parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato, 2015

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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2015
e i pompini. ¶ Mamma lo fissò, Non ti azzardare
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detto che avrebbe fatto lo stesso nella sua camera
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nei miei pantaloni, conteneva lo spasmo che non ero
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come occhi. Le donne lo fissavano mentre lui fissava
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per un mese, nessuno lo nominò finché mamma, servendo
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dalla borsa e se lo mise. Mi scompigliò i
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vale cento seni liberi. Lo intuii più avanti, se
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intuii più avanti, se lo avessi saputo quel giorno
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il bottone cedette. Mamma lo raccolse, io chiesi alla
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economia del paese che lo aveva riaccolto. Lui e
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madre un costume nuovo. ¶ Lo indossai il giorno della
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avrebbe portato un’amica. Lo aspettammo sotto casa con
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Tu es adorable – Marie lo sussurrò mentre mi pizzicava
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sussurrò mentre mi pizzicava lo zigomo – Il mare che
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suo libro preferito era Lo straniero di Camus. Pizza
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tira a sé con lo sgabello e invece di
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elastico del pigiama sforzava, lo abbassai. Feci attenzione al
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tengo stretta. Anche lei lo fa, mi tiene stretto
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conto mio, insistette e lo raggiunsi. ¶ – Facciamoci un bagno
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Anche papà li fissava, lo presi per un braccio
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per un braccio e lo trascinai in acqua. Ci
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di entrare mi sorrise. Lo ignorai e diventai camaleonte
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tenne viva la conversazione, lo sostenne Emmanuel e tutto
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un bicchiere e me lo porse. Il rimmel le
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volta. Quando accadde, lei lo chiamò a sé – Neanche
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spalla, mi voltai e lo vidi, mastodontico e stropicciato
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tremò la voce, ma lo dissi, avevo un accenno
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verso mio padre e lo abbraccia, lui la bacia
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stato anche il suo. ¶ Lo capii con il liceo
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un consiglio: Marsell, legga Lo straniero di Albert Camus
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casa per cena, mangiai lo spezzatino con i miei
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se non avevo letto Lo straniero; in classe ero
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estinguersi: le ragazze trattenevano lo sguardo su di me
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part time e noi lo vedevamo trangugiare le stesse
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della mia classe e lo adocchiavo dall’altra parte
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parte della strada con lo sguardo incagliato a terra
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Borg-Solomon sul Centrale. Lo svedese le diede di
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per uno sciopero e lo avevo trovato con due
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al mucchio c’era Lo straniero. Lo aiutai a
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c’era Lo straniero. Lo aiutai a stipare tutto
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sul cuscino di mamma, lo presi a pugni. La
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Impara da Giobbe, io lo ringraziai e lasciai il
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cambio otteneva monosillabi. Quando lo incrociai in mutande in
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gli chiesi se aveva Lo straniero, il libro che
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Ma irresistibile. ¶ Le chiesi Lo straniero. Lei si illuminò
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Tornò con il romanzo, lo protesse tra le mani
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tra le mani, me lo diede. – Leggi Camus e
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giornale. Invece accadde: finii Lo straniero in tre ore
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la possibilità dell’ingiustizia. Lo straniero era colpevole e
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in ritardo, quando arrivai lo trovai sull’attenti davanti
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altri libri cardinali, ma Lo straniero era arrivato dritto
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mi chiamò e io lo raggiunsi. Accanto a lui
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l’andamento del mondo, lo strutturalismo, la sua fidanzata
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morte dell’autore de Lo straniero: dietro l’incidente
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incidente d’auto che lo aveva ucciso potevano nascondersi
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la paura della fatica. ¶ – Lo dici perché non hai
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Aveva ragione, e io lo sapevo. Ma non bastò
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cattedrale bianca in copertina, lo odorai, anche lui sapeva
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e dalla voce roca. Lo chiamai e gli dissi
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a scavare. – E tu lo senti, Marie? Verso di
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trovò un misero gonfiore. Lo accarezzò, massaggiò, scosse: lui
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e annuì con lentezza, lo aveva colpito. ¶ La veglia
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bicchiere di Pastis e lo levammo al soffitto decorato
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il proseguimento degli studi, lo scampammo definitivamente perché ci
