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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi, 1919

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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1919
soldi da buttar via. Lo stesso pensava per chi
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riguardo alla sua salute, lo mandavano al seminario, ch
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quelle sue braccia scamiciate, lo svegliava e lo mandava
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scamiciate, lo svegliava e lo mandava a letto. E
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o sciupata, Domenico se lo faceva cambiare dopo averglielo
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il naso. ¶ Anna, per lo più, andava a letto
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malattia. Qualcuno degli assalariati lo seguiva; e dovevano sempre
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che cadevano. Masa, disperata, lo allontanava con un piede
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la mangiatoia, si che lo aveva fatto allontanare dicendogli
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beverone per la bestiola. Lo sai; ma fingi sempre
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di solfo e bruciava lo stomaco. ¶ Qualche volta, alla
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stropicciandosi le ciglia, toccandosi lo stomaco dove sentiva un
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cose non rispettano nessuno, lo sapete. Vi ricordate di
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con cinque passerotti, se lo mise su le ginocchia
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di tutta la bocca, lo inghiottiva con gli occhi
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la sua collera che lo faceva tremare? Perché non
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aveva indovinato? Quello sguardo lo impauriva così come quando
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che riguarda gli altri lo trovano antipatico. Se qualcuno
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bene esiga. E allora lo evitano. ¶ Quando Masa batteva
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piuttosto che parlasse con lo scalone di casa; quando
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lei; e, non arrischiandosi, lo buttava via; quando era
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indovinello in mano, e lo rimproverava quando volava via
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mentre le immagini esteriori lo invadevano senza tregua! Ora
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udisse niente. Domenico, allora, lo faceva riaccompagnare fino all
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attendere il padre su lo scalone di Giacco, dove
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così cattivo. Non voglio. Lo dirò al padrone. ¶ - Io
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Ma Domenico ed Anna lo picchiarono su le mani
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tutti i suoi scherzi lo portassero a qualche terrore
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trovava, senza ch'egli lo sapesse, dietro una siepe
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di sgomento. Ma ella lo guardò sorridendo: - Quando? ¶ - Quando
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tu vuoi fare ora lo stesso a me... ¶ - Io
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dargli a intendere che lo prendeva sul serio, rispose
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voglia. ¶ - Bisognerebbe che nessuno lo risapesse. ¶ - Dirò che sono
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per volergli male! Quando lo vedeva da lontano, ed
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bravo; e i seminaristi lo canzonavano. ¶ Qualche volta, dopo
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Domenico e di Anna, lo facevano ridere con le
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la cantiniera per dire: - Lo lascino stare! ¶ Poi, rideva
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troppo, Anna impallidiva e lo guardava in faccia. Egli
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chetavano alla meglio e lo seguivano con lo sguardo
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e lo seguivano con lo sguardo. ¶ - È il tale
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diceva a Domenico che lo servisse bene, quasi si
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per cortesia, ma perché lo credevano pieno di pulci
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Oh, poverino! Una volta lo facevo così, ma ora
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faceva un piatto solo. Lo pigliava per la tesa
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allora, senza sapere perché, lo accarezzava. ¶ D'inverno, quando
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tanto vicino, che Domenico lo tirava in dietro per
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benessere troppo forte, che lo faceva più nervoso. ¶ Vorrei
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no; ora basta. ¶ E lo allontanò da sé a
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le cicche trovate, e lo incaricava di portargliele. ¶ Masa
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come se le mani lo baciassero. ¶ Masa, meravigliata della
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Ditemelo. ¶ Un'acre curiosità lo invase: - Ma dov'è
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così buoni che tutti lo sapevano: le palpebre gli
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con un piede su lo scalone! Si struggeva; era
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silenzio di lei, inspiegabile, lo imbarazzò; e non sarebbe
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esser stata per cadere, lo guardò accigliata. ¶ Egli disse
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Vada via. ¶ Egli provava lo stesso effetto di quando
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con un balbettìo. Ghìsola lo guardò come se ci
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una vera. ¶ Ella rispose: - Lo so, lo so. ¶ Egli
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Ella rispose: - Lo so, lo so. ¶ Egli, invece di
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di stame celeste. ¶ - Me lo renda. ¶ Egli, temendo di
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fosse stato capace; e lo allontanò dicendogli che non
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uccidere le formiche, che lo attraversavano in fila. ¶ Ghìsola
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non voleva voltare; e lo sterzo delle stanghe restava
