ Lo buon maestro a me
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prese al cor quando lo 'ntesi, ¶ però che gente
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Davìd re, ¶ Israèl con lo padre e co' suoi
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né trista né lieta. ¶ Lo buon maestro cominciò a
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tra filosofica famiglia. ¶ Tutti lo miran, tutti onor li
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pur gride? ¶ Non impedir lo suo fatale andare: ¶ vuolsi
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di Lancialotto come amor lo strinse; ¶ soli eravamo e
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l libro e chi lo scrisse: ¶ quel giorno più
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quelle facce lorde ¶ de lo demonio Cerbero, che 'ntrona
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ciel li addolcia o lo 'nferno li attosca». ¶ E
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abbia, ¶ non ci torrà lo scender questa roccia». ¶ Poi
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burli?». ¶ Così tornavan per lo cerchio tetro ¶ da ogne
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quand' era giunto, ¶ per lo suo mezzo cerchio a
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E io, ch'avea lo cor quasi compunto, ¶ dissi
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dare e mal tener lo mondo pulcro ¶ ha tolto
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sentenza ne 'mbocche. ¶ Colui lo cui saver tutto trascende
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l'altra langue, ¶ seguendo lo giudicio di costei, ¶ che
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a brano a brano. ¶ Lo buon maestro disse: «Figlio
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gridi a vòto», ¶ disse lo mio segnore, «a questa
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ne l'ira accolta. ¶ Lo duca mio discese ne
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che 'l maestro accorto lo sospinse, ¶ dicendo: «Via costà
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con li altri cani!». ¶ Lo collo poi con le
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l'occhio intento sbarro. ¶ Lo buon maestro disse: «Omai
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sanza morte ¶ va per lo regno de la morta
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qui m'attendi, e lo spirito lasso ¶ conforta e
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nebbia che ti fiede. ¶ Lo sommo Ben, che solo
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veder, qual di fuggir lo sole, ¶ allor si mosse
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da lui si diparte. ¶ Lo spazio dentro a lor
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Virgilio il lasciò, e lo recitare per l'alta
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di fiamma viva. ¶ E lo spirito mio, che già
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le vive travi ¶ per lo dosso d'Italia si
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avesser: 'Donna, perché sì lo stempre?', ¶ lo gel che
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perché sì lo stempre?', ¶ lo gel che m'era
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in sogno e altrimenti ¶ lo rivocai: sì poco a
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la voce allentò per lo suo varco. ¶ Ond' ella
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ti menavano ad amar lo bene ¶ di là dal
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Ben ti dovevi, per lo primo strale ¶ de le
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rimembrar, non ch'io lo scriva. ¶ La bella donna
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stavan saldi. ¶ Come in lo specchio il sol, non
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di non caler - così lo santo riso ¶ a sé
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braccio destro esser rivolto ¶ lo glorïoso essercito, e tornarsi
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sì sole. ¶ Io non lo 'ntesi, né qui non
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E se più fu lo suo parlar diffuso, ¶ non
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un drago ¶ che per lo carro sù la coda
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non credo che fosse ¶ lo decimo suo passo in
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perch' a lor modo lo 'ntelletto attuia; ¶ ma tosto
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in sé punio. ¶ Dorme lo 'ngegno tuo, se non
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io veggio te ne lo 'ntelletto ¶ fatto di pietra
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è or da voi lo mio cervello. ¶ Ma perché
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pur cantere' in parte ¶ lo dolce ber che mai
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mi lascia più ir lo fren de l'arte
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cantica; e sono ne lo elemento del fuoco e
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a diversi porti ¶ per lo gran mar de l
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ammirar, se bene stimo, ¶ lo tuo salir, se non
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vivo». ¶ Quinci rivolse inver' lo cielo il viso. ¶ CANTO
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pulita, ¶ quasi adamante che lo sol ferisse. ¶ Per entro
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posso più, ringrazio lui ¶ lo qual dal mortal mondo
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o, sì come comparte ¶ lo grasso e 'l magro
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del sol, per trasparere ¶ lo lume come in altro
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altro cassi, ¶ falsificato fia lo tuo parere. ¶ S'elli
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un termine da onde ¶ lo suo contrario più passar
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color torna per vetro ¶ lo qual di retro a
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si dimostra tetro ¶ ivi lo raggio più che in
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tutto suo contento giace. ¶ Lo ciel seguente, c'ha
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poi sappi sol tener lo guado. ¶ Lo moto e
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sol tener lo guado. ¶ Lo moto e la virtù
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la virtù mista per lo corpo luce ¶ come letizia
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conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro
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sopra 'l vero ancor lo piè non fida, ¶ ma
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son nel piacer de lo Spirito Santo, ¶ letizian del
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regno piace ¶ com' a lo re che 'n suo
