parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Marone, Un ragazzo normale, 2018

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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già sotto il palazzo, lo riconosco da lontano e
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cellulare nell’altra, e lo stesso sorriso spaesato di
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Ma questo, ovvio, non lo dico. Fa un freddo
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cacciò un urlo per lo spavento, lui, invece, si
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avesse frenato in tempo, lo avremmo investito di sicuro
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amate, una volta cambiato lo sguardo. Ma è stato
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il pavimento abbiano circoscritto lo spazio dove mio padre
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nitidamente la sua figura, lo sguardo furbo, posso sentire
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Londra per un anno) lo aveva convinto ad aprirsi
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il grazie più grande lo devo a una donna
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e noi amici non lo eravamo di certo. ¶ “Ciao
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bel sorriso mentre apriva lo sportello dell’auto. ¶ “Sì
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ragione.” ¶ Stava per chiudere lo sportello, ma lo fermai
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chiudere lo sportello, ma lo fermai in tempo. “Comunque
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chiese papà. ¶ “Cosa te lo fa pensare?” domandai innocentemente
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Ora,” ribadì papà con lo sguardo severo che riservava
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manifesto che mi piace, lo scollo dal muro con
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Ne aprii uno e lo mostrai alla platea. ¶ “Mimì
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in quel contesto per lo più borghese erano proprio
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popolari”. Ci accomunava, insomma, lo stesso passato e l
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uno di questi; ce lo aveva riferito mia sorella
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E strano, a pensarci, lo ero davvero: a dodici
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futuro assicurato e che lo devo iscrivere al liceo
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a nessuno. Mia sorella lo capì per prima e
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fatto così, l’aiuto lo riteneva quasi un’offesa
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Su una spalla portava lo zaino Invicta a strisce
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primo anno, i quali lo ascoltavano estasiati neanche stesse
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affiancarono e le strapparono lo zaino dalla spalla per
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E l’avrei fatto, lo giuro, avrei infine superato
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ero rotto il braccio, lo capii subito. Eppure non
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inutile o quando sollevai lo sguardo e vidi il
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più invidiate dalle compagne, lo sapevo perché me lo
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lo sapevo perché me lo aveva confidato Sasà, che
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molto più di quanto lo fossi io, che con
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Uffa,” disse infine, spostando lo sguardo dal giornaletto, “come
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prese il braccio e lo tirò a sé. “Adesso
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da letto e me lo trovai davanti, dall’altra
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bisbigliai quindi. “E dove lo hai preso?” ¶ Per tutta
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sotto agli occhi. ¶ “Dai...” lo esortai, e lui aggiunse
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il mio amico con lo sguardo. Mi domandavo dove
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Sasà, “Giancarlo Siani. Noi lo conosciamo, è simpatico, ma
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intrufolarci nel “paradiso”, come lo aveva chiamato Sasà. Era
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di entrare perché, se lo becca il padre, lo
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lo becca il padre, lo scomma di mazzate con
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Mi bloccai subito e lo guardai accigliato, cosicché lui
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rosso fuoco tatuato con lo stemma del ragno sul
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centotrentamila lire! ¶ “Perché non lo prendi?” chiese Sasà. ¶ Mi
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decisi d’istinto: no, lo avrei tenuto per me
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con la bocca aperta, lo sguardo all’orologio sopra
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infatti, addormentarsi per primi; lo sapeva bene mia madre
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supereroe in parte già lo ero. ¶ Eroi e miti
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semmai, aiutare. Siccome però lo incontravo di rado, nonostante
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sulla punta dell’ago, lo avevo rassicurato, ci sarebbero
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della tromba delle scale. Lo avevo ritrovato poco dopo
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il tizio giovane non lo era più da tempo
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allo stomaco ogniqualvolta me lo ritrovavo davanti) e il
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se lui non me lo disse mai apertamente, era
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il tempo a scrutare lo specchietto retrovisore dal quale
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Portai solo un attimo lo sguardo al gesso e
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rispondevo, incalzò. “Come te lo sei rotto?” ¶ Cosa mai
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È il suo lavoro, lo pagano...”. ¶ “Da quando in