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restava a traverso. Anche lo sguardo di Toppa, sempre
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le zampe del cavallo lo rasentarono, poi lo pestarono
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cavallo lo rasentarono, poi lo pestarono. ¶ Allora Domenico prese
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gliel'alzò sul naso. ¶ - Lo so io che hai
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avvicinò al calesse e lo aiutò; dopo aver sdrusciato
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i cui occhi adesso lo seguivano sempre. Le gambe
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a una malattia. Ghìsola lo aiutò ancora; e, nel
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cavallo, le sue dita lo toccarono; nel metterla sul
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capo a coloro che lo salutavano. Sorrideva in vece
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maggio il rettore non lo volle più alla scuola
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più alla scuola. ¶ Domenico lo percosse con lo scheggiale
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Domenico lo percosse con lo scheggiale dei calzoni, fino
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Oggi non posso. ¶ Se lo tratteneva per la giubba
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dire: - Imparerò il disegno. ¶ Lo scritturale di un notaio
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una enorme risata. ¶ Pietro lo guardò a lungo, sbigottito
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dolci e contenti che lo compativano. ¶ Era un uomo
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anche suo padre: tutti lo fissavano; i volti e
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corse dal tabaccaio. ¶ Allora lo scritturale rise tanto che
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parte, i due camerieri; lo sguattero si sedeva a
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portava i piatti; e lo sguattero, saltando come un
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una cantonata della capanna, lo vide solo e fermo
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mezzo dell'aia; e lo rimproverò, seria: - Che cosa
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dirmi. ¶ Egli pensò: «Sì, lo sa. Gli altri sanno
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Ghìsola soltanto quando se lo immaginava, specie appena desto
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fastidio al mento. ¶ Ghìsola lo guardò come se proprio
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risollevò gli occhi, Ghìsola lo guardava ancora più fisso
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gli insetti. ¶ Mentre Ghìsola lo bucava, Pietro pensò: «Certo
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bruna. ¶ - Che vuole? Me lo dica di costì. Non
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corta non poteva nasconderle. ¶ - Lo sai? ¶ Il volto di
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divenne dolce e pudico. ¶ - Lo sai? Dimmelo. ¶ Ella si
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le cambiò la fisionomia. ¶ - Lo so. ¶ E siccome si
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faceva sempre più vicino, lo allontanò con le mani
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Gli occhi di Ghìsola lo fissavano sempre: vedeva soltanto
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gli togliesse la carne, lo facesse sparire. ¶ Ghìsola sussurrò
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non sentiva niente. ¶ Domenico lo guardò; e si mise
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Enrico, l'assalariato che lo seguiva. ¶ - Sei matto oppure
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un'altra sferzata. ¶ - Te lo insegno io. Devi star
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sul montatoio; poi, prendendo lo slancio, con le mani
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di questo, rispondeva: - Non lo devi scusare tu! ¶ - Io
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potuto, gli chiese che lo affidasse e lo raccomandasse
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che lo affidasse e lo raccomandasse a qualche bravo
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i giorni di festa, lo invitava a stare con
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pugno; ma Pietro se lo riparò con una mano
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dopo un poco, Antonio lo fermò per guardarlo in
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da lui. Perché ce lo porta? ¶ Gli sembrò che
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porta? ¶ Gli sembrò che lo rimproverasse di non stare
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Ma la sua bellezza lo distrasse e gli fece
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Pietro, mentre un brivido lo scuoteva, gliene strappò una
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in mano. Ma Ghìsola lo cavò d'impaccio: - Io
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Antonio, vedendo Pietro assorto, lo urtò. Quegli per non
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un odore strano; che lo eccitò. Gli parve anche
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che Antonio avrebbe udito lo stesso: - Lo lasci andare
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avrebbe udito lo stesso: - Lo lasci andare. ¶ E allora
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di pulitura. Antonio infatti lo spiava; ma era sicuro
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Niente! ¶ E lesta, alzandosi, lo afferrò a mezza vita
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io! Non ruzzo. Tu lo sai! ¶ Ella, allora, gli
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Egli che, da casa, lo aveva riconosciuto al vestito
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avevano chiusa la chiesa, lo metteva in fresco, ma
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invece, andando alla messa, lo portava volentieri; e magari
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volentieri; e magari se lo faceva reggere da Ghìsola
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Qualche volta, avendola comprata lo stesso e tenendola piegata
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proprio in ozio, Anna lo mise alle belle arti
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un lieve malessere, che lo distrasse. Anche il disegno
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distrasse. Anche il disegno lo irritò. ¶ Una specie di
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del dubbio che mai lo lasciavano in pace. ¶ E
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la faccia, ma invece lo leccò di sopra e
