Matilde Serao, Addio, amore!, 1890

esitare: ma quando udì lo stridore della chiave, due

braccia al cielo. ¶ - Ma lo vedi, che sei pazza

vedi, che sei pazza? Lo vedi che non puoi

disperata, torcendosi le mani. ¶ - Lo vedi? - ribattè Laura, in

visto, Laura? E me lo chiedi, con la rabbia

in singulti disperati. ¶ - Non lo sapevi? I tuoi occhi

che si lascia baciare, lo bacia, senz'amarlo? E

mi tradisci, amandolo. ¶ - Tu lo ami male e lo

lo ami male e lo secchi: io so amarlo

amante di tuo marito, lo sai tu stessa... ¶ - Ma

sai tu stessa... ¶ - Ma lo ami! Ma fremi alla

stretta di mano, ma lo baci! Ma gli dici

ti rimproverammo giammai! E lo vedi, lo vedi, tu

giammai! E lo vedi, lo vedi, tu non sei

Cesare? ¶ - E tu non lo hai amato così, forse

sei giovane e non lo hai amato forse, e

imitata, ecco. Come tu lo ami, io lo amo

tu lo ami, io lo amo, Anna. Siamo sorelle

mi ucciderò, Laura. ¶ - Chi lo dice, non lo fa

Chi lo dice, non lo fa. ¶ - Puoi ingannarti, creatura

sprezzante e perversa! ¶ - Chi lo dice, non lo fa

Chi lo dice, non lo fa - replicò ridendo amaramente

mio, e che non lo voglio cedere a nessuna

bontà, Laura. Pensa che lo stesso seno ci ha

quanto hai fatto io lo dimentico, io ti perdono

come ti imploro, abbiamo lo stesso sangue nelle vene

di cambiare? ¶ - No, non lo credo. ¶ - Sai tu quello

tu quello che fai? ¶ - Lo so. ¶ - Ed affronti questo

ti uccidessi, è vero? Lo meriteresti, per tutte le

loro, inorridisce nel cielo, lo meriteresti! ¶ - Ma Cesare mi

vinta - pensava Anna, avendo lo strazio incommensurabile degli esseri

lacerò il foglietto e lo buttò via. Finalmente, dopo

a Cesare e piegandosi, lo passò sotto la fessura

Neanche se io te lo chiedessi sul punto di

egli fece, soltanto. ¶ Ella lo guardava, ansiosamente, e nei

ogni forza. ¶ - Adesso avremo lo svenimento - soggiunse Cesare, dominandola

soggiunse Cesare, dominandola con lo sguardo imperioso, col sorriso

scandalo. Hai capito? ¶ Ella lo guardò, trasecolata, sentendo che

mariti? - chiese ella, indagando. ¶ - Lo spero, vivamente. ¶ - E ne

con calma. - Ma tu lo sai, è dimostrato che

lieto di apprenderlo. Voi, lo sapete? Questo è un

siete una donna amorosa, lo sapete. Abbiate la cortesia

osservò Cesare, glacialmente. ¶ Ella lo guardò, perduta. ¶ - Ma tu

per te, amor mio, lo hai dimenticato? ¶ - Questi sentimenti

mille anni, nessuno me lo leverebbe dalla mente! Oh

un cattivo posto, voi lo sapete, signora Dias - rispose

fa ostacolo: anzi! ¶ Ella lo fissò, con una espressione

sorella, ha al cuore lo stesso cancro di cui

formalmente, sapeva che ella lo attendeva, era già il

si levava, era tale lo spasimo di quell'anima

ed ella ne torceva lo sguardo. Si levò automaticamente

distinguer bene. E presto lo spasimo dell'aspettazione essendo

e che fra breve lo avrebbe visto apparire. Difatti

notte in cui ella lo aveva atteso invano sino

preso questo perdono, come lo schiavo prende il sorriso

era giuocata così scioccamente, lo entusiasmava. Egli raccomandò alle

dire a Cesare, quanto lo amava, che la sua

corte troppo stringente, non lo mettesse alla porta; ed

solo nel modo come lo squadrava, quando appariva con

tempo. Anche Luigi Caracciolo lo pensava, spesso, che quelle

e quella di Laura lo insospettiva. Aveva paura sempre

quel riso cristallino passava lo scherno di un sogghigno

Non sapete che anche lo scherzo mi dispiace? ¶ - Se

po' pallida. ¶ - Chi ve lo dice? Lui? E gli