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arrivai davanti alla chiesa lo urlai senza voce, – Perché
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uno era “Libé”. Ce lo presentò, si chiamava Luc
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che mi seguiva con lo sguardo. Fuggii per il
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chiamava Somerset, come Maugham, lo scrittore che Marie non
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e da solo, non lo rivelai perché il suo
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effetto era ogni volta lo stesso: quel film aveva
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avvolto intorno al busto, lo teneva fermo con una
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con una mano. ¶ Se lo tolse con cura e
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tolse con cura e lo ripiegò. Si mostrò. ¶ Era
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fatto del mio avvenire. ¶ Lo comunicai a papà durante
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in due bicchierini. Me lo allungò, – A te, mon
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Mi voglio operare, e lo farò per i miei
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disse che aveva affrontato lo stesso dilemma in adolescenza
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si esauriva. Per sfogare lo spasmo mi affidai alla
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nudo un’erezione. Abbassai lo sguardo per ammirarlo: il
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Papà morì in autunno. Lo trovò la donna delle
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barella di metallo, indossava lo stesso tipo di telo
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Sarai con me. ¶ E lo baciai sulla punta dell
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piccolo crocifisso di ferro, lo conservai, e delle monete
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mie priorità: Lunette e lo studio. La difesa del
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e mi seguiva con lo sguardo mentre servivo ai
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sfiorò il tavolo con lo stupore di una bambina
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un’altra gerarchia estetica. Lo trasformai in vanto. ¶ Gli
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due anfibi neri. Rivolse lo sguardo alla Tour Eiffel
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fotografia scattata sulla Marmolada, lo sguardo sognatore e i
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di gerbere e io lo lasciai a Monsieur Marsell
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significa stare in bilico. ¶ – Lo leggo ogni volta che
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quant’è che non lo apriva. ¶ – Da Emmanuel. ¶ Così
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manteneva la famiglia facendo lo spaventapasseri, Lunette mi baciò
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la lingua morbida. Ricordo lo spavento che si faceva
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Perché fosse accaduto me lo rivelò Somerset Maugham nel
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certo, cosa devo fare? Lo guardavo nella fotografia della
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rettitudine del protagonista Morris lo facesse crepare sotto la
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senza abbassare la testa lo massaggiò. Mi doleva da
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da quanto era pieno. Lo tirò fuori e mi
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da parte con cura. Lo strinse, e io vidi
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niente altro, fosse esistere. Lo sentii fremere tra le
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bloccò. Mi confinò contro lo schienale e chinò la
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e chinò la testa, lo fece sparire in bocca
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y Libero, vas-y, lo rimangiò e io balbettai
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balbettai che stavo venendo. Lo prese in mano e
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prese in mano e lo agitò, mi inarcai sulla
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esterno più dell’interno: lo scrissi nel quaderno di
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di Lupin per tradurre lo sconquasso di quella notte
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cosa? – domandai. ¶ – Moi-même, – lo ripeté in italiano, – Me
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fatto, il mai avuto, lo sfioramento eterno: aspettavo il
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mano per sostitui­re lo chef ammalato con ricette
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misoginia di Simenon che lo rendeva un narratore parziale
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mais oui, e me lo concessi. Non parlammo per
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e davano penombra. Abbassai lo sguardo e la vidi
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e mi feci guidare, lo strisciai sulle grandi labbra
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a destra e io lo fissai sparire in quella
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nel quaderno di Lupin, lo lisciò piano, e rimise
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le mie. Quel giorno lo feci nella mia cameretta
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mamma ed Emmanuel. Lunette lo fece, mi liberò, e
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Una prima persona plurale? Lo chiesi a papà: dalla
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lei diceva di fare lo stesso, certe volte chiamava
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senso di colpa e lo sgomento di chi, incredibilmente
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davo voce alla contraddizione. Lo chiamavo Il lato insospettabile
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sia io che Lunette lo ignorammo. Lei rovistava in
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un foglio di carta, lo divisi in dieci pezzi
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febbre di Lunette: per lo stile dei newyorkesi, per
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dava estasi. ¶ – Pourquoi? ¶ – Non lo so perché. ¶ Rimase sovrappensiero
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Martini e mi godetti lo spettacolo. ¶ Mio padre era