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Ed ella rispose: - Non lo so: non ci sono
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posto, il ventre faceva lo stesso, la gola si
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tornata a Radda: Rebecca lo diceva ad Adamo. Alzò
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perché il marito non lo risapesse: ci andava quasi
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padrona si sente male! ¶ Lo sguattero, che aveva risposto
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fare altre spese. ¶ Quando lo vide, tornarono ambedue quasi
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un momento! ¶ Il trattore lo prese per le spalle
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I suoi gridi stessi lo facevano tremare. ¶ A poco
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questa è una finzione. Lo sapevo che m'avreste
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dispiacere violento; e non lo merito.» ¶ Singhiozzò, invaso da
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da uno sconforto che lo rendeva furioso, doventava più
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figliolo come avrebbe dovuto. Lo lasciò quasi libero; ma
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quando se ne pentiva, lo trattava senza riguardi e
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sproporzionata che anche Rebecca lo difendeva. E, allora, smetteva
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i calci. ¶ E se lo avessero riconosciuto? ¶ Nel cielo
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pietre. E qualcuno, per lo più facchini che si
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sgocciolature lunghe e torte, lo vedeva ridere con la
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Non me ne accorgo, lo sai? ¶ - Così tu sei
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vero sentimento, rispose: - Te lo farò sapere presto. ¶ E
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farò sapere presto. ¶ E lo guardò. Ma Pietro ne
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a se stesso; quantunque lo agitasse un poco. ¶ - T
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sua volta, Pietro non lo ascoltava né meno, s
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bottega ai camerieri che lo attendevano nella strada; ed
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fatta tutta la spesa, lo mandò a chiamare perché
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ho detto, non capirai lo stesso. ¶ Domenico, tenendo una
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le spalle Tiburzi, e lo piegò alla buca del
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a Pietro; ma, quando lo rivide lì, gli s
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rivederla. Ma perché tutti lo guardavano con malizia, ridendo
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E, assicuratosi che nessuno lo avesse scorto, sospirava ricominciando
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alla trattoria. Il castrino lo prese e lo mise
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castrino lo prese e lo mise con la testa
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è zoppo; quest'altro lo volevano bucare, come se
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come me; e me lo beverò per il primo
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altre donne, che guadagnavano lo stesso, se ne accorgevano
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continuava a benvolerla, perché lo teneva informato di tutto
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l'ha presa? ¶ Domenico lo rassicurava alla meglio; ma
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padroncino gli passava accanto, lo prendeva per una manica
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parla più? ¶ Infatti Pietro lo evitava perché non gli
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affettuosa: - E pure io lo conosco fin da bambino
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dovere; e suo padre lo sa. E lo farò
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padre lo sa. E lo farò finché Dio mi
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certo esagerata. ¶ Il vecchio lo guardava fisso; Pietro gli
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i piatti, seduta sopra lo scalino di camera. ¶ - Il
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talvolta i suoi sguardi lo facevano diffidente, se non
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e rispose: - Il perché lo sa meglio di me
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con un foglio bianco, lo intenerì. ¶ - Non avete pensato
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riprese: - Ma glielo voglio lo stesso. ¶ - Che vi ha
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ha fatto di male? Lo vorrei sapere che male
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avervi fatto! Inventate! ¶ - Non lo posso dire: riguarda me
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casa, e guai se lo fa anche sospettare! ¶ Egli
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offendesse e magari non lo scrivesse alla nipote. ¶ Il
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senso d'avversione: ora lo considerava, magro e pallido
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Da ragazzo quella voce lo spaventava, gli faceva male
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E se la polizia lo avesse fatto arrestare, sarebbe
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rivoluzione. Quando un altro lo chiamava «compagno», si sarebbe
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la trattoria restava vuota, lo sguattero e il cuoco
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paglia. ¶ - Io? ¶ - Tu. ¶ E lo alzò da sedere, prendendolo
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repugnanza del pianto che lo invadeva. ¶ - Ecco un altro
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nuovo fastello di paglia, lo toccò e lo annusò
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paglia, lo toccò e lo annusò. Poi, senza rispondere
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non volevate bere? ¶ Domandò lo stalliere annoiato, dall'apertura
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corpo gli tremava per lo sforzo. ¶ La paglia era
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ricadevano su gli uomini. Lo stalliere stava con la
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ridendo, Ceccaccio. ¶ - Io non lo so. Ma, se lo
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lo so. Ma, se lo sapessi, me la farei
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stato d'ansia, che lo invadeva tutte le volte
