Carlo Sgorlon, La conchiglia di Anataj, 1983

neve dei marciapiedi i loro stivaletti felpati. Le vecchie

sarebbero andati per la loro strada. Per lei si

a giocare con i loro slittini sulla neve e

sopra delle lezioni, nelle loro classi, e gli occhi

insegnanti dei ginnasi di loro iniziativa cercavano d’infiammare

e di gettare in loro il desiderio di diventare

essa dedicavano tutti i loro pensieri e le loro

loro pensieri e le loro azioni, come monaci votati

famosi ingegneri passavano le loro giornate in infinite discussioni

casa a preparare il loro corredo perché erano promesse

e attaccava discorso con loro. Oppure era sedotto dall

da lui, e i loro piedi si posavano frettolosamente

Mi dicevano anche le loro faccende più private, anche

giustizia e avevano un loro caso personale che versava

fiele e veleno nelle loro giornate, come tanti ve

di voci, avvolti nei loro lunghi cappotti e coi

scuotere il capo, facendo loro amichevole violenza perché se

via perché tornassero alla loro casa di legno. E

Vengo con voi» dissi loro. ¶ Girammo un po’ per

da operai e dalle loro famiglie. Le pareti non

mi aveva condotto da loro. Bastiano si era un

che vivevano sotto le loro grandi jurte, e camminare

deserto stepposo accanto ai loro cavalli e ai loro

loro cavalli e ai loro cammelli lenti e dondolanti

andavano avanti per la loro strada. Anche allora, a

più in là di loro? Era un capriccio della

provviste. Mettevano mano alle loro grandi riserve di vodka

subito fatto lega con loro. Dopo due giorni cominciò

ad entrare anche nei loro cori. ¶ I viaggiatori mandavano

come di entrare nelle loro case e nella loro

loro case e nella loro intimità, o almeno di

Cercavo di capire dalle loro facce e dagli abiti

aspettavano, e che la loro vita potesse veramente svolgersi

Essi parevano rassegnati al loro destino, dimenticati da tutti

filo d’invidia per loro. Durante il viaggio anche

scambiavano una parola tra loro non lo facevano in

raramente discorrevano tra di loro. Ma quel poco che

a individuare per la loro vicinanza col russo. I

poi altre dopo di loro, più alte. ¶ «Sajan, Sajan

anch’essi imprevedibili la loro parte. Era davvero possibile

mettevano a cantare. I loro occhi diventavano brillanti, si

gremivano di nostalgie. Il loro coro acquistava sonorità gravi

abbandonata per rivolgere i loro passi chissà dove. Ripensavo

la neve fosse il loro elemento, e il pericolo

lui, così simile a loro, di aver tradito la

dai cacciatori lontano dai loro ambienti, cominciammo a muoverci

muoversi, cosa dire. Nei loro occhi, se ogni tanto

mai in tutta la loro vita. Qualcosa continuava a

prese forma dentro di loro la soddisfazione di fare

come se io e loro non fossimo fatti per

si scagliava contro di loro come nutrisse un odio

con allegria, e i loro pranzi erano come musiche

presto dimenticati, e di loro si ricordavano soltanto i

diversi. Il ricordo di loro non era intaccato dalla

si ritrovassero tra di loro, vicino al fiume o

accostando la bocca alla loro, come faceva da vivo

suonare le mascelle tra loro. A Katja pareva anche

a temere che i loro uomini la guardassero con

certe volte, pensando a loro, si impantanava in malinconie

e desiderava liberarsi dalla loro memoria. Era come se

con voci inaudite dalla loro ignota sepoltura. ¶ Per giorni

attingevano ogni giorno ai loro risparmi, e provocavano la

minimo dubbio sopra di loro, ed essi invece consumavano

riuscivo a far pronunciare loro qualche frase sull’argomento

era l’ultimo dei loro pensieri. Lavorare i campi

del cantiere, e con loro anche Silvestro e gli

come lane filate tra loro. Non eravamo mai sazi

