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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli increati, 2015

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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2015
ho portato perché te lo porterò» mi risponde la
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adesso, non sarà.» ¶ «Allora lo vedi che sono solo
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e morte.» ¶ «Sì, sì, lo so, io l’ho
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sul pavimento inclinato. «Me lo faceva sempre vedere mio
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veniva prima, verrà.» ¶ «Te lo faceva vedere perché là
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intrecciate sul pavimento. ¶ «Ecco, lo vedi!» mi dice lei
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suore infermiere sono tracimate! Lo stanno caricando nel buio
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è impiccata mi continua lo stesso a parlare, dal
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caviglie nude. ¶ Corro verso lo stanzino nero, arrivo davanti
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della messa in moto. ¶ Lo colpisce una volta, due
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a sussultare, a tossire, lo scarpone di mio padre
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si accende. ¶ Mio padre lo porta su di giri
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sotto il passamontagna, se lo strappa e quasi se
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strappa e quasi se lo svelle dal volto. Lo
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lo svelle dal volto. Lo getta via, continuando a
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tempo la stavo tenendo!» lo sento mormorare a fior
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Si comincia a sentire lo scroscio di mio padre
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muro alto che delimitava lo spazio di qualche grande
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li sarei spezzati. Non lo so che cosa ho
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già detto all’inizio, lo dirò.” ¶ Quando ero morto
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elegante di oggi. Ma lo sai che ci sono
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un po’ trascurato...» ¶ «Ma lo sarò!» ¶ Perché non ho
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continente dei vivi? Perché lo sto raccontando adesso? Ma
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galleggiano sull’astenosfera, dopo lo smembramento cominciato duecento milioni
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domando. ¶ «Sono il Sempio.» ¶ Lo guardo, lo continuo a
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il Sempio.» ¶ Lo guardo, lo continuo a guardare, incollato
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piacciono molto i tatuaggi.» ¶ Lo continuo a guardare, nella
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Si stacca dalla saracinesca, lo vedo spostarsi verso una
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non so verso dove...» ¶ «Lo saprai.» ¶ Adesso sta raccogliendo
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le braccia, le gambe. ¶ Lo guardo. ¶ Ha un paio
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Sempio accende il motore, lo fa rombare forte, lo
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lo fa rombare forte, lo fa tracimare. ¶ Le ruote
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risponde il Sempio, fissando lo specchietto retrovisore, con un
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provo a chiedergli ancora. ¶ «Lo saprai!» mi risponde, con
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mentre sto incollato contro lo schienale per la velocità
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di ridere. ¶ «Sì, sì, lo so, vai in giro
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dall’altra i contrabbandieri. Lo spiazzo in terra battuta
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e che forse non lo stavo soltanto pensando ma
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allunga il microfono. ¶ Me lo porto vicino alla bocca
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riprende il microfono. ¶ Se lo incolla alla bocca. ¶ «Chi
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Tu sei un rinnegato!» lo interrompe il Sempio. ¶ «Io
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Tu sei un rinnegato!» lo interrompe di nuovo il
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ma non capisco chi, lo sto inseguendo, e l
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scappa solo perché io lo sto inseguendo imbracciando un
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arma o se io lo inseguo solo perché sta
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D’un tratto non lo vedo più, sembra scomparso
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in trappola!” mi dico. “Lo tengo in pugno!” Sono
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in corso la festa. “Lo vedi?” mi dice venendomi
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sembra quasi un rastrello. ¶ Lo afferra, con la mano
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da una parte, non lo muove bene. ¶ «Devo ammazzare
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ho già sentito? Quando lo sentirò?” ¶ Rimetto la garza
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mobiletto, la forbice sotto lo specchio. Faccio qualche passo
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venga da prima perché lo sto sentendo adesso.” ¶ Risalgo
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io non vedo chi lo sta suonando, non si
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la sua manina che lo sta sbattendo forte facendo
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eri la postina?» ¶ «Perché lo sono» mi risponde con
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ho raccontato prima, non lo racconterò dopo, perché il
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da un elastico, che lo accarezza con le sue
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buio e freddo. Non lo senti?» ¶ «No, non lo
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lo senti?» ¶ «No, non lo sento» le dico ancora