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poteva intorbidirlo. E lei lo fece. Ballò spostandosi di
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appoggiava all’altro e lo guidava. Fissai lui, la
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e le gambe convergono. Lo fissai, delicato e ambiguo
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irreversibilmente disperso. Anche Lunette lo stava fissando. Si avvicinò
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tempo. E lei, lei lo aveva fatto? ¶ Si voltò
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incredulità per esserci riuscito lo gettava nel visibilio. ¶ Aumentai
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e ansimò senza fiato. Lo aveva preso in bocca
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in bocca o no? ¶ Lo bisbigliò: Un petit peu
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abbandonò Maugham e non lo sostituì con niente. Se
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della Statua della Libertà. Lo chiamai un venerdì sera
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pomeriggio di neve sciolta. Lo strattonavano, lui da una
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di estradizione degli extracomunitari. Lo strappo difficile avvenne con
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storico. Il proprietario era lo stesso che ci aveva
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più qualche straccio. Ero lo straniero in patria. ¶ Avevo
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sfrutterò questa emancipazione e lo farò. Parola d’ordine
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Oscuro? ¶ – A letto. ¶ Anna lo completava, me l’avrebbe
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estinta. Andava peggio con lo studio. Negli ultimi due
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era trovare una fuoriuscita: lo sport (illusione da sempre
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sradica il destino quando lo crediamo irreversibile. Si palesa
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palesa quatto, infimo, decisivo. Lo avvertii al parco Ravizza
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qualche giorno prima: imboccai lo stradone e incontrai la
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infilai nella tasca interna Lo straniero. Mi presentai alle
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gli occhi da topo. Lo sistemammo sulla pedana. Aveva
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Soprattutto di Monsieur Marsell. Lo pensavo sempre, non lo
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Lo pensavo sempre, non lo nominavo mai. La sua
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tirai fuori il portafogli. Lo aprii e dal soffietto
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speranze. Papà amava Dickens, lo scrittore dei sogni realizzati
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colleghi al bar convenzionato. Lo studio doveva fornire una
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un’umanità così pregna. Lo capii a fine giornata
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capii a fine giornata: lo Studio Leoni stava valutando
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e, a suo dire, lo scalpo di trecento donne
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McEnroe, il tennis non lo convinceva. Gli dissi di
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che ero lì. Me lo diede e disse – Ci
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durante il servizio, me lo trovavo semplicemente lì, lui
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un bicchiere prima che lo rompessi, mi ammorbidiva un
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chiese come mi chiamassi. ¶ Lo guardai stranito. ¶ Insistette: – Come
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pesava, come mi atterriva lo studio: mancavano sette esami
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una brutta bestia, Libero. Lo so bene, Frida, sono
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Il filo del rasoio. Lo lesse in un fine
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era sporco di sangue, lo coprì di nuovo, prese
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rue des Petits Hôtels, lo sgabuzzino dei Deux Magots
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mondo, e avevano tutte lo stesso odore: di vivo
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io quel giorno non lo confidai a Frida, né
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tra un privato e lo Stato. Frida si allungò
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per ridarmi il libro, lo rifiutai: era un regalo
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la cenere borghese. Rischiai. – Lo faresti? ¶ – Scrivere un libro
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il suo, – Chi non lo farebbe? ¶ Così mi tornò
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archetipi infantili, tanto più lo stesso luogo sarà in
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mio luogo emotivo, non lo abitavo da troppo. Da
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bastoncini di Capitan Findus. Lo fissai leccare le due
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e che l’idea lo eccitava e lo atterriva
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idea lo eccitava e lo atterriva. Sarei andato a
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mia solitudine era massiccio. ¶ – Lo so, LiberoSpirito. ¶ Lo guardai
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massiccio. ¶ – Lo so, LiberoSpirito. ¶ Lo guardai. ¶ – Io e te
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Aveva deciso di tuffarsi lo stesso per incoscienza e
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Se la tua amica lo avvertirà, allineerete i pesi
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i suoi genitori non lo avevano più accettato in
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feci salire e ricordo lo sforzo di continuare a
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E la nostra forza? Lo stavamo deludendo. Disse che
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diceva di andarmene. Entrai lo stesso. Lei non si
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era quasi rimarginato, se lo tormentava con l’unghia
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le appoggiai sui palmi Lo straniero. ¶ – È per questo
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che sono qui – dissi. ¶ Lo guardò. ¶ – Per questo romanzo
