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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «lui»

nautoretestoannoconcordanza
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1956
di pietre preziose. E lui pensava a quanto poco
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1956
quelle ricchezze valessero per lui, condannato a finire lì
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Giuseppe! A quest’ora lui sarà bell’e morto
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legava la roba che lui issava fino a sé
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1956
Sole né esser da lui vista. ¶ La balia aveva
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1956
dire la sposa, ma lui la condusse subito in
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1956
pappa cattiva, e appena lui ne ebbe inghiottito un
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1956
madre al Principe quando lui glielo raccontò. ¶ – Eppure, mamma
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prova a batterti con lui. ¶ La cavallina insegnò alla
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e quelle sue creaturine? – Lui non capiva niente. Quando
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la lettera ricevuta da lui, disse: – Questa non è
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e visto il mondo. Lui non aveva nulla da
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1956
di viaggiare anche a lui, e all’alba partì
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1956
un posto anche per lui. ¶ I tre si dissero
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e collo, e poi lui decapitato finire nella botola
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1956
fattore sarebbe toccato a lui, e che quindi non
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che prima di sistemare lui voleva andare a pranzo
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il braccio e tutto lui dietro, lungo disteso. Ora
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1956
fece per ritirarsi ma lui alzò il capo e
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1956
appena fu davanti a lui cavò fuori un altro
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1956
bestie da spellare che lui cacciava in giro. E
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di non prendersela con lui, e allora diede ordine
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intorno alle caviglie, e lui le sferrò un calcio
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1956
tornò tra i piedi. Lui, un altro calcio, e
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non era pronto e lui era a letto e
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1956
palla d’oro. Anche lui la prese a pedate
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bastonate da mandarlo anche lui a letto mezzo morto
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ruzzolargli tra i piedi. Lui andava avanti e indietro
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farsi tirar su, ma lui diffidava dei due compagni
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1956
misero a strepitare: – Come? Lui che ci ha liberate
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disse il fornaio. ¶ – È lui, è lui, il nostro
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1956
fornaio. ¶ – È lui, è lui, il nostro salvatore! – dissero
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1956
con il cannocchiale. ¶ – È lui, è lui il mio
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cannocchiale. ¶ – È lui, è lui il mio sposo! – disse
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volete, o almeno così lui si vanta. ¶ – Ci si
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non invitarlo, e invece lui gli stava sempre dietro
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i morti? ¶ – Mah, così lui dice, – fece l’assassino
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zitto? – gli chiesero. Ma lui sorrideva e non apriva
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permesso parlerò io per lui. ¶ A sentir parlare la
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1956
tornerà vivo, ben per lui. ¶ Così presero il trotto
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mercante di Fiesole, e lui restò Re di Londra
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roba di casa. E lui: – Che sono questi ladri
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punse nel cuore e lui morì. ¶ La ragazza fu
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tanto col Re, che lui diede ordine che la
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veniva a casa. E lui, col suo ciuco, spesso
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fa i danari? ¶ E lui: – Eh, se non avessi
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potrei tirare avanti… È lui la mia fortuna. ¶ Gli
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1956
andata? ¶ – Bene, bene, – fece lui e li ricondusse tutti
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aumentò via via che lui raccontava la sua storia
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in eredità. Ma se lui si contentasse, visto che
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invitò a venir con lui portando il bestiame ai
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trappola. Così successe a lui: gli sbirri gli fecero
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lo condussero alle scuderie. Lui entrò e salì una
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1956
Chi mi chiama? – disse lui, rannicchiandosi nel letto. ¶ – Antonio
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del medesimo sentimento? ¶ E lui: – Sicuro che lo sono
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in dote, e che lui sposandomi ha liberato dall
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1956
la moglie giovane e lui restò con una bella
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1956
di nome Rosina. Ma lui dovendo lavorare non poteva
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successa un’altra; e lui finì per rabbonirsi, pur
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1956
aveva già preso fuoco. Lui continuava a guardare nella
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1956
cucina, e dietro di lui tutta la Corte. Riconobbe