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troppo stupido a volte. Lo sai di chi è
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amico?” disse mentre apriva lo sportello. ¶ “Non è presente
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a confessare la verità: lo conosco appena... ma a
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un bel tipo tu, lo sai?” disse poi. ¶ Stavolta
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Vasco, sai?” precisò poi. ¶ Lo guardai come se mi
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senso...” rispose poi. ¶ “Già, lo so. Sei una specie
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supereroe,” aggiunsi e stavolta lo vidi ridere di gusto
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rispose e si infilò lo stereo portatile sotto l
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sistemai gli occhiali e lo guardai dritto negli occhi
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andava sempre in giro. Lo stesso sorriso che mi
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non riuscivo a distogliere lo sguardo da Sabrina, anzi
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i miei: papà fissava lo schermo con più attenzione
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spaurita. Pochi secondi e lo sguardo era sceso verso
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braccio e sussurrato: “Mimì, lo devi fare pure tu
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gatto prima o poi lo prendo a calci!” aveva
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devi parlare in italiano, lo sai.” ¶ Comunque quel giorno
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mostrare a chi se lo era perso (anche se
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un vecchio rincitrullito senza lo spessore e il fascino
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Perciò, se anche qualcuno lo mandava a quel paese
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permettere di allontanarmi. Non lo fare mai più!” disse
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azzurra. Non amavo granché lo sport, l’ho detto
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la fantomatica Debora, me lo avesse firmato. Provai anche
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a innaffiare il terrazzo”. ¶ Lo avevo seguito sul grande
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se succede quaccosa, chi lo sente a Scognamiglio!” aveva
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parlà italiano? Comunque non lo so, non gliel’ho
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Tristezza. ‘L’essere millenario’ lo chiamano nel film, perché
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bagnate ai fianchi e lo sguardo perso all’orizzonte
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vogliamo. Ma il terrazzo lo vediamo per ultimo.” ¶ Il
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blatera, ma io non lo ascolto. ¶ Un giorno con
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e a ogni stanza lo sentivi ripetere: “Uà, che
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il vuoto, penso mentre lo seguo, chissà che idea
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Il restante pomeriggio papà lo aveva passato a cercare
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sole quando un cigolio, lo stesso che, ad anni
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ho sputato nel collutorio”. ¶ Lo avevo guardato esterrefatto. “Perché
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piaciuta,” dovrei rispondere, invece lo seguo senza aprire bocca
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in famiglia amavamo molto. Lo amava, in verità, soprattutto
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parlarne si irritava. “Mimì, lo vuoi capire o no
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il pavimento mò chi lo lava?”. ¶ Per fortuna la
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serviva quasi mai e lo studio dove lavorava mamma
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da ragazzo la madre lo mandava a imparare “il
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calzatura con grazia. Me lo aveva confessato sottovoce, facendomi
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discorsi...” ¶ “Papà ha insistito: lo vuole conoscere e non
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al cinema con te. Lo capisci, vero?” ¶ Mi sforzai
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scritte colorate, ma fu lo stesso inutile. ¶ Un giorno
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invece, quando avevo sollevato lo sguardo, Bea era lì
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di nuovo lei. ¶ “Non lo fa più, vero Mimì
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segno con la mano. ¶ Lo guardai raggiante e feci
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sembrava divertito. “Comunque sì, lo conosco fin troppo bene
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auto come riparo notturno. Lo trovo ogni mattina a
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provo per Viola, questo lo si fa solo con
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quadro di accensione, sotto lo sguardo indifferente di Bagheera
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che ti servirebbe? Come lo useresti?” ¶ Per un istante
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informazioni inviate da altri.” ¶ “Lo hai imparato a memoria
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rispose Giancarlo, e accese lo stereo. “E ora ascolta
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giubbino di pelle che lo faceva assomigliare a Fonzie
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la sua moto potente, lo sguardo sicuro e il
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nella sua proverbiale avidità, lo aveva messo in vendita
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fuori mercato. ¶ “Al Bùvero lo trovi a un terzo
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rimanere tale, perciò spostai lo sguardo su alcuni film
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per un giorno. Poi lo sguardo mi cadde sull
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prima...” ¶ “Sono impegnato con lo studio,” risposi timidamente. ¶ Dalla
