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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
porse il ritratto, lei lo prese, ma appena gli
2
1956
ebbe dato un’occhiata, lo buttò lontano come avesse
3
1956
nessuno. Le figlie non lo videro venire a pranzo
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1956
allegro, signor padre, me lo sposerò io. ¶ Il Re
5
1956
chiamò l’Intendente e lo mandò a dire a
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1956
a sposarlo. ¶ Sandrino, appena lo seppe, disse: – Sta bene
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1956
barbiere! – Venne il barbiere, lo tosò come una pecora
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1956
come una pecora, poi lo lavorò coi ferri per
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1956
al palazzo, disse: – E lo sposo? ¶ Sandrino prese il
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1956
Non chiedermi altro, – disse lo sposo. ¶ Le sorelle, a
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1956
sorelle, a vedere che lo sposo era lui, creparono
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1956
le brache a Sandrino. Lo sposo, alle undici, salutò
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1956
brache del Diavolo, e lo aspettava. Aveva mandato a
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1956
il candeliere al palazzo. Lo fece mettere in sala
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1956
chiuso a chiave, capitò lo stesso. Il Principe pareva
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1956
era tanto bello che lo voleva vicino la notte
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1956
dopo tre giorni io lo sposo. Ma bada di
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1956
dia carne. Se no lo getto in mare. ¶ Allora
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1956
e guarì. ¶ L’aquila lo portò proprio nella camera
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1956
e poi la Regina lo accompagnò dal Re e
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1956
Fiore accettò. L’Arciprete lo condusse a vedere il
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1956
la serva più vecchia lo accompagnò alla sua stanza
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1956
perché se no perdeva lo staio di quattrini. Cacciò
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1956
che s’arrabbia perde lo staio di quattrini! ¶ – Che
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1956
se ne andò, lasciandoci lo staio. E l’Arciprete
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1956
e tanto fece che lo lasciarono andare. ¶ Si mise
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1956
dell’Arciprete e discorrendo lo portarono in cantina, e
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1956
Non ci credete? Ve lo faccio dire da lui
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1956
fatte troppe; bisogna che lo licenzi al più presto
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1956
licenza. ¶ – Come? – disse Pìrolo. – Lo sa bene che finché
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1956
Pìrolo corse a prendere lo schioppo che era appeso
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1956
li mangia. ¶ Il Re lo disse a tutti ma
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1956
nessuno ci voleva andare. Lo chiese a un suo
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1956
L’uomo andò e lo prese il buio per
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1956
voi e voi ce lo farete a noi. ¶ – D
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1956
quando ha mangiato non lo sente più. Se no
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1956
di ritrovarlo domani, che lo voglio qui, e voglio
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1956
mani della moglie che lo gettò in un catino
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1956
sé, la spada e lo schioppo ad armacollo, saluta
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1956
che fate qui? Non lo sapete che ora viene
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1956
bel protestare, chiese che lo lasciassero parlare col Re
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1956
fu invitata. Il carbonaio lo misero vicino alla Principessa
43
1956
e al viso. Lei lo riconobbe e si rallegrò
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1956
busse. La Principessa invece lo difese con tutte le
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1956
ebbero un bell’affannarsi, lo persero di vista. ¶ Al
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1956
Fido, corri, e fa’ lo stesso delle altre volte
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1956
alla stanza del giovane, lo arrestarono e condussero davanti
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1956
al Re. Il Re lo riconobbe: – Ma non sei
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1956
ai due mori che lo lasciarono passare. Entrò nella
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1956
in cima al baldacchino, lo scialle di stelle e
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1956
perché i mori non lo vedessero. Aveva passato un
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1956
d’un cane, me lo sai dire? Se domani
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1956
s’alzò trovò preparato lo schioppo e il cavallo
54
1956
sulla soglia a filare, lo vide venire da distante
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1956
addosso al Drago e lo sbranarono. ¶ Il ragazzo tornò
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1956
e i cani se lo mangiarono. Tornò vincitore e
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1956
