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Tomaso Monicelli, Il viaggio di Ulisse, 1915

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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con spaventoso furore e lo colpì a morte. Quindi
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proprio cocchio di vincitore, lo trascinò – orrendo spettacolo – intorno
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eroi, e fra tutti lo splendidissimo Achille, onore delle
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al gran cavallo, tra lo stupore e lo sbigottimento
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tra lo stupore e lo sbigottimento della moltitudine. Armato
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ventre del cavallo, e lo colpì. Come fosse stato
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maestà di Priamo perché lo giudicasse. ¶ La folla, dimentica
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e vinti; se invece lo trarrete sulla vostra rocca
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L'incendio di Troia ¶ Lo stratagemma del re di
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dico che, se non lo fate, questo è l
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spiegò le vele verso lo Ionio, nel qual mare
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tre compagni di Ulisse lo guardarono, e parvero non
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aveva posato più volte lo sguardo sulla vicina isola
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nella terra dei Ciconi: lo zaino era pieno di
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al loro capo, così lo pregarono: ¶ «Concedi, Ulisse, che
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e i suoi compagni lo aspettavano, egli pasturava le
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che pareva una montagna, lo collocò contro l'ingresso
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si avvicinò a Ulisse, lo tastò e ancora chiese
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sorte maligna». ¶ Ulisse non lo diceva, ma aveva già
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che, con la spada, lo recise. Data la parte
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alzino quel palo e lo conficchino nell'occhio di
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di furberie. «Ebbene, te lo dirò. Ma tu non
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era stato posato; sollevatolo, lo spinsero con l'affilata
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Polifemo, e stando fuori, lo chiamavano e interrogavano: «Che
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Ciclòpi. La sua astuzia lo aveva salvato, coi cari
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sei superstiti non se lo fecero ripetere due volte
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schiena del bellissimo montone, lo fermò, lo trasse a
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bellissimo montone, lo fermò, lo trasse a sé, lo
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lo trasse a sé, lo accarezzò. Ulisse tremava al
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d'un monte, Polifemo lo roteò nell'aria e
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roteò nell'aria e lo lanciò contro la nave
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gli aprì il palazzo, lo colmò di gentilezze, volle
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per un intero mese, lo trattenne a farsi narrare
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racchiudeva i venti cattivi: lo nascose e lo legò
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cattivi: lo nascose e lo legò nel fondo del
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nave, scova l'otre, lo prende, lo porta davanti
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l'otre, lo prende, lo porta davanti ai compagni
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porta davanti ai compagni, lo slega... ¶ Ahi, sventura! I
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terra, circondarono Ulisse, e lo pregarono di ritornare dal
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del padrone dei venti lo videro, si meravigliarono molto
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ai compagni, i quali lo aspettavano con estrema ansia
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con estrema ansia. Appena lo videro, compresero che ogni
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afferrò uno e se lo mangiò vivo. ¶ Gli altri
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con la lunga asta, lo colpì sulla schiena così
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tuo nome, e sempre lo ripeteremo come quello d
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di gentile volto, e lo fermò: «Dove vai, o
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ristorarti del lungo cammino». ¶ Lo fece entrare e sedere
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Circe prese la verga, lo toccò sulle spalle, dicendogli
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i compagni. «Se tu lo odi, vorrai giungere con
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sui remi per sfuggire lo spaventoso stretto, che minacciava
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dove la bella Nausicaa lo salva. ¶ La Dea Calipso
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natante. Un vento fortissimo lo salva dall'altro mostro
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altro mostro Scilla, e lo ributta lontano, nel mare
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di Ulisse, per cui lo riconobbe e lo chiamò
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cui lo riconobbe e lo chiamò per nome. ¶ «Ulisse
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Ti farò felice». ¶ E lo condusse nelle grotte dove
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grotte dove ella abitava, lo vestì di preziose vesti
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vestì di preziose vesti, lo rifocillò con cibi prelibati
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bella». ¶ Ma Calipso non lo lasciava partire. ¶ «Amami e
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compagni». ¶ «Io ti giuro – lo confortò Calipso – che non
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saltò nella zattera, ella lo salutò con queste parole
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scatena sul mare e lo sconvolge. Ahi! ahi! Un
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galla: le onde infuriate lo coprono: egli ingurgita acqua
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alto fragore; l'onda lo prende, lo culla, lo
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l'onda lo prende, lo culla, lo lancia contro
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lo prende, lo culla, lo lancia contro uno scoglio
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ahi l'onda ritorna, lo riprende, lo strappa dallo
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onda ritorna, lo riprende, lo strappa dallo scoglio, lo
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lo strappa dallo scoglio, lo ricaccia in mare. ¶ Ed
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occhio, andò dal padre. Lo incontrò che usciva dalla
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sei uomo da poco, lo vedo. Perciò ti darò
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Dea, a lui benevola, lo avvolse di una fitta
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Ulisse, saziato che ebbe lo sguardo sulle meraviglie del
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della fitta nebbia che lo avvolgeva: ma la nebbia
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a tutti. Fu unanime lo stupore e il desiderio
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alla mia patria». ¶ «Te lo prometto, Ospite» gridò alto
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del suo profondissimo sonno, lo adagiarono sull'erba della
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sua patria: e non lo sapeva. Cara, cara Itaca
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della fata. La quale lo toccò con una magica
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suo vecchio padre Laerte lo aspetta, seduto sulla porta
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servo che, senza riconoscerlo, lo trattava con tanta umanità
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casa, Eumèo. I cani lo riconoscono e gli fanno
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ospite buono. E io lo ringrazio, e ringrazio anche
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anni di assenza, non lo riconosceva ancora, e rispose
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accompagnalo alla reggia. Io lo aspetterò». ¶ Eumèo non fece
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del palazzo di Ulisse, lo accolsero con false parole
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all'infinita sua tela, lo strinse al suo seno
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e uno dei Proci lo scaccia e gli lancia
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è ospite della reggia, lo fa chiamare da Eumèo
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si avvicina al padre, lo bacia, lo conforta a
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al padre, lo bacia, lo conforta a preparare con
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Penelope, la quale non lo riconosce e gli domanda
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d'arco. I Proci lo irridono e si oppongono