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tutto il tempo con lo sguardo basso per non
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locali che chiudevano riempiva lo spazio. Le insegne al
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quindi sollevai d’istinto lo sguardo al cielo e
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allora apri il portone, lo metto in ascensore.” ¶ “No
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papà sta nero. Me lo dai domani. Ciao”, e
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la musica si arrestò. ¶ “Lo farei molto volentieri,” rispose
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sarai felice, e te lo auguro di cuore, sarà
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sempre pieni di grana. Lo vedi che cacciano quei
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mano sulla spalla e lo condusse da me. “Mimì
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A me piace Prost, lo trovo simpatico, come tutti
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na specie ’e genio. Lo dicono pure i professori
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i migliori”, e indurì lo sguardo. ¶ “Già, e i
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con veemenza. Fabio sollevò lo sguardo per un attimo
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sguaiatamente finché Fabio non lo prese in braccio. ¶ “Wow
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successo; la signora, infatti, lo salutò con tono freddo
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pensato al barboncino. Me lo trovai di fronte che
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sul letto senza offrirmi lo sguardo. Sul muro dietro
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testa,” aveva risposto, “non lo dobbiamo fare per gli
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un attimo. E allora lo vidi, l’apparecchio per
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A queste parole sollevò lo sguardo, gli occhi dal
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che quel viso non lo avrei dimenticato mai più
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dopo un po’, con lo scorrere del tempo, come
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guardare, solo quello.” ¶ Me lo aveva detto Matthias un
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muso di Beethoven e lo stringeva forte finché il
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un guaito e allora lo riempiva di baci. E
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stata la mia rovina.” ¶ “Lo scavasti tu personalmente?” ¶ “Già
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ancorarli più lei non lo permetteva, si alzava di
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imbarazzo.” ¶ “Perdonami”, e abbassai lo sguardo. ¶ Il consiglio di
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e unghie corte. ¶ Rialzai lo sguardo sorridendo e feci
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Scognamiglio ogni Natale. ¶ “Te lo dico io che c
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impeto, rosso in viso. ¶ “Lo so, lo so. Sarò
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in viso. ¶ “Lo so, lo so. Sarò anche inopportuna
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le schiocche rosse e lo sguardo stralunato, si girò
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amico, come avevo pronosticato, lo aveva eletto a suo
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a conoscenza della notizia lo avrebbe mollato, Beatrice non
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tornarsene a casa, se lo stanzone nel quale dormiva
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miei, soprattutto papà, non lo avrebbero permesso. Quella sera
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immaginarlo quella sera, ma lo scirocco era arrivato prima
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scaffali più alti e lo fece scorrere lentamente verso
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anche se lei non lo sapeva. Mi avvicinai per
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e ricambiai il sorriso. ¶ “Lo conosci a memoria?”, e
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sui sampietrini in piazza, lo strombazzare di un’auto
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mosche. ¶ Papà, invece, non lo svegliavano neanche le cannonate
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anzi, non sull’articolo, lo sguardo fu rapito dal
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ai miei piedi e lo sguardo diretto al foglio
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l’ansia, avevo spinto lo sguardo oltre, verso l
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captare i segnali, avere lo sguardo attento, devo saper
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anche aiutare, laddove possibile.” ¶ “Lo vedi che avevo ragione
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il giornale. ¶ Lui non lo guardò neanche e rispose
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le mie mani. “Certo.” ¶ “Lo sai che cos’è
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la giornata...” ¶ “Io non lo reputo un buon modo
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un buon motivo? Tu lo sai?” ¶ Avevo dovuto pensarci
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po’ di dignità. “Sì, lo so. È solo che
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non aveva alzato nemmeno lo sguardo. “So quel che
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aveva risposto senza distogliere lo sguardo dal distributore, mentre
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rumorosi. “Sempre uguale.” ¶ “Cioè?” lo avevo incalzato, non soddisfatto
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voglio pensare a niente!” ¶ Lo avevo seguito e ci
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stoviglie nel lavello con lo sguardo torvo e i
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Solo che lei non lo sa, è il nostro
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piede sinistro. Lui esperto lo era, cosicché l’attimo
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chinai il capo. ¶ “Mimì, lo sai, ti ho sempre
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ho mai usato. E lo sai perché?” ¶ Feci di