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per slanciarsi; ma Rosaura lo trattenne. ¶ La serratura era
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il suo bastone su lo scalino dell'uscio. Rosaura
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a sedere senza che lo mandassero via. ¶ Domenico non
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ma senza farsi male. Lo annunciava con veemenza, di
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conservarsi nella condizione guadagnata lo costringeva anche ad inutili
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qualcuno, che passava, non lo destasse con un colpo
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il muro. I sapori lo esaltavano, lo facevano loquace
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I sapori lo esaltavano, lo facevano loquace; e fuori
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sorrideva amaramente, sperando che lo avrebbero scorto. Ma non
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stanchezza che gli faceva lo stesso effetto di una
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quelli più ricchi, che lo stimavano da poco perché
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era socialista. I più lo credevano pazzo; ma gli
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per fare gli esami lo stesso. Ma saputo, per
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ora poteva farsi obbedire, lo lasciò di più; sicuro
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fatto un rimprovero che lo esaltava; all'Arno scrociante
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proprio per lui? Perché lo trattavano come se lo
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lo trattavano come se lo tollerassero, anche ora? Perché
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perché loro, forse, non lo ricordavano né meno? ¶ Da
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di Siena, ora conosceva lo sbaglio acre; che poteva
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era morto di vecchiaia. Lo trovarono una mattina di
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nell'aia. Il gelo lo aveva attaccato mezzo ai
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a pena slattato, Domenico lo legò al ferro del
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mai altro che mentre lo tosavano. ¶ Egli udiva la
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a seconda di chi lo avvicinasse: non sbagliava. Non
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fece una carezza. ¶ Quando lo sotterrarono, dopo aver avvertito
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che gli altri non lo pestassero per sbadataggine e
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Creperesti prima di smettere! Lo capisci che mi fai
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gran brontolone! Il Signore lo sa! ¶ Sospirò; e, seguitando
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dispiacere; e Borio soltanto lo capiva. Ella gli diceva
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avvedersene, sospirava sollevando lungamente lo stomaco. ¶ L'oscurità, con
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nascondendo la faccia con lo scialletto caduto giù dai
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di pecore, che attraversano lo spazio dove non sono
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bovi; e sopra, per lo più, i contadini a
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bottega che vendeva anche lo zolfo, le spazzole e
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lui un persecutore fanatico: lo vedeva bene dalla sua
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di salutarla. ¶ Allora ella lo toccò sopra una mano
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toccò sopra una mano, lo invitò a sedersi; e
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vivere. Allora uno scrupolo lo prese: non doveva prometterle
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la domanda. Non rispose lo stesso: credette di aver
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verso la finestra, discostò lo stoino verde; e vide
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un passo solo; e lo trasse indietro: - Non si
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sua. Ma quando Ghìsola lo toccò, si sentì impallidire
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rispondi così? Se te lo dico io... ¶ Gli parve
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sfondassero. ¶ Un grande tremito lo scuoteva. Richiuso l'uscio
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una loggetta di ferro: lo salutava muovendo il capo
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le fu possibile: ¶ - Te lo giuro. Ma se mi
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e troppo oziosa. ¶ Ghìsola lo spiava quand'egli, senza
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però che tu non lo faccia venire in casa
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donna! ¶ Ella, quasi che lo sapesse o lo sentisse
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che lo sapesse o lo sentisse dalla voce, sorrise
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1919
andò allo specchio, sfilò lo spillo, se lo mise
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sfilò lo spillo, se lo mise in bocca, lo
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lo mise in bocca, lo posò con il cappello
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fosse apprezzata. Allora ella lo baciò per la prima
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cappello, si bucò con lo spillo un dita. Poteva
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1919
cadere, la succhiò. ¶ Ella lo lasciò fare, incuriosita. E
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1919
cadde di mano. Egli lo raccolse, e lo tenne
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Egli lo raccolse, e lo tenne finché non si
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quel che voleva. ¶ - Non lo so... ¶ Pietro si sforzò
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Dimmelo che mi credi... ¶ - Lo so. ¶ E sorrise un
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bisogno che tu me lo dica? ¶ E arricciava con
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in una allucinazione che lo spaventava, d'essere interrogato
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1919
con un'impazienza che lo faceva perfino piangere. ¶ Ella
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con ubbidienza: - Sempre. ¶ Poi lo guardò e vedendo la
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accorta, le disse: - Perché lo tieni? ¶ Ella arrossì e
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l'obbligò a fare lo stesso. ¶ - La mia sorella
