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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Verri, Le avventure di Saffo poetessa di Mitilene, 1782

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
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Omero, le quali me lo presentano colla bocca socchiusa
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gonna o del manto. Lo che egli ascrisse alla
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tuo viaggio, se te lo hai proposto verso altri
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ancor scintillante, dalla incudine, lo tuffano nelle vaste urne
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colui, che appena stringere lo poteva, siccome sbalzato dal
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qui condotta”. Così dicendo, lo tirò in disparte dietro
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il padre, che sempre lo aspettava con timoroso desiderio
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Calmato alquanto in Faone lo stupore, rivolse a Venere
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freccia mortale, che per lo contrario ripensando a quelle
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sé di nuovo rivolgendo lo stridore degli applausi. Ma
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il fischio de' flagelli, lo stridore delle rote e
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scoppiare in larghi giri lo stridente flagello. Ecco però
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ignudo. Una cerulea veste lo ricopriva sino al ginocchio
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e quindi rivolgendosi rapidamente, lo prese di dietro ai
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istesso spingendogli il petto, lo costrinse a vacillare ed
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colla speranza di sostenersi, lo abbandonò. Tutti acclamarono Faone
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quel cimento, altrettanto questa lo rimirava con placide pupille
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senza uscita. Ma forse lo spiacevole vantaggio degli anni
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sembri mortale a chi lo prova. Intanto è necessario
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il quale immergendo chi lo implora nella fonte istessa
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di un amore corrisposto: lo che a questa tua
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modo l'intelletto, che lo rendono ritroso e nemico
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gli occhi immersi con lo stelo reciso in un
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di lei canto e lo emulava colla cetra, nella
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loro un amaranto e lo rivolse verso di se
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ed ora sembra prolisso lo spazio di un momento
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nondimeno, per naturale dolcezza, lo esprimeva, commovendo l'animo
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domestico giardino. ¶ CAPITOLO VIII ¶ Lo sdegno di Venere. ¶ Soleva
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dal profferire spiacevole arcano. Lo che rendendo anzi più
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tormento di Amore e lo spavento della vendetta del
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tranquillissima l'aura, giaceva lo stanco agricoltore nell'arida
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lei divenuti pungenti quanto lo stelo delle rose, invocava
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diceva, e fors'anche lo sei; che quantunque immortali
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lamenti, Rodope le ricompose lo sparso crine, stringendolo con
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il mio, prima che lo vibrasse, in qualche sugo
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poche pene, io per lo contrario non so che
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avara dell'avvenenza, per lo contrario ricolmandone colui, che
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l'incenso, rivolse intorno lo sguardo e riconobbe a
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e ritrarlo da chi lo ricusa”. “Veramente, proruppe la
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fossi ingannato”. “Oh non lo credere, anima sincera, disse
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fanciulla; da cui poiché lo intese, uscì fuori. Saffo
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intese, uscì fuori. Saffo lo accompagnava con tenere pupille
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desideri, di cui tu lo hai riempito: perlocché almeno
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e a lui cortesemente lo recò, abbassando gli occhi
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che vie più leggiadro lo rendeva; “Se in me
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amante donzella, ma quasi lo stesso respiro, mentre ascoltava
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gliel'aveva concessa non lo studio di rettoriche dottrine
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se non quando ella lo alletti; che se fosse
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già totalmente distrutte. Bensì lo rimirava con sincero diletto
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al padre, e però lo guardava aspettando qualche accento
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ella, se ama Cleonice?...” “Lo dicesti, ripigliò Scamandronimo, né
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sono mortali; che se lo fossero, morremmo tutti in
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quali, benché tu non lo creda, ritroverai fra molti
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il mare, sia per lo splendore della bellezza, sia
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imperfetta pittura. ¶ CAPITOLO II ¶ Lo speco di Stratonica. ¶ Andavano
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monte, in cui vedeasi lo speco. S'immersero in
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quegli arcani riti, discoprivano lo squallore delle interne pareti
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averti indotta a vincere lo spavento d'innoltrarti in
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gli amorosi stimoli, che lo costringano a piegar l
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ne sentì, ma per lo spavento, la sorpresa fanciulla