capiva che Anna Dias lo adorava: e Luigi Caracciolo

quel turbamento. Egli non lo sapeva, ma immaginava benissimo

del cuore; Luigi Caracciolo lo adoperava con quella grazia

sarebbe tornato? Ella se lo domandava: e dopo averla

gli occhi smarriti. ¶ - Non lo credete? Perchè quest'anno

per farlo tacere. ¶ - Se lo sapesse Cesare, gli dispiacerebbe

Cesare, gli dispiacerebbe, eh? ¶ - Lo immagino - ella rispondeva, abbassando

rispondeva, abbassando gli occhi. ¶ - Lo sperate, cara signora, il

di grande scoraggiamento. Come lo amava Cesare Dias, quella

perduta la prima partita, lo aveva fatto accanire alla

voleva fare monaca. ¶ - Sciocchezze! ¶ - Lo strano è che, una

la freddezza, con tutto lo scetticismo, rivelava il suo

o l'altro te lo dirò - e lo prese

te lo dirò - e lo prese a braccetto, ridacchiando

quel rifiuto di sposarlo lo amareggiava, più ancora, forse

della indifferenza con cui lo accoglieva adesso. Rifiutare un

di un insuccesso, quella. ¶ Lo strano era che Luigi

volto, quando ella entrava, lo salutava, gli stendeva la

lei presente, ella riceveva lo stesso urto nervoso, una

Cesare, tanto ti amo! ¶ - Lo so - mormorò Cesare, con

suo braccio, che aveva lo stesso carattere e lo

lo stesso carattere e lo stesso umore di lui

a Napoli: non ve lo auguro, cara Anna, ma

auguro, cara Anna, ma lo credo. ¶ - Io ne son

impuro desiderio mi muove. ¶ - Lo credo - diss'ella, credendogli

tutte queste fisime sentimentali lo seccavano immensamente. ¶ - Io ti

voluto chiedergli perdono, non lo trovò più. Ah che

proprio itinerario: invece egli lo indovinava, con quella felice

marito, ma che non lo seccasse: ecco! Vedendo che

urgeva un appuntamento. Forse, lo avrebbe trovato ancora in

l'amore di annullare lo spazio fra i due

i denti candidissimi: e lo sguardo vagava, fiero e

dissidio; infine, se io, lo confesso, compio un sacrificio

è tempo ancora! ¶ Ella lo guardò, sgomenta di udirlo

superiorità d'animo che lo rendeva vincitore in tutte

questo? - domandò Anna, ansando. ¶ - Lo avete detto - rispose evasivamente

plenilunare vi entrasse. E lo smorto azzurro del raso

casa, senza che ella lo sapesse, senza che neppure

appoggiata sulla maniglia, con lo strascico della rosea vestaglia

ne prendeva uno e lo portava all'occhiello una

cifra sul taccuino. ¶ Ella lo guardava, con gli occhi

andato da scapolo, sopra lo stage di qualche amico

Tutte le rappresentazioni familiari lo seccavano segretamente: e non

lana nocciuola, ma non lo aveva trovato degno di

coniugale di Cesare Dias, lo stage di Giulio Carafa

passata in silenzio, e lo spettacolo intorno, irrorato di

sulle sue ginocchia e lo nascose nell'apertura del

di uomo liberato. Anna lo vide scendere nel prato

disinvoltura di chi ha lo spirito tranquillo. Eppure, a

i suoi occhi acquistavano lo scintillio di due purissimi

quella misura che non lo abbandonava mai, ed ella

le era impossibile nascondere lo sforzo e la stanchezza

poichè egli era ricco, lo applicava alla soddisfazione dei

era stato molto innamorato, lo aveva prima addolorato assai

Dias, senza che ella lo avesse veduto venire: era

Dias alla moglie, che lo fissava con certi occhi

che mille persone subiscano lo stesso inganno, poichè tutta

felice, il che vale lo stesso, mentre la sua

Si sedette, anzi. Ella lo guardò trasognata, come se

trasognata, come se non lo riconoscesse. ¶ - Sola - mormorò, poi

voluto annoiarmi con voi, lo sapete. ¶ Ella, fece un