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corso di Porta Romana, Lo straniero l’aveva fulminata
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Le chiesi di sedersi, lo fece, poi mi trascinò
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ciglio del letto e lo accarezzò, quasi non lo
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lo accarezzò, quasi non lo toccava, lo impugnò di
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quasi non lo toccava, lo impugnò di colpo con
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presi, durò un attimo, lo splendore del suo sedere
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Aspettai che si cambiasse, lo fece canticchiando il suo
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l’effetto iniziale fu lo stesso, gli italiani si
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tracce della mia solitudine. Lo fai per mia madre
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per mia madre, Marie? Lo faccio per noi, Libero
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era il qualcosa, come lo sarebbe stata la passeggiata
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l’unica volta che lo vidi in imbarazzo. Si
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un lembo di lenzuola. Lo sollevai appena, e fu
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specie di paura. Me lo disse a colazione, mangiando
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Voilà, il peccato originale. Lo disse mentre sfilavamo per
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e la sciarpa che lo strozzava come un boa
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rivedermi. Le dissi che lo ero anche io. ¶ Riattaccai
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amore. Dissi che non lo sapevo, era tutto aggrovigliato
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tutto aggrovigliato. ¶ – Un segno – lo disse in italiano. – Un
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era stata il ponte. Lo capii scendendo in Porta
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inclinazione al sacrificio. Me lo raccontò mentre eravamo in
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che per certi versi lo era, legata a una
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2015
e la sua famiglia. ¶ Lo chiamai e mi autoinvitai
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a metterla in moto. Lo raggiunsi e mi accorsi
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Giorgio ad accoglierlo e lo ringraziò per l’aiuto
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eravamo sul retro, poi lo accompagnò nella stanzetta chiusa
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tenere gli occhi aperti, lo stupore pesava su questo
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versò lacrime, non fiatò. Lo fece sua madre. Lui
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scomposte. Aveva nostalgia per lo sposo perduto, e curiosità
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inutili, lui aveva fatto lo stesso con la sua
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a freccette. I clienti lo chiamavano Gengiva perché le
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lui soffriva dell’Aiz, lo pronunciava così, e l
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io il preservativo non lo sapevo mettere. Però avevo
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aveva colpito per come lo faceva sentire a suo
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pantaloni e mi spogliò. Lo sentii indurirsi. ¶ – Hai il
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verso giusto del profilattico. Lo premetti contro la punta
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contro la punta e lo feci scendere a metà
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opera e io me lo fissai. ¶ – Proviamo ancora – Marika
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la mia negritudine, me lo accarezzava e io allungai
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poco alla volta io lo vidi sparire nel triangolo
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da me. E io lo vidi, bianco e sottovuoto
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Mario insistettero perché almeno lo assaggiassi, intervenne nonna Olivia
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Scesi dalla Bmw e lo ringraziai. Mi incamminai inquieto
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molto? ¶ Disse che non lo sapeva, l’avvertii che
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cui mi aveva colpito. Lo sforzo proteso e il
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si legò i capelli. ¶ – Lo faresti? ¶ – Libero, sto lavorando
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tra la fodera e lo scamosciato, la L e
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intimidì, mi voltai verso lo studente che se ne
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alle matricole – disse e lo fece ancora, si spostò
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polvere, mi sentivo innaturale. Lo confidai ad Anna. ¶ – Quanti
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Blu e “la Repubblica”. Lo sfogliò alla penultima pagina
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tra pietre del Quattrocento. Lo attraversai e rallentai fino
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disturbato fino alle sei. ¶ – Lo chiamo io dall’osteria
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al bancone. Gli lanciai lo straccio, Jamais, mai perdio
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è vero? Anna me lo chiese con la bocca
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polvere da Mentre morivo. Lo misi in valigia. ¶ Atterrai
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ancora e ancora, io lo riconobbi: ero a casa
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della Ville Lumière, cobalto, lo guardai ancora quando emersi
250
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laureande di Chimica. Contemporaneamente. ¶ Lo fissai. ¶ Raccontò che facevano
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2015
e gli Stati Uniti, lo stesso a cui avrebbe
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2015
con loro che se lo contendevano. ¶ – Com’è stato
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2015
qualcuno? ¶ Disse che se lo avessi chiesto una seconda
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con tutta probabilità era lo stesso sospetto che allontanava
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senza malizia e lei lo aveva sentito. ¶ – Tu as
