parolescritte
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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «luce»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
rimasto appiccicato, in quella luce che continuava ad andare
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già a letto, a luce spenta. Cerco con la
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mi dico spegnendo la luce un’altra volta. “Di
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nelle sale piene di luce. ¶ L’uomo seduto dietro
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piazza era piena di luce, scorgevo quello sciame di
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girò a guardarmi, nella luce appena sbocciata. ¶ “Quest’uomo
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lucente, sterminato. Accendevo la luce di scatto. “Ma questo
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braccio di lato, sulla luce. ¶ Mi svegliavo di soprassalto
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per un istante quella luce che cominciava a salire
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al suo interno la luce frusciare, imperversare. ¶ Feci ancora
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fa quel riflesso di luce sulla strada...” mi dicevo
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denti sbalzare, esorbitare. ¶ La luce era spenta, ma si
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Sorvolo quelle poltiglie di luce, quelle strade. Sento la
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più interni, in piena luce, non si capisce se
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certi volti che la luce comincia già a cancellare
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aria tutta piena di luce, tutta sbrodolata, si sente
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basso, nelle strade. La luce poco per volta si
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dissi rientrando. ¶ Accesi la luce del cucinino. Mi accostai
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qualcun altro spegneva la luce, restava solo quella fanghina
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corresse. “Sarà saltata la luce, in quell’appartamento...” provavo
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più forte, in quella luce. ¶ «Sono il messo dell
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sulle braccia. Accendevo la luce nel monolocale, mi mettevo
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quei grandi fornelli dalla luce violetta, passando vicino ai
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corpo nudo in quella luce sfalsata, dietro la finestra
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tutte assieme contro la luce, con le ciglia, e
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fuori dal cerchio di luce dei lampioni. Sentivo che
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occhi socchiusi, per la luce. Un uomo in smoking
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come un impulso di luce, a chi starà seduto
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un istante, per la luce. “Ma c’è una
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a guardare, quando la luce del più vicino lampione
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erano tutti deserti. La luce contro il soffitto frusciava
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di guardarmi attorno...» ¶ La luce nella sala era talmente
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tempie quel vento, quella luce, vedevo le auto strappare
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in giro nessuno, qualche luce ancora accesa qua e
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qualche lavoro, con la luce abbassata sullo scrittoio, tutte
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anche il cono di luce per riuscire a vederla
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rialzate. “Non spegne la luce neanche prima di coricarsi
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tutta questa archeologia della luce, posso sconfinare, ho già
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dare per forza alla luce, pubblicare? Me lo chiedo
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Vorresti addirittura portarla alla luce, pubblicarla? Ma questo spetta
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impedire che venga alla luce perché resti in luce
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luce perché resti in luce, tocca a me pensare
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quella seta piena di luce scricchiolare, mentre l’uomo
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aprire, a scardinare. ¶ La luce cominciava a cantare. Scorgevo
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una volta, in quella luce. “Come sono cresciute quelle
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il giorno dopo. La luce era accesa da tutte
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avvizzita, in cerca della luce migliore, più imbrillantinata, qualcuno
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rumorino che fa la luce quando continua come se
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accendendo di colpo la luce. Mi stropicciavo gli occhi
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Non accendevo neanche la luce, non fiatavo. ¶ «Ma quanti
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poco!» mi spiegava. ¶ La luce spiazzava. Il volto del
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Giravo anche la piccola luce contro il muro, veniva
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interruppi di nuovo. ¶ La luce era calata ancora di
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dentro una punta di luce che si apriva. Sorridevano
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sbalzava, affaticava. ¶ «Spegni la luce!» chiese senza neanche guardarmi
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piene di poltiglie di luce, lo scalone era gremito
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frantumi, tintinnare. Scorgevo la luce intermittente della pipa che
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dei finestroni, entrava quella luce tutta stellata, crema di
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la sua spalluccia. La luce cadeva sulla barbetta glassata
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sale tutte piene di luce, senza porte. Riconoscevo finalmente
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sbarrati, bianchi. ¶ Poi la luce si spense. Arrivava dall
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pieno di schegge di luce, abbacinato... ¶ “Allora, cosa ha
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acceso di colpo la luce nella stanza. ¶ «Non se
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sotto le dita, la luce riprendeva a salire, declinava
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scale. Spegnevo finalmente la luce. Mi assopivo. ¶ Mi svegliavo
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nell’altra stanza. La luce si accendeva di sbieco
