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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Marco Missiroli, Senza coda, 2005

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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sarò fino a quando lo vorrò. ¶ Fino a quando
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vorrò. ¶ Fino a quando lo vorrò, lo vorrò, ¶ fino
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a quando lo vorrò, lo vorrò, ¶ fino a quando
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vorrò, ¶ fino a quando lo vorrò. ¶ 2. ¶ Pietro si accorse
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le mani gli bruciavano. Lo sentì avvicinarsi dai colpi
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il piccolo coltello e lo aprì. ¶ Adesso non c
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vecchio gli aveva levigato. Lo bloccò, strisciando la lama
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sentì delle gambe che lo pestavano sulla schiena e
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me li rubano. ¶ Non lo sapevo che era tardi
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che era tardi, non lo sapevo per niente e
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carta d’argento. ¶ Quando lo faccio arrabbiare, papà dice
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del mondo. Adesso non lo dice più e mi
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ricadendo senza rumore sopra lo spicchio di limone al
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collosi. ¶ Un odore dolciastro lo raggiunse. ¶ Pietro sollevò lo
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lo raggiunse. ¶ Pietro sollevò lo sguardo. E se le
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svuotata, gli occhi lessi lo fissarono e lui fissò
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di quell’acqua sporca. Lo schiacciò contro l’unica
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di corazza rimasta intatta. Lo incastrò dove non poteva
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di una nuova forchetta lo cercarono. Una, due, tre
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il braccio. ¶ Gli aculei lo punsero di nuovo. Entrarono
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dolciastro e subito aspro lo invase. Pietro restò per
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azzurri e sottili che lo fissavano seri. E a
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fosse quella cosa che lo stava mordendo dentro. Gli
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madre corse ad abbracciarlo. Lo strinse forte, ma il
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Un rumore secco che lo separò da tutto quel
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era entrato, suo padre lo aveva fatto subito mettere
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dei quadri vecchi che lo fissavano dalle pareti, finché
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pareti, finché il corridoio lo portò alla sua stanza
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affacciò sul corridoio vuoto, lo percorse al passo di
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da una disperazione che lo fece guardare lontano, oltre
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quasi di fronte. ¶ Nino lo scostò passando da pianta
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occhi arrossati che ora lo guardavano straniti. ¶ “Nino! Le
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hai fatto arrabbiare.” ¶ “Non lo sapevo che era tardi
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tieni, le mosche?” ¶ “Non lo sapevo che era tardi
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che era tardi.” ¶ “Non lo sapevi perché non guardi
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e tu devi fare lo stesso.” Il vecchio svuotò
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entrò in bocca e lo riempì tutto. Pietro conosceva
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ma questa volta non lo imitò nella sua camminata
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antenna tutta storta. Pietro lo riconobbe subito. Era il
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sedette e aspettò con lo sguardo fisso sul lavello
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accanto alla finestra, aprì lo sportello e prese la
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con le fragole. Se lo trovò improvvisamente vicino al
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profumo della mollica fresca lo raggiunse. Era di pasta
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la portò alla bocca. Lo stomaco divenne piccolo e
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vuole che ci vado lo stesso. Me l’ha
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siccome non arrivava, provò lo stesso: “Togli due e
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Il silenzio che seguì lo convinse di avere sbagliato
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il libro a sé. Lo chiuse di scatto, e
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a toccarsi. Ogni tanto lo sguardo alla finestra, dove
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l’armadio, quando Pietro lo aprì per prendere il
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schiacciava al terreno e lo spaccava. Si appoggiava sull
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tra i palmi. Poi lo guardò: “È grandissima!”. ¶ Pietro
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le mani strette. ¶ Pietro lo rincorse e insieme si
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il rettile sul legno, lo schiacciò appena. “Vai! Taglia
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la coda. Quando Pietro lo vide arrampicarsi senza fatica
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fermare la luce che lo accecava. Guardò meglio: Luigi
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più in alto che lo fissava e sorrideva. ¶ Mancava
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Cercò di legarli, con lo sguardo sempre fisso sull
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l’azzurro del cielo lo bucava. ¶ Pietro schiacciò la
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Alzò la testa. Luigi lo guardava e lui iniziò