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pertiche di bambù con lo scopino per la pulizia
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piano, per non lacerarlo. ¶ Lo apro, con enorme emozione
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casa e del mondo, lo fanno oscillare, lo fanno
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mondo, lo fanno oscillare, lo fanno scintillare. ¶ C’è
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per il dolore mentre lo strangolava con le dita
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affacciarmi allo scalone. ¶ Anche lo scalone è tutto pieno
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dentro il camino con lo stemma. ¶ “È stato il
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si fosse attaccato e lo tenesse premuto senza mai
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Ansima un po’ per lo sforzo, dopo averla trascinata
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madre, nel buio. ¶ Non lo so perché, ma non
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velo bianco, duro come lo smalto. ¶ «Sono in letargo
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legno, esce dalla vista, lo si sente zampettare mentre
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seminale bianco duro come lo smalto dentro il quale
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a cassettoni, il camino, lo stemma! Tutti intorno alla
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le molte molature, con lo stemma sul manico. E
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se ne accorge e lo butta giù colpendolo con
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da notte, e poi lo mette ad angolo retto
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dallo schienale alto, con lo stemma, si sta togliendo
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stanotte, non c’è lo Ziò, non ci sono
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in due, e poi lo mastica muovendo la sua
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bella bocca e che lo mastica piano, molto piano
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a loro due, che lo staranno accarezzando una da
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ma io quasi non lo sento, continuo a dormire
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d’un tratto. Non lo so se qualcosa mi
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pare di no. Non lo so se li ho
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Ma da quando tempo lo stai facendo?» ¶ «Da sempre
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biglie piccole e grandi, lo guardiamo dall’alto, senza
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tutto il caldo se lo prendono questi vestitini che
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i suoi piedini sopra lo strato di polvere di
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sei bella!» le sussurro. ¶ «Lo sarò» mi risponde nel
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per quando tu me lo accarezzerai, me lo bacerai
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me lo accarezzerai, me lo bacerai.» ¶ «E perché qui
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dirò.» ¶ «Ma quando me lo hai detto, me lo
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lo hai detto, me lo dirai?» ¶ «Te l’ho
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e il chiodino, che lo sta toccando, che sta
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che viene prima, sarò, lo avevano installato contro il
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suono altissimo, lacerante. ¶ Eppure lo sento appena, e come
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e allora una mano lo afferrava per il collo
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che sta salendo lungo lo scalone...” mi passa all
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misero di come me lo ricordavo, me lo ricorderò
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me lo ricordavo, me lo ricorderò...” ¶ Non riesco più
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che stanno salendo lungo lo scalone. ¶ Esco piano dalla
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è poca, ma riesco lo stesso a vedere un
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sta salendo lentamente lungo lo scalone trascinando dietro di
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mentre sta salendo lungo lo scalone armato fino ai
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irromperà e tracimerà dentro lo spazio cavo dell’anticamera
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come se cantasse. ¶ Io lo guardo, lo sto guardando
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cantasse. ¶ Io lo guardo, lo sto guardando, ma lui
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piano, in un soffio. ¶ «Lo so, l’ho sentito
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mano. Guarda fuori, verso lo spazio cavo dell’anticamera
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d’un tratto. ¶ «Non lo so, sono nato, sono
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mi domanda ancora. ¶ «Non lo so, sarai tracimato anche
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sfrecciando, imbocco il corridoio, lo percorro fino in fondo
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scendere giù in cucina, lo lascio in un gomito
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altro bicchiere dal bottiglione. Lo beve in un sorso
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versa un altro bicchiere, lo butta giù in un
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di bronzo... la cattura, lo smistamento, i trasferimenti, fiumane
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i primi tracimati... Io lo so, lo capisco, io
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tracimati... Io lo so, lo capisco, io ero un
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damigiane di vino, anche lo studiolo è pieno di
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contro il metallo... Non lo senti?» ¶ «No, non lo
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lo senti?» ¶ «No, non lo sento. Almeno non mi
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starà salendo armato lungo lo scalone, e allora lo
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lo scalone, e allora lo colpirò dall’alto, con
