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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «lo»

nautoretestoannoconcordanza
1
1930
facemmo anche una croce; lo ritroverei tra cent’anni
2
1930
dissero i giovani. ¶ — È lo stesso, sotto questa veste
3
1930
Quelli della sua classe lo guardarono e parlarono tra
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1930
avendo scorto un soldato, lo salutava fremente. ¶ Dalla parte
5
1930
eran passati tanti e lo avevano adeguato al mattonato
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1930
di allargare il cuore lo portò verso il mare
7
1930
portò verso il mare. Lo sterminato abbagliava. Le vele
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1930
vasto palpito del mare lo portasse verso il suo
9
1930
ed orbo. L’infermità lo colse in seminario proprio
10
1930
chiedeva un giornale Federigo lo pescava a tasto. Federigo
11
1930
prurito nella gobba che lo faceva smaniare. Quando la
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1930
terra. ¶ Tutte le confraternite lo riverivano perchè ne sapeva
13
1930
la cappa i ragazzi lo riconoscevano dagli scarponi nocchiuti
14
1930
alzò il gobbo e lo sculacciò forte per toglierli
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1930
sculacciò forte per toglierli lo spavento d’addosso. Due
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1930
d’addosso. Due malvagi lo accompagnarono a casa tenendolo
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1930
e spulciava il tombolo. ¶ — Lo pelo, il pazzo e
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1930
stanze buie. Il terrore lo costringeva col capo delirante
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1930
le coltri, e quando lo sollevava per non soffocare
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1930
Anarchia. La signora Dina lo aveva, come gli altri
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1930
più quartato dei fratelli lo avevano mandato ad un
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1930
di muratore gli logoravano lo stomaco, a mezzogiorno bramava
23
1930
come una pazza. ¶ — Non lo vedi come si tapina
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1930
segno del cristiano addosso: lo scapolare con dentro i
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1930
ansante, madida di sudore. ¶ — Lo faccia per quell’innocente
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1930
sotto il forno. Ne lo trassero i compagni tirandolo
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1930
pareva fosse stato bruciato. Lo stesero sopra due tavole
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1930
chiamasse gente a veder lo spettacolo, le gambe tutte
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1930
copriva il viso: ¶ — Se lo mandano a domani ci
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1930
non esiste e ve lo provo. ¶ I visi delle
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1930
frusta. I cavalli sotto lo scossone d’acqua si
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1930
del teschio, un altro lo sollevò per gli stinchi
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1930
stinchi diacciati e due lo tennero per le braccia
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1930
a toccarla. ¶ Il morto lo portarono a bruciare fuori
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1930
case della Pinciana ravvolgevano lo scheletro di Bandiera Rossa
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1930
scheletro di Bandiera Rossa, lo vedevano anche la notte
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1930
strappare l’ulivo benedetto, lo vedevano tapinarsi sulle bocchette
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1930
Nella cisterna di corte lo spettro faceva come le
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1930
e quando era scorto lo udivano tonfar giù e
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1930
si pente dice che lo sacchettano: l’aspettano di
41
1930
il fil delle reni, lo mandano in etisia.... e
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1930
otre di vino che lo rigurgitava da tutti i
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1930
aveva dei malandrini che lo seviziavano e trombonavano. Il
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1930
serpenti, c’era rimasto lo scheletro di uno zizzolo
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1930
di coltello. Il giorno lo zizzolo fioriva dei fazzoletti
