parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
poi tolto il collare, lo teneva stretto in una
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guardava attorno come sbalordito. Lo fissavamo da tutti i
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del Gatto, ma sentivo lo stesso i suoi occhi
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Figlio e di Quellaltrolà!» lo sentii sogghignare mentre richiudevo
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a uno come te...» lo sentii sghignazzare. ¶ Stavo in
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il tuo saltimbanco!» mormorò. ¶ Lo guardavo senza parole, a
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guardando il Cavatappi. ¶ «Vattene!» lo sentii mormorare d’un
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bocca. Allungai la mano, lo sollevai per guardarlo meglio
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maglie. ¶ Il padre priore lo stava facendo indossare, direttamente
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da quel padre celestino...» lo sentii sospirare d’un
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sedie rovesciate...” ¶ 16 ¶ L’ordinazione ¶ Lo vedevo attraverso i finestroni
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modo corretto di compiere lo stesso gesto, ripetendolo con
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lasciava il seminario con lo scooter. Lo potevamo seguire
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seminario con lo scooter. Lo potevamo seguire a lungo
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colline. L’altro prefetto lo teneva più forte per
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nella vecchia costruzione, per lo scoprimento della chierica. Nelle
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labbra. L’altro prefetto lo aveva forzato un po
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girò a guardare quanti lo salutavano da fuori con
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quando una voce improvvisa lo faceva girare di lato
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guardarmi, mentre aspettava che lo aiutassi a indossare i
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all’altro prefetto, mentre lo rasava...” mi dissi senza
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passando il turibolo perché lo incensassi a mia volta
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di continuare a guardarlo, lo scorgevo per un istante
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e un istante dopo lo smarrivo di nuovo, i
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testa, a ogni colpo. Lo vedevo meglio nell’istante
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il tremito incontrollabile che lo stava scuotendo da un
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ne traboccava. Aveva chiuso lo sportellino blindato, era scesa
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craniche. I tremiti che lo scuotevano ancora si stavano
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Mi slacciai il collare, lo infilai tutto allargato nella
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una poltiglia. ¶ Richiusi piano lo zaino, cercai un punto
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di corrente che attraversavano lo spazio, scorgevo appena il
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un po’ impolverata e lo zainetto. Non c’era
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e sulle spalle, mentre lo seguivo all’interno del
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piccolo letto di metallo. ¶ Lo guardavo in silenzio, ogni
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in quello stesso momento lo sguardo verso la chiesa
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guardare più i tasti, lo spartito. Raggiungeva con le
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più, oppure al contrario lo vedevo ingigantirsi di colpo
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di dove il vento lo stava trasportando. Posavo lo
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lo stava trasportando. Posavo lo spazzolino da denti sul
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inaspettatamente la stagione dopo. Lo vedevo cabrare all’improvviso
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Poi il vento cambiava. Lo vedevo allontanarsi così rimpicciolito
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la piccola carlinga e lo spazio attraverso il quale
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uscire più spesso con lo scooter. ¶ La luce saliva
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che guidava posizionò meglio lo specchietto retrovisore. Inclinò leggermente
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Ce li abbiamo dietro.» ¶ Lo specchietto retrovisore si era
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con la mano, perché lo specchietto retrovisore abbacinava. Anche
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mostrarlo a qualcuno che lo stesse guardando da tutt
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mettono veramente a pensare lo sviluppo, a sognare lo
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terra due secchi scalcagnati. ¶ Lo vidi arrampicarsi sul primo
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Fa’ attenzione, là sotto!» lo sentii gridare. ¶ Un attimo
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si comportassero come se lo facessi. Mi toccavo le
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invece che di allontanarla. Lo vedevo spostarsi leggermente di
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dentro col cappello velato. Lo teneva tutto un po
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riusciva evidentemente a entrare lo stesso in qualche modo
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lontano convento di clausura. ¶ Lo si riusciva già a
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il canto del Passio. Lo eseguiva per intero il
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diversa a ogni personaggio. Lo vedevo accigliarsi, distendere il
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un po’ di tempo lo seguiva sentiva arrivare un
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alcun modo a continuare. ¶ Lo stavano già sollevando sulla
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Il vicario aveva abbandonato lo scooter tutto inclinato sul
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velato, si lanciò dietro lo sciame delle api che
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cacciarlo fuori aiutandosi con lo spegnitoio, mentre il vicario
