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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carmine Abate, Gli anni veloci, 2008

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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Mario e del padre lo superavano veloci. ¶ Attraversavano la
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Mario, il fratello ventenne, lo soverchiava per statura e
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il fico selvatico dietro lo stabilimento della Montecatini. «Forza
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il fiatone. Mario invece lo provocò: «Non t’illudere
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duro. «Ciòtu sarai tu, lo sanno tutti.» E con
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sincera, ma era contenta lo stesso, perché quel figlio
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lamentava il padre, non lo pagavano abbastante né puntuale
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il suo vero nome lo conoscevano in pochi. In
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in pochi. In città lo chiamavano Capocolò, perché andava
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panzùto. ¶ «Va bene, compa’, lo metto subito alla prova
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la faccia stravolta per lo sforzo e la rabbia
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consiglio del padre, che lo aveva convinto con un
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come tuo fratello. Te lo prometto, figlio, sull’anima
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il vento e tu lo sai…”. ¶ È Lucio Battisti
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Battisti era ammalato, Nicola lo sapeva, ma l’idea
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che potesse morire non lo aveva mai sfiorato. Per
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non riesce ad asciugargli lo sgomento che gli ha
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di troppo, la madre lo ricatta con i suoi
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e forse un po’ lo era. Aggiunse: Anna la
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di lei avevano trasformato lo spazio tra la cucina
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nel vino e poi lo infilava in bocca senza
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stomaco e ben presto lo avrebbe scaraventato in una
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cassetto del comodino e lo chiuse a chiave. Poi
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secondo in cui incrocio lo sguardo di Anna e
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di sollievo e, mentre lo pensava, sapeva che invece
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baciata sulle guance. «Te lo meriti» mi hai detto
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una canzone. Un po’ lo capisco: sembra un’anima
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e prima o poi lo farò, vedrai), vivere in
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a voi». E quelli lo inquadrano subito, gli tolgono
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paffuti e grigi che lo scortano come soldati. ¶ Il
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la sua voce squillante lo sovrasta, lo fa sedere
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voce squillante lo sovrasta, lo fa sedere, ordina al
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non ascolta le risposte, lo interrompe subito perché intuisce
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che gli uomini me lo mangiavano con l’occhi
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più sperta, capire perché lo facevo, che lo facevo
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perché lo facevo, che lo facevo pure per lei
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tu e non te lo dico ché sei davanti
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aiuta di sicuramente.» ¶ Infine lo accompagna alla porta e
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accompagna alla porta e lo saluta con due baci
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padre. «Io prima non lo capivo, correvo dietro a
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infatti. Fu lui che lo vide per primo. «Eccolo
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Io sì, e tu lo sai!». ¶ «Non mi riferisco
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il pranzo il padre lo punzecchiò tutto il tempo
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francese. ¶ Dopo un po’ lo raggiunse il fratello tutto
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fratello: in quel momento lo detestava per la superficialità
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come Mario, il dubbio lo stava tormentando e al
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lei, il suo sorriso, lo inseguivano dappertutto e in
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muoio» diceva e poi lo gridò: «Oddio, muoio, muoio
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se il professor Greco lo avesse cronometrato in quel
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disse: «Non vi scomodate, lo accompagno io all’ospedale
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sinistra. Ma ciò che lo fece rabbrividire fu l
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immagine del futuro che lo specchio rifletteva senza pietà
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Provò a sorridere e lo specchio gli restituì un
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non mi calmo, me lo stavano mazzando questo figlio
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rizzi rizzi, e accussì lo hanno fascinato per farlo
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guai a chi me lo tocca con un pipirinèllo
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la machinòna e se lo chiappo giuro che lo
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lo chiappo giuro che lo squarto come un porco
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e basta». La moglie lo guardò con occhi da
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E mentre la madre lo trattava da malato grave
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il figlio suo, anzi lo dipingeva come un coraggioso
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compassione, e loro distolgono lo sguardo infastiditi. ¶ Un’ora
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La dottoressa Marina Arcuri lo accoglie con un sorriso