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arsenale napoleonico...» ¶ «Sì, sì!» lo interrompo ancora. «Era tutto
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darà...” ¶ Un secondo dopo lo vedo lanciarsi fuori dalla
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mi sembra di sentire lo stesso un rumore percussivo
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pare, nel corridoio, lungo lo scalone, perché si sentono
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se sono piccolo, io lo so dove tenevi l
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cotone, le garze, dove lo terrai, io ti curerò
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un’altra volta e lo prenderò con due mani
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con due mani e lo sbatterò ancora sul pavimento
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posate d’argento, con lo stemma, la tovaglia lunga
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verranno, verranno! Verrà anche lo Ziò, gli taglierò la
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di gala, saliranno lungo lo scalone...» ¶ «Ma no, non
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Sono piccolo, ma capisco lo stesso, confusamente, che sono
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non mi senta. ¶ «Non lo so, non lo so
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Non lo so, non lo so» mi risponde continuando
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vivi, non sapevo dove lo incontravo, di nascosto, di
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inventata e fondata, se lo accarezzavo con mani di
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mani di tracimato, se lo baciavo con la mia
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nelle tumefazioni, ma non lo so se riesce a
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sta dicendo mia madre. ¶ Lo cerco, con l’altra
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la mensola appesa sotto lo specchio del lavandino. Ce
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impiccata, ti impiccherai. Non lo so come è successo
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tuo corpo dalla corda, lo staccherò...» ¶ «No, no...» mi
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sono Dio» mi risponde. ¶ Lo guardo, guardo quel po
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di pioggia. ¶ «Ma non lo vede cosa sta succedendo
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gli grido. ¶ «Perché? E lo chiede a me?» ¶ «E
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il pianeta dei vivi, lo venderò, quando sarò tracimato
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se la prende tanto? Lo sanno tutti che sono
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l’aveva venduto, che lo comperava mentre lo vendeva
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che lo comperava mentre lo vendeva e che lo
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lo vendeva e che lo vendeva mentre lo comperava
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che lo vendeva mentre lo comperava... Ma allora che
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o quello dei morti?» ¶ Lo sento ridere piano, con
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un po’. «Io non lo so chi mai si
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distruzione? Come potrebbe distinguersi lo stato di creazione dallo
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stato di distruzione? Non lo capisce? Comperare, vendere... comperare
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e distruzione? Ma non lo capite dove siamo dentro
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io, sono dentro? Non lo capite che siamo tutti
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mondo?» ¶ «Ah... io non lo so!» ¶ «Qual è la
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spaccato in due... Chi lo sa chi dei due
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chi il dannato? Chi lo sa se ce ne
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non la vedo. Non lo so se sto camminando
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in neve.» ¶ Io non lo so perché, ma mentre
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io penso, ma non lo so se poi è
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violenza del sisma. Non lo so se siamo noi
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si vede neppure dentro lo specchio bianco che c
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che non si vede. ¶ «Lo sarò» mi risponde la
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seminale da sposa, e lo accarezzo e lo stringo
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e lo accarezzo e lo stringo, mentre precipitiamo a
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l’hai visto prima, lo stai vedendo adesso. Sta
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e bancarie risucchiate dentro lo stesso vortice, fiumi economici
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contro la Prussia orientale, lo Stato Maggiore tedesco che
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tracimano a ondate per lo sfondamento verticale della faglia
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sfondamento di luce dentro lo spazio e di spazio
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davvero vicina, perché qui lo spazio è tutto divaricato
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non lasciano impronte. ¶ «Non lo sai? Non mi riconosci
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Ma forse non me lo dico soltanto con il
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colla di luce. ¶ «E lo dici a me!» riprende
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orizzontali sull’acqua, contro lo sfondo di quel santuario
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cosa sto vedendo dentro lo specchio? Di chi è
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scalone era chiusa, e lo scalone era spento, con
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mano. ¶ C’è ancora. ¶ Lo premo. ¶ Si accendono due
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occhi di tracimato. Non lo so perché, ma sento
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buio. Cerco l’interruttore, lo premo due o tre