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il sacco sul tabernacolo, lo serrava con tutte le
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angoli, anche dopo che lo sciame fu recuperato, perché
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il padre priore apriva lo sportellino dorato con le
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aria, e a chi lo avesse osservato da lontano
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vista, segno che adesso lo si poteva chiudere ermeticamente
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insistenza dall’interno. “Chi lo starà suonando?” mi chiedevo
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ancora possibile vedere chi lo producesse. ¶ Pochi istanti dopo
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l’ultimo degli spigoli. ¶ Lo vedevo sempre più ingigantito
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di marmellata dalla borsa, lo teneva sollevato nell’aria
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la testa, ma indovinavo lo stesso la presenza del
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po’ di più, oltrepassare lo strato successivo della biancheria
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alla collina. “Forse non lo stavo guardando molto bene
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volute di un aliante. Lo lanciavano a turno da
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erano tenere, a toccarle. ¶ Lo calibrai con la mano
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un po’ di peso. Lo tenevo sempre sollevato molto
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vacillando in avanti, e lo slancio era tale che
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pareva all’improvviso franare, lo vedevo andare giù tutto
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un turbine di vento. Lo vedevo spostarsi rimpicciolito in
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filo di ferro, forse... Lo faranno passare e ripassare
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per forza il Cavatappi...» lo sentii mormorare d’un
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tre volte all’anno. ¶ Lo stavamo aspettando già da
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di tempo il Gatto. Lo sorprendevo da solo nella
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passare accanto alle finestre. Lo vedevo salire i gradini
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alla sua crosta molle, lo seguivano fino in chiesa
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scale e in dormitorio. Lo vedevo guardare fuori tranquillamente
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abbeveratoi, mentre si passava lo spazzolino sui denti incurante
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Era ancora lontano, ma lo si poteva scorgere già
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i raggi del sole lo colpivano dalla giusta inclinazione
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colpivano dalla giusta inclinazione. Lo perdevamo di vista per
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Stava ancora fumando per lo sforzo, tutto il cofano
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sua testa tremava per lo sforzo, gli ballavano sul
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mentre stavo per distogliere lo sguardo, mi parve che
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sedia, il ginocchio contro lo spigolo del tavolo, le
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tutte sguaiate della luce. ¶ Lo scorgevo ancora, durante il
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ultime bracciate di foglie. Lo vedevo a volte lanciarsi
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uscita di casa con lo specchio. Lo teneva abbandonato
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casa con lo specchio. Lo teneva abbandonato sulle ginocchia
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su una seggiolina. Indossava lo stesso abito d’organza
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la linea d’orizzonte. Lo specchio era molto inclinato
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fossero casuali, ma avessero lo scopo di indicare qualche
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pareva di capire che lo stesso presidente facesse fatica
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dopo ne spuntò fuori lo sposo di Turchina. ¶ Anche
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tutto sulla ghiaia. Allora lo sposo fece scattare i
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all’ultimo momento anche lo Ziò, rattrappito sulla poltroncina
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ospiti si avviarono verso lo zoccolo di vetro della
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serra Turchina conversava con lo sposo e lo Ziò
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con lo sposo e lo Ziò. Scorgevo il suo
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chiusi, ma si avvertivano lo stesso mille rumori febbrili
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dei commensali si lanciò lo stesso verso la porta
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poltroncina, era rimasto soltanto lo Ziò. Mi pareva che
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tavolo?» mi consigliava intanto lo Ziò. «Potresti sollevare la
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minimo sforzo, come se lo Ziò si fosse contemporaneamente
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tavola. Un istante dopo lo Ziò ci ripiombò sopra
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mi facesse rotolare giù. Lo Ziò muoveva tutta la
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oltre gli ultimi gradini. Lo Ziò si era così
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inclinazione della scala. Anche lo Ziò si era spostato
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zampa. Eravamo in cortile. Lo Ziò aveva cominciato a
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piccola stazione di Ducale. ¶ Lo Ziò continuava a parlarmi
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concluse un istante dopo lo Ziò. ¶ Le sue parole
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E rimaneva immobile anche lo Ziò, non mi chiedeva
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che stava tranquillamente dicendo lo Ziò «dovresti cercare di
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la forza centrifuga tenesse lo Ziò bene attaccato alla
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illuminavano a giorno tutto lo spazio circostante, salivano a