vincitore e il Re lo fidanzò a sua figlia
58
1956
giorno delle nozze, e lo sposo, dimenticando quel che
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1956
venire sua sorella. Dopo lo sposalizio, la sorella che
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1956
restò tagliato in due. Lo portarono in chiesa con
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1956
disse: – Ora vado e lo piglio. ¶ E un altro
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1956
un altro: – E io lo porto. ¶ – E io l
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1956
somaro. E il fiasco, lo riempì d’acqua sporca
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1956
e le tirò via lo spillone dal capo: Giricoccola
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1956
vendette a uno spazzacamino. ¶ Lo spazzacamino girava le città
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1956
le sorelle di Giricoccola lo seppero dall’astrologa e
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1956
prometti di non mangiarlo, lo faccio uscire. ¶ – Fallo uscire
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1956
il gobbo Tabagnino e lo fece sedere a tavola
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1956
chiese ospitalità. Il Re lo volle vedere e gli
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1956
Selvatico mangia tutti. È lo stesso che dire che
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1956
acqua s’apriva e lo faceva passare; e appena
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1956
galoppo dietro al gobbo. Lo stava già per raggiungere
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1956
il mare s’aperse, lo fece passare e si
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1956
meno gobbo; quindi non lo riconobbe. ¶ Si salutarono. – Dove
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1956
tutti i cunei e lo spacco del tronco si
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1956
e caramelle, Tabagnino se lo portò via con sé
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1956
Corse nel pollaio e lo trovò vuoto. ¶ Al palazzo
78
1956
dall’Uomo Selvatico e lo trovò in un campo
79
1956
un campo che lavorava. Lo salutò cavandosi il cappello
80
1956
sopra il coperchio e lo inchiodò. Poi prese la
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1956
suo segretario e sempre lo tenne in grande onore
82
1956
i giorni; altrimenti non lo vedeva mai. ¶ Erano passati
83
1956
domandò Stellina. – Ma cosa? – Lo domandò a una colonna
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1956
domandò a una colonna, lo domandò all’altra, ma
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1956
con una cancellata che lo circondava tutt’intorno. E
86
1956
l’anello dal borsellino, lo strinse in mano e
87
1956
città per sentire se lo prendeva al suo servizio
88
1956
era bello questo giovane, lo prese per cameriere. La
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1956
cameriere. La Regina, quando lo vide, le piacque subito
90
1956
piacque subito tanto, che lo volle lei per cameriere
91
1956
lì, per vedere se lo prendeva a servizio. Il
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1956
una figlia, che appena lo vide se ne prese
93
1956
del Re, e nessuno lo comprava perché costava troppo
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1956
che per me è lo stesso. ¶ – Farò l’ambasciata
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1956
fare il ritratto e lo mandò al Re. Quando
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1956
venne, lui le fece lo stesso discorso che alla
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1956
in Paradiso. Il morto lo condusse a vedere un
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1956
disse il morto, e lo portò in un giardino
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1956
fai lì incantato! – E lo portò in un prato
100
1956
sarebbe ancora da vedere! ¶ – Lo credo, ma è meglio
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1956
vuoi, – e il morto lo riaccompagnò fino alla tomba
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1956
dal dolore. ¶ – Ma no, lo sposo sono io! ¶ – Senti
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1956
sta il Vescovo –. E lo portò dal Vescovo. ¶ Il
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1956
è, piglia un coltellaccio, lo arrota con la roncola
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1956
addormentato, quando il Signore lo svegliò perché dovevano mettersi
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1956
come una piuma, se lo mette sulla schiena e
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1956
cinque all’altro… ¶ Pietro lo sta un po’ a
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1956
invece c’era tutto lo strame a destra, tutta
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1956
prezioso; ogni volta che lo giri e gli comandi
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1956
più sicura che non lo perdi, ti do anche
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1956
alla sua testa, e lo vegliarono. ¶ Quando si destò
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1956
l’anello», si disse. Lo girò e fece: – Comando
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1956
un topo. Il gatto lo acchiappò. Era un topone
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1956
di lasciarlo in vita. – Lo farò, – disse il gatto
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1956
animo. – Vuol dire che lo avrà in bocca, – disse
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1956
è vero che ve lo porta lui, sono io
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1956
l’anello? L’anello lo usò, qualche volta, ma
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1956