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poteva impedirsi di fare luce quando poggiavo il palmo
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perché aveva acceso la luce di colpo, nella stanza
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ghiacciata, ricamata. ¶ Accesi la luce in cucina, mi voltai
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più quelle chiazze di luce dei negozi che restavano
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parabrezza quelle gocce di luce svitate, elettrizzate. ¶ “La direzione
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tutto ghiacciato. Riconoscevo alla luce dei fari il costone
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c’è ancora! La luce della cucina è ancora
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accesa a fare quella luce?” ¶ Balzai fuori dall’auto
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in un seminterrato. ¶ La luce cominciava a calare. Qualche
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stagliarsi nel midollo di luce della finestrella. ¶ “Non capisco
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pianerottolo era privo di luce, silenzioso. ¶ Sentii un lieve
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sbarrati nella striscia di luce della porticina. ¶ «Tu?» lo
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un cimitero!» ¶ Andavano nella luce dei fari quelle polverine
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una poltiglia piena di luce. Sentivo che anche il
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vedevo le striscioline di luce andare sopra il soffitto
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senza accendere neanche la luce. Lo intravedevo mentre frugava
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provavo a domandare. ¶ La luce era spenta, ma percepivo
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Il Sempio accendeva la luce, si metteva a sedere
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sotto il fascio di luce dei lampioni. ¶ Mi fermai
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di dormitorio, adesso...” ¶ La luce era spenta, ma si
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in quel poco di luce che entrava di sbieco
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scarpone nel buio. La luce del lampioncino veniva più
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di gomma, quando la luce di quel lampione si
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brulichio di puntini di luce sfrenati. Si muovevano contro
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di colpo. “E la luce si riflette sull’acqua
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in quella colla di luce, molto tempo dopo, quando
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sonno. Si accendeva la luce nel corridoio, lì vicino
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chiavi nel quadro. ¶ “La luce si accende, la batteria
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parlava, vedevo solo la luce dei suoi fari gettarsi
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passano quelle poltiglie di luce improvvise, sulla strada...” ¶ “C
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sempre diverse, dove la luce sembrava filtrare maggiormente, e
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mentre mangiavo qualcosa a luce spenta contro la vetrata
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mi arrestai. ¶ Filtrava una luce accecante dalle fessure che
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un po’. ¶ Fasci di luce filtravano dove il muro
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me li coprii nella luce accecante, con il braccio
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abbassò di colpo la luce. Si distinguevano già i
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c’è neanche la luce, qui dentro?» chiese l
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quest’uomo calvo?» ¶ La luce della lampadina oscillava. Non
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Bindra. ¶ Accendevo la piccola luce nello sgabuzzino, a pianterreno
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Il tempo passava, la luce filtrava con una diversa
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un po’ impolverati, la luce era così impastata che
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un po’ impolverato dalla luce, quella che entrava dal
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allontanarsi piano piano. La luce cambiava come a strattoni
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luccicare spellati nella pochissima luce che ancora rimaneva, si
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dal cuscino. Spegnevo la luce, mi lasciavo cadere sul
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in quella polverina di luce, tornavo ad accucciarmi vicino
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era come attutito dalla luce. Controllavo il primo degli
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piazza tutta tagliata dalla luce, imboccavo col cuore in
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di ferro che la luce faceva sembrare liquefatta. Suonavo
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montagnola di prese della luce ammucchiate sul pavimento. «Facciamo
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scaldare sul fornello...» La luce cambiava. Mi accorgevo di
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non fare rumore. La luce del lampione esterno filtrava
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dietro i bagliori di luce impolverata e imboccare il
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colpo dalla moto. La luce cambiava colore, il bianco
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molto buio. Accendevo la luce, stavo seduto per un
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pezzo di formaggio. ¶ La luce aveva ogni tanto di
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senza neanche accendere la luce. La camicia frusciava a
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tutt’intorno schegge di luce liquefatte. “Starà piovendo contro
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pacco dei giornali!» ¶ La luce pulsava leggermente, usciva di
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passando l’interruttore della luce, quando uno starnuto inutilmente
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strada silenziosa, in quella luce pestata che continuava come
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era ancora piena di luce, le strade erano sempre
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tepore dell’aria, della luce. ¶ «Eccola, è questa!» m
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poltiglia dell’aria, della luce. ¶ «Ma no, non è
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sede!» si schermiva. ¶ La luce calava di colpo. Ci
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Si è abbassata la luce!» ¶ «Ma no, poi ritorna
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un po’ di quella luce. Cominciava già a fare
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le posate, nella pochissima luce che veniva dal frigorifero