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per una prossima seduta. Lo Ziò l’ascoltava senza
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via deflagrate nello spazio. Lo Ziò sembrava essersi assopito
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una maturazione incredibilmente anticipata. Lo sposo la stava già
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punto altissimo del cielo. Lo sposo stava cercando di
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zona della massa, dove lo Ziò, svegliato dal trambusto
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il viale girando dietro lo spigolo della villa, costeggiavo
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il proprio verso o lo scambiasse con quello di
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cui la velocità me lo consentiva, passando e ripassando
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tutto inceneriti. Sentivo che lo Ziò stava continuando a
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che aveva gettato via lo scudo di lamiera e
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ancora il parco non lo rendesse necessario, sentii che
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divampare ancora il fuoco. Lo Ziò si era addormentato
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Aveva sollevato nell’aria lo scheletro incandescente di una
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di piccole scintille. Anche lo Ziò era scomparso, doveva
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nella mia stessa camerata. Lo vedevo da lontano sotto
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gli occhi. Venivano per lo più nel tardo pomeriggio
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cessava e poi riprendeva, lo ascoltavo senza capire di
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fatto quasi alcun rumore, lo capivo da una corrente
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Neppure la persona che lo sospingeva tra le due
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divisa fiammante. Lenìn non lo perdeva d’occhio un
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istante. Gli camminava vicinissimo, lo tallonava ogni tanto con
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del proprio abito nuziale, lo modellò diversamente con le
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si chinò a raccogliere lo strascico trasparente sulla ghiaia
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sasso tra la ghiaia, lo facevano volare a lungo
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lunga tavolata Turchina e lo sposo erano diventati di
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cerchietto dalla circonferenza frastagliata. Lo osservavo con molta attenzione
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volti. La seguivo con lo sguardo mentre si allontanava
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chiusi forse per mascherare lo strabismo. Finché spariva di
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ciliegia perfettamente nera, quando lo Ziò cominciò a barcollare
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cortile, a passi incerti. Lo sposo si era avvicinato
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dalla porta della serra, lo sposo aveva già messo
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posto nella piccola vettura. Lo sposo salì al posto
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insieme mentre Turchina e lo sposo lasciavano la villa
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Dea, mentre Turchina e lo sposo scivolavano già oltre
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suo sfondo, spostandosi verso lo zoccolo di vetro della
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il tetto passando attraverso lo squarcio del soffitto, in
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tornammo indietro lentamente, rifacendo lo stesso giro all’incontrario
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la Pesca aveva lasciato lo specchio non completamente diritto
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Ziò. Alzavo gli occhi, lo sorprendevo di tanto in
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una volta il bicchierino. Lo guardava senza parlare, il
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per non farlo straripare. Lo accostava al punto di
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appannata. ¶ Poi la Dea lo invitò a visitare il
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porta della mia stanza, lo vidi arrestarsi di colpo
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nella serra, il Nervo lo prese inaspettatamente sottobraccio. Li
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in ciascuna delle orecchie. Lo faceva girare più volte
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vidi che il Nervo lo stava riprendendo di nuovo
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slacciato e sollevato. Se lo schiacciò giù con la
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guardarmi, mentre salutava sottovoce lo Ziò, che era uscito
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Si avvicinò allo specchio, lo toccò con due dita
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e nel far questo lo inclinò leggermente dalla parte
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aveva ritoccato di nuovo lo specchio con le dita
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di un passo afferrò lo specchio, lo staccò dal
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passo afferrò lo specchio, lo staccò dal muro. Lo
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lo staccò dal muro. Lo collocò ancora più in
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al massimo le braccia. Lo spingeva nell’intrico dei
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guardarlo, mentre la Pesca lo faceva ruotare un’ultima
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muro delle scuderie con lo specchio sottobraccio, e si
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di bottoni. Spostava dappertutto lo specchio, così riuscivo a
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ai limiti dei viali. Lo Ziò era tornato a
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si capovolgeva all’improvviso, lo Ziò rimaneva per terra
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zona remota della massa. Lo si sentiva piombare con
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Ripetevo infinite volte sempre lo stesso giro, oppure lo
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lo stesso giro, oppure lo cambiavo di colpo balzando
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diverse, anche mentre Lenìn lo trascinava fuori dalla vasca