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mano sulla testa e lo accarezzò piano. ¶ “Ora andiamo
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al suo fianco che lo fissava. Allungò le gambe
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ricresce,” disse Luigi. ¶ Pietro lo guardò: “Tra due giorni
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mi ha detto che lo devi dire a tuo
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assorbito il giorno e lo stesse rilasciando poco a
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casa e sul retro lo trovarono, il telo di
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l’orologio. Suo padre lo teneva tra le dita
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verso suo padre e lo vide lanciare la sigaretta
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mano sulla testa e lo accarezzò. ¶ “Bene, grazie.” ¶ “Come
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di suo padre che lo lisciava. E ancora sul
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si voltò indietro e lo vide di schiena. Era
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via, oltre la fontana. ¶ Lo conosceva bene. Avrebbe aspettato
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Un pochino ha bruciato lo stesso ma io sono
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era anche Nino. Io lo sentivo dal corridoio e
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al centro del tavolo. Lo sollevò subito pieno, con
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nera del pollice. Fece lo stesso con l’acqua
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entrò in bocca e lo spinse via. ¶ Nino lo
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lo spinse via. ¶ Nino lo scansò, versando l’azzurro
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e due le mani. Lo strinse, il vetro bagnato
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braccia tese, e quando lo rovesciò vide quel mare
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al mestolo. Nino se lo passava sulla pelle fischiettando
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il cucchiaio di legno. Lo andò a prendere e
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andò a prendere e lo girò e rigirò nell
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il gorgo nel secchio. ¶ “Lo conosci tuo padre, sai
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fiori secchi da matrimonio. Lo fissò a lungo, poi
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porta, uscì sbattendola. ¶ Nino lo guardò filar via. Vide
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Prese la rincorsa e lo bucò, stordito dal profumo
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profumo e il morbido. Lo sollevò e lo fece
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morbido. Lo sollevò e lo fece volare. Il fresco
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fece volare. Il fresco lo toccò e gli restò
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carica la coperta rossa, lo incornò. Lo oltrepassò facendolo
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coperta rossa, lo incornò. Lo oltrepassò facendolo girare intorno
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era appeso. Subito dopo lo raggiunse una voce: “Signorino
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sulla pelle bagnata per lo sforzo. ¶ Si avvicinò all
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telo. Ci girò intorno. Lo toccò e la polvere
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gli restò sulle dita. Lo afferrò tra le mani
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come per strapparlo e lo tirò a sé con
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la leva del cambio. Lo stavano aspettando. Perché lui
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il suo peso. ¶ Richiuse lo sportello. In quel momento
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premeva contro la gamba, lo appoggiò sul sedile a
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da una folla che lo salutava dalle scalinate d
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scalinate d’entrata. Tutti lo acclamavano. Sua madre per
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altra. Pietro gli aprì lo sportello e lui salì
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cancello era già aperto. Lo oltrepassò lento lento e
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li guardò. Loro fecero lo stesso. Erano in quattro
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togliendosi i cappelli per lo stupore. Fecero qualche passo
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laterale li vide che lo stavano ancora salutando. Ormai
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sotto il sedere. Con lo sguardo indicò il coltello
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Ce l’hai tu. Lo sapevo.” Nino girò intorno
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Nino diventò più calmo. “Lo so come è fatto
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meno quelli che non lo ascoltano.” ¶ Pietro fece scattare
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E anche Nino fece lo stesso. ¶ Lasciò il coltello
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destra e a sinistra. Lo fece per molte volte
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della Bianca, non se lo fece ripetere due volte
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al cruscotto e non lo lasciò più. “Siamo velocissimi
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Più forte! Più forte!” lo incitava Nino. ¶ “Andiamo da
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nel vuoto. Il padrone lo aveva avvertito. Era stato
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Se ne restò con lo sguardo fisso al cruscotto
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punta del mento: “Luigi lo sa che ci devi
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con il suo coltello, lo lanciava e lo riprendeva
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coltello, lo lanciava e lo riprendeva al volo. “Se
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quelle dita sottili che lo stavano accompagnando dove non
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e Nino a volte lo sanno questo segreto, ma
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tristi e se papà lo sa s’arrabbia moltissimo