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comprare un bel tappeto? ¶ Lui disse: – Proprio i tappeti
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t’allontanare mai da lui. ¶ E la mattina al
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dietro e a tirare lui pure, ma non pigliava
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1956
scala. Fiordinando s’alzò lui pure e riprese a
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1956
era già caduta addormentata. Lui stette un po’ a
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buttò a dormire anche lui. ¶ All’alba tornarono le
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Fiordinando s’alzò anche lui, fece una buona colazione
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lei si chinò e lui le strappò il velo
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si chinò su di lui, lo chiamò, lo carezzò
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1956
cominciò a russare pure lui. ¶ Arrivò la Regina: con
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imbacuccata in questo modo? – lui le chiese. E la
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come si deve. ¶ E lui: – Come faccio a mandarla
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1956
era più furbo di lui e gli scappò daccapo
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daccapo. Quello volando e lui correndo andarono lontano, e
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1956
Pietro: – Eccovi, zio, – perché lui adesso, il Mago lo
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1956
non lo sapeva neanche lui. Così chiese al cameriere
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1956
gli si presentò e lui gli disse: – Se vi
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1956
ragazzi davano il soldino, lui regalava un paolo. ¶ Subito
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venire qui; parlatene con lui. ¶ L’uomo venne, parlò
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1956
Fanta-Ghirò. – No, no, – lui le dice. – Tu sei
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1956
di questo Re, e lui subito corse da sua
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1956
donna, rifiuterà di sicuro. ¶ Lui fece l’invito e
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1956
acqua era fredda e lui disperato: Fanta-Ghirò era
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1956
ma partiva senza che lui se ne fosse sincerato
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1956
balia: – Domandateglielo voi. ¶ E lui: – Nonnina, mi sentite, nonnina
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1956
gli mossero guerra e lui fu obbligato a marciare
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1956
cercava di consolarlo, ma lui, più passava il tempo
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1956
e aperse l’Uliva. Lui non la riconobbe e
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1956
porto al Re e lui chissà cosa mi dà
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1956
volevano far passare, ma lui disse che portava un
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1956
mi manca il telaio, lui me lo faccia fare
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1956
sapeva più lunga di lui.) ¶ Quando lo seppe, il
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1956
Re disse che comandava lui e la sua parola
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1956
erede e avere da lui una discendenza, non voleva
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1956
il padre pensò a lui come a quello che
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lui, e restò anche lui nella grotta tramutato in
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1956
galoppo. Cammin facendo anche lui domandava: – Sono mai passati
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credettero sempre il primogenito. Lui pure andò la sera
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1956
al letto e dormirono lui da una parte e
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1956
mercanti, a dimostrare che lui era indebitato con loro
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cassa, che avrebbe pensato lui a mandargliela a casa
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1956
tutta contenta e premurosa. Lui diede uno dei vestiti
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1956
che se vado da lui non ci fa nulla
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1956
più piede: avrebbe pensato lui a tutto quel che
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voi il padrone. ¶ Ma lui protestò: – No, qui padrona
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quasi bello. ¶ E allora lui, subito: – Bellinda, mi vorresti
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S’inginocchiò accanto a lui, sentì che ancora il
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1956
Si buttò sopra di lui a baciarlo e a
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uomo. L’uomo neanche lui dormiva, e borbottava tra
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1956
sognato. Ma vicino a lui, sul giaciglio, c’era
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c’era più. E lui non l’aveva neanche
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genero del Re. Ma lui li lasciava dire. A
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ce la paghi! ¶ Ma lui: – Zitti: state a vedere
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Perché no, Maestà? – rispose lui. – Ma a patto che
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ha? ¶ – State bravi, – fece lui, e cominciò a tirare
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1956
a ballare attorno a lui, con le loro catenacce
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1956
mise a ballare anche lui, con tutte le chiavi
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1956
Perché no, Maestà? – rispose lui. – Ma a che patti
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la Principessa: – No. ¶ Così lui spense i lampadari e
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1956
la Principessa: – No. ¶ Allora lui la strinse tra le
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1956
Re e poi Re lui stesso, e da pastore
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1956
s’offerse d’andare lui alla ricerca tanto del