perché sia noi che loro volevamo sapere tutto gli

grandi che raccontavano le loro cose si sentiva messo

lavori da vicino. I loro nomi erano fasciati da

degli operai e sui loro giacconi imbottiti. Provai un

terrestre o terragno come loro, uno dei tanti animali

l’antico feticismo delle loro tribù, erano convinti copertamente

assorbire e dissolvere i loro pessimismi sorgenti e insidiosi

soltanto in rapporto a loro. Ciò che contava era

che stessi vicino a loro, in quell’avventura, finché

ma anche per le loro faccende private. ¶ VI ¶ Il

attrazione, mescolati strettamente tra loro. ¶ Sentiva lo strazio di

che servivano per le loro imprese. Li arruolavano seduta

su un taccuino, passando loro una piccola caparra, e

donne lo stregavano. Una loro risata, il fruscio delle

risata, il fruscio delle loro vesti, una scollatura lo

gli occhi su di loro. ¶ Arrigo parlava pochissimo. Al

grilli in fondo alle loro tane, e non c

al di là della loro zona di bosco. ¶ Passavano

Dio particolare tutto per loro, che provvedeva al suo

vedessero che stavamo con loro e che facevamo parte

mondo. Capivamo che i loro pensieri andavano con ansia

come ci fosse tra loro un’intesa che gli

sentivo nel buio il loro respiro pesante. Se restavo

domande, subito si dissolvevano. Loro del resto non dicevano

riservati e taciturni. Per loro quella era una questione

troppo complicata per la loro semplicità, da nascondere ed

presto. ¶ Invano spiavo i loro volti ossuti e spigolosi

ossuti e spigolosi, i loro corpi magri e sbilenchi

Ma intuivo dentro di loro il mio stesso desiderio

Sapevo che significava il loro ostinato guardare gli ultimi

per un po’ nel loro villaggio. Ma a noi

operai che avevano le loro case in Mongolia o

mai niente. Avevano una loro totale autonomia, anche nell

a vivere per conto loro, sottratti alle leggi e

Chi avrebbe osato rivolger loro soltanto una parola che

la cancrena e per loro era finita. Lui aveva

stati arruolati contro la loro volontà nella folla immensa

qualche modo legati anche loro all’altro capo di

in dormitori simili ai loro. Anche tra i nostri

nostri orari e i loro c’era molta similitudine

nella stalla, salirono sulla loro groppa e cominciarono a

palizzate. «Ah, ah!» gridavano loro, spronandoli con i tacchi

Siberia. Saliva dentro di loro un vago desiderio d

urla selvagge. Vidi la loro compiacenza di possedere un

perfettamente. Vidi traboccare la loro gioia di essere vivi

o di brina. Per loro era sempre giovane ed

cosacchi sanno cavalcare come loro, ma non correre allo

stesso modo, perché i loro cavalli sono giganteschi come

una posizione particolare nei loro confronti, perché io ero

ero il mezzo delle loro speranze. V’erano molti

fili che partivano da loro e arrivavano su di

E quando vivevo nella loro casa avevano acceso già

più calde e ospitali. ¶ «Loro almeno tornano tutti gli

Ma qual è il loro vero nido? Quello siberiano

avere un responso ai loro problemi, lui bisbigliava una

tutt’uno con i loro cavalli, pazienti e solidissimi

dar fastidio anche a loro, e i cavalli parevano

se ci fosse tra loro un’intesa istintiva, che

davano gli ordini dai loro uffici eleganti e confortevoli

nei cantieri, e le loro direttive erano chimeriche e

e che sopra di loro ve ne fossero di

sibille invisibili per chiedere loro se valesse la pena

mi rivelavano, con i loro responsi dubitosi e interpretabili

mai arrivati con le loro scuri e i loro

loro scuri e i loro picconi. ¶ Mi chiesi cosa

a cena, perché anche loro obbedivano all’istinto che

si erano raccontati tra loro poco dopo aver inventato