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1930
rebbiatura di legnate con lo scannato, quella vergola di
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1930
Il Brigadiere, nel Casone, lo chiamavano il Giallone perchè
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1930
per un ingiustizia, casomai! ¶ Lo chiamavano per ispregio il
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1930
inzuppa di vino, che lo scolava in perpetua dalla
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1930
le ciuche — gli diceva lo Zoppo ghignando. ¶ — Se fossi
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1930
meccanicata io — accampava arrogante lo Zoppo. — Senza chitarra non
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1930
a voi due — disse lo Zoppo fissando i ragazzi
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1930
Lombrici. — Il vecchio e lo Zoppo entrarono nell’osteria
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1930
in faccia al Zoppo — lo scentapollai, il ladro di
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1930
come i gatti — e lo Zoppo in un impeto
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1930
mi’ troppo bon còre lo aiutai: Piantati uno spillo
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1930
un colpo di chitarra, lo dovevi vedere quando si
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1930
meccanica il vecchio, me lo confidava sempre: Se sono
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1930
io, Dio benedetto.... ¶ Mentre lo Zoppo si doleva, era
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1930
scialle color tabacco pareva lo scudo, la testa la
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1930
sul pancone al tavolo. ¶ — Lo può comprare chi non
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1930
può comprare chi non lo conosce — disse al padrone
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1930
Un drittone — disse impettito lo Zoppo. ¶ La Zoppa sagginata
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1930
anchilosato e perso e lo dondolava tegghio e morto
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1930
lingua, il più piccolo lo tenevano ravvolto in casa
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1930
ombrello di seta gloria. ¶ Lo spettacolo si poteva godere
67
1930
il piacere, o non lo sa che qui si
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1930
era verdolino e lustro, lo scheletro si leggeva sotto
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1930
in corte, le megere lo accerchiavano squacquerando: — Una presa
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1930
le scrofe al trogolo. ¶ Lo scolopio entrava poi dall
71
1930
presa dalla scatola che lo scolopio gli aveva aperto
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1930
botteghino. Le pinzochere squadrasciate lo braccavano in corte: — Padre
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1930
presa, una presa. — Ma lo scolopio invasato dai numeri
74
1930
vedere! Sentirai che sdricio. ¶ Lo scolopio farneticava fuggendo ¶ — Manca
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1930
come una noce schicciata. Lo pescarono polpo d’acqua
76
1930
polpo d’acqua e lo portarono tegghio nel Casone
77
1930
i piedi. Quella lordura lo impegolava alla terra. Gli
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1930
le gambe di cencio. Lo spavento, gli urli, le
79
1930
si aggrinfiava addosso e lo forava; ed egli si
80
1930
sarà opera di Dio”. ¶ — Lo sapevo! — sospirò il gobbo
81
1930
sapevo! — sospirò il gobbo — lo sapevo! Ho visto cose
82
1930
saio, la penitenza e lo sguardo mansueto inteneriva, rifischiava
83
1930
pennini sui vetri che lo ravvolsero come uno sciame
84
1930
il trespolo al gobbo, lo augnò mantrugiandolo e lo
85
1930
lo augnò mantrugiandolo e lo trapuntò come il tombolo
86
1930
siti di catrame — e lo puntò con occhi di
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1930
che di sui marciapiedi lo ammiccavano. Egli camminava sul
88
1930
destino. ¶ Due della Sicurezza lo seguivano di lontano. Il
89
1930
percuotere contro una muraglia lo faceva camminare guardingo ma
90
1930
corpo del giovane Capaneo, lo sollevò in alto come
91
1930
ripeteva con voce sorda lo spettro accecato. ¶ Il cieco
92
1930
cera. ¶ La sera che lo spettro parlò al Casone
93
1930
infermi giacenti sugli strapunti lo udivano. Tutte le donne
94
1930
berretto dell’antico viandante lo sgrondò sull’impiantito; il
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1930
