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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Matteo Bandello, Canti XI de le lodi de la signora G. di Gazuolo, e del vero amore, col tempio di pudicizia, e con altre cose entro poeticamente descritte, 1545

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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mai. E nondimeno chiunque lo prattica lo conosce per
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nondimeno chiunque lo prattica lo conosce per uomo nasciuto
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de la soavitá de lo stile, né de la
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possa trovare cibo a lo stomaco suo convenevole,. Degni
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e stelo, ¶ di cui lo re di fiumi una
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regge, piacque, ¶ né poco lo mio stato fa giocondo
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tuo bel viso seco ¶ lo spirto mio terrá, che
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il sambuco tutto pieno, ¶ lo platano con rami e
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gemme, e 'l Caico: ¶ lo Sperchio v'era ed
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tristo, e 'n meglio lo mutasse. ¶ 79. ¶ Quanti giá n
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e stretto: ¶ e per lo furto che del fuoco
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per forza adopra poi lo sdegno, ¶ quand'aspettato ha
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mondo e ogni or lo regge. ¶ 16. ¶ Del sommo Giove
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tesori suoi, ¶ ché Carlo lo cacciò del regno fòra
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sí l'appaga, ¶ che lo chiamò la terra di
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fe' meno, ¶ ch'ivi lo scettro senza lite tenne
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e molte terre appresso ¶ lo scettro a lor da
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il corso suo fará lo sole, ¶ che chiara sempre
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produce onore. ¶ 54. ¶ Lodovico dapoi lo scettro tenne, ¶ che di
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Carmelita ha scritto, ¶ e lo tien vivo ancor che
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e 'l Po tutti lo sanno, ¶ che molte volte
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forza che dal ver lo mute: ¶ dotto i dotti
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sé quella con pregar lo chiami; ¶ ché sempre piú
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da poi che ne lo ¶ mondo qua giú sí
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alquanto, ¶ e seguirem dapoi lo nostro canto. ¶ 123. ¶ Con meraviglia
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che 'n varie parti lo travolge e gira, ¶ udendo
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fòri ¶ a c'han lo spirto d'ogni error
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ti dia, ¶ come biasmar lo puoi o maledire, ¶ perché
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madre di quella cui lo mondo onora ¶ per la
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in lei diffuse, ¶ come lo mostra con onesto zelo
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lor mani, ¶ ed albergo lo fêr perfetto e vero
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e disser: "Figlia, cui lo mondo onora, ¶ perché pegno
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perdonami, Isabella, ch'io lo dica): ¶ i' so ch
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alcun conforto? ¶ Ove volando lo trovasti ancora ¶ dal duol
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da me si svelle. ¶ Lo star in vita mi
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e rode, e sí lo tiene astretto, ¶ che 'n
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che 'l bene ¶ sempre lo fugge e 'l destro
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piú vi miri, ¶ piú lo trovi lontano e piú
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com'ella ti dará lo canterai, ¶ altrui scoprendo ciò
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e bello, ¶ dolce portando, lo riponga poi ¶ ove giá
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col buon consiglio, ¶ seco lo tenne, e fe' che
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favore ¶ che lontan tenne lo nemico stuolo, ¶ e quante
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con chiar grido per lo mondo vanno. ¶ 81. ¶ A Raconigi
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parla di lui cosí lo loda, ¶ che ben si
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come, ¶ cosí storditi avea lo spirto e i sensi
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incolto e rozzo è lo mio stile ¶ a par
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soccorso chiedi, a chi lo chiami, ¶ se nutri l
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le quadrella o tra' lo strale? ¶ 18. ¶ Al men sapessi
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colmo di mercedi, ¶ sempre lo trovi d'un voler
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e bello: ¶ e come lo trovò che 'n vista
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raggi suoi, ¶ e sí lo cor t'ardrá che
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in mare, ¶ e seguirai lo dritto e aperto corso
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molli l'erbette che lo fanno adorno. ¶ E qui
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cotesti amanti ¶ di cui lo cor ch'è pien
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tutte le vïole: ¶ ivi lo veggio che dolente ammira
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ché di sua man lo cole quel divino ¶ vate
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tanto caro, ¶ di cui lo studio, ingegno ed ogni
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con soave canto udi' lo stile ¶ di tali augelli
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carmi l'incanto mai lo sforza, ¶ o qual si
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l core, ¶ e quanto lo teneva piú coperto, ¶ via
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m'hai, ¶ ver' me lo sguardo a che sí