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io no. ¶ - Perché? ¶ - Non lo so... ¶ - Perché? Dimmelo. Se
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Perché? Dimmelo. Se non lo dici a me! ¶ - Non
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dici a me! ¶ - Non lo so. Non ci assomigliamo
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Ma nondimeno era geloso lo stesso anche della sorella
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e sposarla. Ma me lo avrebbe detto. Perché non
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detto. Perché non me lo dovrebbe dire?», ¶ E, per
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sotto a pena che lo toccano; ma, a guardare
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le mura, rosso sangue, lo vedeva doventare del colore
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greve e largo che lo tiene fermo perché sopra
271
1919
Ghìsola, che però non lo fece entrare, egli subito
272
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ma io devo rispettarla lo stesso, anzi di più
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1919
i suoi occhi che lo evitavano, quantunque paresse che
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evitavano, quantunque paresse che lo vedessero lo stesso. Tuttavia
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paresse che lo vedessero lo stesso. Tuttavia, da poche
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negli occhi. Ma presero lo stesso il treno per
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Pareva a Pietro che lo sfuggisse e non lo
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lo sfuggisse e non lo volesse comprendere più; anzi
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volesse comprendere più; anzi, lo disapprovasse. E allora aveva
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in bianco, sigillati, pazienti, lo fecero quasi piangere. Tutti
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Ghìsola che, seduta dinanzi, lo guardava con acuta curiosità
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vuoi più bene! ¶ Ella lo fissò con disprezzo; ma
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le palpebre, per nascondere lo sguardo: se lo sentiva
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nascondere lo sguardo: se lo sentiva come portare via
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lei, ora. ¶ Allora Ghìsola lo fece sedere accanto; e
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per assicurarsi che non lo faceva per nascondere qualche
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esser venuta a Siena, lo ringraziò. ¶ Domenico, ch'era
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e gli disse che lo lasciasse divertire, giacché si
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erano. Si sentiva soffocare lo stesso. ¶ Qualche lampo, silenzioso
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a lui, quasi provocandolo, lo salutò. ¶ La camera di
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libri, il canterano con lo specchio che luccicava. E
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loro vesti e se lo trascinassero seco movendosi. Lontana
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soltanto di sfuggita, e lo avrebbe lasciato lì solo
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nel chiaro di luna. ¶ Lo stollo del pagliaio era
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non ti potevo baciare. Lo sai! ¶ Ella sarebbe partita
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sicuro che il tempo lo avrebbe aiutato; e le
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erano anch'essi: se lo accennarono, sorridendo d'aver
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sorridendo d'aver avuto lo stesso pensiero; e attesero
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di sudore. ¶ Pietro aprì lo sportello della carrozza, su
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la quale era dipinto lo stemma postale. Ghìsola salì
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un suo conoscente che lo avrebbe atteso la sera
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da ambedue le parti, lo rasentavano. E, quasi non
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dei tuoi genitori? ¶ Ella lo guardò ancora, senza rispondere
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occhi fissi a terra, lo lasciò fare, senza curarsene
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non avrebbe voluto dire, lo facevano quasi piangere. E
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con disperazione: - Ascolta. ¶ Ella lo guardò. ¶ - Forse non vuoi
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la mia sposa? ¶ Ella lo guardò ancora; poi, come
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tutta quella sensazione che lo ubriacava. ¶ E Ghìsola, che
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dire. Ma Ghìsola esclamò: - Lo so. Ho indovinato... Ora
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a tornarsene via; e lo disse a Ghìsola. Ma
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io stesso che te lo dico, perché ti voglio
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di difendersi; non perché lo desiderasse o perché volesse
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perché Pietro era sempre lo stesso; pronto con la
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egli se n'avvedesse. ¶ Lo considerava egoista; giustamente da
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ingenua e buona. E lo compativa, sorridendo. ¶ A settembre
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sui compagni che non lo salutavano né meno più
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traccia, come se non lo riguardassero né meno. ¶ Sentiva
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aspettavano una leticata. Pietro lo capì, fingendo di non
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pensasse suo padre quando lo guardava quasi di sfuggita
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più di venti anni, lo seguiva con lo sguardo
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anni, lo seguiva con lo sguardo, tenendo le mani
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aprirla. E lesse: «Ghìsola lo tradisce. Se vuole averne
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appoggiandosi al cassetto aperto, lo guardava in viso. ¶ Le
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rosea, una prostituta; che lo guardò quasi ironicamente. ¶ Al
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un altro appartamento aperto lo stesso. Si soffermò per
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che cosa è? ¶ - Te lo dirò; non c'è
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tutti i suoi gesti lo impazientivano. In fine, con