dicevano: pianto e disperazione. Lo sguardo palpebrava ai margini
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1930
picchiottio dei mazzuoli né lo strepito degli argani, si
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1930
al mugghiare dei buoi. ¶ Lo sconnesso esaltatore dell’io
98
1930
si tenevano alla gonnella. Lo stradone maestro pareva un
99
1930
di nicotina. Sul capo lo spettro aveva un cappello
100
1930
da un cordino giallo, lo snodò, l’aprì, trasse
101
1930
dopo essere stata violentata. ¶ Lo spettro soggiunse: ¶ — Il suo
102
1930
disse: — Sì. — Ed entrò. ¶ Lo sconosciuto sedette dirimpetto a
103
1930
ma nessuno dei catecumeni lo conosceva perchè egli da
104
1930
al volto dell’uomo, lo scrutò e sentì il
105
1930
Tarmito. ¶ Il ciabattino era lo zio della spia numero
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1930
nuca come due lesine. Lo sguardo dei birri pompa
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1930
morbide. La sua immobilità lo riduceva come una figura
108
1930
un impalpo sicchè quasi lo accecava. S’accappiava la
109
1930
e dopo un istante lo rialzò. Egli s’era
110
1930
occhio di vetro e lo teneva sul palmo della
111
1930
mazzuoli. Il volto egli lo teneva di continuo al
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1930
di un incamminato verso lo sfacelo dell’Apocalisse. ¶ I
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1930
sembravano uccelli che aspettassero lo svettar del sole per
114
1930
che colavano dalla grata, lo spettro della Zoppa colla
115
1930
di rispetto il Tarmito. ¶ — Lo peso morto — rispose senza
116
1930
il Cieco. ¶ — E Giovanni? ¶ — Lo peso morto! ¶ — E Domenico
117
1930
peso morto! ¶ — E Domenico? ¶ — Lo peso morto! ¶ — E... ¶ — Lo
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1930
Lo peso morto! ¶ — E... ¶ — Lo peso morto. Peso tutti
119
1930
Cieco gli apparve come lo scheletro d’un tronco
120
1930
partito? E pur te lo dissi che l’acqua
121
1930
occhi con le dita — lo sacchettano! ¶ — Ha firmato?... ¶ — Il
122
1930
ispregio m’hai detto... lo so io quel che
123
1930
rivedere più il fratello lo inteneriva. ¶ — Se ritorni mi
124
1930
Filiberto ad Amedeo che lo guardava con compassione. ¶ — Sì
125
1930
attese che i suoi lo salutassero. La madre gli
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1930
tanto precipitosamente che suscitò lo strepito di un ciocco
127
1930
tersa: riscosse dal treno, lo alzavano stillante. Al passaggio
128
1930
Amedeo, che osservava attonito lo scenario, si passò sulla
129
1930
il fondo impastato e lo frangevano in argento vivo
130
1930
boccone tra i denti, lo ingozzò, protese la mano
131
1930
Grazie dove rigurgita tutto lo spurgo umano del porto
132
1930
nave non abbia sboccato lo stretto, dopo in giù
133
1930
il tanfo di pece lo soffocò quasi, si gettò
134
1930
della carena gli sconvogliava lo stomaco. I marinai dormivano
135
1930
frasca come gli uccelli. ¶ — Lo vedo. — E Amedeo, saltato
136
1930
E dove va? ¶ — Dove lo porta il vento, egli
137
1930
di sull’aia rorida lo svettare del sole per
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1930
In mezzo alle fiamme ¶ lo sentan gridar. ¶ Tutta la
139
1930
Amedeo, dalla banchina, osservava lo spettacolo miserando e fu
140
1930
il cigolìo delle catene, lo stridere roco dei bozzelli
141
1930
torno torno alla statua: — Lo devono aver fatto come
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1930
le sforacchiature del vaiolo lo trapuntarono di gelo. Guardò
143
1930
e il vasto alito lo diacciava mettendogli dentro il
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1930
quelle lande incolte ¶ e lo sguardo nei lor spazi
145
1930
dell’onde infide. Me lo disse lui nelle vicinanze
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1930
vicinanze del Volturno. Noi lo portammo là sulla paranza
147
1930
La Madonna del Soccorso”, lo caricammo qui a tre
148
1930
un fido barcaiolo genovese lo condusse a murata, un
149
1930
un bicchier di vino, lo bevve, si pose un
150
1930
bene questa declamazione, è lo stesso che abbiate mio
151
1930
di quel rio canale ¶ lo scirocco, il levante e
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1930
di terra è là, lo sapete dove? Sotto i
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1930
sacco — disse il compagno. ¶ — Lo stiviamo noi — risposero i
154
1930
Venite dopo la sfuriata. Lo sapete, hanno fatto i
155
1930
casa dirimpetto c’era lo strepito di un altro
156
1930
nero aperto sul petto lo parava fino alla rotula
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1930
