Alessandro Tassoni, L'Oceano, 1622

sepolte ¶ le tempeste nel mar placido e piano, ¶ e

i legni suoi nel mar immenso, ¶ che nel lito

d’Occidente e ʼl mar profondo, ¶ grida lor furiando

oppressa ¶ e sommersa del mar nel cupo fondo ¶ esser

in poppa in alto mar secure, ¶ quand’ecco si

sovra l’arene ¶ del mar, ruppero i ceppi e

Euro al fondo del mar corre e s’abbassa

spesso, ¶ che giù nel mar un altro mar si

nel mar un altro mar si versi. ¶ Crescono i

Ma se questi del mar fieri contrasti ¶ vengono a

in terra e ʼn mar tu sol se’ Dio

d’azzurro, e ʼl mar che placa il gonfio

vedea ¶ molt’isole nel mar fra sé distinte, ¶ onde

cinto. ¶ Nella tempesta il mar da’ cavi sassi ¶ spumeggiando

noi sciocchi, o in mar vano tesoro, ¶ se la

che già sprezzando il mar col padre giva ¶ a

se dentro a questo mar più c’ingolfiamo ¶ ritroveremo

aura il cielo, il mar senz’onda stanno, ¶ perduto

folto ¶ e frenasti del mar l’impeto rio, ¶ tu

signor, ch’in alto mar spiegando ¶ le vele di

rinfrescamenti; ¶ e veggendo del mar già queti i moti

Orse, ¶ da l’Atlantico mar le vele torse. ¶ Splendeva

puro, ¶ e tacevan del mar l’ire e gli