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1956
paura che anche a lui succedesse una disgrazia. ¶ Salito
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1956
nello sgomento, e con lui tutta la Corte era
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1956
padre che sarebbe andato lui alla ricerca dei fratelli
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1956
Farfanello. Se non sa lui dove si trova questa
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1956
tornare a casa con lui per presentare al padre
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1956
perché non è stato lui a trovare l’acqua
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1956
Regina dicendo d’essere lui il Principe Andreino. ¶ La
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1956
si offerse d’andare lui dalla Regina Marmotta. Andò
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1956
farneticava: – Morto Gugliermo! Anche lui! Ah, certo Andreino era
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1956
maggiore doveva andare con lui, ma anche il piccolo
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partì di volata, e lui non fece in tempo
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1956
è Bello, e sarà lui che ti farà comporre
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1956
aveva più fame di lui e faceva salti intorno
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1956
intorno alla pizza che lui teneva in mano; allora
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1956
degli uccelletti ancora implumi; lui li mise sul focolare
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1956
si ricordavano ancora di lui. «Questa sarà la prima
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1956
ora innanzi avrebbe provveduto lui per tutti. Difatti, con
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1956
era roso dall’invidia. Lui che era il maggiore
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altri a combattere con lui. Uno ci si prova
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si fecero sotto, ma lui con pochi colpi di
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non erano sicuri fosse lui lo sconosciuto, perché non
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ma s’innamorò di lui sua moglie, e andò
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1956
Re suo vicino, e lui era disperato perché non
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peggio. La ragazza venne, lui le fece lo stesso
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sposo per non mostrarsi lui in persona. ¶ Anche la
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che lo sposo era lui, creparono d’invidia. E
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che veniva verso di lui. Gli porse il fagotto
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cerca di scappare ma lui la trattiene. Allora la
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Cosa gli avrò fatto? ¶ Lui continuava a dire che
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con le mani. Ma lui diceva sul serio. La
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detto la gente, ma lui duro: diede ordine di
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domandò cos’aveva, e lui cominciò a raccontare tutta
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via; allora prende anche lui e se ne va
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tutte quelle bestie, ma lui stette forte, e la
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acqua solo i piedi. Lui le diede la mano
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1956
misero sull’inginocchiatoio, a lui venne tanto di quel
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spiccò il volo, con lui a cavallo. Ogni volta
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domandava pane, acqua, carne, lui gliela dava subito. Ma
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aquila chiese «carne» e lui non sapeva come fare
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e tante altre storie. Lui che scoppiava dalla voglia
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dall’Arciprete, ma anche lui, con la fame e
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quattrini si perdesse, ma lui tanto disse e tanto
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all’ora del desinare. Lui ringraziò, disse che sarebbe
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Oh, vi pare! – fece lui. – A mangiare c’è
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pignatta col coperchio murato. Lui si mise a ridere
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detto l’Arciprete! ¶ E lui: – Tutte e due! Certo
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lo faccio dire da lui! – e affacciandosi alla finestra
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le loro staia e lui mise su una bottega
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1956
era un convento e lui bussò. Vennero i frati
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era buio fitto ma lui accese la candela e
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sotto il letto. Quando lui verrà a letto io
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e la passò a lui sotto il letto. ¶ – Ahi
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Anche questo è vero. Lui non sa quello che
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scendere quello, scendere prima lui. Così ci rimarrebbe quello
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ci rimarrebbe quello, e lui andrebbe via. ¶ La moglie
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del gran bene e lui scappa. ¶ I frati si
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raddoppiò la mancia e lui andò. Arrivò alla locanda
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via, e in cambio lui gli prometteva d’insegnargli
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tutto quel pesce; e lui per filo e per
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a puntino quel che lui aveva detto; e accadde
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giovane, che era anche lui senza fiato, disse: – Riposiamoci
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bugiardo e non era lui ad aver ucciso il
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e gli disse: – Se lui ha portato le sette