naso ingrandita. ¶ La ragazza lo fissò lungamente incuriosita. Il
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1930
Chi sono non te lo dico. ¶ Il Tarmito fissò
159
1930
sopra la voce, che lo smarriva. ¶ — Non ti conosco
160
1930
di ferro, senza coltri, lo copriva un lenzuolo sfibrato
161
1930
la scatola della cipria, lo specchio, una bottiglia d
162
1930
e quelli di sopra lo tirarono. Al primo oblò
163
1930
una scure, sull’antemurale, lo doppiò e fece rotta
164
1930
Rami di stelle fiorivano lo sterminato. Le stelle cadenti
165
1930
tolda il corpo alitò lo spirito e diacciò come
166
1930
nebulosa che par saldi lo scudo, andavano tre ombre
167
1930
Il cataclisma d’argento lo fermava il mare e
168
1930
fermava il mare e lo spandeva in un battito
169
1930
dalla saliva, che aveva lo sciapo dell’alga, con
170
1930
giganteschi l’abboccava e lo traeva nelle spelonche verdi
171
1930
paese inerpicato sulla roccia. Lo spazio pareva respirasse celeste
172
1930
scritto in giallo dietro lo specchio di poppa più
173
1930
vela della morte, anche lo scafo è nero ma
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1930
goletta tutta invelata, grigio lo scafo, le vele, le
175
1930
allutta e le darsene lo frangiano di bianco. Un
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1930
sull’anima: — Mi butterò lo scialle sulla testa. ¶ La
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1930
esulteranno: l’Oceano ha lo strepito dell’ossario rimosso
178
1930
pesante, l’onde lambirono lo scafo viscido d’alga
179
1930
dalla stiva il Tarmito, lo calarono su di una
180
1930
segue le guardie che lo han tratto in arresto
181
1930
noi — dissero i marinai — lo lasciamo nelle vostre mani
182
1930
strapunti e dormivano profondamente. ¶ — Lo sai perchè noi siamo
183
1930
allora. ¶ — Il perchè te lo insegnerà l’esperienza e
184
1930
centro della città tra lo strepito dei veicoli così
185
1930
spia.... ¶ Il Tarmito e lo strillone si fissarono sorridendo
186
1930
torace dell’omino che lo copriva tutto, sotto il
187
1930
grande timbro di ceralacca lo allucchettò al mozzo e
188
1930
qui bisogna correre sempre. Lo fece passare per certi
189
1930
mandibola scarnato poteva essere lo steccone per pulire il
190
1930
in testa a noi, lo scheggione d’ossa su
191
1930
sommesso: — Domani, il visionario, lo condurremo nella foresta con
192
1930
l’omino. ¶ — Sempre compagno. ¶ — Lo conoscete questo pugnale? ¶ — Sì
193
1930
conoscete questo pugnale? ¶ — Sì, lo conosco dal manico rotondo
194
1930
non faccio la spia. ¶ — Lo sapevo. ¶ — Nè la prefica
195
1930
sapevo. ¶ — Nè la prefica. ¶ — Lo so. ¶ — Conclusione: gli uomini
196
1930
cieco, questa fiaccola non lo illumina, essa può soltanto
197
1930
natiche il colosso e lo fe’ correre quasi sollevandolo
198
1930
fresco entro un pozzo, lo sciabordio della foca, un
199
1930
il paese di provenienza lo chiamò a sè e
200
1930
la prima sera che lo incontrai sul canale del
201
1930
fetore della sapienza agitava lo stomaco, il pippiume, il
202
1930
sopra uno sgabello, vide lo zio dell’impiccato, il
203
1930
il suono come se lo stampo su cui la
204
1930
a quattro zampe sembrava lo scheletro di un animale
205
1930
L’intervento dei terzi lo aveva cacciato dal paese
206
1930
intorno alla sua fissazione, lo Stabilimento ondeggiava sui suoi
207
1930
palude lutulenta. La ragazza lo guardava come si suol
208
1930
il ribrezzo del gelo. Lo condusse in un parco
209
1930
occhi tenebrati dalla paralisi lo insospettivano. Al calcio di
210
1930
che poltigliava nella bocca lo faceva parlare in gramuffa
211
1930
tutti un ugna come lo zoccolo dei ciuchi e
212
1930
tant’anni. Il Tarmito lo guardò insospettito. L’arnese
213
1930
dopo una sentenza che lo condanni a vita. La
214
1930
a vita. La notte lo aggelò e lo ridusse
215
1930
notte lo aggelò e lo ridusse un mostro di
216
1930
posò sul bianco e lo pertugiò con un ferro
217
1930
s’abbattevano sul Tarmito, lo inghiottivano, lo facevano trasalire
218
1930
sul Tarmito, lo inghiottivano, lo facevano trasalire, poi s
219
1930
Un desiderio di terra lo punse e si gettò
220
1930
Il profumo della vegetazione lo dinervò in sogno. Come
221
1930
La fauna tropicale carnosa lo occultò nella sua ombra
222
1930
odore grato dei tartufi. Lo sciapo del sangue umano
223
1930
verdi saettando sul fogliame lo granivano di bottoni perlati
224
1930
e, quando fu colmo, lo offersero al Tarmito che
225
1930
al Tarmito che se lo portò alle labbra asciutte
226
1930
occhi ottenebrati del Tarmito. ¶ Lo spettro del negro, la
227
1930