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vasca risalendo la scaletta. Lo vedevo schizzare e turbinare
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sbandando per il parco. Lo Ziò doveva avere sbagliato
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riconosceva più il parco. Lo guardavo, tutto inclinato sul
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poter udire enormemente amplificato lo sfrigolio che qualche istante
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quelle d’argento con lo stemma, nei piatti fondi
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stoffa sulla schiena, perché lo stomaco di Turchina si
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pregavo inginocchiato sul pavimento. Lo spazio estivo brulicava, le
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qua e là, quando lo Ziò sbagliava la mira
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dei suoi figli, e lo colpiva ogni tanto sulla
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porta. Aveva in mano lo specchio, si guardava attorno
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sopra la ghiaia con lo specchio in mano. ¶ Si
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1998
capire dove avrebbe collocato lo specchio, perché sceglieva ogni
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delle scuderie, persino dietro lo spigolo più nascosto della
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chiedermi dove avrebbe collocato lo specchio questa volta, quando
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stava ferma e con lo specchio ben sollevato nello
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1998
istante dopo vidi che lo specchio stava già appeso
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1998
istante dopo vidi che lo specchio era scomparso. Si
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in vetro della villa, lo Ziò intento a osservarsi
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1998
un’altra volta, perché lo stomaco di Turchina si
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tempo dentro i tronchi. Lo trasportava Bortolana con una
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ombra. ¶ La Dirce girò lo sguardo per un solo
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morto, color rosso fuoco. ¶ Lo avevo osservato a lungo
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gatto, per la testa. Lo esaminava con attenzione, soprattutto
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all’altezza dell’articolazione. Lo potevo vedere mentre piegava
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1998
gatto per la coda, lo aveva fatto di nuovo
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1998
e con un calcio lo feci volare di colpo
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1998
s’illude che qualcuno lo stia osservando da qualche
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e un po’ cremoso, lo stesso col quale pulivano
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1998
villa. Sotto di lui lo Ziò indicava i punti
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1998
serra, dentro la quale lo Ziò stava leggendo un
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la porta anche se lo scrocco era così corto
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1998
parco era stranamente silenzioso. Lo percorsi più volte sulla
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guance. I grilli scartavetravano lo spazio tutt’intorno. Mi
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1998
apparire. ¶ Ansimava leggermente per lo sforzo, perché i pesci
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nudi lungo i viali. Lo vedevo apparire e scomparire
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1998
biancore del suo pugno, lo sentivo saltare gridando sulle
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chiave nella speranza che lo scrocco tenesse. Posai il
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una mano all’altra, lo feci pazientemente ruotare attorno
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luce provai ad attraversare lo stanzone. Avanzavo tastando tutt
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le pareti, ma riuscivo lo stesso a indovinare alcuni
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leggermente, per evidenziare meglio lo spigolo un po’ smussato
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1998
fronte a un lettone. Lo indovinavo perfettamente nella poca
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1998
di nuovo tutto quanto. Lo vidi ruotare vicino alla
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1998
Lenìn si era svegliato. Lo sentivo girarsi e rigirarsi
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i piedi a terra. Lo sentivo di tanto in
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1998
Mi girai sulla schiena. Lo spazio si era schiarito
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1998
era alzato dal letto. Lo vedevo nel vano della
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girai di nuovo verso lo squarcio del soffitto. Mi
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1998
con i piedi nudi. Lo sentii distendersi piano sul
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rosso in volto e lo trascinava un po’ emozionato
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1998
Lenìn!» cominciò a gridare lo Ziò, in piedi contro
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1998
a me servire. Aprii lo sportello della giostra, infilai
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1998
nera e lucente che lo faceva ruotare dopo averlo
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1998
altra parte venisse chiuso lo sportello, ma feci ancora
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1998
verso l’alto tutto lo spiraglio, con un gesto
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1998
gli occhi. ¶ “Il Nervo!” lo riconobbi all’improvviso. ¶ Allargai
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1998
chinò improvvisamente in avanti, lo spense accarezzando un punto
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1998
orario di silenzio, perché lo vedevo avvicinarsi ai seminaristi
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1998
con la veste svolazzante, lo prendeva sottobraccio per condurlo
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1998
dei fianchi della moto. Lo guardavo, mentre sollevava gli
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1998
stato aperto. La motocicletta lo scavalcò con un lieve
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1998
