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Vittoria Colonna, [Rime], 1538

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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ingegno, ¶ Mai cangeranno in me pensieri o voglia; ¶ Sì
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brevissimo sospiro, ¶ E a me lasciò l'amaro eterno
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si rallente: ¶ Chè a me di libertà già mai
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tolse la pace, or me la rende ¶ Quel bel
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Si gode, e lascia me dogliosa e mesta. ¶ Tempo
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Rimane il nome in me, perchè 'l mortale ¶ Dolor
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alti disiri ¶ Nodriva in me quel sol che d
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e veri ¶ Ridurli, e me nel grado onde mi
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così poss'io ¶ Vincer me insieme e la nimica
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accese. ¶ Onde irata vêr me l'arme riprese; ¶ Poi
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vedrei nuovo ciel vêr me cortese, ¶ E in quest
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in quell'immobil stato ¶ Me l'appresenta un fido
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sopr'umano! ¶ Ei di me lieto ed io beata
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l'oprare e in me gli affetti estinse. ¶ Fu
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alta mia luce a me sparita ¶ E, per quel
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ognor presente, ¶ Chè non me 'l vieta la terrena
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preso avete altro soggetto, ¶ Me ch'ardisco parlar d
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Non fia cangiato in me l'alto pensiero ¶ Di
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sì largo, e a me la stella ¶ Sì parca
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noia altrui ch'a me stessa conforto ¶ Temo che
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dovrebbe. ¶ Nè giova a me, nè a quel mio
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eterne doglie, ¶ Chiuse a me sovra 'l limitar le
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bel desio porgete ¶ Di me pietosi che con umil
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Nemici contrastar; ed in me ancora ¶ Ragion vuol che
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titol vero, ¶ Caro a me sopra ogn'altro eterno
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ch'or prega per me l'alto signore. ¶ SONETTO
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che fia ¶ Questo per me, dolente, abbandonata! ¶ Sempre dubbiosa
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la mente mia: ¶ Chi me vedeva mesta, giudicava ¶ Che
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gelosia. ¶ Ma io, misera me! sempre pensava ¶ L'ardito
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mesto e spaventoso. ¶ Ella me confortò, com'è sua
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appresso, ¶ Ma tu lasciando me, lasciasti lei: ¶ E cerca
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lui d'affanno e me d'error disciolse: ¶ Non
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parte or serba. ¶ Per me del mondo i frutti
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fe morendo vivo, ¶ E me fa viver morta, che
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dal cielo ¶ Fuor di me tiemmi e solo in
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Libertà e vita; a me son nuovi affanni ¶ Le
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Nel mondo ed a me stessa ancor m'involo
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Seguia più lieta ognor, me stessa 'l mondo ¶ Spregiando
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col cielo irato, ¶ A me cantar non lice il
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acciò più presto a me sen vegna. ¶ SONETTO IX
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degna; ch'io da me pavento ¶ Di cader col
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al cor, poichè da me sempre aggio ¶ Tenebrosi pensier
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Ma non ho da me forza all'alta impresa
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Tal ch'ei vêr me dicesse: omai sbandito ¶ Fia
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celesti avess'io vinto ¶ Me stessa, i sensi e
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SONETTO XXXIII. ¶ S'in me questa fallace e breve
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primo amaro ¶ Frutto in me secco: ond'anco il
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Tal io, s'incontra me vien la profonda ¶ Acqua
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è vero duce; ¶ Risguarda me, ti prego, in questo
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quasi secca era da me sbandita, ¶ Di veder l
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altri si scoverse; ¶ Per me' celarlo, il bel grembo
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desire. ¶ Vengano mille in me calde quadrella ¶ Dall'aspre
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ed indi apristi ¶ Per me del ciel le glorïose
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io senta oprare in me sua vital forza: ¶ Ond
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Poi c'hai di me la cura, ch'ei
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al suo fin per me' gli sdegni e l
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verace fede, ¶ Prega per me il Signor, poichè se
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petto, ¶ Far ch'in me sian le false voglie
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Per veder dentro in me lucido giorno. ¶ SONETTO CXXXII
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talor, che se in me torno ¶ Dal natural amor
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cielo ¶ Chi crede in me, sì ch'or l
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ardente e puro, ¶ A me lampeggi in queste selve
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ed oscuro, ¶ Sia per me dritto e chiaro il
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il sacro germe in me sotterra, ¶ E quel purga
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rendo onore. ¶ Io per me sono un'ombra indegna
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agli occhi tuoi ricopre ¶ Me ingiusta e indegna con
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largo manto ¶ Col quale me nasconde, e sè stesso
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Ei dice essere a me qual vil cisterna ¶ Aperta
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vera, e lui e me governa! ¶ SONETTO CLXI. ¶ ARGOMENTO
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Esser la luce in me morta e dipinta? ¶ Ma
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hanno in lui di me la cura ¶ Di fuor
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Da te mandato a me, colui che 'l vero
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pietade ¶ Ho sol di me: non ch'io giungessi
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l'invitta schiera. ¶ A me, che sembro andar scarca
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poco ¶ Raggio che in me lampeggia almen t'accorga
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squarciar di velo ¶ A me d'intorno, e caldo
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chiuse la ragione aperse. ¶ Me riformò la man che
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parte, ¶ Senza toccar di me quest'altra esterna, ¶ Fa
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chiaro vivo ardor da me non parte, ¶ Nè puote
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serba ¶ Il sempre contra me sì irato cielo, ¶ Pria
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dell'obietto onde a me lice ¶ Sperar le glorie
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vere, ¶ Può quello in me che in menti più
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giudizio ammorza; ¶ Io per me son quasi senz'onda