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arrabbia moltissimo. ¶ Io non lo dico a papà che
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dico forse papà non lo vuole più e così
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con le dita. Sfiorava lo schienale e con la
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braccioli, alti e spessi, lo chiudevano come in una
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al ristorante. Ancora me lo ricordo: l’ho portato
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molto meglio Aderita, te lo dico io!” ¶ “È tuo
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e poi tesa. Contorta. ¶ Lo osservò alzarsi di scatto
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di fronte al caminetto. Lo vide fermarsi e piegarsi
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sottili erano lì che lo inchiodavano. ¶ “È così che
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Più che a scuola. Lo capisci? Lo capisci?” ¶ Pietro
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a scuola. Lo capisci? Lo capisci?” ¶ Pietro annuì così
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sangue cattivo. E se lo hanno ammazzato hanno fatto
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occhi. ¶ 7. ¶ L’indiano arrabbiato lo guardava dall’alto. Aveva
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sarò fino a quando lo vorrò. Fino a quando
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vorrò. Fino a quando lo vorrò, lo vorrò, fino
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a quando lo vorrò, lo vorrò, fino a quando
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vorrò, fino a quando lo vorrò. ¶ Ti prego, Gesù
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volante. ¶ Si rannicchiò contro lo sportello e ogni tanto
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naso dentro e ce lo strofinava su e giù
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sedile. Poi una curva lo spinse bruscamente contro il
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occhi e Pietro se lo aggiustò. ¶ “Vengo a prenderti
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lei. E subito dopo lo baciò. ¶ Pietro tirò la
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chiamavano giardino. Ma non lo era affatto, era un
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scuri era accostato. Non lo toccò neanche, si spalancò
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grandi, da rana. Pietro lo aveva visto quasi sempre
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toglievano la cartella e lo aiutò, sfilando le braccia
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e imbronciata, sua madre. Lo guardavano attenti. ¶ Toni si
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di vecchio. Gli salì lo stomaco in gola. ¶ “Tieni
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uscirono fuori. Sapeva dove lo stava portando, ci sarebbe
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condominio. Il puzzo insopportabile lo costrinse a mettersi una
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cercava di non ascoltare lo squittio dei topi. Si
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rumore. Lui e Luigi lo chiamavano l’alveare. Era
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Luigi gli sorrise e lo raggiunse. ¶ Toni era già
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luce. ¶ “Voi aspettate qui.” Lo videro tornare indietro di
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agguantò un braccio e lo costrinse a guardarlo. ¶ Ripensò
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lassù, sospeso, disse: “Come lo sai che non succede
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scese, e aspettò. ¶ “Me lo sento… Me la fai
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s’arrabbia moltissimo!” ¶ “Non lo saprà mai… la tieni
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argento. ¶ “Ogni volta che lo vedo, suo padre mi
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il pasticcere non me lo voglio far ricordare! Mi
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Solo per tuo padre lo faccio. Che è un
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quale al pasticcere. Te lo dico io! E lo
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lo dico io! E lo sa anche tuo padre
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con voi. Vabbè che lo ha visto crescere… Non
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venne da tossire, ma lo sforzo gli morì in
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Tu, ragazzino, non te lo immagini nemmeno chi sono
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a quello corto. ¶ Tenne lo sguardo basso, sulla cartella
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un piccolo tonfo finale. Lo fece ancora per due
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quelle di Carmine. Pietro lo vide aprire il cassetto
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fermò. Di schiena. ¶ Pietro lo sentì tirar fuori qualcosa
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Frusciava e Carmine se lo fece passare e ripassare
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umido dei muri ammuffiti lo invase subito. Vide Luigi
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con il coltello!” ¶ “Io lo so come si fa
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rami secchi…” ¶ “Di ieri?” lo interruppe Luigi. “Avete parlato
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suo aiutante.” ¶ “Ma non lo viene a sapere!” ¶ “Sono
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posso.” ¶ “Ma noi non lo diciamo a nessuno!” ¶ “Se
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diciamo a nessuno!” ¶ “Se lo sa s’arrabbia e
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d’erba e se lo mise in bocca. Provò
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muro. ¶ Scattarono appena sentirono lo scoppiettio dei motori e
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va?” domandò Luigi. ¶ “Non lo dice mai.” ¶ Le due
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fu un attimo. ¶ Pietro lo guardò. Fissò per un
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quei rintocchi ancora dentro lo seguì. ¶ Gli scaffali di