Entrarono in chiesa e lo condussero giù in una
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1956
per il petto e lo spingerà per terra morto
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1956
al castello –. Il Re lo guardò bene in viso
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1956
e niente. Al terzo lo toccò sul naso e
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1956
un tale strattone che lo stregone morì. Il giovanotto
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1956
prima. – Solo oggi ancora, – lo implorarono, – e ci libererai
124
1956
la corona tutta infiorata. Lo stesso giorno furono celebrate
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1956
a fargli visita, e lo trovò in giardino, sdraiato
126
1956
il braccio piano piano, lo portava alla bocca e
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1956
portava alla bocca e lo ingollava. Poi, di nuovo
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1956
e, uscito dal nascondiglio, lo salutò e gli domandò
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1956
cuscino di piume e lo portò in quel giardino
130
1956
bocca e lui, lentamente, lo mandò giù, e poi
131
1956
quanto la sapeva lunga lo scolaro, disse: – Torna a
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1956
i suoi debiti non lo si seppellisce. E finché
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1956
con le elemosine, non lo porteremo a seppellire. ¶ – Allora
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1956
porto un bel gioiello, ¶ Lo porto per l’orgoglio
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1956
la portarono in Turchia. ¶ Lo sposo restò lì disperato
136
1956
Bella Fronte, – (perché lei lo chiamava Bella Fronte), – sapeva
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1956
giardinieri, tanto per ridere, lo fecero entrare nella cesta
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1956
cesta, e le damigelle lo portarono su. Quando fu
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1956
sulla spiaggia ad aspettarli. Lo fecero salire a bordo
140
1956
diede ordine che nessuno lo venisse a cercare. I
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1956
consolarlo –. Ma il padre lo mandò via urlando, e
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1956
stanza del Re e lo pregò di raccontargli cosa
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1956
diavola, promise d’aiutarlo. Lo fece entrare, lo nascose
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1956
aiutarlo. Lo fece entrare, lo nascose sotto il letto
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1956
in una scatola e lo porta sul tetto del
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1956
tu. ¶ Quel Re era lo sposo della giovane, e
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1956
tre cose. ¶ Il negoziante lo guardò bene in faccia
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1956
prese il coltello e lo conficcò nel tavolino. S
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1956
figlio alla padrona e lo stesso giorno nacque un
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1956
suona da solo e lo fa entrare in casa
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1956
nel nostro cavallo e lo faremo uscire senza che
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1956
aggiunse: – E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo
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1956
niente. ¶ – E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo
154
1956
Fata. ¶ – E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo
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1956
pazzo? ¶ – Perdonatemi, non ve lo posso dire. ¶ – Pomo, questo
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1956
e dopo tre giorni lo vestono per l’impiccagione
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1956
niente; e che chi lo racconterà, pietra di marmo
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1956
del biscione. – Ma… chi lo racconterà… di marmo diventerà
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1956
disse: – Ieh!… Tutto me lo vogliono mangiare… Domani starò
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1956
strada della strega, questa lo vede e gli dice
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1956
gli disse, – se te lo torna a dire, dille
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1956
per strada e se lo porta a casa. Lo
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1956
lo porta a casa. Lo stende su una tavola
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1956
e con un coltello lo taglia in due metà
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1956
il padre? ¶ – Davvero, non lo so, non so niente
166
1956
Che sono tuo nonno lo so, purtroppo, – dice il
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1956
Dunque, – disse, – questo sia lo sposo di mia figlia
168
1956
contenta son contenta, ma lo sarei ancor di più
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1956
scialli, gonne e tutto lo sfoggio che si può
170
1956
così giù dalle scale, lo sposo si mise le
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1956
torni suo padre e lo dica a lui. ¶ Alla
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1956
padre gli disse che lo domandavano per sposo. ¶ Allora
173
1956
di preghiere e suppliche lo calmò e dopo qualche
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1956
e dopo qualche mese lo persuase a mandare ancora
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1956
il sacco e se lo mise in spalla. ¶ Fatto
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1956
il sacco e se lo mise sulle spalle. ¶ Ahimè