tonfo cupo, il gorgoglio, lo sciabordìo gli davano il
228
1930
parve che qualche cosa lo frastornasse, un uccello che
229
1930
solitudine di monti sotto lo schienale della grande Pania
230
1930
Per questo la gente lo guardava atterrita e leggeva
231
1930
seduto sul “recado” con lo schioppo, la pistola e
232
1930
schioppo, la pistola e lo stile. Là si dorme
233
1930
consegni la pietra. Ebbene, lo credereste? Risponderei no. Fratelli
234
1930
ha cuore nel petto lo faccio uomo, lo porterò
235
1930
petto lo faccio uomo, lo porterò nel matto e
236
1930
porterò nel matto e lo metterò a repentaglio con
237
1930
una particola e sputò lo scudo sul palmo della
238
1930
anello dal dito, se lo infilò nella barba accordellata
239
1930
infilò nella barba accordellata, lo spinse fin sotto l
240
1930
è assestato a dovere lo ripercuotono nel braccio con
241
1930
scorgeva anima viva. Maraviglia lo colse vedendo sul ciglio
242
1930
s’approssimarono, gli aprirono, lo protessero dalle bestie. ¶ I
243
1930
cancello di legno, sotto lo sgrondìo verde del salice
244
1930
battuto e morto. Isaia lo addestrò alla cavalcatura a
245
1930
cavalcatura a pelo poi lo fece assidero sul recado
246
1930
di un cavallo e lo lanciava, folle, sulle steppaie
247
1930
pelame arsiccio scattava con lo schienale e il torso
248
1930
mordendole coi denti. Isaia lo percuoteva con un bastone
249
1930
tutte le spedizioni avventurose, lo dobbiamo a questa provvida
250
1930
esaltazione delle piante prodighe, lo fece riandare oltre le
251
1930
prone, le saette. Cominciò lo scento della selva; gli
252
1930
sole torrido, palme infuocate lo accidentavano, di qua e
253
1930
il valore ai superstiti, lo divelgevano dalle visceri e
254
1930
divelgevano dalle visceri e lo mangiavano sanguinante. ¶ Certo anche
255
1930
con la pesantezza e lo scoramento dei deportati. ¶ Su
256
1930
Josè raccolse il teschio, lo esaminò lungamente: la fenditura
257
1930
la fenditura sul temporale lo risegolava di nero. Sull
258
1930
sull’ossa di Nicodemo lo precipitarono al di là
259
1930
i portatori del cofano lo precedevano: giunti nel salone
260
1930
placido dei ragazzi, quando lo traversarono il Tarmito disse
261
1930
tutti i ragazzi che lo avevano destato quel giorno
262
1930
corpo tribolato sugli angiporti, lo straziò sui pietrati, sul
263
1930
il teschio, le muraglie lo incassavano, l’ammattonato gli
264
1930
di Genova il 1862, quando lo deportarono nel Brasile. Sul
265
1930
ricordi della Patria lontana lo intenerirono. Sotto il tetto
266
1930
nel ventre, c’era lo strepito dello stivaggio. Le
267
1930
omettino Cesare. Il tempo lo aveva biasciato e conciato
268
1930
sul dorso il fagotto, lo snodò e mostrò il
269
1930
dalla colonna, gli anni lo avevano scorciato, di lui
270
1930
quelle del compagno che lo conduce sulla via maestra
271
1930
il Profeta e Cesare, lo sollevarono di peso. Il
272
1930
dalla fronte aperta. Fissò lo sguardo lontano: cielo e
273
1930
di prua. ¶ I tre lo ricondussero da basso, il
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benedicente tutti quelli che lo assistevano nell’ora del
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corpo di Isaia e lo rendeva simile a un
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sulle quattro zampe e lo guardò con occhi umani
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lacrimosi, scodinzolando. Il Tarmito lo calciò nel costato, ma
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io a manca. ¶ — Se lo acciuffi, dai un sibilo
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trovò spalancato, il cane lo seguì per le scale
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acqua dolce. ¶ — L’untume lo spurga. ¶ — Domani quando gli
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il giorno della partenza lo mirò contristato supplicando: — Quando
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anelante i deserti e lo percoteva come sogliono fare
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ronzìo. Salì e ridiscese lo scalone, osservò tutte le
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di saponate rapprese con lo zoccolo sconturbato di piombaggini
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il porto e spinse lo guardo lontano sul mare
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come bestie spaesate. ¶ — Se lo fate un’altra volta
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s’ha da morire. ¶ — Lo dicono anche le sepolte
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Che la prima scheggia lo dimembri del capo! ¶ Di