potete soffrire un uomo, lo demolite, addirittura. ¶ Niente, niente

Ambedue erano ritti presso lo sportello aperto, Caracciolo aspettando

un tratto, Cesare chiuse lo sportello e disse al

fila. ¶ - Ah, è divertentissimo lo stage - disse Caracciolo, stendendo

il ricco e adora lo spettacolo del lusso. L

suo saluto, soltanto Laura lo vide e gli rispose

unisono con lui. Anna lo guardava con quei suoi

tuo fedelone... ¶ - Ma... non lo so - disse Anna, con

Anna, messa alla tortura. ¶ - Lo vedi, Laura, ci si

sedia di riposo, con lo strascico di raso lillà

donne. ¶ - Io non fumo, lo sai - disse Laura. ¶ - Perchè

di riposo, da cui lo strascico di raso lillà

essere paradossali. Anna, per lo più, non faceva che

nè la gravità, nè lo scherzo... e mi lasciate

non avrebbe potuto udirmi, lo sapete. Egli non è

sempre. ¶ - Nel vostro cuore, lo so. È un domicilio

che io abbia cuore? ¶ - Lo credo. ¶ - Tanto meglio, dunque

detto questa sera e lo intenderete. ¶ - Forse - ella disse

scapolo, che nessun servo lo attendesse, la notte. Aveva

nervosa... ¶ - È la temperatura: lo scirocco - spiegò Dias, diventato

diventato subito freddo. ¶ - Sì, lo scirocco - ripetette Anna parlando

che mi amate? ¶ Essa lo guardò, sbarrando gli occhi

accorto... ¶ Anna, confusa, pallida, lo supplicò tacitamente con lo

lo supplicò tacitamente con lo sguardo: non lo aveva

con lo sguardo: non lo aveva scongiurato di non

lei, di non adoperare lo scherno contro la sua

o l'altro me lo direte, il perchè mi

dispiacere? - domandò lui, fra lo scherzo e la serietà

altro... sempre. Convenite che lo avete perfettamente dimenticato. E

lacrime che le velavano lo sguardo, sorrise, stentatamente, ma

portafoglio rosso di bulgaro. Lo aprì e ne prese

in quella di lui. Lo vide sparire. Lentamente, rientrò

questo e non ve lo scordate mai, mai: in

vorrei non esser qui. Lo aveva detto tante volte

diceva, ella non rispondeva: lo guardava in viso, con

dell'abnegazione ne tentavano lo spirito ardente, tutti i

deserto arido e bruciante. Lo salutava: non sapeva che

amato ed era morta. Lo salutava, con una incoerenza

la cui crescente debolezza lo impensieriva. Egli non poteva

di carta. Ella non lo restituì a Stella: e

limite estremo, in cui lo spirito ancora combatte col

Vergine nel cielo e lo spirito della madre, nelle

il lume ardeva tristemente. Lo aveva spento Stella andandosene

tarda un poco... chissà, lo avremo per l'apertura

promesso, verrà. ¶ - Io non lo credo - aveva replicato pianamente

di venire? ¶ - Credevo... che lo aveste dimenticato... è così

promesse - egli soggiunse. ¶ Quando lo aveva inteso parlare così

pietà della morente, che lo aveva indotto a venire

di essere squilibrata, stravagante; lo so. E pago il

ora il cervello, ora lo stomaco, che fa battere

a Stella: ma voi lo sapete, almeno voi, che

mi potete dire, io lo aveva già detto a

Anna. Vedete che ve lo domando con interesse... con

è stato che con lo stesso mio ardore, con

stesso mio ardore, con lo stesso mio cieco abbandono

argenteo riflesso della luna. ¶ - Lo so: perchè me lo

Lo so: perchè me lo ripetete ancora? E perchè

che non mi amate: lo so, lo so! ¶ - Anna

mi amate: lo so, lo so! ¶ - Anna, Anna, non

volontari e involontari, me lo avete detto, che la

avrei percorsa pazientemente. Ve lo dissi, l'altro mio

io. ¶ - Voi non me lo chiederete giammai? ¶ - Giammai. ¶ - Promettetelo

chiederete giammai? ¶ - Giammai. ¶ - Promettetelo. ¶ - Lo prometto. ¶ - Per quanto avete