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1956
Pierone l’aveva riconosciuta lo stesso e si guardava
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1956
E la Strega Bistrega lo rassicurò: ¶ Non sono chi
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1956
pera. La Strega Bistrega lo ficcò subito nel sacco
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1956
del figlio, quando se lo vide comparire davanti e
181
1956
pani, e la donna lo mangiò. Ma visto che
182
1956
gli diede un’occhiata, lo vide lì con la
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1956
perché quell’unico figlio lo aveva abbandonato. ¶ Lo portò
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1956
figlio lo aveva abbandonato. ¶ Lo portò alla Reggia, lo
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1956
Lo portò alla Reggia, lo presentò al Re suo
186
1956
Che cos’hai? ¶ – Non lo so, padre mio, non
187
1956
so, padre mio, non lo so neanch’io. ¶ – Sei
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1956
per morire! Solo tu lo puoi salvare. Vieni qua
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1956
Vieni qua, aspetta! – e lo afferra, comincia a sbottonargli
190
1956
dopo in chiesa per lo sposalizio. Poi ci fu
191
1956
non ne faceva parola. Lo sposo non vedeva l
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1956
Ma sì, come vuoi! ¶ Lo sposo diede un bacio
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1956
non vuole, devo andarci lo stesso. ¶ Ora, quel vecchio
194
1956
se no, il patto lo conosco, e nel pantano
195
1956
Diana disse che non lo voleva. Allora lui le
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1956
bacino. ¶ Stella Diana, compreso lo scherzo, s’arrabbiò e
197
1956
guardatosi intorno che nessuno lo vedesse, diede un bacio
198
1956
mano di Stella Diana. Lo speziale fu ben contento
199
1956
Diana aveva paura che lo sposo covasse ancora propositi
200
1956
e si nascose. ¶ Entrò lo sposo. – Ah, siamo soli
201
1956
E sguainato un pugnale lo ficcò nel cuore della
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1956
non sono mica morta! ¶ Lo sposo l’abbracciò felice
203
1956
disse: ¶ – Che c’è, lo so di sicuro; ma
204
1956
è il suo palazzo. Lo riconoscerà subito perché è
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1956
un dito mozzo –. E lo fece entrare nel palazzo
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1956
vuoi delle tre –. E lo fece bendare. ¶ Entrò la
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1956
pettine dai capelli e lo conficcò per terra. Il
208
1956
d’imparare. Il padre lo affidò a un maestro
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1956
stanno dicendo? ¶ Il padre lo guardò stupito. – Come vuoi
210
1956
svegliato, uno dei servi lo fece montare in carrozza
211
1956
I servitori trasalirono: – Come lo sapete? – chiesero. ¶ – Me l
212
1956
il cervello. – Ma come lo sapete? Chi ve l
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1956
disse Bobo. ¶ – E come lo sapete? – chiesero quei due
214
1956
casetta di stuoie. ¶ E lo zio stuoiaio le fece
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1956
casetta di legno. ¶ E lo zio falegname le fece
216
1956
casetta di ferro. ¶ E lo zio fabbro le fece
217
1956
ma ti voglio bene lo stesso. Se domattina vieni
218
1956
paiolo d’acqua e lo mise sul fuoco a
219
1956
sa dire dov’è, lo fa ricco per tutta
220
1956
dal Re. ¶ Il Re lo prese in parola, e
221
1956
prese in parola, e lo chiuse a studiare in
222
1956
muore mai: ma nessuno lo sapeva. Un giorno incontrò
223
1956
si muoia mai, me lo sapete dire? ¶ – Sta’ con
224
1956
E dopo dovrò morire lo stesso? ¶ – Sicuro. Non ti
225
1956
del mare. ¶ – Per piacere, lo sapete un posto dove
226
1956
tanto cambiato che non lo riconosceva più. Cerca casa
227
1956
Giuseppe, – lasciate almeno che lo veda. ¶ E San Pietro
228
1956
cos’importa, vieni dentro lo stesso. ¶ Ma San Pietro
229
1956
si ostinò che non lo voleva. Ne nacque un
230
1956
Pietro: ¶ – Oh, insomma, o lo lasci entrare, o io
231
1956
passava sotto il terrazzino lo lasciò cadere. Il giovane
232
1956
disse lei, – subito, subito. Lo vedrà per questo buco
233
1956
in camera e non lo lasciarono entrare perché avevano
234
1956
compramelo, compramelo, ti prego. Lo metteremo nella peschiera insieme
235
1956
di granchio, la Fata lo toccò con la bacchetta
236
1956
fuori dalla peschiera, e lo ringraziò e compensò lautamente
237
1956
andarlo a prendere dove lo butto. ¶ – E io ci
238
1956
disse la Fata e lo buttò in mare, più
239
1956
che poteva. ¶ La Principessa lo vide galleggiare tra le
240
1956
in letto. Il bambino lo ficca in una scatola
241
1956
disse il Re, – te lo darò. ¶ E Perina rispose
242
1956
sulla pietra e capitò lo stesso: gambe aiutami! Allora
243
1956
il Re fece dare lo stesso una festa in
244
1956
due cattive sorelle e lo scorpione furono bruciati in
245
1956
alta come una torre. Lo stesso giorno ci fu
246
1956
a fare il ladro. Lo disse a sua madre
247
1956
miglior mulo dalla stalla, lo caricò di marenghi e
248
1956
miei tesori. ¶ E loro lo condussero per le scale
249
1956
di cristallo. E poi lo portarono a un giardino
250
1956
di cristallo e se lo mise sul cappello. Alla
251
1956
Comandi, signor padrone! – e lo portarono a vedere cucine
252
1956
d’argento e se lo mise sul cappello. E
253
1956
E poi la sera lo diede alla figlia del
254
1956
cappello, e la sera lo diede alla figlia del
255
1956
e tre i fratelli lo stesso giorno. I fratelli
256
1956
avanti, e le lumache lo seguivano tirando la foglia
257
1956
sapere che guai se lo sentiva ricordare, anzi aveva
258
1956
Regina loro prigioniero che lo portavano a fare quattro
259
1956
non aveva mangiato e lo riferirono alla Regina. La
260
1956
ogni notte a mezzanotte lo portavano a far quattro
261
1956
Regina. E la Regina lo diede come sposo alla