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s'inchinava per invocare lo spettro, quand'ecco si
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le rocche. Si slanciò lo spettro verso una più
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la voce di chi lo reggeva al corso, ma
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udirono verso l'ara lo squillo di una stridula
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stessi eroi famosi per lo disprezzo della morte atterrire
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atterrire siccome bambini, io lo potrei agevolmente. Imperocché non
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invisibilità e le apparizioni: lo scopo de' quali prodigi
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esclamò, quant'altri mai lo fosse, per la fiamma
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di quello che Saffo lo fosse dopo gli oscuri
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con cui tenea fisso lo sguardo, si pose a
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le vele gonfie, ma lo trattenevano i promontori, che
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momento de' giorni è lo risvegliarsi, essendoché rinasce più
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Alle quali immagini fissò lo sguardo attentamente la fanciulla
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di quelle pene, che lo affliggono, perché nella trascorsa
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se vuoi ch'io lo dica, anzi codardo negli
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tanti secoli soffre su lo smisurato corpo il tedioso
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Etna, quando che prima lo avrebbe affatto leggiadramente mostrato
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dispiacevole l'intrapreso colloquio, lo pregarono di esporre la
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leggi, ora che esse lo sono così fermamente, più
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e maggiore, io ve lo confesso, diviene la mia
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focolare, non solo per lo tiepido conforto dell'igneo
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io credo che non lo troverai se non fra
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della virtù”. “Tu me lo rendi gratissimo con la
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amara gelosia, sorridevano per lo nascente di lui amore
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amante vicino, deliravi per lo ritroso e fuggitivo. ¶ Omai
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di lei, che attentamente lo ascoltava) che io vidi
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più della eguaglianza repubblicana, lo splendore della monarchia, di
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ripetuto del lontano gufo, lo stridere dell'unisono grillo
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di sonno, quando per lo contrario Eutichio lo protrasse
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per lo contrario Eutichio lo protrasse fino alle tarde
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ch'io non te lo narro, divenni servo, e
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alla fresca guancia, e lo sparso crine raccolsi e
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di nostra vita. Abbandonai lo stile, appesi la cetra
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Non dorme così tranquillo lo stanco agricoltore all'ombra
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così sorpreso, quant'io lo fui nello scoprire infedele
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infedele, restai io per lo contrario confuso dalla di
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ad udirne, intrepidamente prestava lo orecchio, simulando pietà del
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e decadute. E forse lo erano in parte, siccome
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Eutichio, in cui molto lo ringraziava della amichevole accoglienza
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sono infidi i Numi. ¶ Lo cantò quindi il giorno
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armonia de' carmi. Per lo che accesi gli animi
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altro; ed essa per lo più improvvisamente, siccome involontario
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certo che furono per lo meno due fanciulle rinomate
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di Scio, e finalmente lo sforzava il vento a
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i remi, e curvandosi lo stuolo intiero de' remiganti
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in meno ch'io lo narro fu assorto nell
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che potesse ben esprimere lo spasimo atroce di ascoltare
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misero stato in cui lo possiedi; getta su queste
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del liquido mare, geme lo spirito su la sponda
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detto o dire ve lo potranno questi, che ne
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già periva, chinandosi, me lo avvolse come fascia sotto
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che i casi divini, lo invitarono al riposo, siccome
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più che mai ritornata, lo seguiva co' sguardi avidamente
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momento del congedo, me lo avrebbero fatto ripieno di
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l'avesse resa immedicabile lo sdegno divino. Imperocché dov
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del vilipeso amore né lo sdegno verso il fuggitivo
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gli sguardi fissi su lo scritto di Faone, e
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scolpite”. E quindi osservando lo scritto che teneva Eutichio
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Ne' tempi sereni per lo contrario era ivi più
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e di seguirla con lo sguardo maestoso. Si chinavano
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infermità di Amore”. “Tu lo dicesti (rispose Saffo con
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confida. Ma se per lo contrario eseguirai quel sacro
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senz'altro dire, verso lo scoglio indicatole dal sacerdote