addormentavo di colpo per lo sfinimento. E nel sonno
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1998
imboccato il viale, dietro lo spigolo di vetro della
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1998
Vieni su a salutare lo Ziò!» disse la Dea
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1998
porta, senza richiuderla perché lo stucco era così screpolato
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1998
sottile barriera del vapore, lo Ziò mi stava in
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1998
attirato per un istante lo sguardo di Turchina, perché
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1998
puntata contro la parete, lo rimettevo di nuovo dentro
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1998
Nella penombra distinguevo appena lo stemma affrescato sopra il
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1998
come se non bastasse, lo circondavano larghi merli di
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1998
scendendo con in braccio lo Ziò, ancora seduto sulla
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1998
seduto sulla sua poltroncina. Lo stava portando di corsa
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1998
poca distanza dalla grotta, lo Ziò si guardava attorno
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1998
di riportare in villa lo Ziò, che continuava a
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1998
Nella serra c’era lo Ziò con la callista
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1998
sbozzare. La callista se lo rigirò più volte tra
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taglio tra di esse. Lo Ziò cominciava già a
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1998
fece un gran cartoccio. Lo Ziò si era finalmente
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1998
di entrambi gli occhi lo spazio che si apriva
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1998
stava chiamando dalla serra lo Ziò, con voce emozionata
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1998
voce emozionata. ¶ Poco dopo lo vidi uscire ondeggiando sulle
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1998
a vista d’occhio. Lo teneva un po’ aperto
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1998
guardava dentro con animazione, lo scuoteva con forza e
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1998
tra le sue mani. Lo circondò con tutto il
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1998
per segnare il tempo. Lo seguii fino alla rientranza
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1998
nella concitazione di salire. Lo lasciavo cadere, lo sentivo
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1998
salire. Lo lasciavo cadere, lo sentivo rimbombare in fondo
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1998
mi sporgevo un po’, lo potevo vedere mentre girava
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1998
varco della bifora. Bortolana lo afferrò in fretta con
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che Bortolana gli diceva. Lo Ziò aveva cominciato a
280
1998
vedere per un istante lo specchio antico che c
281
1998
stabilmente altrove. Venivano per lo più a incontrare lo
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1998
lo più a incontrare lo Ziò, che cominciava a
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la testa nell’acqua. Lo raggiungevano mentre era già
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un po’ aggrottato, quando lo Ziò ricaricava il fucile
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da ogni parte cinguettii. Lo Ziò scambiava qualche parola
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del parco, dello spazio. ¶ Lo Ziò sollevava la testa
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visitatore si complimentava con lo Ziò, muovendo qualche passo
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correndo per il parco. Lo Ziò, posando il fucile
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attraverso lo spazio? Oppure lo vedi in punti sempre
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se ci fai caso, lo rincorro. Eppure, guarda... ce
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dentro. Ma, mentre ancora lo tenevo di fronte agli
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fuggendo. Appariva preoccupato, assente. Lo guardavo in diagonale, nel
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in diagonale, nel refettorio. Lo vedevo bloccarsi col boccone
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piedi ma, quando ancora lo faceva, si fermava a
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esplosione improvvisa, inaspettata... Non lo nascondo, mi piacerebbe davvero
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posto, la raggiunse. Aprì lo sportello. Un istante dopo
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sul foglio, nascosto dietro lo schermo del piano ribaltabile
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nelle braccia per riprenderlo. ¶ Lo girò due o tre
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Non so come comportarmi...» lo sentii persino mormorare. ¶ Poi
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improvvisamente il Gatto. ¶ Me lo toglieva di mano con
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averlo ancora letto. Me lo disse egli stesso, senza
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sul più bello. ¶ «Te lo vorresti riprendere?» chiedeva. ¶ Allargava
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in mano sua. Se lo ficcava nella finta tasca
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si arrampicava sul lampione, lo vedevo scendere piano nell
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se regolari scosse elettriche lo attraversassero da parte a
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salire...” ¶ Un giorno, mentre lo guardavo dal basso, da
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molto lontano dal lampione, lo vidi scendere rapidamente, lasciandosi
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fermai a mia volta. Lo guardavo, contro la città
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il Gatto, ma sentivo lo stesso il fragore della
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traverso il cibo, perché lo stava percuotendo con forza
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breve ricreazione della sera, lo sentivo ancora sghignazzare qua
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ricominciava quando meno me lo aspettavo. Smetteva per un
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per un intero pomeriggio. Lo vedevo di nuovo distante