quanto avete di sacro, lo promettete? ¶ - Per il Signore

che vi porto, io lo prometto, io lo giuro

io lo prometto, io lo giuro, io non vi

offendo e vi dispiaccio, lo vedo. Vi chieggo cose

siete ingannato... ¶ - Vedevo che lo ricevevate bene, che gli

non vederlo, è vero? ¶ - Lo sfuggirò. ¶ - Vi cercherà lui

rispondo. ¶ - Egli si ostinerà, lo conosco: e la cosa

Francesco Acquaviva non me lo avesse lasciato, questo incarico

ragione al mondo, voi lo rifiutate. So che costui

sposare, anche se non lo amate, con tutta la

vostra stravaganza... e voi lo rifiutate. Scusate, cara Anna

una fanciulla onorata non lo fa; che Luigi Caracciolo

sa appena; ma chiunque lo sapesse, lui, un altro

è doloroso, ma ve lo debbo dire. Sposatelo, sposatelo

cieco come Caracciolo, dove lo troverete? ¶ - Io ho commesso

mancai all'onore. ¶ E lo guardò in volto. ¶ - Ma

sposate Luigi Caracciolo, ve lo chieggo io. ¶ - Non potete

matrimonio, con qualunque uomo lo sapesse. E un'amarezza

prego: ditemi tutto, me lo merito, ma non quello

ma non sapevo... ve lo giuro, che non sapevo

Non esagerate... ¶ - Oh, voi lo avete detto, voi avete

vi scriverò tutto... me lo permettete, è vero?... dite

vero?... dite che me lo permettete... io non posso

il vostro contegno me lo dicono - fate bene, poichè

nè morire. Disprezzatemi, nessuno lo può fare, nessuno ha

salgono al viso. Non lo avete visto? Prima di

era colà, io non lo vidi, non volli vederlo

onesto, sì, onesto - voi lo diceste tale - ma così

Che errore! Non me lo perdonerò giammai: e sembra

Ella ricevette questo biglietto, lo lesse e sopra un

era indifferente. E non lo pungeva che una semplice

Che fare, adesso? Non lo sapeva. Ma vi sono

sua fantasia, ella ebbe lo spettacolo di un corpo

vi resiste nessuna indifferenza. Lo amerò tanto, lo amerò

indifferenza. Lo amerò tanto, lo amerò tanto - ella pensava

attraverso il tempo, attraverso lo spazio, da vicino e

di amore, che egli lo respirasse nell'aria, che

di questi miracoli, Anna lo avrebbe compiuto: e se

dell'amore? Io non lo conosco. E non l

amo. E voi, forse, lo sapevate, poichè non è

mi faceste ribrezzo? Sì, lo confesso, avevo ribrezzo quando

io sono una indegna. Lo riconosco e me ne

nel vostro cuore, malgrado lo studio che mettete a

pietoso: sì, sì, io lo so: è per la

ho lealmente confessato tutto lo stato dell'anima mia

L'amore di Anna lo metteva in grande imbarazzo

pensiero un po' tormentoso, lo accompagnò dovunque andasse, anche

e quando qualche cosa lo tormentava, egli trovava, nelle

quella poca inquietudine che lo aveva colto; e non

non l'amava. Essa lo aveva bene indovinato, che

Stella, crollando la testa. - Lo vedrete... poi... ¶ - Preferisco morire

la speranza? ¶ - Sì. ¶ - Io lo conosco? ¶ Ma Anna si

forse da prima, infine lo amava così, perchè questo

che state bene. Ve lo dice un centenario. ¶ Laura

sua pesante esistenza e lo sente di nuovo aggravarsi

in carrozza, a casa, lo troverà insopportabile. E coloro

sulla scala, a prendere lo sguardo smorto di addio

passare la notte sotto lo stesso tetto, o nella

poi Anna; poi rinchiuse lo sportello. Nell'ombra, Anna

spiegato il ventaglio e lo teneva appoggiato sul viso

al suo occhio sagace, lo teneva una continua segreta

dominata col sarcasmo, con lo sguardo severo di chi