262
1956
medico forestiero; e che lo lasciassero una notte col
263
1956
il cuore dalla caldaia, lo fece mangiare al figlio
264
1956
della chiave, e io lo succhio. ¶ Così la vecchia
265
1956
vecchia. ¶ – Buona Principessa, me lo dài un grappolo d
266
1956
fratello, e ora te lo vuoi mangiare? ¶ La strega
267
1956
borsa dei danari. Quando lo sconosciuto fa per pagare
268
1956
sottoterra ci entrarono e lo rubarono. Il Re, visto
269
1956
portone e le guardie lo troveranno. ¶ Ma quando fece
270
1956
mette a letto con lo schioppo, ad aspettare il
271
1956
un becchino un cadavere, lo vestì con i suoi
272
1956
i suoi panni e lo portò sul tetto del
273
1956
tempo leggendo. Le dame lo portarono alla ragazza che
274
1956
alla ragazza che subito lo aprì e lesse: «Questo
275
1956
prima. Riprese il libro, lo sfogliò facendo scorrere le
276
1956
sopraggiunsero gli altri cacciatori, lo soccorsero e lo portarono
277
1956
cacciatori, lo soccorsero e lo portarono via su una
278
1956
sa il rimedio perché lo so solo io. ¶ – E
279
1956
il dottore, – datemi solo lo scudo del Principe con
280
1956
scudo del Principe con lo stemma della famiglia, la
281
1956
prese subito il libro, lo sfogliò, e il Principe
282
1956
stanza e la Principessa lo fece ritrasformare in uomo
283
1956
aveva un porco, che lo chiamavano Re Crin. Re
284
1956
contro la sposa, che lo scacciò dicendo: – Fatti in
285
1956
poteva immaginare. Ma mentre lo stava guardando, il cerino
286
1956
diede da mangiare e lo calmò. Al mattino la
287
1956
gli parlasse e magari lo facesse scappare con lei
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finta di berlo, ma lo buttò in terra. E
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messo di tempo! ¶ E lo cacciò via. ¶ Poi disse
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quello dei duemila franchi, lo fece entrare appena buio
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soffiar nel fuoco! – E lo cacciò via. ¶ La sera
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il mio nome. Sarà lo stesso che non ti
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a spiegare quella melanconia, lo sposo pensò: «Forse non
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era nulla da fare. ¶ Lo sposo, visto che non
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mattino andò a caccia. Lo prese un temporale in
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niente. ¶ Finito il pranzo, lo sposo domandò a Columbina
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Columbun. ¶ – Ho capito, – disse lo sposo, e fece alla
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e quando glielo portò, lo buttò nel fuoco del
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andò vicino nella stalla, lo chiamò, lo carezzò, poi
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nella stalla, lo chiamò, lo carezzò, poi tutt’a
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saltò in sella e lo portò fuori tenendogli il
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non si spaventava: Giuanin lo strinse coi ginocchi, tirò
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a liberare. Il Re lo mandò a chiamare; Giuanin
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poserai! – Tutto il resto lo diede al leone che
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dei miei baffi, quando lo metterai sotto il naso
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Mago con mille moine, lo fece sedere ai suoi
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forte del mondo e lo sbranò. (Nel castello, il
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veloce del mondo e lo raggiunse e rotolarono insieme
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Andò al castello e lo diede alla figlia del
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piace il palazzo, me lo dica e lo riduco
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me lo dica e lo riduco tutto a calcinaccio
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una vecchia bacucca che lo aveva allattato quand’era
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il permesso di vedere lo spettacolo. Il Re disse
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e più sua madre lo curava e lo teneva
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madre lo curava e lo teneva bene, più lui
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buono. ¶ Il pastore se lo mise in tasca, e
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Questa volpe disse: – Sì, lo so chi è la
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casa il pesce e lo fece fritto. Lo mangiarono
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e lo fece fritto. Lo mangiarono e le resche
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ma pativano la fame lo stesso. Un giorno la
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andarsene di casa, partì lo stesso con quell’uomo
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Che gentile pensiero! Mah! Lo metterò in fresco», e
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metterò in fresco», e lo mise in un bicchiere
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da lavare. Ma ce lo portate davvero fin da
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da qualche parte, io lo vedo. ¶ Il Diavolo disse
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notizie della madre. ¶ E lo mandò a casa sua
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sacco in spalla e lo portò alla lavandaia. – Passerò
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bestie vicino al falò, lo tramortiva con un soffio
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buoi, e i compagni lo sentivano piangere e disperarsi