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buio il Tarmito udì lo zirlo di un grillo
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fotografia: — Guarda, se tu lo combinassi fagli tanti saluti
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su di me non lo prendi? ¶ Il Tarmito salì
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prendi? ¶ Il Tarmito salì lo scalone; su ogni ripiano
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viola e i rami lo rendevano in goccio alla
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grani, cagliava il latte, lo condiva di presame, che
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ammanto lugubre di nero lo tappezzava, la fumacèa eruttava
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rialzassero il timone e lo riportassero al governo del
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un uomo valido premeva lo stilo della vanga affilata
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ne capi dentro tre ¶ lo mio babbo la mia
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babbo la mia mamma ¶ lo mio bene in grembo
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ossa s’erano appesantite, lo zaino aveva raddoppiato il
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guardavano il cielo con lo stupore di chi lo
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lo stupore di chi lo vide per la prima
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sul morto. I portatori lo soppesavano con amore, quasi
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quella rovere là. ¶ — Prepara lo: Sconosciuto. ¶ Il battaglione avanzò
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appinzata ai reticolati. Sopra lo scheletro di un albero
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È vero. ¶ — Un marinaro lo metti a repentaglio sulla
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sopra gli zaini. ¶ — Non lo senti che pare transiti
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nel grugno come te, lo chiamavano di soprannome il
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ferro ha del pane. ¶ — Lo sai che questo è
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il diaccio dell’ossa lo fece rimanere a gallina
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quando la notte scandì lo scampanìo di altre greggi
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e se qualcuno parlava lo faceva piano piano, al
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nella tazza d’osso. Lo spazio è interdetto. Grandina
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ingorga uno schianto e lo schizza in pietrisco. Ranocchiaie
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Maria, alleggerito da Cireneo, lo stampo della Veronica, la
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Veronica, la Sepoltura, quando lo inchiodano sulla Croce, la
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sul fogliame dei gelsi, lo crivellavano, e i dormienti
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lame intricate dal falasco. Lo sciapo dell’alga palustre
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sulle sassaie che sovrastavano lo stagno di Pietra Rossa
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capriata della croce che lo sacrifica sulla terra – ed
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sugli uomini, i compagni lo ascoltavano a bocca aperta
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leprotti, quella notte che lo scovarono dai baraccamenti di
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patrimonio, a noi ce lo ha mangiato la vita
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Se muoio io è lo stesso che muoia una
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nel cielo, i draghi lo allumachivano. L’acque dei
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cuore di diamante. ¶ — Se lo gradiscono impartisco loro la
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in alto, v’era lo schioppettìo della calce e
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si stampavano sullo sterminato: lo strazio della madre disumanata
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partito sulle ginocchia, stecchite, lo cifravano in rosso sangue
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e acqua amara sciambrottava lo stomaco. ¶ Dei soldati bollivano
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un mucchio di pietrame, lo tirò via e si