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volte che suo padre lo aveva fatto entrare lui
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per la maglia e lo strattonò: “Richiudilo! Andiamo via
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di occhiali da vista. Lo richiuse, provò con il
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per un braccio. Luigi lo tirò proprio lì dove
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bambino è spesso qui, lo faccio più per lui
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di sua madre riempì lo studio. Pietro iniziò a
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si muovevano veloci e lo facevano come se non
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domandò Aderita sbuffando per lo sforzo. ¶ “Sì, è con
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afferrò il suo ginocchio. Lo strinse forte. ¶ “La madre
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domestica. D’un tratto lo strofinio del suo straccio
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La cosa gli azzannò lo stomaco. ¶ Pietro schiacciò l
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finì identico: perché non lo avevano sentito arrivare? Perché
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una carezza sulla guancia. Lo abbracciò fino a sentirne
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si asciugò sulle dita. ¶ “Lo imparerai prima o poi
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i gomiti, la luce lo accecò. Per un attimo
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porta tirandosi dietro Pietro. Lo strattonò una, due, tre
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di guardarla. ¶ Lei fece lo stesso. ¶ Lui si mise
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avesse mai sentito. Poi lo aveva visto rialzarsi con
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È mio il coltello, lo faccio io!” ¶ “Cosa? No
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ho presa io e lo faccio io. Passamelo subito
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che se non me lo dai entro due secondi
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braccio. ¶ “Grazie!” ¶ “Tu non lo sai fare.” ¶ Ecco qua
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orecchio bollente. Quel caldo lo faceva stare bene e
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nuovo l’erba. ¶ Nino lo fece scendere e si
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uomini morti.” ¶ “Quello, quando lo vedi, gira la testa
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parte…” ¶ “Papà vuole che lo guardo!” ¶ Nino bestemmiò. Poi
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a lavorare. ¶ “Io non lo conosco più tuo padre
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per un attimo. Nino lo raddrizzò con una mano
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bocca divenne irriconoscibile per lo sforzo, le forbici si
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dal vento leggero. Pietro lo guardò finire contro la
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no,” rispose, seguendo con lo sguardo la mano di
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musica. ¶ “È il jazz. Lo suonano i neri in
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le gambe da cane. ¶ Lo scoprì in mezzo alla
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il mento. ¶ Pietro scelse lo spicchio più piccolo, la
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Una boccata di fumo lo raggiunse. Tossì, chinando la
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vivo di quel posto lo investì. Sentì la frescura
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ci passò davanti, Pietro lo vide, era di un
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dell’uomo che quasi lo sfiorava. Lo stava fissando
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che quasi lo sfiorava. Lo stava fissando mentre parlava
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Toni si allontanò, loro lo sentirono andare via pian
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la spalla. ¶ “Se papà lo scopre si arrabbia!” fece
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arrabbia!” fece Pietro. ¶ “Non lo scopre, è un segreto
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non è nuova!” ¶ “Non lo vede per niente. Guarda
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ombra delle cantine. ¶ Pietro lo seguì, lasciando la porta
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lacci della cartella. Luigi lo aiutò, se la caricò
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le lesse: “Augusto Mitiello”. ¶ Lo ripeté: “Augusto Mitiello”. ¶ In
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dalla mano di Pietro. Lo guardò bene e disse
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è povero e papà lo aiuta.” ¶ “Forse sì.” ¶ “Forse
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pantaloni la colla e lo stecco di legno. ¶ Pietro
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Pietro entrò in casa. Lo ascoltò parlare, lo osservò
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casa. Lo ascoltò parlare, lo osservò muoversi, mangiare. Lo
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lo osservò muoversi, mangiare. Lo guardò prendere tra le
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amici e un segreto lo sapevano mantenere. ¶ Luigi lo
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lo sapevano mantenere. ¶ Luigi lo era andato a trovare
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mattonelle un po’ bucate. Lo straccio bagnato era diventato
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e gli aveva preso lo straccio dal secchio. Lo
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lo straccio dal secchio. Lo aveva strizzato con una
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maniche della camicia. Poi lo aveva visto avvicinare il
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infilando la testa tra lo schienale e il bracciolo
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pelle scricchiolante della poltrona lo tradisse. Tossì più volte
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in mano dei biscotti lo guardava felice. Altri bambini
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verso suo padre. Fumava. ¶ Lo guardò appoggiare la sigaretta