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dove trovarlo – mentre Fabio lo teneva per le gambe
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confidarmi il grande segreto. Lo avevo guardato esterrefatto, non
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piano infallibile”. Voleva che lo aiutassi a rubare un
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messo a scrivere con lo spray rosso. ¶ “Ma sei
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pensato che così lei lo leggerà e la conquisterai
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le parole per esternare lo sdegno e la rabbia
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Da qualche giorno, infatti, lo si vedeva di meno
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suo tempo in portineria, lo trovavi a casa davanti
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che domani gli passerà, lo sai com’è il
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tutto ciò: la nonna lo aveva detto a mia
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mia madre, la quale lo aveva riportato al dottore
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tentazione di far cadere lo sguardo fra le sue
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perseveranza. Parli del cactus... lo sai, invece, che l
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talmente tanta energia per lo sforzo che poco dopo
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dei ristoranti sono...” ¶ “Sì, lo so, usano sempre lo
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lo so, usano sempre lo stesso olio per friggere
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Ecco tutto”, quindi scaraventai Lo strano caso del dottor
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sua poltrona, senza distogliere lo sguardo dalla televisione. ¶ Non
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assorto in Zanna Bianca. Lo avevo anche sentito sospirare
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la pelle d’oca. Lo sai, non posso vedere
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nascondere.” ¶ “Che hanno fatto?” lo interruppi. ¶ “Niente, arrivano, si
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dopo un po’ dimenticai lo spiacevole dialogo, anche perché
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a captare qualunque odore. ¶ Lo legai a un palo
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di fermarmi e sollevare lo sguardo per mandarlo a
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con me. Eppure capii lo stesso che mi avrebbe
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sei uscito?” ¶ “Già, me lo chiedo anch’io...” avevo
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e sotto il braccio lo stereo estraibile. ¶ “Di un
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disse: “Allora, come funziona?”. ¶ “Lo vuoi fare adesso?” chiesi
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occasione, perciò annuii e lo invitai a infilarle. ¶ “Inspira
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Deglutii e distolsi nuovamente lo sguardo, cercando di dedicarmi
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C’era il letto,” lo correggo, riferendomi a un
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davanti a me. ¶ “Pianoforte,” lo interrompo. ¶ L’agente mi
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ribatte: “Be’, con tutto lo spazio che c’è
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domandare quindi lui. ¶ “No, lo suonava mia moglie,” rispondo
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nel tentativo di scacciare lo sconforto che iniziava ad
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di gesso. In realtà lo stupido gatto non aveva
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e con il piede lo avevo spinto all’interno
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troppo a lungo con lo sguardo sul suo corpo
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qualcuno si fidanzava ufficialmente. Lo aveva detto anche a
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ma lei non sollevò lo sguardo, così mi allontanai
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da un barbiere vero.” ¶ Lo guardai allibito e lui
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giorno più vistosa, e lo sguardo arcigno. “Mimì, ormai
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ai tuoi. Vuoi fare lo schiavo per tutta la
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la madre a volte lo chiamava “il mio piccolo
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provocazioni del nonno che lo prese in giro per
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fino a quel momento. Lo guardai senza capire, allora
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costume con cura e lo poggiai sullo schienale della
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della città situata dietro lo stadio Collana, al Vomero
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aveva detto Fabio, rivolgendo lo sguardo al vetro. ¶ Viola
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ma lei già aveva lo sguardo al vetro dietro
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L’agosto dell’ottantacinque lo trascorsi senza di lui
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di buone maniere”. Quando lo rividi, a settembre, molte
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di scorgerle negli occhi lo stesso sguardo triste della
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di medie dimensioni e lo riempii di due dita
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di giri (ad agosto lo era spesso perché la
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città che si svuotava lo metteva di buonumore) confessò
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due giorni fuori!” ¶ Sollevai lo sguardo e posai l
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i segreti, oppure fare lo scienziato e scoprire la
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però aveva sorriso aggiungendo: “Lo sapevo, quel Sasà è
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un balzo. “Invece chi lo sa in quale campeggio
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stia anche lui dedicando lo sguardo alle stelle e
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l’avevo scortata con lo sguardo fino all’interno
