Matilde Serao, Il romanzo della fanciulla, 1886

la fanciulla si confessasse mai a nessuno, madre o

scritto, io non ho mai voluto saputo esser altro

troppo presto, non avrebbe mai ritrovato quella bella ora

felicità, che non aveva mai goduta. Sentiva solo un

amore! Io non ho mai voluto fare all’amore

la pila non basta mai: la corrente è variabilissima

la direttrice non univa mai due che fossero amiche

e non si moveva mai, senza l’ordine della

genitori non le avrebbero mai lasciato sposare: e si

nè parlargli, nè scrivergli mai. Peppina Sanna pensava al

conversazione col corrispondente, non mai. Chi parlava e veniva

che non ci ricadesse mai più. Eppure era questo

pazienza angelica, non lagnandosi mai, non alzando mai la

lagnandosi mai, non alzando mai la voce, cercando di

e noi non riposiamo mai. Se cadiamo ammalate e

caffè non vi era mai nessuno e l’innamorato

puntuale, non si dimenticava mai di fischiare, ogni mezz

superiori, non l’avrebbero mai nominata. Pasqualina Morra, la

sin’allora non aveva mai corrisposto con la capitale

nervoso della bocca, senza mai levar la testa, senza

certamente, non avevano mangiato mai tutta quella roba. Ma

Otranto non mi sentirà mai. ¶ La corrente partendo o

Juliano, non si era mai potuta sapere: era mancata

Althan. ¶ — Sì, non fosse mai arrivata! — esclamò la bellissima

Io non lo metterò mai, mai! — esclamò Giulia, quasi

non lo metterò mai, mai! — esclamò Giulia, quasi con

lei, non lo ha mai fatto. ¶ — Povera Olga! — sospirò

tossisce. ¶ — Tu non tossisci mai, nevvero, Angiola? — chiese Eva

la frangia. ¶ — Io? no, mai. Sto benissimo, io, — e

delle anime buone, che mai non sanno riposarsi dall

Filomarino, non le poteva mai indurre a venir presto

Giovannella non si era mai data pace di questo

questo lutto, non aveva mai voluto sentir parlare di

fidanzati, non si sarebbe mai maritata. A un tratto

tua, tu non vai mai senza carrozza, sei grande

sempre, sempre, non fermandosi mai, girando come un arcolaio

cattivo tempo, non dormirei mai.... ¶ — Allora bisognerebbe imbarcarsi con

l’infedeltà, non immaginando mai che cosa facessero, da

alta, più trasparente che mai, come se una fiaccola

trovava più sartina che mai; era uno scandalo amarsi

di vestiti, non aveva mai potuto avere un centesimo

uccisa, per coloro che mai più avrebbero avuto pace

pareva non dovesse finir mai, quei cinque minuti parvero

nel sonno profondo, donde mai più viene a svegliarci

che non poteva ballar mai. A un tratto la

a mezzogiorno, senza fermarvisi mai, dandosi il lusso di

Enrichetta Caputo, non troverebbero mai un pazzo abbastanza pazzo

che non si alzava mai, si era levato per

essa che non era mai stata tradita, nè mai

mai stata tradita, nè mai aveva tradito. ¶ Annina Manetta

e che non arrivava mai a scritturarsi, malgrado che

erano furiose, nessuno offriva mai loro un bicchiere d

arrivata non si stancava mai di girare attorno, quella

che non appaiono quasi mai: e le più schive

sarebbe stato impossibile maritarle mai. ¶ Le Cafaro erano sedute

accettava, non si sa mai, consolata da quell’onda

due sorelle non intervenivano mai, come disinteressate, guardando la

corteggiatori che non mancavano mai di venirle ad applaudire

ella non usciva quasi mai di sera, per paura

li seguiva. ¶ — Non verremo mai più in questa Villa

fra la dentiera falsa. ¶ — Mai più, — aveva risposto sua

La madre non diceva mai di no: le ragazze

che non la perdeva mai d’occhio. E le

avevano, non si sarebbero mai maritate, lo predicavano sempre

Amore, la tormentavano, poichè mai come in quella sera

con Eugenia Malagrida, senza mai guardare dalla sua parte

non se ne erano mai viste in casa Caputo

portati via, non ripresi mai, dimenticati, abbandonati, rimpianti forse

il tremore dei vetri, mai cessante. La giornata era

feriti, non si fermava mai, in quel pomeriggio, annunciando

grandi lave, di dimensioni mai viste, si riversavano dalla

commosse, tremavano, non ristavano mai. ¶ Alla Marina, sul molo

grassona, a cui nessuno mai aveva detto così dolci

Emilia Scoppa non aveva mai potuto imparare a non

pensandoci, istupidite più che mai da quella monotonia di

quella che non cantava mai, era Giustina Marangio, quella

che non le spiegava mai a nessuna compagna, che

compagna, che non prestava mai i suoi quaderni e

corso, dove non sarebbe mai entrata, se il direttore

creature che non sarebbero mai state amate, scendeva un

che non le sgridava mai, che non pronunciava una

lima stridente, senza fermarsi mai, senza sbagliare mai, descrisse

fermarsi mai, senza sbagliare mai, descrisse quel sistema di

costretto a non smettere mai gli occhiali azzurri: e

stessa. — Non l’ho mai capita, ci ho perduto

riprovata. Scusate, ci ha mai spiegato che cosa era

la riflessione ontologica? ¶ — No mai, mai, — risposero tre o

riflessione ontologica? ¶ — No mai, mai, — risposero tre o quattro

la nevrotica, — non rispondete mai precipitosamente, è male, l

il tempo non passa mai. Io ho risposto troppo

di Linneo, non finiva mai... ¶ — Vi è anche dell

italiana che non abbiamo mai studiato. Oh, quel Radente

non era possibile esser mai felice, mai più, con

possibile esser mai felice, mai più, con quella tetra

era deciso, non avrebbero mai più imparato niente. Sapevano

bellina che non aveva mai studiato niente, salvo qualcosellina

Orlando non l’avrebbe mai data a un ufficiale

bruni erano più che mai nuotanti nel languore, il

tristi, più trasognati che mai. ¶ Dalla strada salì un

verde non si rialzava mai, la vecchia zitella non

zitella non si mostrava mai, restava dietro le stecche

gioventù non le dovesse mai finire? ¶ — Ci vieni al