si urtavano tra di loro, in una cadenza regolare

sentiti perfettamente a casa loro. Così l’alce femmina

cacciatori, e prima i loro padri e i loro

loro padri e i loro avi, sicché l’istinto

e la distanza fra loro andava riducendosi. Io stavo

notte il riflesso dei loro occhi gialli. In Marco

una lettera era per loro come una lunga lotta

una piccola diversità, nella loro frana continua e sempre

si svegliava dentro di loro una sibilante nostalgia di

terribilmente tristi senza il loro giocattolo preferito, e deperivano

Il fatto era che loro stavano chiusi nelle regge

il petto. Tutta la loro vita non è che

ma ululavano misteriosamente, dai loro covili di paglia, a

dei secoli, come i loro selvatici fratelli. Ripensavo la

volta che sentivo il loro lamento nella notte siberiana

di Katja, e che loro due potessero morire assiderati

di scaldarsi con i loro corpi. Quel ghiaccio diffuso

queste impressioni levassero il loro breve volo dentro di

sentirono che era compito loro. Ajdym doveva avere la

gli zoccoli tra di loro, con uno zoccolio sonoro

mezzo impantanati, scavati dai loro antenati mille o duemila

mai fosse cominciata la loro strana convivenza, che però

uomini soli, separati dalle loro donne dalla violenza della

della Siberia avevano le loro saghe: esistevano perché certi

viste, conosciute soltanto dai loro antichissimi progenitori. ¶ Ma forse

Era evidente che nel loro freddo cuore di pesci

opposte e repugnanti tra loro. ¶ Allo stesso modo sentivo

dell’uomo, e il loro posto era stato occupato

cani da guardia nelle loro cucce parevano desti e

villaggio addormentato. Ognuno di loro le parlava, e lei

saper ascoltare. Capiva la loro necessità di abbracciarla e

venivano a riprenderseli. ¶ Per loro Ajdym preparava lo zucchero

Eroska, e sentiva la loro carezza sul viso e

volpi si somigliano tra loro. Eppure in lei era

i cavalli e i loro archi di legno con

al fatto che il loro viaggio durava giorni e

dagli impresari per inviare loro i materiali, e che

certo modo contro la loro natura, e mi chiedevo

ed a unirli tra loro con enormi chiodi e

sforzo a rinsaldare le loro speranze nel lavoro e

improvviso, strisciare fuori dalle loro tane come volpi nella

quei popoli, se i loro operai con i loro

loro operai con i loro linguaggi contribuivano a formare

diffuso e inasprito nei loro confronti. Ma tutto ciò

perché non rispondeva al loro slancio nei modi da

stranamente, nel fondo dei loro cuori, i lineamenti di

mai di risvegliare nelle loro spelonche infernali. E ci

terre dei poveri… ¶ Per loro le cose rimanevano sempre

quello in ombra, ma loro scorgevano soltanto il versante

spalle si confondevano tra loro. Parevano tutti il medesimo

come pareva che le loro vite fossero impastate con

del dovere. Coglievo in loro i lineamenti dell’orgoglio

senza fine, alimentavano in loro una bizzarra fierezza. Non

sembrare troppo stretti il loro paese e la loro

loro paese e la loro terra. Anch’essi erano

v’era nessuno, nel loro paese e in tutta

e appartati. Apprendemmo i loro nomi, quello del villaggio

disperazione potevano scavare le loro tane di talpa. ¶ Quando

e che dopo la loro vita sarebbe stata un

destini erano intrecciati tra loro come un viluppo di

lui. Tra lui e loro c’erano boschi senza

e come davanti a loro passasse ancora il fantasma

parevano legati tra di loro come gli anelli di

ma collegati tra di loro. Quando la jella s

carri tra noi e loro. Mi parve da molti

per essere strappati dalle loro deboli radici e scaraventati

venti ne sapevo quanto loro. Ma ero certo che

di far fuoco. Attribuivo loro una diabolica intelligenza. Proiettavo