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soave a me non lo volgete? ¶ Né per questo
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il laccio e sfar lo stretto nodo, ¶ ma la
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piú l'annodava, e lo strigneva in modo ¶ che
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di fuoco chi mirar lo suole. ¶ 41. ¶ I' ch'ebro
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tutt'e avivi e lo conservi, ¶ e vera grazia
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e sacri vati: ¶ cosí lo canta Orfeo, cosí dir
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beato chiamar per ciò lo suole, ¶ ché in lui
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il fugga o che lo chiami: ¶ altro non vuol
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volge al dotto Orfeo lo stile ¶ sí che Patrocle
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chi dará? chi fia lo mastro, ¶ che in cor
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e tra perigli ardito lo fa gire. ¶ A l
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non so che che lo trasforma, ¶ altro abito pigliando
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e gielata natura, ¶ arder lo miri com'accesa face
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Odi come Platon te lo depigne, ¶ e come il
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libero il produr che lo fe' tale. ¶ ma come
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come in quel che lo dá, in chi s
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non rifiglia, ¶ ché, se lo deve nel suo grado
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l lega, il purga, lo contempra, e rende ¶ tanto
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congiunge a Dio che lo richiama, ¶ si dice voluttá
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non istá mal che lo ridica ancora. ¶ 91. ¶ L'altre
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suffocata quasi sia ¶ per lo commercio che col corpo
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uom, se tutti non lo pôn ghermire. ¶ Ma la
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ch'ella par che lo fugga e che lo
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lo fugga e che lo schive: ¶ morto è costui
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orrendo mostro ¶ da sé lo scascia con furïa infinita
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brutti animali averá luoco? ¶ 35. ¶ Lo spirto fatto al suo
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vist'hai seguire, ¶ quando lo sdegno spiega in alto
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scopriva il vero, ¶ che lo garriva e riprovava molto
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crudeltate. ¶ Sí che ragion lo tenne e lo ridusse
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ragion lo tenne e lo ridusse ¶ ne lo speglio
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e lo ridusse ¶ ne lo speglio mirar molte fïate
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apprezzi e a sé lo chiami, ¶ ed ella a
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cor li ruba e lo tormenta in fuoco, ¶ l
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perché a farlo tal lo trasse. ¶ Ei la pelle
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Fattore e quei che lo ricrea ¶ e lo conserva
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che lo ricrea ¶ e lo conserva, imperla, indora e
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corpo unio, ¶ l'informa, lo governa e lo corregge
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informa, lo governa e lo corregge; ¶ onde vedi l
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l'aíti e sano lo mantegna. ¶ 52. ¶ Mira l'agricoltor
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si trova poi. ¶ 81. ¶ Per lo mezzo d'Amor giá
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chi l'ama e lo conosce Iddio riama, ¶ non
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inalza l'uom, quel lo divelle ¶ da le ricchezze
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il suo Fattor e lo ringrazia ¶ di tanto ben
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di commun consiglio ¶ spirin lo Spirto Santo ardentemente, ¶ communicando
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mio parlar inteso, ¶ molto lo commendò di parte in
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il mondo fece, e lo mantiene, ¶ sol per salvar
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dator, l'onora e lo ringrazia, ¶ e si sente
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al basso, ¶ pur che lo spirto ti mantenga vivo
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Cristo a quel soccorre, ¶ lo nutre, l'accareccia e
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Re del ciel e lo riforma. ¶ Cosí diviene d
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Dio ciascun ch'amar lo vuole, ¶ pur che d
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nol lassa, ¶ ma subito lo sputa fòr del petto
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Da me partir adesso lo vedea, ¶ ond'io dolente
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a pena a te lo credi. ¶ 98. ¶ A Roma non
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se tu vuoi, debol lo trovi e infermo. ¶ Cose
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donne meco far soggiorno. ¶ Lo star ed il partir
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lunge ch'al camin lo duce; ¶ 34. ¶ o qual è
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il cacciator che non lo scempi, ¶ e mille intoppi
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fronte, ¶ sopra di sé lo vederia scoprire. ¶ Era ivi
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campagna spazïosa, ¶ e per lo lungo gli occhi miei
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nebbia o nube, ¶ qual lo discerni vago in ogni
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il tutto note, ¶ acciò lo sappi dir alcuna volta
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mai non venga meno: ¶ lo Scaligero è questi, il
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vaneggio, ¶ né m'abbaglia lo scanno tutto aurato, ¶ questa