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mai visto eppure me lo ricordo, me lo ricorderò
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me lo ricordo, me lo ricorderò: questa era la
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c’è nel muro. ¶ Lo stacco dalla parete. Me
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stacco dalla parete. Me lo porto alle labbra. Cerco
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esce alcun suono. ¶ “Sì, lo so, mi ricordo” mi
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tracimato tra i vivi. Lo incontrerai, prima o poi
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già incontrato!» ¶ «Per questo lo incontrerai.» ¶ E sorride, sorride
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la mia Musa. Tutto lo spazio è attraversato da
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così accecante che non lo si può quasi vedere
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qui che si forma lo spettro dei colori del
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presenza nera nel mondo.» ¶ Lo contemplo a lungo, non
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si mette a vibrare. ¶ Lo spettro nero dei suoi
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dei tuoni faceva tremare lo spazio, mentre ce ne
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incontrerai.» ¶ «Ma io non lo saprò, non lo vedrò
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non lo saprò, non lo vedrò!» ¶ «Io sono dentro
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mi dico correndo. “Io lo conosco questo vento che
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l’ho già conosciuto, lo conoscerò!” ¶ Corro, corro, con
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migrazioni che hanno attraversato lo stretto di Bering durante
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prima che altri se lo stringessero contro il petto
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ordini del nostro generale, lo saremo!» ¶ Le loro teste
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mi pare di sentire lo stesso un rumore lieve
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più nudi di quanto lo siano quelli degli uomini
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sorridendo leggermente, nel buio. ¶ «Lo abbiamo intercettato mentre correva
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in gola, impalati. ¶ E lo guardano, lo guardano, come
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impalati. ¶ E lo guardano, lo guardano, come si può
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generale, d’un tratto. ¶ Lo guardo, nello specchio nero
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non si riflette dentro lo specchio. «Se non ci
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farò vedere dall’alto lo scenario delle città dei
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avvolge anche noi che lo guardiamo dall’alto, ma
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e quella camerierina che lo imboccava, che porgeva alla
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il velo del fuoco!» ¶ «Lo vedrai.» ¶ «E poi non
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Anastasia Nikolaevna Romanova!» ¶ «Sì, lo sarò.» ¶ «E c’era
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visitatori che salivano per lo scalone» le dico sporgendo
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hai ancora capito? Ecco, lo vedi... tu non sai
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nel fuoco, quel giorno!» ¶ Lo guardo, mentre continua a
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rivoluzione dei morti! Io lo sto portando con questa
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morte viene prima.» ¶ Io lo guardo, girato verso il
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volte, tre volte durante lo stesso viaggio. Quando correvo
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che viene prima.» ¶ «Non lo so, non lo so
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Non lo so, non lo so... Io non lo
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lo so... Io non lo so se la stavo
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allora, dove sarò, non lo so se ero qui
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fior di labbra, perché lo conosco anch’io questo
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peana, l’ho conosciuto, lo conoscerò. ¶ «Quando ero vivo
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viene prima!» ¶ «Eppure io lo credevo, lo pensavo! Pensavo
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Eppure io lo credevo, lo pensavo! Pensavo che si
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una camerierina e che lo abbia imboccato e che
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prima? Perché credi che lo abbia gettato e che
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gettata con lui dentro lo stesso fuoco? Mi sono
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Ma allora perché adesso lo ricordo come se fosse
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si è sollevato. Non lo so se ho gli
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nostro passaggio. ¶ Poi, non lo so... All’improvviso la
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strozzata. ¶ «Oh, sì, io lo so chi sei! Ti
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lo indossava e se lo calzava con le stesse
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incenso, e che poi lo facevo oscillare davanti al
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un altro istituto. Non lo so perché, se perché
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aveva intuito qualcosa, se lo sapevano tutti anche se
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di guardarmi direttamente, se lo incrociavo. Io lo fissavo
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se lo incrociavo. Io lo fissavo trattenendo il respiro
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nostri respiri morti. ¶ «Io lo sapevo che eravate andati
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avviluppate e fasciate dentro lo stesso manto corneo profumato
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dei suoi capelli. «Me lo aveva detto lui, quando