delle sue seduzioni, ella lo accoglieva con un sorriso

povero. E la ragazza lo aveva molto amato? Mah

vivaci, intelligenti. E adesso, lo aveva dimenticato? Sì, perfettamente

che esse non amano. Lo contraddiceva, spesso, per partito

ma si vedeva che lo faceva obbedendo a un

pace. ¶ Quando rivide Caracciolo, lo trattò con una esagerata

quasi quasi si rivelava lo sforzo di essere amabilissima

profondo d'intelligenza che lo rendeva superiore ai giovani

allora ella diventava nervosissima; lo guardava meravigliata che potesse

dire qualche cosa: ¶ - Ma lo prendete proprio sul serio

serio ogni uomo, quando lo merita: e me ne

me ne intendo, ve lo assicuro. ¶ - Non voglio contraddirvi

ella disse, sconvolta - io lo trovo sciocco di mente

di Luigi Caracciolo, costei lo avesse battuto; furioso non

nella sua voce fremere lo sdegno: e invece, incauta

dopo pensava che forse lo avrebbe così irritato maggiormente

requie. In se stessa lo accusava d'ingiustizia, nè

frivolo o profondo, come lo ha ogni uomo, per

per dieci anni: come lo deve avere specialmente un

era la persona che lo attraeva così profondamente da

con le cose che lo circondano e con le

soggiunse Stella Martini che lo rispettava profondamente, perchè egli

ora della passeggiata. Difatti lo incontrarono di nuovo, ma

felice, che Luigi Caracciolo lo prese per sè e

voleva ritornare a casa. Lo aveva visto, gli aveva

gli aveva detto che lo aveva aspettato con ansia

Acquaviva il giorno seguente: lo aveva incontrato di nuovo

importava ad Anna Acquaviva? Lo aveva riacquistato: ecco tutto

lei e Stella Martini lo avevano quasi pregato di

di febbraio, in cui lo aveva riveduto, anche se

poichè nulla al mondo lo avrebbe mutato e poichè

quella casa. Ebbe anche lo spirito di non nominare

movimento di repulsione, quando lo aveva riveduto, perchè non

nel medesimo tempo, quando lo udì intavolare una breve

siete certo? ¶ - Certissimo. ¶ - Ve lo ha detto? ¶ - Me lo

lo ha detto? ¶ - Me lo ha detto. ¶ - E che

nulla da dirgli. ¶ - Non lo amate? ¶ - No. ¶ - Neppure un

è neppure simpatico? ¶ - Non lo amo e non mi

lo amavano e che lo videro partire gagliardo e

Quando la gente che lo invidiava, gli diceva che

l'amore. ¶ Una pietà lo animava per questa creatura

nel pomeriggio, tenendo sempre lo stesso contegno, anche la

nelle fibre: coloro che lo avevano visto di mattina

Serenamente, biancovestita, Laura Acquaviva lo vedeva partire, senza domandare

e dove andasse: quando lo aveva salutato, ella ritornava

da confidargli un segreto: lo seguiva con l'occhio

motto, col gesto, con lo sguardo. ¶ Sì, per quello

alle quattro. Le fanciulle lo aspettavano ogni giorno, Laura

il pretesto per andarsene lo trovava sempre. Era una

di essergli spiaciuta. Essa lo sapeva, di spiacergli ogni

ella diceva, pregandolo, con lo sguardo. ¶ - Nulla deve essere

contro Cesare Dias, poichè lo aveva sempre ritenuto un

conduce questo regime? Voi lo sapete, a che conduce

più larghe, più affettuose, lo guardava con l'occhio

freddamente. ¶ - Per carità, non lo nominate! - supplicò, affannando. ¶ Cesare

era un uomo onesto, lo dovete credere adesso, o

dovete credere adesso, o lo crederete poi... ¶ - Giammai, giammai

crederete poi... ¶ - Giammai, giammai. ¶ - Lo crederete. Debbo rendergli giustizia