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lasciarla riscaldare al fuoco. Lui disse: – Venite pure, nonnina
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gran meraviglie. – Ma è lui, è lui! Allora è
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Ma è lui, è lui! Allora è salvo! Evviva
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bruzzolo, appena levato, anche lui aperse la finestra, e
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m’hai fatto soffrire? ¶ Lui non le diede retta
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primogenito successe anche a lui, e restò anche lui
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che ve lo porta lui, sono io che ho
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il gatto restarono con lui, sempre con qualche litigio
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noi? ¶ – E perché no? – lui rispose, – ma dov’è
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molto bravo: vinceva sempre lui e guadagnò tutti i
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1956
alle gambe del giovane. Lui capì che soprattutto doveva
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1956
tutte, con grandi riverenze. Lui andò in cucina, si
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tutte! – Poi mangiarono con lui e se ne andarono
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1956
andarono di nuovo. E lui si sedette al solito
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1956
inclinazione, si sdraiò anche lui sotto il fico, e
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1956
cascò in bocca e lui, lentamente, lo mandò giù
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po’ più in là; lui non si mosse, ma
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che avanzano qualcosa da lui, vengano da me a
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1956
Fecero la grida, e lui pagò tutti i debiti
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1956
tornato così presto? ¶ E lui: – Sono andato per mare
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1956
Come faremo? – si chiedeva lui. – Io non ho né
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non starle a vendere. ¶ Lui le portò in piazza
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1956
Le vendo care, – disse lui. – Non le do a
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1956
vogliamo delle altre. ¶ E lui: – Venite a casa da
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1956
il vecchio divise con lui la sua cena. ¶ Dopo
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1956
il Primo Ministro. Poverino, lui non ne aveva colpa
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mezzano, ma anche a lui capitò la stessa storia
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1956
di suo padre. Anche lui entrò nella stanza del
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1956
laggiù - non torni più. Lui stava per imboccare la
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1956
lettera di raccomandazione per lui. ¶ Beniamino ringraziò molto madre
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un fico. ¶ – Non posso, – lui rispose, – voglio stufare la
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1956
la strada. Ma anche lui se non faceva presto
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1956
piccino disse che andava lui. ¶ Camminava col suo paniere
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1956
un fico pure a lui. – Anche tre, – disse il
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1956
e suona la trombetta. ¶ Lui suonò, e saltò fuori
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1956
aperto il sacco e lui raccontò: – È venuta la
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1956
passavano i giorni, e lui non vedeva mai nessuno
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1956
Re, stanco, abdicò e lui salì al trono. Ma
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1956
loro antica amicizia con lui. Il giovane Re sorrise
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1956
giovane Re sorrise, perché lui era stato sempre un
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1956
dovete esservi sbagliati, – disse lui. ¶ – Ah, non avremmo mai
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1956
fedelissimi cani! ¶ – Come? – esclamò lui. – Spezzaferro, Schiantacatene e Spaccamuro
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1956
perché voleva esser solo lui a goderne la vista
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1956
Aperse una donna e lui domandò alloggio. ¶ – Ma questa
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1956
in casa, dalli a lui. ¶ – C’è un povero
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1956
fu solo scappò anche lui, con la coperta sotto
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1956
di giorno, e poi lui, dopo un po’ di
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1956
e andò via con lui. C’era una carrozza
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1956
Stellina rispose di sì, lui le strinse la mano
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1956
era la visita che lui le faceva tutti i
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1956
Stellina, sta’ contenta, – disse lui, – e arrivederci a domani
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1956
s’era innamorata di lui, pensò: «Sarà meglio che
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1956
ne voleva andare, ma lui disse che era per
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1956
di questa decisione, e lui disse che era per
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1956
scoppiando a piangere anche lui. La ragazza non gli
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1956
chi una velada, e lui si segnava tutto su
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1956
incontro e a ognuno lui diede il regalo promesso
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1956
cose. ¶ – Ah, noiosa! – fece lui. – Te le ho comprate
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1956
più il viaggio con lui. ¶ Ma Scorzo le disse
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Non raccontarmi altro! ¶ E lui: – Morto per morto, voglio
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diceva la sposa. ¶ Ma lui con un fil di