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seduto un soldato con lo stoicismo del profeta che
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meditabondo, anche i tre lo scrutarono fissati. ¶ — Lui. ¶ Il
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cassa armonica quando fa lo scirocco. La cotenna del
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Traballano sotto i tavoloni. Lo scheletro del centopiedi si
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si incaverna nella terra. ¶ Lo stagno di Doberdò risucchia
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cirri gialli sul ceneraccio. ¶ Lo schianto rompe il tedio
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di portare il pasto. Lo stomaco vuoto combacia il
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la secchia capovolta sotto lo scroscio della grondaia. ¶ Il
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d’acciaio. ¶ Gli allupati lo digrumavano prima del pane
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mani motose. ¶ Altri con lo stinco scheggiato, come rotto
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strappavano un morso e lo gettavano nella dolina allora
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elmo di pietrisco e lo portavano in dono al
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putrefatta e si pelava lo stinco spolpato. Altri si
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uno stecco per rimuovere lo sterco. Nell’ira si
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fresco celeste e pare lo sgrondino sulla pianura. Il
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tenuti afflosciati sulle ganasce. Lo schianto repentino glieli fa
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lanciandola nell’aria con lo staro; nuvole di loppa
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i baruffi dei capelli, lo ponevano tra le coscie
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coscie della compagna che lo cercava sulla cotenna con
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Tarmito, la fata Morgana lo fece palpitare nell’atto
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desiderava la bionda che lo faceva delirare nel chiosco
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pesticcio della mandra brada, lo scampanìo delle gavette, i
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estatico che la eco lo risonasse. Le bestie erano
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scolava brodaglia. I soldati lo divoravano così sbollentato. ¶ I
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il mulinello vorticoso e lo stroscio. ¶ — È fatto col
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alla bocca riarsa. Se lo sbrodolarono anche sulla giubba
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corda per il naso lo ritorceva e strappava, gli
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faceva strangolare. Un soldato lo prese per il codino
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culo della cassa. Quattro lo augnarono per le zampe
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augnarono per le zampe, lo scosciarono in giù, quello
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accappiato il naso glie lo stiracchiò forte verso la
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le coscie sode riparò lo zampillo del sangue che
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porco per le zampe lo soppesarono e dettero tempo
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che schiocchi la frusta ¶ lo fai perchè m’affacci
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sedia. Posatolo in terra lo bendarono con una pezzuola
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fatte i primi avvogliati. Lo conoscete il proverbio? ¶ — In
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quest’ora. O non lo sapete che ci sono
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elemosina. Ma tu non lo sai che per noi
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Sulla vasellina c’era lo stampo di una mano
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stanotte. ¶ Alle quattro avveniva lo sbalzo delle fanterie. ¶ Santippe
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e la Trasandata con lo sdricio sulla faccia quella
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stecca fissa nel fondo; lo strumento che nei giorni
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il firmamento: l’elica lo frantumava in vertigine. Il