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fermo sulla sedia. La luce si alzava leggermente, si
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fosse giorno pezzi di luce carica, svasata, come se
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al suo volto una luce diversa, una diversa consistenza
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po’ trascurata, ultimamente...» ¶ La luce era poca. La Signora
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mano alle labbra. ¶ La luce cambiava. Non sapevo cosa
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stanno facendo effetto.» ¶ La luce cominciava a cambiare. La
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Il cielo aveva quella luce glassata, bianca. La vedevo
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liberare un cerchio di luce nella sala. ¶ «Non riesco
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Facevo per scantonare. La luce era tanta. La stanza
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intrecciate, tutte crivellate. ¶ La luce fuori dalle finestre declinava
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terra, i riflessi di luce cadevano su punti tutti
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spariva attraverso spicchi di luce e d’ombra che
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suoi passi avvicinarsi. La luce era poca, non si
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rete dei fili della luce si tendeva nell’aria
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Lo spiazzo rimpiccioliva, la luce annullava per un istante
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accanto alla goccia di luce della lampadina. Si arrestava
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le due fonti di luce contrapposte, la vedevo smarrirsi
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filtrare un po’ di luce. ¶ Erano già tutti seduti
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cornice, di traverso. La luce ritornava subito dopo, era
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Si vedeva una piccola luce filtrare da sotto una
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su tutti ammassati nella luce. ¶ «Il palco del comune
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pellicina ben tesa della luce. Il colonnello dei piumanti
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qualche istante deflagrate. La luce scorreva un po’ accelerata
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in quella poltiglia di luce, per alcuni istanti. L
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l’alto, e la luce scolava giù come un
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quanti, nel pulviscolo di luce che riusciva a filtrare
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tutta azzurrina per la luce. ¶ La vecchia era tornata
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stesse per sfregare. La luce rendeva la tovaglia un
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a trovare posto. ¶ La luce ci stava a poco
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teneva conficcato nella sua luce come in una testina
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forte a vorticare. La luce a poco a poco
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lunghissima strada in piena luce, se l’accadere non
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nonostante ci sia ancora luce...” ¶ Oltrepassai uno dopo l
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prima di gridare. ¶ La luce era tornata di colpo
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in quel poco di luce che riusciva a filtrare
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un po’ sfigurata nella luce che entrava dall’anta
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occhi per via della luce, infastiditi. ¶ Adesso il portone
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per le vie. La luce era sempre la luce
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luce era sempre la luce, quella che non può
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all’interno, esasperato. La luce si era messa un
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anche se schegge di luce cominciavano a sfavillare, sembravano
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giro qualche interruttore. ¶ “La luce funziona!” mi accorsi con
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ragnatele erano inerti, la luce del lampadario le faceva
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si distinguevano nella poca luce che arrivava dalla sala
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infinito stupore, perché la luce si era accesa di
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vicino i cavi della luce correre a poca distanza
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interno della stanza. La luce si abbassava per qualche
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all’improvviso. Spensi la luce, mi lasciai cadere di
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d’un tratto. ¶ La luce del più vicino lampione
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po’ di tempo molta luce. ¶ “Che ore saranno?” pensai
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cucina era in piena luce, per la vetrata che
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dalle ante filtrava molta luce potevo scorgere la bocca
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anta una striscia di luce tutta gonfiata dal pulviscolo
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orecchie. ¶ Adesso che la luce arrivava fin là dietro
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po’ trasparente per la luce. Provai ad aprire il
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ciclostile ormai fossilizzato. La luce rendeva impenetrabili le matasse
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scordavo di accendere la luce, non si riuscivano a
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un po’ contro la luce pestata delle vetrine, delle
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si era imbibita di luce ancora di più, nella
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cella. Il riflesso di luce era ruotato un po
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si scorgeva appena la luce scorrere dietro le sue
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infatti luccicava nella poca luce che entrava dalle vetrate
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con lo scooter. ¶ La luce saliva irresistibilmente dietro la
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silenziosa nello spazio. ¶ La luce riprendeva a cambiare, vagavano
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perfettamente visibile nella sua luce di tiepida fornace, le
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maggio, nella sera. La luce declinava, la valle a
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ai contorni in piena luce del cortile, il suo
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ginnastica sbalzare fosforescenti nella luce. ¶ Si fermò all’improvviso