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1956
manca tre mesi. ¶ E lui: – Cara lei, lei è
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1956
un’anguilla lunga quanto lui. La tira su e
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1956
che tornerai a pescarmi –. Lui la ributta in acqua
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1956
vorrai, sarà fatto, – e lui subito la lasciò. ¶ Un
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1956
e scoppia a ridere. Lui alza l’occhio verso
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1956
Mago perché l’indovinasse lui. Il Mago disse: – Aspettiamo
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1956
tu fossi intero. ¶ Allora lui disse tra sé: «Per
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1956
un bel palazzo. ¶ E lui, tra sé: «Per l
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1956
a soffrire; se pure lui m’ha usato crudeltà
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1956
e domando grazia per lui. ¶ E il Mezzo, mosso
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1956
che chiederemo aiuto a lui. ¶ Il Principe portò il
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1956
alla carrozza dello sposo. Lui, a vederla così bella
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1956
una sposa bella come lui. ¶ La figlia del Re
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1956
e lo dica a lui. ¶ Alla fine del mese
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1956
domandavano per sposo. ¶ Allora lui sollevò il primo velo
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1956
risposero: – Sacra Maestà, sì. ¶ Lui sollevò il secondo velo
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1956
entrare questa giovane. E lui, a vederla, s’innamorò
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1956
cosa ti dico? – fece lui. – Invece che ogni quindici
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1956
di queste tre cose? ¶ Lui non capiva, e lei
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1956
Sono stato ingannato! – disse lui. – Avessi saputo che eri
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1956
su questo tagliere. ¶ E lui: ¶ Come? Fammi un po
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1956
bevve un po’ e lui la invitò a bere
270
1956
Quaquà! ¶ – Attaccati là! – gridò lui e s’alzò a
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1956
prete resta attaccato anche lui. ¶ Continuano la strada, con
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1956
suo padre, e anche lui si mise a ridere
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1956
dire. Sta poi a lui venire o no. ¶ Il
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1956
avviarono a quel campo, lui da una strada e
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1956
a dirgli che sapeva lui cosa meritava quella donna
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1956
scambiò il posto con lui. – Così sei più riparato
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1956
Roba da niente, – disse lui. – L’ho fatto solo
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1956
gatto gli trotterellavano vicino; lui amava molto le bestie
279
1956
tre sedie. Si sedette lui e s’annodò un
280
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uccellini cantavano e a lui era passata ogni stanchezza
281
1956
fece un bel sorriso. Lui alzò gli occhi, e
282
1956
dentro ci stava già lui come ci avesse sempre
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tratto come un fungo? ¶ Lui era incerto se dirglielo
284
1956
s’addormentarono. ¶ Ma mentre lui dormiva, la sposa piano
285
1956
erano rimasti lì, perché lui alla sposa aveva detto
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il gatto ma nemmeno lui topo ci poteva passare
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l’anello l’ebbe lui. Portò il gatto all
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avete l’anello? – chiese lui tutto ansioso. Il cane
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pastorello, più svelto di lui, col bastone che aveva
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in bocca una noce. Lui si vergognava un po
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lumache. Presero ad andare: lui andava avanti, e le
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la rana, – e siccome lui non ci voleva credere
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preso a far con lui conversazione con gran divertimento
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figlio del Re e lui guarì. Il Re disse
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di bocca e allora lui parlava; prima di andarsene
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bocca la pietruzza e lui restava muto. ¶ Bussarono alla
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chiamavano Croc, famoso quanto lui, per far lega assieme
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cantoni un decreto, che lui perdonava al ladro che
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presenta, e dice che lui è buono a farlo
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uomo. – Lasciami andare, – disse lui, – non ti basta avermi
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figlia del panettiere? ¶ E lui: – Eu, eu, e io
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daremo l’indormia3 e lui non si sveglierà –. Così
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giovanotto. ¶ Ma questa volta lui s’era stancato di
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mentre la giovane parlava, lui per un po’ fece
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è nel cielo? ¶ E lui: ¶ Le stelle del cielo
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al pescivendolo quanto costava. Lui disse il prezzo, ma
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non lo voleva. Allora lui le disse: – Per un
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bacio di sfuggita e lui le diede il pesce
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è nel cielo? ¶ E lui: ¶ Le stelle del cielo
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dove stava quel signore. Lui vide la cintura e
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vendeva per nessun prezzo. Lui disse che avrebbe fatto