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se 'l ver non lo illustra ¶ di fuor dal
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così 'l processo santo: ¶ «Lo maggior don che Dio
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dispensa, ¶ che par contra lo ver ch'i' t
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non fa scïenza, ¶ sanza lo ritenere, avere inteso. ¶ Due
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mondo è più vivo. ¶ Lo suo tacere e 'l
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fori ¶ per modo che lo stimin lor pastura, ¶ sì
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uccel di Dio ¶ ne lo stremo d'Europa si
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l ciel volle ¶ redur lo mondo a suo modo
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Inver' la Spagna rivolse lo stuolo, ¶ poi ver' Durazzo
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poi era fatturo ¶ per lo regno mortal ch'a
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più alto leon trasser lo vello. ¶ Molte fïate già
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frusto a frusto, ¶ assai lo loda, e più lo
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lo loda, e più lo loderebbe». ¶ CANTO VII ¶ [Canto
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di complession potenzïata tira ¶ lo raggio e 'l moto
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questa cantica.] ¶ Solea creder lo mondo in suo periclo
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che tu dimandi ¶ terrai lo viso come tien lo
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lo viso come tien lo dosso. ¶ Lo ben che
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come tien lo dosso. ¶ Lo ben che tutto il
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fin balasso in che lo sol percuota. ¶ Per letiziar
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per cammin corto ¶ parte lo Genovese dal Toscano. ¶ Ad
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l'altro etternalmente spira, ¶ lo primo e ineffabile Valore
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io son fatto scriba. ¶ Lo ministro maggior de la
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del valor del ciel lo mondo imprenta ¶ e col
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lume parvente! ¶ Perch' io lo 'ngegno e l'arte
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se ne rise, ¶ che lo splendor de li occhi
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un senti' cominciar: «Quando ¶ lo raggio de la grazia
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viso ¶ girando su per lo beato serto. ¶ Quell' altro
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di lei ben ode. ¶ Lo corpo ond' ella fu
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Dio surge ¶ a mattinar lo sposo perché l'ami
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ciascuno fu tornato ne lo ¶ punto del cerchio in
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n sì distesa lingua ¶ lo dicer mio, ch'al
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però che andasse ver' lo suo diletto ¶ la sposa
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scalzasi Silvestro ¶ dietro a lo sposo, sì la sposa
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gente esser presaga, ¶ per lo patto che Dio con
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sospeccioso e raro, ¶ quando lo 'mperador che sempre regna
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fare, al cui dire ¶ lo popol disvïato si raccorse
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per la lunga foga, ¶ lo sol talvolta ad ogne
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si dice! ¶ Non per lo mondo, per cui mo
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licenza di combatter per lo seme ¶ del qual ti
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Mangiadore e Pietro Spano, ¶ lo qual giù luce in
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che 'n diverse plage ¶ lo ciel avvivan di tanto
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comincia in punta de lo stelo ¶ a cui la
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non ebbe 'l secondo ¶ lo ben che ne la
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vedere impari ¶ in che lo stral di mia intenzion
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move, ¶ chi pesca per lo vero e non ha
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tutto 'l verno prima ¶ lo prun mostrarsi rigido e
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dritto e veloce ¶ correr lo mar per tutto suo
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sù, non vide quive ¶ lo refrigerio de l'etterna
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quella s'accende, ¶ crescer lo raggio che da esso
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prima sera ¶ comincian per lo ciel nove parvenze, ¶ sì
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vince la memoria mia lo 'ngegno; ¶ ché quella croce
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e corte, ¶ moversi per lo raggio onde si lista
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pensai co' miei toccar lo fondo ¶ de la mia
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a veder giocondo, ¶ giunse lo spirto al suo principio
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cose, ¶ ch'io non lo 'ntesi, sì parlò profondo
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l parlar discese ¶ inver' lo segno del nostro intelletto
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questa vita miran ne lo speglio ¶ in che, prima
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osso, e venir da lo specchio ¶ la donna sua
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si feo. ¶ Poi seguitai lo 'mperador Currado; ¶ ed el
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disviluppato dal mondo fallace, ¶ lo cui amor molt' anime
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di dì in die, ¶ lo tempo va dintorno con
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Come s'avviva a lo spirar d'i venti
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averle dentro e sostener lo puzzo ¶ del villan d
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quei ch'arrossan per lo staio. ¶ Lo ceppo di
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arrossan per lo staio. ¶ Lo ceppo di che nacquero
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il vostro fleto, ¶ per lo giusto disdegno che v
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Virgilio congiunto ¶ su per lo monte che l'anime
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che l'arco de lo essilio pria saetta. ¶ Tu
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come sa di sale ¶ lo pane altrui, e come
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come è duro calle ¶ lo scendere e 'l salir