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silenzio dei tetti, volgendo lo sguardo alle stelle che
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d’aria fresca e lo sguardo mi era caduto
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più mingherlino aveva sollevato lo sguardo e quasi mi
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tutto impettito che lei lo scovasse. Mamma, però, non
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intenzioni del fidanzato e lo aveva ricattato spiegandogli che
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nonno che fissava assorto lo schermo e ciondolava il
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a papà, che indossava lo sguardo serio delle grandi
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Castellana e allo Zoosafari.” ¶ “Lo Zoosafari?” intervenni d’istinto
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d’istinto. ¶ “Eh, Mimì, lo zoo, a te piacciono
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sera la compassione e lo sgomento per il povero
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e l’altra passava lo straccio sul lavello) e
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in un primo momento. ¶ Lo sguardo assassino della moglie
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ha dodici anni ormai. Lo sai la gente che
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è un ragazzo strano, lo so perché qualcuno parla
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certa urgenza. Per caso lo ha visto?” ¶ Lei fece
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allegro come sempre. ¶ “Ciao,” lo salutai, e solo allora
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alla mafia.” ¶ Giancarlo infilò lo stereo sotto il braccio
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è Vasco a Napoli, lo sapevi?”. ¶ Sgranai gli occhi
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e spinse il portone. Lo accompagnai all’ascensore e
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abbronzatura sul viso che lo rendeva più adulto e
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Di amore...”, e abbassai lo sguardo. ¶ “Perché lo dici
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abbassai lo sguardo. ¶ “Perché lo dici come se ti
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Europa alla fine non lo fecero né Beatrice, né
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ha le palle!” ¶ Alzai lo sguardo al soffitto, ma
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figli,” aggiunsi, “e uno lo chiamerai Domenico...” ¶ Lei finalmente
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Sei tutto pazzo tu, lo sai?” Quindi si rialzò
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se sarà maschio non lo chiamerò Domenico”. ¶ “Perché, Mimì
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chiamarmi. A quel punto lo avevo salutato e le
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scrivi... non vorrei che lo facessi per imitarlo!” ¶ A
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il resto del viaggio lo trascorremmo in compagnia dei
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tour. Papà, invece, non lo avevo visto mai tanto
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un gesto fulmineo e lo incenerì con lo sguardo
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e lo incenerì con lo sguardo. “Chiudi. Adesso!” ¶ “Mamma
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E come fa? Non lo vedi che sta sempre
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e aveva cercato poi lo sguardo compiacente del rappresentante
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Il corridore della strada”. Lo avevo letto proprio su
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con una maschera; quando lo chiamavo, non rispondeva, quando
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chiamavo, non rispondeva, quando lo strattonavo, sgusciava fuori e
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e allora la medusa lo aveva acchiappato e il
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oppure finire di leggere Lo Hobbit di Tolkien, adocchiato
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mi attrae il mare, lo sai. Posso portare con
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sentire veri calciatori), papà lo conosceva, perciò rimase a
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cappellino da baseball che lo proteggeva dal sole fin
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il tempo, lui con lo sguardo fisso al galleggiante
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mia attenzione,” risposi con lo sguardo alla sabbia. ¶ “A
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ci hai già pensato?” ¶ “Lo scrittore,” risposi di getto
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spazio per i sogni, lo capirai presto... meglio un
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E se io non lo desiderassi un lavoro sicuro
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che si ha.” ¶ Non lo avevo mai sentito fare
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concetto così profondo. Perciò lo guardai smarrito mentre lui
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ma morirà.” ¶ “Quando?” ¶ “Non lo so, qualche mese... forse
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è normale”. ¶ “Ma chi lo dice che è normale
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sollevai di scatto. “Non lo chiamerei ciclo, ma scherzo
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al muro. ¶ “Vieni qui,” lo supplicai un’altra volta
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scena. Papà non distolse lo sguardo dalla sua preda
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pomeriggio scendevo e non lo trovavo con la sigaretta
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agosto, mi avvicinai e lo chiamai, ma lui non
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solo da sempre. Quando lo salutai per tornare a
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cura di lui. Me lo prometti?”. ¶ Lo guardai sbalordito
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lui. Me lo prometti?”. ¶ Lo guardai sbalordito. Era un
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delle sue parole, e lo salutai. Non mi venne