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fiori legato al collo. ¶ «Lo stereo è mio, non
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a parlargli, ma lei lo guardava muta, un sorriso
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per il regalo e lo guardava imbambolato. La stoffa
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accendeva il viso bruno, lo rendeva più sano, addirittura
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entrò suo padre e lo trovò che trafficava ancora
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volo che ancora se lo sognava. Si allenava sempre
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I ragazzi del rione lo invitavano a giocare con
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Poste. Lui non se lo faceva ripetere due volte
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volte e, vestito come lo coglieva l’ora: a
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e in cuor suo lo ringraziava per le parole
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avrebbe voluto aggiungere, mentre lo stringeva forte e sentiva
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e adesso era lui lo sportivo di casa, e
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e nuovi libri. Lei lo accoglieva sorridente e premurosa
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l’ha regalata Capocolò». ¶ «Lo so, l’ho scelta
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No, la scuola non lo entusiasmava. Era tra i
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più presto possibile. Dopo lo stretching molto accurato, si
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fame. Così, per placare lo stomaco, andò sotto i
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tra l’altro, forse lo sai già, ha pure
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non c’è”. Tu lo sai bene cosa intendo
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intendo. Tu, caro Lucio, lo canti con la tua
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e la storia con lo studente universitario che Anna
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prima volta che Nicola lo vedeva; ogni tanto, soprattutto
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calcio con zzù Ernesto, lo stuzzicava da tifoso verace
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musicale. Infatti quella sera lo presentò alla piccola platea
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non ho ragione. Me lo ha confermato mia mamma
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nelle scodelle di coccio. Lo avevano visto pulire i
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Rino, vieni da noi!» lo chiamava Mario a gran
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a quella sera Nicola lo aveva sentito cantare solo
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sera. Per fortuna Manuela lo aveva accolto tra i
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Mario, per dimostrare che lo conosceva bene, gli gridò
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Gesù.» ¶ «Ma voi ve lo immaginate Rino vestito da
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schiantò, il suo assassino lo aiutò e Renzo allora
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verso un ospedale che lo curasse per guarir. Il
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per guarir. Il ritornello lo cantarono tutti: «Quando Renzo
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Giovanni e lì non lo vollero per lo sciopero
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non lo vollero per lo sciopero. Era ormai l
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andarono al Policlinico, ma lo si mandò via perché
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scoglio. Hai una famiglia? Lo sapevo già e sono
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a nuotare.» ¶ I ragazzi lo travolgono con i loro
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come un cavallo imbizzarrito, lo chiama in disparte e
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ragazza volubile che non lo meritava. «Più sciolto, allunga
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piede a terra come lo zoccolo di un cavallo
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gli chiedevano nulla, non lo interrogavano, rispettavano il suo
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bordi della strada, con lo stupore negli occhi, spesso
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c’era il fratello, lo sguardo pieno di odio
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pianti della madre, che lo implorava di fare il
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che al primo sgarro lo hanno mazzato. O l
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di papà mio invano» lo sgridava il padre. «Lui
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picco e pala e lo insaccavano a mano, non
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problemi, non era violento, lo vuoi capire, capa di
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L’indomani il padre lo aveva accompagnato alla stazione
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di Nicola e che lo incupivano sempre di più
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gli aveva detto: «Hai lo sguardo stravolto dei pesci
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a dirgli quelle stupidaggini lo avrebbe aggredito, gli avrebbe
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lei: si spogliò e lo spogliò del pigiama, gli
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rapido movimento del pube lo risucchiò in un vortice
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poche triglie agonizzanti che lo fissavano con occhi cupi
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Mi ha conquistata subito: «Lo sai che anche mia
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leggero di fine maggio. ¶ Lo sparo dello starter echeggiò
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corse ad abbracciarlo. Non lo aveva mai fatto. Un
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a Reggio Calabria». ¶ Nicola lo fissò con lo sguardo
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Nicola lo fissò con lo sguardo grintoso, quasi cattivo
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sportivo un campione nato. Lo disse ad alta voce
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di loro – quello che lo aveva paragonato a una