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nel mondo il terrore?” lo incalzavo, lo provocavo, senza
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il terrore?” lo incalzavo, lo provocavo, senza fare un
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ero anch’io dentro lo stesso turbine e ti
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a lui. Anch’io lo guardavo. Non abbassava gli
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2015
cos’è il diritto?” Lo continuavo a guardare, anche
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buio. ¶ 15 ¶ Il clangore ¶ Sì, lo so, è tutto inconcepibile
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inimmaginabile, inaudito, ma proverò lo stesso a raccontarvi ancora
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dei bagliori. Io non lo so, non vi so
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e di fuochi. ¶ E lo stesso i suoni, perché
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tremare forte e vibrare lo spazio morto e terremotato
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la morte. Ma non lo so se sono poi
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gli altri morti che lo guardano con gli occhi
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e a saturare tutto lo spazio in cui è
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dentro la morte, se lo spazio è stato così
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finestre! Non si respira!» lo interrompe a questo punto
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l’aria! Si soffoca!» lo sta interrompendo improvvisamente qualcuno
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viene prima...?». ¶ «La libertà!» lo interrompono alcuni, nel buio
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La tirannide! La tirannide!» lo interrompono altri, con la
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buio. ¶ «Vieni! Tu sei lo sposo dei morti, il
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vita e morte.” ¶ Non lo so che cosa è
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se adesso non te lo posso aprire da morta
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volta da vivi noi lo stiamo inventando e fondando
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fa vibrare e sussultare lo spazio cavo dei morti
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mi sussurra. ¶ «No, io lo so chi sei. Ti
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strisce di seme lucente. ¶ «Lo vedi?» mi dice muovendo
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con te. Siamo come lo spillo che ha forato
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ai miei occhi. ¶ Non lo so se stiamo camminando
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mi dice ancora, indicandomi lo strapiombo che si scorge
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2015
un calco. “O forse lo sto sentendo adesso per
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più dense. Ormai non lo si può più navigare
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qualcosa verso di lui, lo chiamavo, sporgendomi dalle finestre
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2015
che tu arrivassi, quando lo vedevo passare nel buio
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dentro la morte perché lo hai già eiaculato qui
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2015
in fondo?» le chiedo. ¶ «Lo vedrai con i tuoi
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2015
nell’inclinazione vertiginosa che lo trascina non so verso
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suo letto, nel mondo, lo saremo perché lo siamo
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mondo, lo saremo perché lo siamo adesso, nel fiume
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corpo al mio corpo?» ¶ «Lo sto aprendo adesso perché
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ho aperto allora, te lo aprirò.» ¶ Navighiamo, ci abbracciamo
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un tratto. ¶ «E allora lo vedi: tu sei Gesù
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posto da morto.» ¶ «Allora lo vedi che quello è
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quello che eravamo prima lo siamo ancora, lo siamo
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prima lo siamo ancora, lo siamo sempre!» ¶ C’è
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ho cominciato ad andare lo stesso, a piedi, nell
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mi dicevo ancora “e lo farò risorgere. Solo io
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il suo volto, non lo vedo come si vedono
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si vede che lui lo sapeva, si vede che
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mano tesa, e io lo sto vedendo come si
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disarticolate e inclinate, anche lo specchio nero è stato
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risorti corrono!» mi grida. ¶ Lo guardo con gli occhi
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perdifiato alle nostre spalle. ¶ «Lo senti?» grida vicino a
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Giro la testa. ¶ È lo stesso, identico uomo che
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la morte...” ¶ Io non lo so perché, non so
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mondo creato. Sì, sì, lo so... sembra anche a
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anche il tempo e lo spazio sono spaccati in
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la stessa cosa. ¶ «Sono lo storico dei morti» mi
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mai raccontato. Sì, sì, lo so, lo so bene
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Sì, sì, lo so, lo so bene che cosa
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morte. Invece neanch’io lo racconterò. Io ero là
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ero là ma non lo racconterò, non lo testimonierò
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non lo racconterò, non lo testimonierò. Non solo perché
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con la testa oltre lo stipite della porta e
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dentro la morte...”. ¶ Non lo so se quando si
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si è vivi. Non lo so cosa si vede