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parlando alla radiotrasmittente, con lo zaino che mi sbatteva
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padre, a te non lo posso dare”. ¶ “È mio
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a prenderlo.” ¶ “E dove lo vuoi portare?” ¶ “Da noi
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Mimì, ma dove ce lo mettiamo? Ià, torna a
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ribattei risoluto. ¶ “Mò ce lo dico a tuo padre
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darai da mangiare e lo porterai fuori tutte le
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tu? E dove ce lo mettiamo?” ¶ “Loredà,” rispose lui
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rimanere solo con me? Lo sai che non sono
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molto diverso da come lo ricordavo, più piccolo, contenuto
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pensando che stia guardando lo stato del pavimento, “il
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dal canto suo, interveniva lo stesso per sbugiardarla. “Marì
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e ribatteva guardandomi: “Non lo stare a sentire, dice
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agli scarafaggi (uno ce lo trovammo in casa e
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Dr. Scholl in mano, lo zoccolo di legno con
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e la buffonaggine che lo accompagnava, almeno metteva allegria
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molto d’accordo con lo sport, almeno quello praticato
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tornato un ragazzo con lo sguardo adulto e carico
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del problema e non lo cercò più, io continuai
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figurine. “Mimì,” disse, “ma lo vuoi capire che non
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fino a farsi scoppiare lo stomaco e con troppo
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sia sciolto?” chiesi e lo costrinsi a distogliere lo
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lo costrinsi a distogliere lo sguardo da una donna
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Il terremoto, Mimì, te lo ricordi?” incalzò allora lui
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tutti di ripararci sotto lo stipite della porta (ancora
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la prima volta che lo vedevo picchiare mamma, ma
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terremoto. A ogni modo lo schiaffo aveva avuto il
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fissati attoniti un istante, lo sguardo carico di paura
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sembravano nervosi, gettavano spesso lo sguardo all’orologio e
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da sotto un balcone. ¶ Lo raggiunsi. A pochi metri
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esistenza, be’, questo non lo potrete scordare mai. Dillo
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sulla guancia. Quindi sollevò lo sguardo al cielo, gli
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non mi aspettavo che lo indossasse, però era una
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è giusto che questo lo tenga tu.” Così gli
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con la saliva per lo sbigottimento. ¶ “Mimì, con quel
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Sediamoci qui,” disse indicando lo scalino di marmo del
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sussultare. ¶ “Non dici nulla? Lo sapevi che mi ero
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è stato inutile, non lo amavo, continuo ad amare
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replicava alle mie parole. “Lo sai, durante l’estate
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e ribatté: “Ecco, già, lo vedi? È che gli
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Viola,” dissi, “sono sempre lo stesso in realtà...” ¶ Un
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lucidità di chiedere. ¶ “Non lo so il perché”, e
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la prima volta. Non lo so. Perché dal fondo
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il tempo di spegnere lo stereo, ma non riuscì
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un ultimo sparo se lo rubò, e si prese
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di non fissarla puntando lo sguardo sulle sue scarpe
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nell’incrociarla, abbassa timidamente lo sguardo. Allungo il passo
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non riesce a distogliere lo sguardo dalla coppia. ¶ “Mi
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il mio interlocutore sollevando lo sguardo. ¶ “Sono uno psicologo
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chiamarmi per dirmelo. “Mimì, lo sai che hanno deciso
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un murale a Giancarlo? Lo faranno su quella parete
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cane che arrancava quando lo portavamo giù, e Bea
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Salvatore e gli amici lo chiamano Sasà, cosa che
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a me, ad aspettare lo stesso pullman. Non era
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lenti a contatto e lo sguardo sicuro. ¶ Impiegai quasi
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portandomi sotto il naso lo stesso profumo di ciliegia
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qualcosa, solo che non lo davo a vedere. Il
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sino a quando durerà lo spirito, che è indistruttibile
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super e chi, forse, lo è un po’ meno
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un ragazzo normale. ¶ Come lo era Giancarlo, un ragazzo
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O forse sì, chi lo sa. Fatto sta che
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il solito garbo che lo contraddistingue. Ci siamo conosciuti
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e scrittura ha ispirato lo strano amore di Mimì