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lei sulla terrazza e lui sul poggiolo, ci fu
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bendare. ¶ Entrò la prima. Lui le toccò le mani
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E noi scappiamo, – disse lui. ¶ S’alzarono di buon
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poi si stufò anche lui. ¶ (Milano) ¶ 23 ¶ Il linguaggio degli
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il servitore accanto a lui aveva gli occhi tristi
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fermasse con loro, ma lui prese commiato, e continuò
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sapevano come compensarlo, ma lui non volle niente, prese
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nove; e corse anche lui al campo delle zucche
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e scappò via anche lui. ¶ Entrò il terzo: – E
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scorciatoie che sapeva solo lui, il lupo arrivò a
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di morire anche a lui. ¶ (Verona) ¶ 28 ¶ Il devoto di
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Santi, come se per lui non esistessero. ¶ – Giacché sono
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bisogna pensarci bene. ¶ E lui: – Tanto è, tanto basta
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la solita vecchia e lui domanda: – In grazia, lei
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un’unghia posticcia. Intanto lui dal desiderio di vedere
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metterla a letto. Finalmente lui entrò, sempre con le
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era sotto le coperte. Lui si spogliò e le
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via il lume. Ma lui s’era portato in
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Aveva imparato tutto di lui, delle abitudini che aveva
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tendaggi, si tuffò anche lui nella vasca e nuotando
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sospettasse che insieme a lui era nascosta la figlia
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io non voglio! – e lui: – Ma qui comando io
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del Re fu che lui non voleva sentire più
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il palazzo prima che lui ritorni. ¶ La vecchia invece
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bastimento naufragato e solo lui s’era salvato. I
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nella collana – diretta da lui e dal D’Ancona
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per i ginnasi da lui curate5 qualche novellina toscana
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équipe di raccoglitori da lui diretti. Non tutti i
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ogni impegno verso di lui in cambio d’un
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vi garba, tra poco lui ha da vienir qui
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sorta d’istintiva furberia: lui stesso crede forse di
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quel che ci mette lui che racconta, il colore
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Tradizioni Popolari Italiane da lui diretto; infine al professor
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tre fiabe raccolte da lui stesso. Uno dei più
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le sette pubblicate da lui stesso nell’opuscolo Novelle
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Allora l’uomo passò lui e una stanza dopo
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tutti brontolavano contro di lui perché il viaggio non
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un fa-niente come lui. Il capitano decise di
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era una caverna e lui entrò. In fondo alla
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si nascose sullo scoglio, lui e la barca. Dal
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da tuo padre, – disse lui, e la fece salire
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fece bere Baciccin, e lui bevve, bevve fino a
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Così, siccome era anche lui in via per l
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per liberarla sono morti, – lui gli propose: – Provate a
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mandarci il mio servitore, lui certo sarà capace di
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se no si spegneva. Lui soffia sul fuoco, soffia
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concentrarsi in un pensiero. Lui cercava di farla ridere
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lei, cercò di consolarsi lui, e un mattino andò
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non si spostava e lui cadeva in terra lungo
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ombra. Allora s’offerse lui, di domare Rondello. Gli
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come potevano sbarazzarsi di lui. ¶ Bisogna sapere che quel
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si mettevano male per lui. ¶ – Oh, Maestà, mi perdoni
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era bambino, e che lui teneva ancora a suo
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avesse. Tira e molla, lui le raccontò la sua
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lo teneva bene, più lui diventava gramo. Gli disse
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bestemmiare da qualcuno? – E lui le raccontò del dispetto
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nebbia, e anche a lui domandò della bella Bargaglina
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nebbia e dietro di lui venne tutto scuro e
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madre era morta e lui viveva solo, sempre più
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Bargaglina cresceva insieme a lui. Finché lui diventò un
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insieme a lui. Finché lui diventò un bel giovane
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attenta, se vai con lui te ne potresti pentire
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Ah sì, guarda! – ma lui a questa storia della