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mai ci tramortiva con lo sguardo? – domandò un contadino
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una tempesta di grida: – Lo bruciamo! Lo peliamo! Lo
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di grida: – Lo bruciamo! Lo peliamo! Lo leghiamo a
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Lo bruciamo! Lo peliamo! Lo leghiamo a un palo
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un palo da spaventapasseri! Lo chiudiamo in una botte
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in una botte e lo facciamo rotolare! Lo mettiamo
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e lo facciamo rotolare! Lo mettiamo in un sacco
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Napoli, l’«Archivio per lo studio delle tradizioni popolari
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venne nell’idea che lo dovessi fare io. ¶ Era
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Per i Grimm7 era lo scoprire i frantumi d
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complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e
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Grimm non furono, ossia lo furono a metà. Lo
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lo furono a metà. Lo studio dei loro manoscritti
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compendio; la Gonzenbach e lo Schneller facevano lo stesso
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e lo Schneller facevano lo stesso ma in tedesco
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siciliani, il poeta e lo scienziato, che contemporaneamente (il
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rivista (l’«Archivio per lo studio delle tradizioni popolari
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parte dei «cunti» siciliani: lo struggimento amoroso, la predilezione
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ci avvicina a definire lo spirito con cui a
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di versetti insensati e lo propone a una principessa
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sapore e stonerebbe con lo stile del resto del
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del mondo veneto marino, lo prova il fatto ch
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triestina (44).24 Diverso mi pare lo spirito delle fiabe del
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indifferenziata. La nascita e lo sviluppo delle fiabe furono
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racconti di meraviglie. È lo sposo soprannaturale raggiunto in
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per la sposa che lo rispetta e la cera
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mostro di Bellinda con lo strano rapporto sentimentale che
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la sposa incantata che lo raggiunge muta ogni notte
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s’incontra quasi mai lo schema per noi più
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sensualità che tanto spesso lo percorre, la gioia e
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percorre, la gioia e lo smarrimento del misterioso abbraccio
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degli altri sradicato apre lo spiraglio d’un mondo
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se non zappava suonava lo zufolo, o Il regalo
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meglio in altre regioni. Lo stesso si può dire
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che in Norvegia, dove lo hanno raccolto da una
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Propp, p. 210). ¶ 52. E forse lo fu: non se ne
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prendere Giovannino morto. E lo vedono alla finestra che
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da bicchieri, e nessuno lo prendeva sulle navi. – Di
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a tutte vele e lo lasciò solo in mezzo
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gli fu sopra e lo finì a colpi di
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Tribordo. Quella stessa notte lo presero, ubriaco com’era
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ubriaco com’era e lo buttarono in mare. All
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e senza padrino non lo potevano far battezzare. Videro
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fatto. ¶ Usciti di chiesa, lo sconosciuto disse: – Ora devo
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viaggeremo insieme. ¶ Il giovane lo guardò negli occhi; aveva
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al bastone. «Questo è lo zoppo», pensò il giovane
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ma non basta –. E lo condusse nei sotterranei del
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trassero i coltelli e lo scannarono. ¶ Intanto, al pranzo
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il cadavere del giovane: lo videro saltar fuori più
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Così la maggiore non lo volle per marito e
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e appena furono soli, lo sposo le disse: – Devo
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pronta, – disse la sposa. ¶ Lo sposo le infilò al
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Era venuto giorno, e lo sposo si trasformò in
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braccio a me, che lo farò tacere. ¶ – Brava, sareste
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terzo e la sera lo fece entrare di nascosto
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afferrò un pollo arrosto, lo cacciò nel paniere e