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uno studente e spostò lo sguardo sulla finestra che
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guardarmi un momento. Tentennò, lo fece, si distolse subito
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per la seconda volta lo stupore. Sussurrò che non
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verso la porta, guardava lo spiraglio della sua camera
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anche io adesso guardavo lo spiraglio del mio trauma
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tua lotta all’illusione? Lo pensai, poi forzai qualche
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i due pouf, mancava lo specchio con la trousse
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e l’aria serafica, lo appoggiai sulla scrivania e
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presi un foglio A4, lo infilai nella Olivetti. Scrissi
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la seduzione e dove lo consumavo: arrivai ad accoppiarmi
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voglie senza filtro. Allargai lo spettro ormonale alle donne
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interessi, contraddizioni. Stavo pretendendo lo stesso copione sentimentale, l
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2015
gli studenti avevano iniziato lo sciopero della fame, continuai
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Pasticciaccio controvoglia e quando lo aveva finito si sentiva
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2015
con il “Corriere” e lo riaprii alla pagina degli
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2015
storia di indiani, me lo ripetei, e mentre me
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ripetei, e mentre me lo ripetevo impalato e in
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il volto spaurito e lo sguardo che cercava la
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2015
son Libero. E io lo sentii, il piccolo coraggio
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con cura il giornale, lo lisciai e feci coincidere
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2015
feci coincidere gli angoli, lo arrotolai nella tasca dietro
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giornale e chiesi permesso, lo aprii sulla scrivania, presi
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2015
telefono squillò a lungo. Lo ignorammo, scattò la segreteria
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che stavo avendo, ero lo stesso che lui non
280
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Il commesso di Malamud. Lo feci incartare e sul
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Alle sette in punto lo diedi ad Anna in
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appuntamento fisso del lunedì. Lo chiamammo i Lunedì al
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Mario l’aveva etichettata. Lo sentivo, e ne ero
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mentre tutta la tribù lo cercava. Affe mi scrutava
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Infine la nuvola che lo portava in cima alla
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varcato la malizia con lo zampino di Monsieur Marsell
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che fosse troppo tardi. Lo disegnai e feci scrivere
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tirò fuori il giornale, lo sfogliò fino alla pagina
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sarei sfuggito. Gli diedi lo Chardonnay e lo ringraziai
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diedi lo Chardonnay e lo ringraziai, ma non avrei
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il tuo amico. ¶ Giorgio lo ripeté nei giorni che
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accettato da poco che lo spingessi in carrozzella, vagavamo
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possibilità di Anna. Scacciai lo sciame femminile rimasto e
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Tentennò, venne e me lo presentò. Si chiamava Giulio
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ed era proprio lui. Lo ricordavo in una fotografia
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numero di telefono. Me lo scrisse sul volantino pubblicitario
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Domandò se stavo bene. ¶ Lo guardai. ¶ Si avvicinò, – È
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separazione dei genitori, e lo comparammo alla parabola di
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madri si scagliarono contro lo scrittore americano, Assassino!, mentre
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di me e fece lo stesso, mi disse di
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tra i capelli bagnati, lo feci ancora. Le sfilai
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voracità ed eleganza. ¶ Avvertimmo lo stupore di quei giorni
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cosa stava succedendo, e lo ignorammo: era alchimia della
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Aspettammo l’imbrunire e lo portammo al parco Sempione
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altro, Lorenzo avanti con lo zaino tra le braccia
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e profonda. Lorenzo aprì lo zaino e tirò fuori
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e un orecchio pendente. Lo presi in braccio, era
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con il naso asciutto, lo accarezzai sul collo nel
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nel punto in cui lo accarezzavo mentre lo tenevo
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cui lo accarezzavo mentre lo tenevo con me in
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Vespa. Aveva dodici anni. Lo baciai sulla schiena, Bonne
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sulla schiena, Bonne nuit, lo appoggiai sul fondo della
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mi allontanai un poco, lo accarezzava, lo accarezzò non
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un poco, lo accarezzava, lo accarezzò non so quanto
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si accovacciò e io lo vidi pregare. ¶ Ci commuovemmo
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bastava sentirlo felice, e lo era, trovarlo dritto nella
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nella sua rotta, e lo trovai. Mi chiese se
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fosse stato anomalo. ¶ – Richiamala. ¶ – Lo farò. ¶ – Richiamala adesso. ¶ La