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della gara gli altri lo festeggiarono a lungo perché
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non vinci». La madre lo coccolava e gli dava
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benissimo pure a scuola» lo interruppe il preside Regalino
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il preside Regalino. «Io lo dico sempre: mens sana
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gli pendeva sulla fronte, lo srotolò emozionato, prese la
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la voce della donna lo aveva immobilizzato, gli impediva
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ragazzo aprì il giornale. Lo aveva acquistato perché sapeva
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pace il giornale, Nicola lo aprì con apprensione a
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al centro della foto. Lo fissava con uno sguardo
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a Lucio Battisti e lo richiuse a chiave. ¶ 4 ottobre
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assonnato. Non sopporta che lo chiamino durante la pennichella
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La mattina in ufficio lo tengo spento…» ¶ «Sei a
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Nicola. È discreta, come lo era da ragazza. Vuole
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di noi.» ¶ Nicola abbassa lo sguardo: «La cerco perché
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che ora è professore. Lo sai che aveva il
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caldo. ¶ Più tardi Manuela lo aspetta nel letto, nuda
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i polpacci per abitudine, lo sguardo fisso al soffitto
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centimetri dai suoi occhi lo tranquillizzò, ma sullo slancio
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Nicola, e lui abbassò lo sguardo per paura che
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lui potrebbe viaggiare, tanto lo fa lo stesso quasi
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viaggiare, tanto lo fa lo stesso quasi ogni mattina
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mentale. Che dici, se lo convinciamo, tuo padre gli
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dalla commissione sindacale». ¶ Lei lo ringraziò per la promessa
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certezza che mi leggi. Lo so, sono stata una
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bordi della pista che lo fissava con occhi pieni
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di invidia rancorosa e lo riteneva un usurpatore. ¶ Dopo
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fin dal primo scatto lo fece sbilanciare un po
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immagine imbronciata di Anna, lo stadio, i giovani sugli
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contro. E siccome tutti lo stavano ad ascoltare interessati
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con la tua portarmi lo zaino e pedalare dietro
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se ne accorse perché lo vide martoriare i riccioli
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il vino è buono lo stesso.» E per dimostrarlo
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nei riccioli del ragazzo, lo confuse ancora di più
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non capì subito. Lei lo baciò sulle guance con
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ti prego» e intanto lo baciava sulle labbra, a
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si stancava di baciarlo, lo stringeva a sé con
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con una forza disperata, lo aiutava a liberarsi dei
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della mano e se lo portò sul viso che
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nella tasca della tuta. Lo ha lasciato acceso, in
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Capo Colonna. ¶ «Vedrai che lo troviamo, si sarà addormentato
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dice Vincenzo sconsolato, muovendo lo sguardo a raggiera nel
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balia della corrente. «Proviamo» lo accontenta l’amico, «ma
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una risata. Nicola non lo asseconda, la mano sempre
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pubblico brillantemente. La madre lo abbracciò per congratularsi e
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a tracolla, quel paesaggio lo colpiva nel profondo e
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parenti e amici, molti lo invitavano a mangiare, ma
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due cugini falegnami, provava lo stesso sentimento di pace
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dei cardi». E Nicola lo accompagnò con il ritornello
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all’uscita dalla Cattedrale lo stessero aspettando da sempre
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di restare a Crotone. Lo sposalizio era stato fissato
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a riva o che lo avvisti qualche peschereccio. È
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nel posto che non lo trova nessuno, io me
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trova nessuno, io me lo vedo che fa il
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da un’onda potenzòsa lo ha scaraventato fuori, nell
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e Capocolò erano contenti lo stesso: quelle albe sul
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pieno di lucciole, me lo ha fatto scoprire Anna
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a finire tra noi, lo devo conoscere meglio. Al
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i compagni di Nicola lo trattavano come una piccola
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veduta. Era lui che lo allenava. «Guardalo come corre
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tremò, passandogli accanto, e lo salutò con un timido
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scuola e lei, quando lo vide, gli corse incontro
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spogliò lentamente senza distogliere lo sguardo da Nicola. E
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rimasto magro e scattante, lo sguardo intelligente e furbetto