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incapace di parlare. ¶ La luce continuava a salire. Ci
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vibrava, il fascio di luce si era allungato quasi
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per la conceria!» ¶ La luce dei fari si era
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cominciò a rallentare, la luce dei fari si accorciava
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un po’ della sua luce. ¶ «Abbiamo schiacciato qualcosa!» disse
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vedeva un filo di luce correre tutt’intorno alla
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filo delle labbra, alla luce dei fari che incrociavamo
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ancora un po’ della luce del giorno che passava
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di nuovo, in piena luce, in pieno giorno, al
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un’altra colonnina, nella luce che precede il calare
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frazione all’altra nella luce sfalsata del tardo pomeriggio
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un istante contro la luce lontana di un paese
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Dove sono finito?” ¶ La luce cominciava piano piano a
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più forte, la sua luce deflagrava per un istante
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Fuori dalla finestra la luce declinava, si vedevano già
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più la testa, nella luce sfalsata riflessa dal piano
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sopra a perdifiato, a luce spenta. ¶ «Siamo da questa
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e ripartivo. ¶ Scorgevo alla luce dei fari fondi stradali
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mi dicevo riconoscendo la luce ancora accesa di un
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aprì. Nel rettangolo di luce il Sempio disse qualcosa
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distingueva soltanto una piccola luce, non si capiva se
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i muri nell’ultima luce del tardo pomeriggio, e
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filtrava qualche strisciolina di luce, dai listelli. ¶ «Che strano
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slittava un po’, la luce a poco a poco
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po’ quelle gocce di luce dei lampioni, fino alla
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e si muovevano nella luce dei fari quei pulviscoli
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rumori dalla strada, la luce a poco a poco
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in quel poco di luce che ancora riusciva a
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pronta a partire, la luce si assottigliava sempre più
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in una punta di luce che rendeva ancora più
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cane abbaiava. Ripartivo. ¶ La luce rendeva quasi invisibili le
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improvvisa della Terra. La luce cambiava, veniva quel buio
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dai motori. Poi la luce rinasceva quasi di colpo
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il freddo. Poi la luce tornava. “L’aurora boreale
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vedevo leggermente sfuocato alla luce dei pochi lampioni. La
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della piazza. Chiazze di luce un po’ sfaldate galleggiavano
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improvviso, le macchioline di luce si sgranavano per un
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successione dei riflessi di luce sul pavimento della piazza
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sotto le coperte, nella luce del pomeriggio che finiva
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proprio contro la poca luce che entrava dal finestrone
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a cambiare anche la luce, la collina non si
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una piccola striscia di luce un po’ sfalsata, la
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ancora talmente carica di luce... ¶ “Chi avrà mai costruito
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erano perfettamente distesi nella luce che se ne andava
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scarpe assolutamente evidenti nella luce. ¶ Iniziò il canto del
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davvero vederlo in quella luce. Il brusio diventava sempre
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con una pietra. La luce si era come appiattita
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po’ stretti per la luce. Il volto dell’angelo
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terreno. Rifrangevano tutta la luce come specchi, mentre piccoli
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lato e segmenti di luce s’irradiavano tratteggiati lungo
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mentre le schegge di luce ruotavano e si disponevano
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istante, sul terreno. ¶ La luce era diventata di colpo
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sollevato nell’aria, nella luce, per farmene meglio osservare
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braccio per lanciarlo. La luce era andata a finire
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zona di cortile. La luce cominciava a calare molto
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parabrezza lanciava barbagli di luce improvvisi e accecanti, quando
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sole, e striscioline di luce correvano e si spostavano
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era tutto segmentato dalla luce che filtrava attraverso i
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tavolo, le striscioline di luce gli correvano deformate sopra
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striscioline tutte sguaiate della luce. ¶ Lo scorgevo ancora, durante
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non entrava altro che luce. ¶ Il tempo passava, tornavo
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istante nello spiraglio di luce la parte inferiore più
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occhi socchiusi, per la luce “... e che occhi sono
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sera era piena di luce, intatta. Entrava dai finestroni
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veniva accesa anche la luce artificiale. La giostra cigolava
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dagli abbeveratoi. Poi la luce centrale veniva spenta di
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proprio posto. Entrava molta luce dai finestroni spalancati, le
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delle tavolate. Anche la luce artificiale era già accesa