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vicinissimo al suo volto, lo colpiva con la dentatura
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A volte il benefattore lo affrontava, mentre camminava staccato
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con gli occhiali, perché lo vedevo da un po
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tempo inquieto e irritato. Lo chiamavano a volte in
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Anche il padre priore lo chiamava di tanto in
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ore. Quando ne usciva lo vedevo camminare come a
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lamiera non scorreva bene. Lo scuoteva con forza, lo
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Lo scuoteva con forza, lo colpiva più volte col
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pellicina di cellophane che lo ricopriva. Se un mucchietto
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quest’ultimo in aria, lo guardava con ostentazione mentre
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era bagnata di minestra. ¶ Lo sorprendevo ancora qualche volta
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essa tutto il volto. ¶ Lo vedevo fermarsi dietro la
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sua pesantezza, ora che lo soppesavo nella mano, mi
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nella mano, mi atterriva. Lo rimisi al suo posto
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che produce silenzio totale. ¶ Lo potevo osservare rimanendo per
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galleggiare disinnescati nello spazio. ¶ Lo verificavo fin da quando
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sui denti, da lasciare lo spazzolinatore immobile e quasi
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chiesa alle mie spalle lo spostamento di una rotula
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momenti una beatitudine totale. Lo immaginavo già ordinato sacerdote
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assoluto silenzio la transustanziazione. Lo vedevo nel buio di
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avevano fatto vibrare tutto lo spazio circostante, esattamente quante
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fronte al tabernacolo con lo sportellino spalancato. Ci guardavo
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perché, levando gli occhi, lo vidi immobile e in
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la salvietta sulla spalla lo stanzone dei lavandini, lunghi
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camerata, facevo il letto, lo rimboccavo tutt’intorno, stendevo
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asimmetria delle sue parti. Lo seguivo con la patena
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per un’improvvisa bruciatura. Lo seguivo con gli occhi
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ringhiera di marmo, contro lo sfondo della città sterminata
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l’angolo, dirigendomi verso lo stanzone a pianterreno della
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dove il padre priore lo attendeva con impazienza, rosso
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di mattina presto quando lo si guarda attraverso un
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diversa del cortile, dietro lo spigolo della vecchia costruzione
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Uscii dalla camerata, raggiunsi lo stanzone degli abbeveratoi. Lì
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uomo con gli occhiali. Lo sorprendevo con la testa
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con la testa. ¶ Poi lo vidi allontanarsi dal crocchio
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a esaminare una forchetta, lo sorprendevo mentre osservava il
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costruzione, il padre priore lo chiamò a sé con
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scale, l’altro prefetto lo chiamò a sé per
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a fianco del letto, lo vidi entrare inaspettatamente nella
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dentifricio non ancora usato. Lo richiuse con cura, ascoltando
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con gli altri verso lo stanzone degli abbeveratoi. Vedevo
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alzarsi dal suo posto. Lo scorgevo mentre, girato verso
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che il padre priore lo aveva preso per il
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il percorso è sempre lo stesso...» coglievo a un
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così lungo tempo, che lo sentivo pulsare distintamente nel
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pugno, perché non me lo mandasse in pezzi. ¶ Avevo
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chino. Ma a volte lo sorprendevo mentre sollevava lo
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lo sorprendevo mentre sollevava lo sguardo sulla fila di
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più basse delle tempie. Lo guardavo con la coda
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prefetto contro il muro. Lo colpì un paio di
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riuscì ad agganciarlo, ma lo vidi ruotare su se
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di qualche comodino e lo rovesciavano con grande fracasso
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uscì correndo dalla camerata. Lo sentivo volare giù dalle
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di lottare, anche se lo guardavano entrambi da terra
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fiamme. ¶ Un istante dopo lo vidi chinarsi sul pavimento
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lunga e prostrante malattia. Lo vedevo accostarsi da dietro
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affiorare. ¶ Il turibolo invece lo si può manovrare senza
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pesanti del piviale, che lo faceva apparire senza spalle
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ostia posata sull’altare. Lo vidi inclinarsi pesantemente da
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notte. Un istante dopo lo vidi allungare una mano
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ma la mano che lo manovrava non doveva averlo
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che irrompessero nel cortile. Lo vedevo appartarsi con il
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dormitorio semibuio. Andavano verso lo stanzone degli abbeveratoi. Si