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era così obbediente che lui se la teneva cara
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si mise a raccontare lui: – Nell’Africa ho visto
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credette d’essersi sbagliato lui a crederla così bella
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senza foglie com’era. Lui ne riempì due corbe
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occhi, – disse la ragazza. ¶ Lui così fece, ma né
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carico di pesche, e lui con l’asino ne
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quanto ne voleva e lui disse: – Un paio di
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a sua madre e lui andò in città a
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nessuno voleva andar da lui per pastore. Il ragazzo
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pecore brucavano tranquille, e lui seduto sulla pietra mangiava
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bere il fratellino ma lui aveva tanta sete che
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lei lo riconobbe e lui no. ¶ – Salite su, buon
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senza un cenno per lui, vendette tutta la sua
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neppure farlo venire: ma lui tanto disse e tanto
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invidia, perché sarebbe stato lui a ereditare il Regno
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mezzano di suonare anche lui. Il figlio cominciò a
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lei si scostava più lui le veniva vicino. ¶ Il
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di coda quello che lui toccava spariva: sparirono zuppiere
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travestito), e chiesero a lui chi aveva ragione. – Avete
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verde e chiesero a lui chi aveva ragione. – È
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lasciamo provare anche a lui, – e fece sgombrare la
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Dio l’aiuta? – disse lui, e gli raccontò la
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chiese il Re. ¶ – Oh, lui ha tutto quel che
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possa esser degno di lui. ¶ – La mano di vostra
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non se ne preoccupa lui, perché volete preoccuparvene voi
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le ricchezze che ha lui, sarà nulla. ¶ – Va bene
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volpe correva davanti a lui. – Comare Giovannuzza, quando il
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gli rispondo? – le gridava lui. – Non sono capace di
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la tua fortuna. ¶ Così lui colse le pere, e
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a bocca aperta anche lui. ¶ Gli chiese il Re
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Lasciami in pace, – rispose lui, – ci mancherebbe che te
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un piacere? ¶ – Nobile signora, – lui rispose, – comandatemi. Quel che
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più cara bestia che lui abbia. ¶ – Povera me! – gemette
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grazia della vita?», chiederà lui. «No», direte voi. «Allora
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vi sia concessa», dirà lui. E voi gli direte
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mia, perdonami! – ma già lui tornava a sparire nel
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giusta? – gli dissero. ¶ E lui: – Signornò, stavolta, dopo tanti
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muro, glielo pagava, ma lui replicò: – Nossignora, mio padre
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a quello del Re. Lui si affacciava dal suo
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tutto questo danaro. ¶ E lui, bello scemo, si fidò
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ci sposiamo subito. ¶ E lui, credulone, le disse tutto
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altro. Quando si svegliò, lui s’avvolse nel ferraiolo
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s’era ubriacato, e lui se ne andò tutto
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e lo volevano derubare. Lui suonò il corno pensando
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albero di fico e lui rimase appeso ai rami
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aver messo più rami lui dell’albero. Perché gli
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tutto il canestro e lui prese licenza baciandogli il
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borsa, ferraiolo e corno. ¶ Lui le fece mangiare tanti
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restituiti ai fratelli, e lui si tenne la borsa
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dopo un anno e lui e sua moglie diventarono
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a tagliar carne anche lui; se ne riempie il
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quello della berretta, pure lui con le mani tese
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per tirarlo su e lui aprì gli occhi, gli
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dire, agli sposi? ¶ E lui: – Ma cosa dovevo dire
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alla sera, aveva anche lui la sua parte di
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era, nessuno aveva per lui un gesto come dire
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si staccò dai gangheri. Lui se la caricò in
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Ignazio ci avrebbe pensato lui, e il Notaio si
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Altezza, ora pranziamo. ¶ E lui: – A quest’ora non
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la stessa proposta. E lui rispose ancora: – A quest
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vostra regal sposa. ¶ E lui: – Andateci voi e tutto
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tendesse l’orecchio anche lui, ma il Re dormiva
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tavola, gli servirono cena. Lui mangiò, poi andò a