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impigliata un po’ di luce. Il padre priore si
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tornati dagli abbeveratoi. La luce cresceva a vista d
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calice abbassato. Entrava molta luce dai vetri delle finestre
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era come cancellata, nella luce che oltrepassava i vetri
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cortile era pieno di luce. ¶ Il padre priore aveva
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erano quelle griglie di luce dappertutto. ¶ Poi nel cortile
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attorno ai finestrini. La luce faceva riflesso sui suoi
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sopra gli orti. La luce ci si rifrangeva sopra
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per un po’ nella luce, mentre oltrepassavo. ¶ Ero già
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un grande traliccio della luce, a poca distanza. Mi
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di vino, e la luce ci passava attraverso, scintillava
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di cemento. C’era luce e soltanto luce dappertutto
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era luce e soltanto luce dappertutto. Tenevo aperta una
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era immobile, deserta, la luce filava lungo tutta la
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come se tutta la luce si fosse messa improvvisamente
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tegole ormai cancellate dalla luce. Appariva e poi riappariva
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rifletteva un po’ di luce all’altezza di una
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finestrella tratteneva ancora molta luce, come carta assorbente. Anche
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chiusi per difendersi dalla luce abbacinante che si stava
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si confondeva con la luce. ¶ Alzai la testa. ¶ Stava
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dentro la serra a luce spenta. Mi diressi verso
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perché un triangolo di luce, entrando dalla porta spalancata
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le finestre non veniva luce. Ma se facevo qualche
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tutte chiuse e nessuna luce veniva più dalle fessure
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teca. Una strisciolina di luce, filtrando da una fessura
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Senza neppure accendere la luce provai ad attraversare lo
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come un po’ di luce. Scorgevo le cornicette di
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una piccola striscia di luce molto intensa illuminò tutta
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piedi nel cerchio di luce della piccola torcia che
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il piccolo fascio di luce della torcia. ¶ «È tanto
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puntava il fascio di luce contro il pavimento, ma
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se un po’ di luce entrava dall’alto nella
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indovinavo perfettamente nella poca luce, perché tutto il resto
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gli occhi per la luce, mi pareva che non
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a manovrare per farmi luce mentre mi toglievo lentissimamente
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accecante dal fascio di luce della torcia, si distingueva
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al negativo sotto la luce della torcia. Passavamo oltre
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della torcia, nella sua luce vedevo la zampa di
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nell’altra stanza la luce sempre accesa, ogni volta
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dita una spina della luce. Poi vidi che la
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resi conto subito, dalla luce che entrava dal soffitto
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il sole e la luce, filtrando attraverso il lucernario
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del tempo, quando la luce colpiva il lucernario in
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irriconoscibili a causa della luce. Distinguevo appena qualche veletta
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in una fascia di luce differente. Dentro la loro
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sempre diverso per la luce, mi pareva di cogliere
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quel continuo mutare di luce sopra i volti. La
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della villa, la troppa luce faceva scintillare una sua
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braccia e spalle, nella luce che entrava dalle finestre
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di una presa della luce o di un piccolo
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aria nell’aria, nella luce. ¶ Ora la Pesca non
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limite del cerchio di luce del fanale, qualcosa fuggiva
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albero borchiato irradiava una luce un po’ più scura
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allungavano le sagome di luce delle finestre del primo
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delle foglie. Alla sua luce riconoscevo adesso uno dopo
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la muraglia, perché una luce ancora più abbagliante aveva
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colpo a vorticare. La luce era di momento in
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un solo istante. La luce era così forte che
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la dinamo, nonostante la luce che sovrastava ancora il
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ma un riflesso di luce doveva venire da qualche
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se c’era la luce oppure no. Ero seduto
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fosse. C’era una luce che non si lasciava
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della vecchia costruzione. La luce calava sempre più, i
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adesso un po’ della luce delle scale. Li sentivo
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Qualche istante dopo la luce si accese all’improvviso
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mi pareva. Poi la luce grande si spense, rimase
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perdeva consistenza, rimaneva solo luce lucente priva di corpo
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sotto le coperte. La luce centrale era stata spenta
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il primo manifestarsi della luce. ¶ Anche all’inizio del