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cui stavo precipitando per lo squilibrio della mia corsa
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buia, nera, infinita. ¶ «Ecco, lo vedi!» mi sta dicendo
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e sfondate. ¶ Corre forte, lo strascico dei suoi capelli
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e lucenti mulinare contro lo sfondo della strada che
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mi risponde lanciandosi lungo lo scivolo. ¶ Saltiamo tutti e
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larga crepa che fende lo scivolo. Continuiamo a correre
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cinghia e avvolto dentro lo stesso manto di capelli
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se era sveglio e lo stava guardando con gli
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e tornavano subito dopo. Lo vedevo uscire mentre stavo
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nero del velo, mentre lo guardavo anch’io senza
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che facevano rimbombare tutto lo spazio nero sopra di
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tutt’intorno il cielo, lo spazio. Sono continuati ancora
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del tutto, come se lo sparatore se ne fosse
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buio... L’altro prefetto lo teneva d’occhio. Forse
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e ancora senza ringhiera. Lo colpiva improvvisamente, certe volte
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pugno contro la veste, lo afferrava senza preavviso per
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salire, muti, senza fiatare, lo graffiava con le unghie
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dal mio turibolo, mentre lo facevo oscillare troppo forte
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il giorno prima, anzi lo stesso giorno perché era
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che fosse solo per lo sforzo di soffocare dentro
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attraverso la giostra, e lo provava un’ultima volta
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tutti, tremando, dopo che lo aveva già provato altre
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dentro la testa e lo indossava e se lo
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cellule divorate, la desquamazione, lo sguantamento, le mosche vomitorie
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degli attori morti sopra lo schermo. Anche i teatri
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seccati... ¶ Ma poi non lo so se sono davvero
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se è istantaneo, non lo si può capire, non
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si può capire, non lo si è mai capito
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Sì, però devi scegliere lo stesso!”. ¶ La mia anima
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neppure più il tempo, lo spazio, perché qui anche
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con la valigia e lo zaino verso uno dei
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salire. Contro la parete lo specchio è nero, o
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guardandovi dentro, rendete nero lo specchio. ¶ D’un tratto
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pavimento la valigia e lo zaino, vi guardate attorno
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altra andando a occupare lo spazio unico che c
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provato a guardarmi dentro lo specchio che c’era
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si vedeva niente. Perché? Lo specchio era nero perché
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era nero perché era lo specchio dei morti o
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o ero io che lo rendevo nero guardandomi dentro
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palpebre socchiuse per mascherare lo strabismo. ¶ «Allora eri tu
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chi sei?» ¶ «Perché non lo so neanch’io. Perché
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più in alto dentro lo spazio, e che inclinava
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riconosci più?”. Perché me lo hai chiesto? Dove ti
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dalla fasciatura da cui lo avevi appena liberato, con
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dalla mia casa con lo specchio, lo avevo appeso
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casa con lo specchio, lo avevo appeso a un
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a poco a poco lo specchio per riuscire a
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braccia sollevate, vedevo dentro lo specchio sempre più inclinato
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alle mie spalle, dentro lo specchio. Ti sei allontanato
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lasciato contro il muro lo specchio tutto inclinato che
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dell’abito da sposa, lo stesso con il quale
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ci eravamo guardati dentro lo stesso specchio. Mi sono
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adesso che tu me lo racconti mentre siamo morti
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morte anch’io, eppure, lo vedi, non mi vergogno
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vestito d’organza, se lo sfila dal basso, lo
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lo sfila dal basso, lo fa passare attraverso la
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non so dove sia lo spazio, la dimensione, la
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che si irradierà come lo spostamento a blocchi fracassati
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epidemie. Però ormai, con lo sbalorditivo aumento demografico umano
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vita. Io, come medico, lo so bene. Non ha
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attraverso il tempo e lo spazio che non ci
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abbandonati e svuotati per lo spostamento di quelli che