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il seminarista sordomuto contemplava lo spazio a occhi spalancati
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incrociare per caso sopra lo stesso marciapiede... ¶ Allora potrò
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anche la suora nera lo aveva già scoperto, mentre
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il pallone nello spazio, lo vedevo in punti differenti
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cercare il pallone con lo sguardo, ma riuscivo a
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lungo. Il gioco continuava lo stesso coi palloni scambiati
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che mi dicesse. “Non lo riesci a vedere mentre
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mentre si sposta attraverso lo spazio? Oppure lo vedi
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voci delle tue gesta...» lo sentii bisbigliare. ¶ Scossi la
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tutto la mia voce. ¶ Lo seguivo attraverso la casa
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la mano un caseggiato. Lo vidi sparire nella porticina
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luce della porticina. ¶ «Tu?» lo sentii sogghignare. ¶ «Mi sembri
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diverso...» balbettai, perché non lo vedevo bene, girato com
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bassa, un po’ surriscaldata. Lo guardavo con gli occhiali
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ci siamo tutti!» sghignazzò. ¶ Lo seguivo giù per le
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La macchina planava verso lo specchio d’acqua. ¶ «Non
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la portiera di dietro!» lo sentii gridare. ¶ «Ma cos
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provai a dire. ¶ «Non lo so di preciso... sulla
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dal sedile di dietro. “Lo starà mettendo seduto” mi
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scatti, sobbalzava. ¶ «Via! Via!» lo sentii gridare d’un
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gli occhi sbarrati verso lo specchietto, quando i fari
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te ne fai? Dove lo porti?» domandai alzando la
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gli occhi di nuovo, lo vidi insaccarsi ancora di
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labbra. ¶ «E adesso dove lo porti?» chiesi al Sempio
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sbadigliava. ¶ «Dove vuoi che lo porti? Per il momento
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Per il momento me lo trascinerò su per quella
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girato di sbieco contro lo schienale, non fiatava. ¶ «Cosa
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Si toglieva il passamontagna. Lo vedevo venire verso la
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sopra il pavimento. ¶ Non lo sentivo uscire dalla stanza
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con la testa puntata. Lo vedevo entrare un istante
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giorni e giorni. Non lo sentivo neppure quando ritornava
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toccavo i capelli bagnati, lo guardavo. ¶ «Eppure non ti
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ti ho proprio sentito!» ¶ Lo vedevo sonnecchiare sulla branda
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meglio sulla sedia. Se lo caricava tutto dinoccolato sulle
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sul volto, sui capelli. ¶ Lo intravedevo mentre trafficava coi
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accendere neanche la luce. Lo intravedevo mentre frugava in
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sfondato, dentro un sacco. Lo trascinava fino in fondo
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che usciva di nuovo, lo sentivo ritornare subito dopo
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era spenta, ma percepivo lo stesso che si stava
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un posto dove andare.» ¶ Lo vedevo balzare giù dalla
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per terra, nel passare...» ¶ Lo scompartimento era vuoto, vedevo
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si riuscivano a vedere lo stesso molti corpi addormentati
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Puoi fermarti a dormire...» lo sentii bisbigliare. ¶ Non si
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dove scavalcare, passando per lo stanzone gremito di corpi
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piedi, in piena notte. Lo sorprendevo mentre mi osservava
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altra parte, ma non lo sentivo dormire, neanche respirare
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sulla striscia di gomma, lo guardavo con gli occhi
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Apriva la sua tracolla, lo vedevo un istante dopo
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uomo con la cravatta, lo sorprendevo mentre apriva una
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quell’uomo potesse provenire. ¶ Lo vedevo camminare a poca
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e subito dopo tornare. Lo ritrovavo sprofondato in una
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solo accennavo ad alzarmi lo vedevo girare la testa
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di sbandati in fuga...» lo sentii balbettare un istante
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volte... indirizzi di rifugi...» ¶ Lo guardavo senza fiatare. Stava
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in strada qualcuno, se lo trovo, che mi hanno
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poco saltato, maciullato. Me lo ritrovavo vicino molto tempo
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biascicava quando la camerierina lo cominciava pazientemente a imboccare
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di voce al professore. Lo vedevo fare dei movimenti
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ruttino, digerisce...” ¶ Salivano per lo scalone visitatori dagli stivali
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tutto ritornava tranquillo. Aprivamo lo sportello di legno dello
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anche mentre la camerierina lo incominciava a imboccare, la
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vetrata, verso il parco. Lo scalone era pieno di