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un tono neutro. ¶ «Te lo scrivo subito» risponde Lucia
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ci farà caso o lo perdonerà con un bacio
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Sembrava immortale, Capocolò, se lo ricordavano già vecchio da
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lui era rimasto sempre lo stesso, la persona più
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succederà dopo, Nicola non lo sa. Ma riconquistare il
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l’ebbrezza della felicità lo frastornava quasi avesse bevuto
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gli occhi e, sotto lo sguardo divertito di Anna
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la scuola, gli allenamenti, lo studio, l’amore, la
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a quando la felicità lo stordiva in un sonno
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Erano felici, tutti. ¶ «Se lo merita, Rino» disse Capocolò
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gli occhi sbarrati. Nicola lo vide prima sbiancare, poi
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Io a mio figlio lo conosco.» ¶ «Tu non conosci
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è un porco traditore. Lo sapevo che finiva così
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grande, del professore che lo aveva elogiato a più
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il libretto. Subito.» ¶ «Ora lo cerco. Non c’è
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è bisogno che me lo chiedi con questa tigna
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si avventò sul borsone, lo aprì e lo svuotò
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borsone, lo aprì e lo svuotò sul pavimento. Frugò
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custodia di plastica rigida. Lo tenne un po’ tra
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le mani e poi lo aprì lentamente, come se
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la madre, Capocolò, forse lo stesso Mario, sperarono che
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voce era sconsolata e lo sguardo pure. Non si
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Poi però i rimorsi lo divoravano per un paio
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laurea in casa. Ve lo giuro sulla buonanima del
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E prima di Rino lo stesso Lucio Battisti aveva
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un patto analogo. Mario lo aveva tirato fuori dal
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Avvocato delle cause perse, lo sei già. Quanto alla
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vendetta infantile. Quando Anna lo rivide il giorno dopo
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sperto e generoso. Forse lo ha salvato. Forse tuo
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vivere, diventerà un uomo. Lo spero per Lucia e
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più lungo, sulle labbra. Lo aveva già perdonato. ¶ Ripresero
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prime gare, e soprattutto lo studio. A luglio avrebbe
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semplice tema di italiano lo metteva in apprensione e
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tutto il tempo libero lo trascorreva a leggere e
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il padre. La madre lo cibava come un convalescente
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pugno di spilli che lo torturavano giorno e notte
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delle loro voci che lo chiamavano, si propagava dal
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stava dormendo e forse lo cercava nel sonno. Lo
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lo cercava nel sonno. Lo faceva spesso quando dormivano
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pentùto». ¶ «No, questo non lo farei mai.» ¶ E allora
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un ospitale furestero. ¶ Mo’ lo vedete pure voi che
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che Capocolò è vivo. Lo chiedo a te perché
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o Capocolò. Questo signore lo hanno cercato nei giorni
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rispondeva affabile senza distogliere lo sguardo dalle piante. Era
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gentili con lui, Anna lo aveva salutato addirittura con
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tutta la passione che lo tiene in vita. Sono
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Anche se non ce lo dicevamo mai. Amarsi per
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ma quando i commissari lo interruppero ponendogli delle domande
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il ragazzo non se lo fece ripetere due volte
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male e inoltre, dopo lo stage a Formia, era
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che andrà tutto bene» lo incitava il professor Greco
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a Firenze, Anna non lo aveva mai chiamato per
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non ti capisco, Anna, lo sai che ci tenevo
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punteggio più alto. ¶ Roma lo affascinava. Con l’aiuto
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mensa, anche il padre lo ascoltava incantato: pareva che
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considerarsi pure fortunato perché lo schizzo avrebbe potuto colpirlo
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Ti ho aspettato», e lo strinse al petto senza
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che saresti venuta.» ¶ Lei lo strinse più forte che
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forte che poteva, non lo lasciava muovere, lo teneva
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non lo lasciava muovere, lo teneva prigioniero tra le
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ragazzo è lontano, troppo, lo sto aspettando ogni giorno
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gli tengono compagnia e lo tranquillizzano. Vedrai, Nicola, che
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più orgogliosa di te, lo sai. Caparbia uguale. E
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chilometro riconosce sulla destra lo stadio in cui aveva