seria. Anna. ¶ Avvilita, con lo sguardo basso, ella non

dubbio. Ma colui che lo aveva sciolto tanto fortunatamente

capo chino, tenendo raccolto lo strascico di broccato, e

serbavano innanzi alla gente, lo stesso contegno silenzioso della

impercettibile che Anna non lo vedesse. Anna trasalì e

Anna trasalì e seguì lo sguardo di Laura. In

prese l'occhialino e lo puntò sul palco delle

in quel palco; se lo spettacolo della scena la

occhialino di madreperla iridiscente, lo fissava sul palco delle

che veniva dai corridoi. Lo scricchiolìo dei passi e

aveva amato, o che lo aveva amato; restavano coloro

donna stava assorta, udendo lo note del copri-fuoco

tempo passò? Giammai ella lo seppe. Due volte sua

rispose. Invero, la teneva lo stupore caldo e molle

due parole il tutore lo presentò alle due sorelle

aver cento anni, per lo meno. Quanti cambiamenti di

di noi tutti: noi lo veneriamo, signorina - e accentuò

Starete male, per vedere lo spettacolo - disse costei. ¶ - Non

Anna rabbrividiva, pensando che lo sguardo di Cesare Dias

Dias, ogni tanto, posava lo sguardo o puntava l

persona che la umiliava. Lo specchio era alle sue

Dias riprese il ventaglio, lo schiuse, e se lo

lo schiuse, e se lo agitò sul volto per

i cuori, Anna sentì lo struggimento supremo, la consumazione

d'amore. Anna, torcendo lo sguardo dell'anima da

fiore innamorato, ma non lo trovò più: egli era

buttandosi alle sue ginocchia, lo scongiurava a non partire

lievemente i neri capelli: lo amava forse da prima

lana nera, e se lo tirò dalle spalle sul

dalle spalle sul capo, lo lasciò cadere fin giù

tendendo l'orecchio, acuendo lo sguardo. ¶ Niente, laggiù. La

Per non far cadere lo sciallo, lo teneva convulsamente

far cadere lo sciallo, lo teneva convulsamente stretto al

camminando piano. Battè contro lo stipite della porta, fra

di sonno duro, ella lo sapeva; e si fidava

mano, attirandolo a sè, lo invocò di nuovo: ¶ - Vieni

ella aveva lasciato andare lo sciallo, che dalla testa

quell'ultimo colloquio, pure lo strazio dell'unica donna

donna che aveva amata, lo struggeva in tutto il

impeto di compassione amorosa lo assalì. Le prese le

staccò da lui e lo respinse indietro, con un

scoppianti di dolorosa collera, lo sbalzava da una emozione

L'amore di Anna lo riempiva di felicità, ma

la prima volta che lo faceva - e le disse

Ma dovevo tentare, dovevo; lo avevo promesso a te

di fare uno scandalo. - Lo scandalo ricade su chi

scandalo ricade su chi lo fa, - ha detto lui

attacco ad esso, non lo lascio più. Chi mi

Costei la seguì con lo sguardo; poi, pazientemente, abbassò

siepi polverose che chiudono lo stesso sentiero che conduce

intorno, avendo quegli occhi lo sguardo interiore delle persone

dubbiezze sarebbero fuggite. ¶ - Io lo adoro, lo adoro - pensava

fuggite. ¶ - Io lo adoro, lo adoro - pensava fra sè

spiegazione delle ruine. Anna lo seguiva, anch'ella debole

non sapendosi più dominare, lo licenziò: esitante, egli non