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cosa sta succedendo adesso.» ¶ Lo guardo, mentre mi conduce
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dice a bassa voce. ¶ Lo guardo anch’io, in
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invisibili, al buio, contro lo sfondo della città illuminata
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è morto. “Vedi come lo amava!” bisbigliano alcune voci
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allora Gesù dice: “Dove lo avete deposto?”. “Vieni e
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annodata sopra la testa. “Lo so...” mi ha detto
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occhi dell’asinello indovinavano lo stesso i bordi della
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le loro vesti e lo gettavano per terra davanti
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stati vivi? Dov’è lo spazio della vita? Dov
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di bare. ¶ «Io non lo so se sono diventato
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a una pianta... Non lo so se sono stato
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sono stato colpito, se lo sarò.» ¶ «No, sta’ tranquillo
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puoi diventare immortale, non lo diventerai.» ¶ «Perché?» ¶ Mi sorride
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morbida pelle. ¶ «Io non lo so...» le sussurro ancora
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i suoi contorni, adesso lo vedo splendere vicino a
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conficcata nel materasso e lo attraversa da parte a
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buio. ¶ «E io non lo so se ti ho
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uno spigolo del materasso, lo tira verso di sé
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a muovere. Tiriamo ancora, lo facciamo scivolare sopra la
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materasso è sul pavimento. ¶ Lo giriamo su se stesso
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incernierati e compenetrati, se lo stiamo facendo adesso, lo
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lo stiamo facendo adesso, lo faremo adesso? È perché
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sul mondo. ¶ Io non lo so se le sto
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e la bacio, non lo so se le mie
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da qualche parte. «Non lo sai neanche adesso? Non
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sai neanche adesso? Non lo saprai?» ¶ Ma forse non
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scendono, abbracciati, avvinghiati, verso lo strato del materasso nuziale
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morte. E intanto sento lo scorrere caldo del suo
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profumato nel buio. ¶ «Non lo sai?» mi sembra di
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di vita e morte. ¶ Lo pensavo anch’io, mentre
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che viene percepito come lo spazio e il tempo
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certi improvvisati bivacchi dentro lo scrigno di qualche stanza
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addentare un avanzo freddo. «Lo si vedeva dappertutto, in
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di principesse ripudiate, esiliate. Lo vedevo anch’io, lo
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Lo vedevo anch’io, lo vedrò, su quelle riviste
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e la corona e lo scettro, seduto su un
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tenuto nelle mie mani lo scettro di questo grande
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un sole...» ¶ «Sì, sì, lo so...» mi rispondeva staccandosi
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flaccida carne...» ¶ «Sì, sì, lo so, lo saprò...» mi
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Sì, sì, lo so, lo saprò...» mi interrompeva Mao
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l’immortalità della rivoluzione?» lo incalzavo. «Non l’hai
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dove stavo andando, non lo saprò. ¶ Ecco, io adesso
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gioco...» ¶ «Mi hanno sfondato lo sterno, i polmoni, il
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cultura, tu eri dentro lo stesso cerchio piccolo in
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agricolo ancestrale e con lo sradicamento violento dell’industrializzazione
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e rese catastrofiche dentro lo stesso piccolo cerchio, dalla
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sta guardando. ¶ Anch’io lo guardo, lo guardo. ¶ Non
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Anch’io lo guardo, lo guardo. ¶ Non si vede
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E allora, all’improvviso, lo abbraccio forte. ¶ E allora
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Tu chi sei?» ¶ «Non lo so.» ¶ «E perché sei
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fuori dall’immortalità?» ¶ «Non lo so, non lo so
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Non lo so, non lo so, ma io sono
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volta a guardarmi. ¶ «Non lo so...» mi risponde. «Non
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so...» mi risponde. «Non lo so dov’è traslocata
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dov’è traslocata, non lo saprò, non lo so
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non lo saprò, non lo so se è traslocata
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anch’io nell’immortalità.» ¶ Lo guardo, mentre fissa questa
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la sua corsa. ¶ «Non lo so se l’ho
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da chi è composto lo Stato Maggiore degli immortali
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il sovrano seduto sopra lo scranno che racchiudeva il
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loro harem, che vedrò, lo stesso canale percorso da
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non saprei dire dove, lo incontrerò. Ma perché mi