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perché tanto lui non lo dice a nessuno. Gesù
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era fermata solo quando lo aveva visto fissarla; gli
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madre era all’entrata, lo accarezzò e si chinò
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in vacanza…” Sua madre lo stava stringendo a sé
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Quando torna Nino?” ¶ “Non lo so, amore. Torna quando
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a topo di Toni lo fissavano stanchi. ¶ “È a
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stipite, continuò ad asciugare lo stesso bicchiere finché Toni
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sue carezze, per come lo guardava. Lei e sua
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Corse veloce, entrò e lo guardò strofinare la cassapanca
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strofinare la cassapanca bucata. Lo faceva con le mani
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È meglio questo.” Luigi lo tirò fuori: il manico
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era morto. Ma non lo hanno fatto vedere perché
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il coltello in mano. Lo stringeva così tanto che
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dalla busta. C’erano lo stesso foglietto e le
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protegga e benedica sempre.” ¶ “Lo conosci Giovanni Logiusto?” chiese
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ho detto perché non lo sapevo che andavo in
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vacanza.” ¶ “Non è vero, lo sapevi. Hai preso il
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il treno di notte! Lo sapevi!” ¶ “Non ne ho
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buoni del vecchio. Inchiodò lo sguardo sull’argento della
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tardi,” disse Luigi portando lo sguardo al palazzo verde
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barba bianca che quasi lo toccava. Poi quelle mani
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Poi quelle mani ruvide lo avvolsero. Sentì l’odore
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spalle, mentre le gambe lo portavano verso il fondo
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che dava sulla strada. Lo vide, con le sue
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appoggiate alla balaustra: Carmine lo stava fissando. ¶ Luigi dice
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tagliato molte code, moltissime. Lo aveva fatto per Nino
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sarebbe tornato. ¶ Forse Nino lo stava aspettando davanti al
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aspettare che suo padre lo chiamasse nel suo studio
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una sera, suo padre lo aveva cercato davvero: lo
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lo aveva cercato davvero: lo aveva fatto sedere sul
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sarò fino a quando lo vorrò. ¶ Fino a quando
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vorrò. ¶ Fino a quando lo vorrò, lo vorrò, ¶ fino
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a quando lo vorrò, lo vorrò, ¶ fino a quando
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vorrò, ¶ fino a quando lo vorrò. ¶ 18. ¶ Toni si raschiava
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a ogni passo. ¶ Pietro lo guardava imbrattarsi la mano
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vuote, l’oscurità. Non lo spaventavano più. Erano suoi
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quel momento quegli oggetti lo stavano fissando con i
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marroni e con sopra lo stesso signore con la
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delle due mani. Se lo avvicinò al viso, Luigi
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che uscivano e che lo attraversavano dalla testa fino
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piedi. Non stavano fermi, lo attraversavano e non si
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da giardiniere. Forse non lo ha pagato mai e
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gli scivolò dalle mani. Lo raccolse e si appoggiò
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punta del legno. ¶ Pietro lo guardò fare lo stesso
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Pietro lo guardò fare lo stesso lavoro di sempre
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volta, con meno precisione. Lo stecco vibrava irregolare e
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contro il pavimento sgretolato. ¶ Lo stecco con la colla
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la furia del padre lo spinse contro il muro
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polvere. Piangeva. ¶ Pietro non lo aveva mai visto con
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respiro affannoso e profondo, lo fissò. La tosse lo
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lo fissò. La tosse lo costrinse ad abbassare la
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si avvicinò deciso. Pietro lo attese fermo, chiudendo gli
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le strette scale che lo riportavano alla luce, rivide
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c’era sua madre, lo guardava mentre gli passava
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guardava mentre gli passava lo straccio freddo dappertutto. Lo
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lo straccio freddo dappertutto. Lo stendeva sulla pelle blu
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e su quella viola. Lo appoggiava appena, ma era
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a suo padre che lo aveva picchiato dopo che
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e che ora non lo voleva più. Pensava a
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silenzio fin quando lei lo baciò sulla fronte, poi
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fu davanti all’armadio lo aprì e prese la
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saldi i lacci. Poi lo baciò. ¶ “L’erba è