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cacciò nel paniere e lo portò di corsa alla
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O che sarò diventato lo zimbello di tutti, adesso
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è casa di poveri –. Lo fecero passare, e il
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come si deve, e lo vendette molto bene. Comprò
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prese il suo gomitolo, lo vendette e fece una
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dietro, e corri corri lo vide entrare in un
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uno di sua conoscenza, lo pregò d’avvisare le
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fatica, – disse Nina, – noi lo ringraziamo. E ora, sorelle
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suo innamorato e lei lo prese per mano e
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aprire. ¶ – Per me è lo stesso. Tutto sta ad
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Va’ più giù che lo trovi. ¶ Andando giù, trovò
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percalle. ¶ – E io te lo darò di seta –. E
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in acqua e poi lo rincorse. In giù trovò
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seta! ¶ – E io te lo do di sacco. ¶ – Collana
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venire a me, così lo sposo io. ¶ Sempre condiscendente
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con la tenaglia e lo lasciava morto. Ci rimase
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tenaglia anche a lui, lo alzò da terra, se
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alzò da terra, se lo mise a tracolla appeso
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Il Diavolo non se lo fece dire due volte
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ruppe uno stinco e lo mandò per tre mesi
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una locanda. ¶ L’indomani lo mandò a chiamare il
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uomo tanto forte. E lo mandò via. Aspettò che
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amico che nemico!» e lo richiamò nella sua grotta
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sempre più paura. Pensò: «Lo porto là in quel
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là in quel bosco, lo lascio solo e i
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e i lupi se lo sbraneranno». Disse a Giuanni
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città, dove il Governatore lo fece bruciare in mezzo
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la bocca e se lo inghiottì sano sano. ¶ Dopo
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lupo, sulla coda, e lo faceva ammattire. Quando il
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cavallo, figuratevi che lune lo presero! Un altro po
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Un altro po’ e lo scannava! ¶ Non era passato
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alba torna nella macchia. Lo stesso com’era successo
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avanzi; e quello ebbe lo stomaco di mangiarsi anche
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cantina; ma bisogna che lo beviate tutto, senza lasciarne
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capo di netto. Poi lo prese e lo buttò
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Poi lo prese e lo buttò nel pozzo. Ora
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salacca era lì dietro lo stipite che le aspettava
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la fuga e non lo trovate più per una
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per una settimana. ¶ – Perché lo trattate così, poveretto? – disse
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il napoletano disse: – Se lo volete sapere, anche a
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compagni sghignazzando. – Se solo lo vedevi morivi dalla tremarella
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Andiamo a letto, – e lo lasciarono solo con l
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bere il napoletano e lo faceva continuare a raccontare
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soldato li lasciò fare: lo sbarbarono, lo pettinarono, e
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lasciò fare: lo sbarbarono, lo pettinarono, e gli misero
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questo, – disse il Re, – lo faccio sposo di mia
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venire qui a Corte, lo farò paggio. ¶ Il padre
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anello al dito e lo infilò in dito alla
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è il portone: se lo trovi aperto non passare
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aperto non passare, se lo trovi chiuso spingi e
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mia, vado e te lo porto. ¶ Diede il suo
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il ramo più alto: lo pianterai nel tuo giardino
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fosse nel giardino, e lo riempiva tutto col suo
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del secondo fratello e lo vide diventar nero. Non
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se la ridono… ¶ Lei lo lasciò cantare e l
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l’abbracciarono. Poi fecero lo stesso con tutte le
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vado» al Re non lo poteva dire: doveva pur
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loro lavori di ricamo. Lo chiamarono. ¶ – Cosa comandano lorsignore