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la pressione di tutto lo spazio circostante contro il
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inclinata di luce. Non lo so se era per
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femminile di terracotta, e lo zampillo d’acqua che
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Mi sono arrestato per lo stupore: tutto il cortile
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loro corpi insaponati con lo spruzzo potente della canna
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accorto improvvisamente arrestandomi per lo stupore. Si concentravano per
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la mia casa, contro lo specchio del lago che
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più gli stessi, non lo saranno. “Che cosa sta
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la morte del mondo. Lo accarezzavo, al buio, in
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fondo, ma io non lo sentivo morire dentro di
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dentro di me, non lo sentivo morire dentro la
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la mia vita, non lo sentivo vivere dentro la
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non stiamo più dentro lo stesso amore ma almeno
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immortali saremo sì dentro lo stesso amore ma non
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l’ho ficcata dentro lo zaino, e adesso sto
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impazzata e che grida “lo starà continuando a cercare
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Sento, un istante dopo, lo schianto del legno attraversato
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diventati immortali o non lo si avverte? Non c
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ferro della ferrovia che lo attraversava...” mi continuo a
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dalla voliera? Non me lo ricordo, ricordo solo che
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succederà!’ E io invece lo so che è successo
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un letto nella serra? Lo avranno portato giù attraverso
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dove avevano portato giù lo Ziò aggrappato all’incontrario
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di vimini. Ma chi lo avrà portato giù? E
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portato giù? E perché lo avranno portato giù, nella
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anche se ero morto, lo vedevo, lo vedrò, mentre
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ero morto, lo vedevo, lo vedrò, mentre mi vegliava
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anch’io anche se lo sapeva, come se non
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sulla strada è crollato. ¶ Lo imbocco, con gli occhi
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suo portone a volta, lo stemma con quella fiera
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i denti nel sonno. ¶ Lo varco. ¶ I miei passi
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mangiato quel giorno con lo Ziò e il padre
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d’uovo, e io lo sfioravo di tanto in
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me attraverso l’aria, lo spazio. ¶ “Che cosa sarà
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giro di nuovo verso lo spigolo della villa. Riprendo
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inclinato da una parte, lo apre, comincia ad asciugarsi
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il ventre, le anche, lo tiene premuto un po
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collare di celluloide, me lo sta sganciando da dietro
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con le braccia. ¶ Me lo continua a sfilare rovesciato
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frammenti di imene lacerato. ¶ «Lo vedi che mi hai
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dei vestiti. ¶ Poi, non lo so... Mi sta prendendo
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piedi, e poi verso lo scheletro della porta, con
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sono diventata immortale, non lo diventerò.» ¶ Adesso tremo un
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di lana infeltrita che lo ricopre. ¶ «Scaldati con questa
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aprendo il cavalletto che lo sostiene. ¶ Ci distende la
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fuori dalle guide. ¶ Io lo guardo, guardo le sue
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un ferro da stiro, lo sta liberando dal groviglio
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volta che il vice lo ha toccato con le
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pasta, con la forchetta, lo assaggia. ¶ Lo mastica un
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la forchetta, lo assaggia. ¶ Lo mastica un po’, concentrato
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con la forchetta. ¶ Me lo mette davanti, sul piano
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si potrà.» ¶ «Sta’ tranquillo» lo consolo ancora. «Non ha
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è vuoto. ¶ Il vice lo prende, nel buio, va
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sono lasciato andare contro lo schienale della seggiola e
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incontrato quando eri dopo.» ¶ Lo guardo, mentre anche lui
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in questa sede, entrerò?» lo incalzo ancora. «Ti ho
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piangendo nel buio. ¶ «Non lo so neanch’io chi
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con dolcezza. «Io non lo posso sapere.» ¶ Mi lascio
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sala buia e addobbata. ¶ Lo spazio sta vibrando, adesso
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chiusa, perché anch’io lo conosco, questo canto, l
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già cantato, mi pare, lo canterò. ¶ Il vice mi
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nel buio. ¶ «Io non lo so perché ho visto
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nel buio. «Io non lo so dove sono e