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guardare perfettamente tranquillo verso lo spioncino. Ma solo un
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professore corrugava la fronte, lo vedevo socchiudere gli occhi
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conto proprio, si spostava. “Lo sta portando in giro
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di poltiglie di luce, lo scalone era gremito di
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Questo passaggio non me lo sarei davvero aspettato!” sentivo
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Cosa aspettiamo ad agire?” lo incalzavo. Il professore corrugava
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solo sulla sua carrozzella. Lo guardava con la testa
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tirava sassolini nell’acqua, lo sentivo di tanto in
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staffetta balzava fuori, imboccava lo scalone di corsa. Facevo
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asciughi gli occhi...” ¶ “Ecco, lo senti?” considerava corrugando la
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finiti, stavolta?” mi dicevo. Lo faceva sfrecciare attraverso tutta
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pavimento lustrato a specchio. Lo riusciva a lanciare da
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i cancelli, le vetrate...” ¶ Lo vedevo fissare quella scheggia
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l’ultima volta dentro lo stanzino. ¶ Se ne stava
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nel camino...”» ¶ 19 ¶ La morte ¶ «Lo lasci tranquillo, non lo
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Lo lasci tranquillo, non lo tormenti più!» gridò quasi
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quello è soltanto Miša, lo stalliere della villa!» ¶ Rimase
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di ricominciare a parlare. ¶ «Lo abbiamo preparato rapidamente. Lo
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Lo abbiamo preparato rapidamente. Lo stalliere, intendo! Dietro la
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guardare la salma, impallidiva. Lo sentivo di colpo sghignazzare
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due cocci di testa, lo sentivo sghignazzare di nuovo
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il corpo del Gagà, lo faceva ruotare stecchito dentro
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nell’acqua compressa, caricata. Lo spruzzava col braccio levato
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a terra le statuine. ¶ «Lo afferri da quella parte
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il lenzuolo...” mi dicevo “lo sta trasportando tutto pieno
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in mano il bicchiere, lo sentivo fradicio di quell
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osso di una gamba. Lo faceva ruotare su se
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agitata, rossa in volto. ¶ «Lo stava mangiando una zanzara
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tagliare con la forbicina. Lo staccava di colpo da
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tutto rialzato, la donna lo faceva ruotare stecchito nella
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di neve già indurita. ¶ Lo stradone era vuoto, i
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dissi cercando il campanello. ¶ Lo schiacciai senza neanche fiatare
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pellicina tutta ghiacciata che lo ricopriva. ¶ Rimasi in ascolto
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mai da qui dentro!» ¶ Lo vidi staccare la spalla
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pronto?» gli chiesi quando lo vidi riapparire di nuovo
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vidi riapparire di nuovo. ¶ Lo sentii fermarsi poco per
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è meglio che resti...» lo sentii mormorare. «Se mandano
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appannato per il fiato. Lo pulii con lo straccio
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fiato. Lo pulii con lo straccio. Misi in moto
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po’ aggrottata. ¶ «Va bene...» lo sentii sospirare «puoi fermarti
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in paese, quando parti...» ¶ Lo guardavo senza fiatare. ¶ «Ma
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di questo paese, adesso!» ¶ Lo guardavo con gli occhi
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per terra. Sono bionda, lo vede... Mi spalancava i
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mi copriva...» ¶ «Sì, sì, lo so come si comporta
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non si vede niente!» lo sentii gridare dal tetto
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chiedevo al Gagà quando lo intercettavo sotto il locale
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Facevi parte della volante?» ¶ Lo vedevo dentro lo specchio
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volante?» ¶ Lo vedevo dentro lo specchio, da dietro, non
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inforcavo di nuovo. ¶ «Esci lo stesso?» mi chiedeva il
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da ballo, sulla neve. Lo riconoscevo all’interno del
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colpire fragorosamente le pareti, lo specchio, facevano risuonare per
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ficcati un po’ dentro lo zaino. Ho scelto per
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racconterò, prima o poi...» ¶ Lo guardavo senza fiatare, mentre
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solo un istante dopo lo vedevo chiudere gli occhi
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Mi toglievo il cappotto, lo scuotevo. Fuori dalla vetrata
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ad aprire?» ¶ «No, no, lo guardavo dall’alto, dal
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un locale frequentato per lo più da anziani, lo
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lo più da anziani, lo vede, pensionati...» ¶ Gettò indietro
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il lenzuolo di colpo, lo tastava. ¶ «Tocchi anche lei
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letto. ¶ «Cosa vorresti dire?» lo implorava. ¶ Il Gagà girava
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biascicava improvvisamente il Gagà. ¶ Lo guardavo senza fiatare. ¶ «Come
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stesso a svegliarmi, perché lo trovavo intento a fissarmi