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andava e le sorelle lo calavano giù. Ma mentre
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Io no, babbo, non lo prenderei davvero… ¶ E la
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perché… ¶ E Leonetta, subito: – Lo prenderò io. ¶ Il legnaiolo
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risposto: «Io no, non lo prenderei davvero…», la seconda
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e la terza invece: «Lo prenderò io». ¶ Il Re
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cuffietta da notte. ¶ Dopo lo sposalizio ci fu il
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ben inguantato. Il Re lo sentì conversare così bene
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dote, pensò: «Questo è lo sposo che ci vuole
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e alla buona, perché lo sposo non poteva star
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A un certo punto lo sposo disse: – Cara, sfilami
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mondo, e la vecchia lo portò a vendere a
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bel paravento. La vecchia lo portò dal Re. – Ma
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e nessuno del paese lo riconosceva più. – Oh! Ma
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Sì che sono io! Lo vedi come sono diventato
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più il verso! – Finalmente lo videro tra i rami
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Preparò il paniere e lo mise in testa a
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Siete matto. ¶ – Be’, ve lo farò vedere, – e tirò
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visto il bue incustodito lo vollero rubare. Ma Cecino
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padrone. – È Cecino. Non lo vedete? È lì su
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al contadino: – Se ce lo cedete per qualche giorno
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ricco, – e il contadino lo lasciò andare coi ladri
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accorse di lui e lo mangiò insieme alla biada
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un cavallo, ma non lo trovarono. – Non è questo
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cavallo e il lupo lo ingoiò. Così se ne
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io… ¶ – Credi di far lo stupido con me! Io
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chicchi da beccare e lo fece entrare in casa
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e quando veniva gente lo chiudeva in un armadio
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questo piacere… ¶ – Se proprio lo volete a tutti i
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Re i pavoni? ¶ – Non lo so davvero, ma o
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fin là. ¶ Il giovane lo ringraziò, gli diede una
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guardie: «Segreto reale!» e lo faranno passare. ¶ – Vi ringrazio
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disse il giovane e lo lasciarono entrare. In mezzo
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tanto tempo e non lo voglio abbandonare! – Il fratello
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e un venticello fresco lo spingeva anch’esso verso
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sentì abbaiare lontano lontano. – Lo senti questo cane? – disse
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allungò il rampone e lo tirò a sé. Figuratevi
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Corse alla carrozza, aperse lo sportello, e al vedere
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una gamba. Il ragazzo lo guarda e non si
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di casa e non lo vedrete più, e una
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punteruolo contro il petto. Lo punse nel cuore e
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piccina. ¶ La lattaia aperse lo sportello della carrozza e
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gente di Ciciorana,10 e lo chiamavano: – Campriano, che fai
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dissero, subito: – Tu ce lo devi vendere, Campriano! Devi
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a noi! ¶ – Eh, non lo vendo! ¶ – Ma se lo
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lo vendo! ¶ – Ma se lo vendessi, quanto chiederesti? Tanto
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quanto chiederesti? Tanto? ¶ – Non lo venderei per tutto l
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è: è alla vigna! ¶ – Lo faremo uscire noi dalla
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la strada. Alla vigna, lo chiamarono: – Campriano! Vieni! Ti
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Se sta bene me lo ripiglio, se no ve
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ripiglio, se no ve lo tenete com’è e
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porti via i raccolti, lo sai bene, e per
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disse alla moglie: – Non lo dire al Priore che
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maschio deve morire è lo stesso che non aver
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fece festa: quasi non lo guardò in faccia e
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non mi parla? Me lo dica e io per
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il cavallo. ¶ – Ma dove lo trovo un cavallo che
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voli? ¶ – Aspetta che te lo trovo io, – disse il