di asportare nulla. Ma lo diceva con timidità, umile

pel braccio, domandandogli, mentre lo fissava nei buoni occhi

amore con Giustino, ma lo guardava con certi occhi

un'altra donna. ¶ - Non lo sospettare neppure. ¶ - Avrai... forse

dall'amore, traboccava. Ella lo guardava, lo udiva, stupefatta

traboccava. Ella lo guardava, lo udiva, stupefatta, arrestandosi dinanzi

con la sua voce. Lo guardò, soltanto, quell'uomo

Anna alle spalle, che lo forzava a levar la

ricordando - non puoi negarlo, lo so... Quando io ti

fuga e quasi quasi lo trascinava via, il cuore

una persona che non lo meritava... ma che ti

È una soluzione ridicola, lo capisco. Io sono il

ho torto. Tu... - e lo guardò in faccia, saettandolo

alle guance, alle tempia: lo guardò uscire, lo intese

tempia: lo guardò uscire, lo intese discendere le scale

Pompei, quasi aspettasse qualcuno. Lo vide Anna, poi, voltarsi

combatte nel cuore e lo sconvolge, attraverso la lotta

tessuti indeboliti, quasi consunti, lo avevano lasciato trapelare, e

silenziosa infermiera, Laura Acquaviva, lo rasciugava. La purpurea, in

della fanciulla, quasi rendesse lo spirito. ¶ Ma non morì

pietà a coloro che lo amavano e che lo

catastrofi spirituali, e tu lo riduci a una quotidiana

sei, tu, Cesare? ¶ - Non lo so. Ma se voi

Ma se voi me lo favorite, vi sarò obbligato

pietà, intendi? Io non lo sapevo, mio Dio, mio

a difendere Giustino Morelli. ¶ - Lo amavate veramente? Grazie del

l'avrei sposata, ve lo assicuro. ¶ - Ah, va bene

patto, dite la verità, lo accettaste. ¶ - Sì, lo accettai

verità, lo accettaste. ¶ - Sì, lo accettai - ella disse, precipitata

dell'avvenire... voi sola lo avete permesso. Convenitene, Anna

Se mi ci forzate, lo farò - disse lui, spietatamente

commettere una corbelleria, che lo aveva seccato, che assai

seccato, che assai più lo voleva seccare, adesso, e

e trovò per terra lo spillone d'oro, e

spillone d'oro, e lo passò nel nodo dei

sfiorava il muro, con lo sguardo vagante sul lugubre

testa un po' abbassata, lo stesso tremore di quella

persona che egli indovinava, lo turbavano, come giammai in

levò gli occhi e lo guardò: poi sollevò il

e non potendo distogliere lo sguardo inebbriato da quel

qui con voi, non lo nominate più... non lo

lo nominate più... non lo nominate... ¶ - Hai ragione - egli

egli soggiunse: - Eppure tu lo hai amato... tu lo

lo hai amato... tu lo ami sempre... ¶ - No - diss

tranello. ¶ - Vedi bene, che lo ami veramente! - egli gridò

bisogno di sapere, tu lo amerai sempre, è vero

a quella donna che lo aveva visto delirare di

tu mi uccidi! ¶ Ella lo fissò, stralunata. Non capiva

soltanto. ¶ - È Cesare, non lo negate. ¶ - No - ella ripetette

Cesare è un infame, lo so - egli esclamò, poichè

cielo della stanza. ¶ - Non lo crederò, non lo crederà

Non lo crederò, non lo crederà nessuno, Anna. ¶ - È

corpo alla terra e lo spirito a Dio, quietamente

che ancora volessero vedere lo spettacolo dell'universo; in