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una striscia sottilissima di luce che correva lungo uno
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una parte perché la luce la facesse brillare. Osservava
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gli altri. Poi la luce grande si spense, rimase
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occupato di spegnere la luce grande, perché adesso il
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spazio circostante. La sua luce si irradiava a tratti
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quell’ora in cui luce e ombra si annullano
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volto irreale in piena luce. Mi pareva che tremasse
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più in là. La luce centrale venne spenta, rimase
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proprio letto, anche la luce del corridoio e quella
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accendere di colpo la luce del lampione nonostante fosse
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avevano spento già la luce grande. Mi sbottonai pianissimo
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che non dà quasi luce. La sfioravo rapidamente con
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cerniera centrata obliquamente dalla luce mandava barbagli così forti
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ancora un po’ di luce. L’uomo con gli
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dormitorio e accesi la luce nella camerata deserta. Scesi
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enormemente il volto alla luce del lampione, come per
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l’intensità della sua luce, man mano che il
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illuminata in pieno dalla luce del fanale, sembrava trasparente
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abbagliate nel fascio di luce del fanale. Ora la
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apparivano di colpo nella luce, con le foglioline e
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parte della rete. La luce cominciava già a far
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vestaglia erano sfalsati dalla luce che entrava dal lucernario
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ed era accesa la luce artificiale, eppure fervevano già
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che lanciava barbagli di luce tutt’intorno, il viale
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finestre chiuse, illuminata dalla luce artificiale, i loro bordi
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viali. Adesso che la luce era salita ancora, mille
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una ragione. Tutta la luce entrava da un’unica
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la ghiaia piena di luce del cortile, con un
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il parco in piena luce, mentre svuotavo finalmente la
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per il rifrangersi della luce sui tendoni. Qualcuna delle
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Il tempo passava, la luce era ruotata sul tronco
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si vedeva più. La luce stava rapidamente declinando. I
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all’interno, perché la luce faceva riflesso sui vetri
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pullulare di ali, la luce si abbassava e rialzava
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si riflettevano avevano una luce come di piombo, sembravano
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irradiava tutt’intorno la luce, a semicerchio, pareva che
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soltanto da una debole luce artificiale. Il visitatore si
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il piatto. Vedevo, nella luce calante, il contorno dei
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letto, nell’angolino di luce che dal corridoio penetrava
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della notte. ¶ Spegnevo la luce nel corridoio, trovavo a
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subito, né accendevo la luce nella stanza, per non
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avere un po’ di luce senza dover accendere l
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del fogliame, dove la luce riverberava e si ispessiva
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nello spazio, la sua luce colpiva il tronco nella
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giornale reso arancione dalla luce. Imboccai la scala, raggiunsi
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solo il rumore della luce che andava, che sfalsava
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venire quel rumore di luce che andava, che sfrenava
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Restavo nel dormiveglia, la luce cominciava a filtrare dai
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a dire accendendo la luce. Mi guardava ancora un
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sospirava. Spegnevo finalmente la luce. «Hai visto?» lo sentivo
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stanza era piena di luce, abbacinava. ¶ «Prendi quella valigia
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le torri, in quella luce. ¶ «Sei proprio sicuro di
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attraverso la stanza alla luce di quell’incendio. Potresti
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teste tutte sfalsate, nella luce. ¶ “È una banda di
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che passa sotto la luce di quel lampione, si
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in quella schiuma di luce, nel saloncino dove avevano
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passano proprio contro la luce, e la Pesca tiene
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po’ meglio, in questa luce... E non l’ha
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saloncino, e anche la luce da quella parte sembra
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sembrerebbe neanche più la luce...” ¶ Provavo a guardare verso
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mentre passavamo contro la luce di un riflettore. ¶ “E
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po’ aperti, in quella luce “qualcuno sta sospirando per
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iniziato a danzare. La luce del riflettore li sta
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ha un abito... La luce lo fa brillare, non
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le grandi sfere di luce di quei riflettori. Lei
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a finire in quella luce dove non si può
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smangiata dall’aria, dalla luce. ¶ Il Gatto si era
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poltiglia dell’aria, della luce. ¶ Scorgevo appena il filo
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sbilanciata nell’aria, nella luce. Non si vedeva più