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prese il Panasonic, me lo offrì – Di’ a tua
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Lei non voleva che lo sapessi, Emmanuel aveva infranto
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incontro con Anna. ¶ – Mario lo sa? ¶ – Ancora no. ¶ E
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lui stesso voleva insegnare, lo sapevo? Non c’era
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le piacesse di me lo doveva al tavolino che
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imprevedibile. Dissi che non lo sapevo. Lei invece era
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letteratura. E lei come lo aggirava? Con il sesso
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nostro silenzio, e ce lo portammo dietro fino a
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di Simenon in cui lo scrittore mette a nudo
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temperate allo stesso modo. Lo raccontai ad Anna, lei
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macchina da scrivere. Alzai lo sguardo, Anna piangeva di
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se tu, Libero, avrai lo spirito per approfittarne. E
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gruppo dei Deux Magots, lo stesso sentimento di possibilità
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mentale era il benvenuto, lo sottoscrivevamo, quello effettivo una
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possibilità che ci sfiorava. Lo capii con una collega
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un’altra Anna me lo mostrò. Sentii all’improvviso
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più solitaria della vecchiaia, lo scrisse diciannove giorni prima
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fosse la mia libertà, lo pensai mentre la guardavo
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chiesi di sposarmi. Non lo decisi, lo sentii una
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sposarmi. Non lo decisi, lo sentii una mattina in
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di incastonare la nostalgia. Lo guardammo mentre ci ingozzavamo
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astuccio della gioielleria e lo aprii davanti a lei
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di pensieri, dopo che lo invitammo al matrimonio. La
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cercata sotto casa. Io lo avevo chiamato e gli
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alticci dall’osteria e lo facemmo in piedi, lei
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mano al dottor Lévy. Lo ringraziò, Merci beaucoup pour
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aspettò il punto successivo. Lo giocò come fosse l
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Marsell tutte le settimane. Lo seppi solo allora. Avevano
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schiavo, è come se lo sono perché lavoro tutto
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alto della prima libreria. Lo nascosi lì a un
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romanzo di Harper Lee. Lo rimisi a posto, l
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più breve del libro. Lo recita Vardaman, il figlio
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mangiato la shakshuka? E lo Yad Vashem? Mi confidò
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che andai da Giorgio, lo trovai che buttava pane
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l’appoggiò su Lupin. ¶ Lo devo ad Anna, e
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Anna, e di mamma. Lo chiamammo Alessandro, non per
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genitoriale paziente e divertita. ¶ Lo presi in braccio e
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presi in braccio e lo fissai, un cosino già
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mia prima persona plurale. Lo lasciai a sua nonna
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nonna, in quei giorni lo tenne più di tutti
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sulla poltrona e se lo accomodò in grembo, gli
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cantò una nenia che lo fece addormentare, poi gli
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per farlo ruttare e lo rimetteva nella culla. Una
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conoscesse la Ville Lumière. Lo avrebbe portato ai giardini
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nell’ultimo colloquio con lo psicologo dell’associazione aveva
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così disse a Emmanuel. Lo pregò di non accompagnarla
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rue des Petits Hôtels. Lo baciò con passione sulla
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del suo personaggio, inscenò lo spettacolo finale a quasi
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responsabilità l’associazione e lo staff che l’aveva
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come da sue volontà. Lo celebrò padre Dominique, che
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padre Dominique volle che lo facessi dall’altare. Mi
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la prima volta che lo scoprii, che Addie Bundren
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lettere d’addio. Non lo raccontai nemmeno ad Anna
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vassoio ricoperto di stagnola. Lo tirai fuori, lo scoperchiai
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stagnola. Lo tirai fuori, lo scoperchiai e vidi che
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Uno era più corpulento. Lo presi, lo appoggiai sul
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più corpulento. Lo presi, lo appoggiai sul palmo e
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terra e io feci lo stesso con un altro
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con un altro cappelletto, lo appoggiai sul palmo e
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nostro figlio dalla culla. Lo portò tra noi, mi
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cosce da toro. Me lo sistemai pancia sotto sul
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doveva a Monsieur Marsell. Lo protessi lì, il mio
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un attimo ancora, poi lo riportai nella culla e
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la spogliai, lei fece lo stesso con me. Le
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la sua libertà e lo sguardo socchiuso, sentii che