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labbra. Anche i bambini lo scrutano sorridenti e curiosi
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tutti quei sorrisi inaspettati lo hanno contagiato, sorride all
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ombra di Anna che lo insegue rapida lungo la
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notte del lunedì. Anna lo aspettava nella sua stanzetta
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l’ammirava con orgoglio, lo sguardo avido, la bocca
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profumava di gelsomino. Anna lo accoglieva in pigiama. Prima
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sul suo talento e lo aveva affidato a un
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darsi una calmata perché lo vedeva teso, stanco e
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superato era Anna che lo raggiungeva a Roma. Per
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allora dove? ¶ «Vediamo se lo sa quella grafologa. C
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sete». ¶ Più tardi Anna lo raggiunse. Era delusa. Non
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piazza Navona e io lo sapevo da sempre. Amo
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produttore e che non lo convinceva più di tanto
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che gli manca, che lo renderà popolare. Vedrete. Anche
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pubblico fu immediato, Rino lo captò e si mise
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della canzone stringe Nicola, lo bacia con trasporto, è
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con i pacchi e lo invita a sedere. È
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un’altra ragazza che lo guarda incuriosita e che
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la ragazza e sfodera lo stesso sorriso beffardo e
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molto brava a raccontare.» ¶ «Lo so» annuisce Nicola. «Scrive
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Scrive ancora?» ¶ «Come, non lo sai? È diventata una
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uno pseudonimo? Forse non lo sa nemmeno tuo papà
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trovarlo.» ¶ «Mi dispiace. Non lo sapevo» dice Nicola con
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la fissa con apprensione, lo sguardo senza speranza e
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giorno. Per certi versi lo amava di più, soprattutto
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vita non spesa”, e lo svegliava con un bacio
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sua scorta e dopo lo hanno ucciso, i fascisti
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coppia perfetta. Salutamelo quando lo incontri a una manifestazione
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capatina a Crotone, dove lo aspettavano i parenti e
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la rosa, i pasticcini, lo spumante ed entrava pieno
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passione da Anna. ¶ Lei lo accoglieva con il solito
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levò l’impermeabile e lo appoggiò sulla poltrona. Fu
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abbandonò all’abbraccio e lo baciò. Poi si staccò
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incinta» disse. E pareva lo dicesse solo agli occhi
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del suo carattere. Anna lo conosceva, nei pregi e
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per un minuto prevaleva lo scoramento. ¶ Una notte, a
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sono stato attento, me lo ricordo bene. Sarà lo
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lo ricordo bene. Sarà lo stress la causa di
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questa benedetta laurea, ma lo studio non c’entra
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se sono incinta, ce lo teniamo il bambino?» ¶ «Ma
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lui o al fratello lo sconvolgeva, forse la madre
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altri, forse pure Capocolò, lo avrebbero massacrato, come lo
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lo avrebbero massacrato, come lo stava massacrando la sua
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incinta, vedrai» disse Nicola, lo sguardo ancora intento a
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Nicola ancora euforico per lo scampato pericolo. Si infilò
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o almeno così se lo ricorda Nicola: uno sguardo
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portiera della Volvo che lo aspettava con le frecce
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scomposto di Roma, verso lo Stadio Olimpico. Per sdrammatizzare
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dava pace. Allora Rino lo consolò: «Non preoccuparti, dài
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aggressiva che di solito lo conduceva a toccare per
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dei suoi genitori che lo vedevano in televisione, di
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di Rino Gaetano che lo stavano applaudendo dagli spalti
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bar del Barone, dove lo aspettavano Mario e Rino
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però è subdolo, tu lo insegui e lo raggiungi
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tu lo insegui e lo raggiungi dopo tanti sacrifici
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e di speranze che lo aveva portato fin lì
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sposiamo in estate.» ¶ Mario lo abbracciò, «auguri e figli
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parlavo per tirarti su, lo sai che Anna mi
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Stai vincendo da anni. Lo ammetto. Sei contenta? ¶ “Mia
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Manuela arriva puntuale e lo saluta con un bacio
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primi di febbraio. E lo bacia di nuovo, lo
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lo bacia di nuovo, lo stringe forte, gli accarezza
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campagna di Strongoli Marina. Lo conosci?» ¶ «Sì, è un