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d’un fiato. ¶ Lei lo guardò con gli occhi
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fronte alla fontana. Quando lo sentì che arrivava, ritornò
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ricominciò a vibrare. “Lui lo sa che l’abbiamo
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che l’abbiamo aperta. Lo sa. Gliel’ha scritto
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papà nella lettera!” ¶ “Sì, lo so,” fece Luigi, fissando
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papà. Quelli larghi.” ¶ “Non lo so se è ancora
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era sempre più vicino. ¶ Lo sentirono da subito. ¶ Luigi
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libro davanti a loro. Lo aprì, iniziando a leggere
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Ma fu come se lo vedesse, suo padre: con
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per poi ritornare con lo sguardo alla macchina per
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accorciava. Quell’affare funzionava lo stesso, anche senza Nino
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creduto che quel ronzio lo avrebbe riportato da lui
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uguale a prima. ¶ Puntò lo sguardo in fondo al
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la sala della televisione. Lo sguardo alla graniglia scura
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grinzosi e dipinti, che lo fissavano severi dalle pareti
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Così, all’improvviso, se lo trovò di fronte. Faceva
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vado io”. ¶ E subito lo vide uscire e scomparire
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brillava un po’. Lei lo guardava dritto dritto negli
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carne, viva, impaurita, immobile. Lo fece ancora e ancora
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bocca. Nient’altro. ¶ Pietro lo guardò fisso. Attese qualche
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mano il cucchiaio e lo immerse per metà nel
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porta. ¶ Pietro si voltò, lo guardò sorridere. ¶ “Sanguina, sanguina
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due cucchiai, il resto lo rimescolò nel piatto finché
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piatto finché Aderita non lo portò via. Sentiva lo
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lo portò via. Sentiva lo stomaco che bruciava e
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anni ¶ Nino ¶ Nino Marrazzo lo hanno trovato morto nei
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delle dita, leggero, gentile. Lo sfiorava sull’orecchio e
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disse Pietro. Sua madre lo baciò sui capelli, lo
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lo baciò sui capelli, lo abbracciò. ¶ “Non era andato
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tra le braccia, poi lo cullò ancora. ¶ “E anche
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abituarsi al nero che lo circondava. Allora distese il
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in fondo alla stanza. Lo seguì fino all’ultimo
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con il suo profumo. ¶ Lo portò via. Insieme si
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il buio ti vedo lo stesso e ora ti
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e dovete morire, perché lo decido io, perché adesso
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che si faceva lucertola, lo stringevano, lo schiacciavano. Lo
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faceva lucertola, lo stringevano, lo schiacciavano. Lo facevano a
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lo stringevano, lo schiacciavano. Lo facevano a pezzi, mentre
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si risvegliava e allora lo mordeva, lo graffiava, gli
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e allora lo mordeva, lo graffiava, gli faceva male
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Poi, entrò. Il russare lo investì, pesante e irregolare
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Pietro sollevò di poco lo sguardo: su tutto il
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tenda di veli che lo fissava, sentì che quegli
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sentì che quegli occhi lo avrebbero accompagnato. ¶ Il russare
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la stessa forza che lo aveva squarciato la prima
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diventare pesante e veloce, lo stomaco che si stringeva
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gettò dove poco prima lo aveva visto. E lo
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lo aveva visto. E lo trovò schiacciato a terra
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abbassato su di lui. Lo stringeva che sembrava spezzarlo
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gambe gli cedevano, lei lo aiutava a rialzarsi. ¶ Davanti
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un po’ la schiena. Lo tenevano stretto, non lo
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Lo tenevano stretto, non lo lasciavano. Lo trascinavano un
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stretto, non lo lasciavano. Lo trascinavano un passo dopo
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niente. Il vuoto che lo aveva riempito e gli
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padre: seduto sul pavimento, lo sguardo al muro, le
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la notte profonda se lo stava mangiando. ¶ Poi i
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è lontano e non lo lasciano andare più da
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E mamma ha detto: “Lo fanno venire quando papà
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attraversava. Non erano solo lo spavento e il desiderio
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spavento e il desiderio. Lo spavento di conoscere quanto
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sulla rivelazione dell’infanzia. Lo scrissi d’istinto, per
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rilegai il manoscritto e lo spedii a undici editori