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dormire. ¶ Così cominciò per lui una bella vita in
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coraggio e fermezza? ¶ E lui rispose: – Sì. ¶ E lei
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se lasciarlo partire, ma lui tanto la pregò che
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e a ripregarlo, finché lui non le spiegò della
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dell’Imperatore Scorzone, che lui non poteva vedere quant
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bellezza. Mentre lei dormiva, lui prese la candela, l
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nei suoi poderi, ma lui disse che non poteva
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piatto di ricotta, e lui si mise a mangiare
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che ha più anni lui della civetta? Almeno, quando
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il Re, – e govèrnateli –. Lui andò a prendere i
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a mangiare che raffredda! – Lui non aveva da arare
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s’era affezionato anche lui, ma Peppi disse: – No
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mise a mangiarli anche lui. ¶ I Consiglieri s’affacciarono
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a fargli domande e lui, perché lo lasciasse dormire
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di principi. – Cognati, – disse lui, – adesso facciamo un’altra
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i cognati. E a lui: – Ma come? Alle nove
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che era grande come lui. Così crebbero insieme giorno
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cos’hai pensato? ¶ E lui: – Sua Maestà voglia caricarmi
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in pentola oggi? – E lui, stanco, disse alla figlia
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Subito. ¶ – E perché? – disse lui, con le lagrime agli
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questo gomitolo, – le disse lui. – Legane un capo al
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misero a ballare, e lui a cullare suo figlio
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ci vuole per liberarti! ¶ Lui rispose: – Ci vuole che
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e a suonare e lui cantava: ¶ Se mio padre
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reale cercavano un giardiniere; lui che un po’ se
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le dissero: – Però, se lui è così matto da
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lo fecero uscire; e lui diede lo scialle. ¶ Dopo
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silenzio. – Ho freddo! – gemeva lui, e tremava più forte
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rassegnarsi a fuggirsene con lui. Prese un fagottino di
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gallinaio. – Ho fame, – disse lui, – tira il collo a
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di là subito. Ma lui la confortò e la
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coprirlo! ¶ – E tu, – disse lui, – quando domani la Regina
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disgrazie. – Non badare, – disse lui, – quel Re è un
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alla prima battaglia fu lui il vincitore. ¶ Lasciamo lui
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lui il vincitore. ¶ Lasciamo lui in guerra e pigliamo
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il Ministro ventisei e lui che faceva ventisette. Pranzando
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parti uguali. – Vedi che lui fa giusto, come dicevo
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parlare gli animali, perché lui l’ha letto in
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rispondergli di no, e lui insisterà e tu devi
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una mula giovane e lui partì. Arrivato a casa
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bestie. – Nostre, sono, – disse lui. ¶ – E come le hai
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Eh, perché ridevi? ¶ E lui: – Te lo dirò tornati
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Trovarono una fontana e lui voleva bere; ma la
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e arrivò prima di lui. ¶ – Santo cielo! – esclamò il
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a Palermo prima di lui. Andò a casa di
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vent’anni, e sempre lui credeva d’essere il
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a inveire contro di lui: – Oh, ingrato, così tu
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meglio che vada con lui. Tanto, ormai, non ho
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prete col Viatico. Solo lui non ci poteva andare
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che m’avvicinerei a lui solo se lo vedessi
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Il mio padrone, – fa lui. – Con chi si deve
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ed era suo, di lui Don Giovanni Misiranti. ¶ Appena
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che lo vedeva anche lui, e mostrò i gioielli
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tutto e venisse anche lui al palazzo, e Don
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quel pescatorino! – E a lui domandò: – Come ti chiami
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dichiarò alle guardie che lui, in cambio della libertà
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nessun cameriere resisteva con lui più di una settimana
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padrone le sapeva tutte, lui era capace anche di
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cosa devi fare? – (perché lui davanti agli altri le
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toglierti la curiosità. Se lui dice che ha paura
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dirlo al Principe, ma lui torceva la bocca, e
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la moglie. ¶ – Ih… – faceva lui con un fil di
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a chiedergli l’elemosina. Lui le disse: – Vattene, non