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presto» disse Rino che lo chiamava così quando lo
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lo chiamava così quando lo voleva prendere in giro
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giro. Sorrise. Però aveva lo sguardo più inquieto del
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e piangeva. Nicola non lo aveva mai sentito piangere
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a smettere. La ragazza lo teneva stretto a sé
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i suoi familiari, che lo accudirono come un ammalato
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la coppa del mondo» lo provocava il padre mangiandosi
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veloci, certe volte sotto lo sguardo vigile e affettuoso
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opprimeva quando meno me lo aspettavo. Non potevo capirlo
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traguardo più ambito, che lo faceva trepidare al solo
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di laurea avrebbe avuto lo stesso valore della carta
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molto nelle vertenze sindacali, lo vedi pure tu come
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poi questi qua smantellano lo stabilimento e ci mandano
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arrendevole. Fu lei che lo convinse a sposarsi in
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e incravattato come non lo si era mai visto
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imbarazzato, solo lui. Manuela lo guardò schifata. Anna si
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siamo volute bene, te lo ricordi? Vieni, venite, ci
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e spettacolo. Suo padre lo aveva sconsigliato: «Lascia perdere
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nella notte. ¶ Quel pomeriggio lo stadio era gremito di
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Nicola arrivava la palla, lo pressavano in due o
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come se fosse Maradona, lo buttavano giù senza complimenti
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complimenti e a volte lo saltavano facendogli dei tunnel
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un’ala destra ideale, lo diceva sempre suo padre
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il ginocchio, la coscia, lo stinco, il polpaccio, gridava
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il suo grido ammutolì lo stadio e di sicuro
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urlava di continuo «te lo avevo detto, o no
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da troppo tempo.» ¶ Anna lo sta fissando incredula. Non
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giorno dell’addio. ¶ Se lo avesse incontrato per caso
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stessa ansia di adesso, lo stesso turbamento, ma si
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appartamento e lei se lo è ritrovato di fronte
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parlarti.» ¶ Non era vero. Lo sapevano entrambi. ¶ Comunque Nicola
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Lei no. Ha ancora lo sguardo accigliato e continua
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troppo tardi». E mentre lo accompagna alla macchina lo
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lo accompagna alla macchina lo stupisce di nuovo: «Quello
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mi dovevi dire me lo hai detto…» ¶ «A parte
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patetico o, semplicemente, spavaldo. Lo guarda con aria assorta
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una clinica romana.» ¶ Anna lo interruppe: «E come sta
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in un miracolo. Tu lo conosci: non si arrende
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caduta nell’inferno. Io lo capisco, però esagera, secondo
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Si pentì della telefonata. Lo pregò: «Non dire a
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niente di me. Me lo prometti?». ¶ «Non preoccuparti. Capisco
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suoi occhi, lei non lo avrebbe riconosciuto. Nicola era
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accrescesse il suo fascino, lo liberasse dall’arrogante aureola
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aureola del Don Giovanni, lo rendesse più maschio, più
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delusione mortale, una tomba. ¶ Lo stabilimento era stato chiuso
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più grossolano degli insicuri, lo faceva apposta, non per
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E lei, è ovvio, lo guardava con un occhio
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ma anche la pittura, «lo sapevi che dipingo?». La
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Rino era morto, eppure lo salutò allegra: «Ciao, Rino
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Di colpo Anna non lo vide più, come poteva
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e ogni volta lei lo accoglie con ritrosia. Prende
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rosaio di Capocolò, ora lo sto curando io personalmente
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scende. Nicola la segue. ¶ Lo stabilimento sta andando a
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Nicola. ¶ La cameriera versa lo spumante nei bicchieri e
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Anna a Nicola e lo guarda negli occhi come
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Apre la porta e lo fa entrare. ¶ Lunedì di
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andrà a finire.» ¶ Non lo sa nemmeno Nicola. Ma
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è proprio questo che lo affascina, questo percorso verso
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parla di lui. Loredana lo abbraccia: «Ciao, Nicola, che
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sole, e lei se lo immagina sul filo del
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Ridono. E appena incrociano lo sguardo di Loredana ripetono
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pigliare la chitarra e lo presenta: «Ecco a voi
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tarantelle moderne e canta. Lo conosco dai tempi del