tormenta. Forse era in loro ancora la meraviglia di

rimettere in sesto i loro arnesi. Aiutò spesso Anataj

cosacchi che avrebbero chiesto loro i documenti. ¶ Ma la

i documenti. ¶ Ma la loro vera vita la passavano

camminavano controvento perché di loro non arrivasse neppure l

dei villaggi stavano dalla loro parte, offrivano riparo durante

l’inverno e dalla loro bocca non usciva una

tristezza, pensando che le loro ossa erano rimaste a

che Ajdym preparava per loro. Davano l’impressione che

mondo, e tutta la loro sostanza di uomini l

aveva lasciati andare al loro destino. ¶ Non si ricordava

colombelle, anatrelle, volpacchiotte. Faceva loro ogni genere di complimenti

alle calcagna.» ¶ Ma erano loro a farlo, invece, e

farlo, invece, e le loro guance, sotto lo scialle

nemmeno quando Eroska dava loro una pacca sul sedere

credergli o no. ¶ La loro fame di notizie era

e veder fiorire sulle loro bocche gli “oh” e

le donne tenevano nelle loro stalle. ¶ XVI ¶ Il cieco

le cose e i loro colori come da bambino

erano già collocate al loro posto. Io obbedivo, tenendolo

avevano fatto male i loro calcoli. Ghircik aveva nove

villaggi lo ospitavano nella loro isba e lo pregavano

perché si fermasse con loro. Ma Ghircik non restava

proponeva a una di loro di andare d’estate

fame, paura. Forse i loro versi vogliono dire soltanto

messi insieme. Ricordava la loro corrente sonnolenta e potente

vi avrebbero fatto la loro tana, o sarebbero divenute

volevano essere svegliati dal loro sonno di secoli. Abitati

vodka per sfuggire alla loro coscienza di essere vivi

di nuovo ripiegavano le loro ali scure e si

e si rintanavano nei loro nidi miserabili, e tutto

Silvestro passavano su di loro come la pioggia sul

un poco, dentro le loro riserve, come fanno i

d’America. Avevano le loro radici in cento cose

che avveniva lontano da loro. ¶ La fine del lavoro

le navi dormivano un loro lungo sonno, come i

ne parlavano tra di loro, i compagni le attribuivano

titoli più vituperosi. Secondo loro era una vita infame

cercavo di non dare loro troppa corda. Pure a

Dovevo pensare che i loro nomi fossero stati scritti

l’amministrazione disponesse il loro trasferimento in altri luoghi

della Siberia. Cercavamo sui loro visi lo stupore per

vedevamo in confronto a loro come dei veterani che

di ferro, legati tra loro dai grandi bulloni. Era

disboscata si annodavano tra loro con estrema naturalezza, come

Essi agitavano velocissimi i loro stivali sul terrapieno ancora

avevamo già parlato con loro cento volte. Ma questa

avevano nascosto subito la loro preda, e l’avevano

esattezza dove fossero i loro villaggi, né quali oscuri

d’aver scoperto i loro nomi quando ciò non

erano già tornati alle loro case di studiosi, carichi

riuscivano ad inventare tra loro giochi e scherzi che

cose da bambini. Ma loro si divertivano lo stesso

si confondevano tra di loro, ed era difficile dire

narrava che, con la loro imposizione di mani e

mani e con i loro beveroni di erbe sconosciute

qualcuno. Sono sicura che loro ti farebbero vedere» diceva

sciamani di Bystr Golec. Loro due dovevano andare lassù

portavano anche Marco con loro, ma non disse nulla

mise a sognare la loro fuga segreta, e i

per faccende. Entrò nella loro stanza senza farsi sentire

la vera protagonista dei loro discorsi fosse la morte

sonno, in fondo alle loro tane buie e muscose

villaggi degli sciamani, la loro barba filiforme, gli impiastri

non avvertiva più le loro mani sopra i suoi

il fresco umido delle loro applicazioni. Capì che le

più piccoli, perché desse loro un’occhiata, e lei

