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Ugo Foscolo, Tieste, 1795

concordanze di «madre»

nautoretestoannoconcordanza
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suo fratello; ¶ IPPODAMIA, loro madre; ¶ EROPE; ¶ UN FANCIULLETTO, figlio
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minaccia rapiran da disperata ¶ madre l'unico pegno. ¶ (dopo
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t'agitò mai? Di madre i palpiti ¶ troppo presaghi
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non ha pensier. ¶ IPPODAMIA ¶ Madre gli sono, ¶ nè vuoi
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tu, qual io, sei madre? ¶ IPPODAMIA ¶ Oh che di
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mai? ¶ Non son io madre? e madre sommi, e
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son io madre? e madre sommi, e sono ¶ preda
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a Pelope consorte, ¶ io madre, e madre di discordi
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consorte, ¶ io madre, e madre di discordi figli, ¶ cui
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mi lascia... Almeno o madre, ¶ seco lui fuggirò... Romita
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queste mura; ed io, madre infelice, ¶ altro non ho
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È donna. ¶ Fosse mia madre! — Dessa. ¶ SCENA II ¶ IPPODAMIA
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e detto. ¶ TIESTE ¶ O madre, madre... ¶ IPPODAMIA ¶ Oh!... Tieste
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detto. ¶ TIESTE ¶ O madre, madre... ¶ IPPODAMIA ¶ Oh!... Tieste!... se
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pietà... spiegami il vero, ¶ madre, ten prego... Non temer
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d'amore e affettuosa madre ¶ volli tentar gli estremi
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Ma tu mi di': madre mi sei, qual fosti
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S'io ti son madre? Ah! il tuo sospetto
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la mesta, ¶ la sciagurata madre tua. Te chiamo ¶ nelle
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vederti. — Io ti son madre, e le mie cure
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seno ¶ a te, mia madre. — Ma qui assai parlammo
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ami, e che sei madre in vero. ¶ IPPODAMIA ¶ (Numi
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esci, sei perduto. ¶ TIESTE ¶ Madre, ¶ veder Erope almen... ¶ (parte
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cosa è l'esser madre! — All'uno ¶ s'io
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serena omai; ¶ ed una madre, che suoi giorni visse
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non oppongon schermo, o madre, il trono ¶ vacillerammi. ¶ IPPODAMIA
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a te ragione, o madre, ¶ chieder men venni. Le
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è il dolor di madre, e com'è dolce
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deh! non v'aggiunger, madre. ¶ SCENA V ¶ EROPE, preceduta
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che dich'io! — Son madre: ¶ e mia discolpa è
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A vera e dritta ¶ madre di prole non orribil
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conforta, e dona ¶ alla madre il fanciullo. ¶ ATREO ¶ Mal
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i' parlo. Amor di madre! ¶ EROPE ¶ E del mio
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mente più sanguigna? Io madre ¶ sonti; ma son del
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ma son del par madre ad Atreo. ¶ Ed osi
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bambin d'un'odiata madre. ¶ TIESTE ¶ Ed il feroce
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ed abbandona ¶ questa barbara madre) insanguinarmi... ¶ volea le man
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come odierai la tua madre infelice ¶ che ti fe
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reggia pure ¶ gemer di madre s'interdice. ¶ ATREO ¶ E
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dolor vedrotti? ¶ IPPODAMIA ¶ Orbata madre ¶ puote giammai serena starsi
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Oimè! che amante e madre ¶ del par son io
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cor: non se' tu madre? Trema. ¶ Fiati tal nome
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Emneo. — Miei figli... ¶ EROPE ¶ Madre! ¶ ATREO ¶ (alla Guardia) ¶ Il
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l'ubbidisci? ¶ EROPE ¶ O madre, il figlio... ¶ IPPODAMIA ¶ Numi
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un sol guardo la madre; ahi! che Tieste ¶ è
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Atreo) ¶ ATREO ¶ E perchè, madre? Sorgi. ¶ IPPODAMIA ¶ L'ultime
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ultime voci di tua madre intendi: ¶ se tuo fratello
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a gemer teco ¶ quindi, madre, verrò: tuo cor sommetti
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congiunto, ed è di madre. ¶ Ma almen meco svanisca
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degl'Iddii sdegnati. ¶ ATREO ¶ Madre, a che vuoi tu
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sì d'un'infelice madre ¶ l'amor, ma solo
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concesso ¶ l'entrare a madre sia. Stretta a mio
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giungerà a ferirlo. ¶ TIESTE ¶ Madre, t'arretra; me morir
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m'è grave ¶ di madre il duolo, e al
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gare, e all'infelice madre ¶ sol rendi il figlio
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l'ascondi ¶ ad una madre; io veglierò, vivendo ¶ per
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E chi, tranne una madre, il tuo divieto ¶ romper
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pargoletto a una dolente madre; ¶ quindi sarò, qual vuoi
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piedi col fratel la madre. ¶ Ma di': felice tu
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se' di re tu madre? ¶ IPPODAMIA ¶ Io di re
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di re figlia e madre ¶ la pena sconto di
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stragi. ¶ Io vi son madre: ecco mio vanto; all
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Tieste: ti scongiura ¶ tua madre... fa' che quest'amplesso
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sia. ¶ TIESTE ¶ (abbracciando Ippodamia) ¶ Madre... ¶ IPPODAMIA ¶ E un sol
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tu mi spingi, o madre, ¶ funesta forse... Sia che
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me più dura. ¶ TIESTE ¶ Madre, Erope, figlio, ¶ a che
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O mio fratello! ¶ O madre! Erope! figlio! ¶ EROPE ¶ (ad
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di dentro) ¶ Via, traditori. — Madre, sgombra... mora ¶ prima il
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cade tramortita) ¶ TIESTE ¶ Erope... madre... ¶ IPPODAMIA ¶ (sostenendo sempre Tieste