in due modi tra loro opposti e contrari, attraverso

conchiglia di Anataj al loro orecchio. «Ascolta qui dentro

sodezza di gomma delle loro guance e delle loro

loro guance e delle loro gambette. Gli venne spontaneo

spontaneo di ripetere sulle loro mani un giochetto che

con le dita sulle loro mani come fossero la

sentiva, quasi fiutava la loro attenzione estrema, la loro

loro attenzione estrema, la loro necessità di sentir raccontare

zoccoli che sbattevano tra loro. Le favole sugli animali

via, le rispolverava, dava loro nuova vita e nuovo

alla fine. Dentro di loro egli navigava in modi

le ricchezze nascoste in loro possesso, e di cui

di parole vedessero la loro alba nella storia degli

Cominciammo a collocare al loro posto traversine e binari

doveva andare verso di loro. Sapeva che le cose

le confondessero tra di loro. Non erano più da

sulla testa, e di loro mettono la fotografia sui

due, e urlavano nella loro lingua sconosciuta. Sentiva tutti

quelli della taiga. La loro essenza continuava ad aggirarsi

seguitavano ad alimentare la loro vita di ombre, e

il re persiano dava loro la caccia. ¶ Ma eravamo

a sviluppare dentro di loro il seme della morte

di cose collegate tra loro, ma piuttosto un seguito

e a mescolarsi tra loro. Certe volte la sensazione

pian piano tornarono al loro posto, e capii che

ordinate e collegate tra loro. Mi sentii una volta

servivano a nulla, mentre loro avevano in essi una

la mia malattia, sottraevo loro qualcosa. Ma non c

per vedere con i loro occhi i modi della

e combattuto sopra di loro, mentre pensavo che la

situazioni umane, e dei loro puntelli che un niente

guardavano silenziosi, sprofondati nei loro pensieri, cercando anch’essi

guastato il progetto del loro destino. Si sentivano impacciati

essere, né io né loro. M’immaginavo la morte

e aveva scoperto il loro complotto malfido. Aveva ragione

buona guardia con i loro collari irti di punte

voci gli scoprivano il loro lato veritiero, che chiedeva

complesse e combattute tra loro. Pagavo lo scotto di

molti libri di cui loro non supponevano nemmeno l

fine, hanno esaurito le loro pagine, e sono una

giorni svanissero malamente alle loro spalle, in attesa di

mi pareva che in loro rispuntasse qualcosa della solennità

cercavo di evitare il loro sguardo, come non volessi

alla Siberia né alla loro terra. Dai loro discorsi

alla loro terra. Dai loro discorsi capivo che la

ciò che era per loro, e sentivo tutto il

due sponde opposte. Ma loro non lo sapevano ancora

Bajkal era rimasta per loro una diceria. Come in

avevano visto soltanto il loro posto di lavoro, in

come i ragni nel loro buco. Forse, come era

Arrigo, era mancato in loro persino il desiderio di

ai boschi era parso loro naturale come il mangiare

dannata e maledetta la loro vita in Siberia, e

una larga fetta della loro vita di miserabili e

riempito la desolazione delle loro giornate, e sparso sopra

crosta di ghiaccio della loro esistenza. Una parte della

esistenza. Una parte della loro vita aderiva come una

buono perché era la loro, perché era trascorsa, e

modo suo tutte le loro donne, perché nella sua

ritrovato l’aria della loro casa ordinata e bene

da sé. Ognuno di loro venne a trovare Ajdym

un segreto che riguardava loro soltanto. In certo modo

anch’io andassi con loro, e io non dicevo

il mio nome sul loro foglio di viaggio, perché

Ajdym e Falalej» dissi loro. ¶ «Cosa? Vuoi restare in

La mia missione con loro era compiuta. Ormai potevo

fosse potuto restare per loro. Non avevano mai pensato

raccontato ai ragazzi le loro vicende. Accanto a una

le avevano lasciato il loro sigillo per sempre, ma