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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Italo Calvino, Fiabe italiane, 1956

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
1
1956
una più bella di me? ¶ – Sì che l’ho
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1956
a ogni peccatore! ¶ A me che sono peccatoraccio, ¶ Una
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1956
il cavaliere, – firmate con me un contratto: che quando
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1956
bosco con lui e me lo darete. ¶ – Pur d
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1956
mi volete ammazzare, a me innocente? ¶ – Ordine del Re
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1956
svegliò: – Vuoi venire con me? Non aver paura, – le
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1956
del Re: – Vieni con me. ¶ E il ragazzo: – Vado
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1956
fior di gelsomino e me l’ha tirato. M
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1956
essergli vicino, gridò: – Fratino, me l’hai fatta! Sei
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1956
più in gamba di me! Tieni quest’anello, come
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1956
arte non fa per me. ¶ La mamma gli cercò
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1956
quest’arte fa per me. ¶ Gli rispose la madre
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1956
dieci ducati e io me ne vada per il
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1956
Padrone! – disse Franceschiello. – A me basta un sorso –. E
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1956
miei bisogni e poi me ne andrò a dormire
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1956
metterai nel sacco pure me. ¶ (Abruzzo) ¶ 118 ¶ Pesce lucente ¶ C
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1956
figuriamoci cosa farebbe a me, che non mi conosce
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1956
le ha date a me, perché io sono bella
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1956
la figlia. – Sentite a me. Quando lui vi dice
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1956
paura, lasciate fare a me: pensate solo a fare
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1956
sul vivo, disse: – Per me, accetto, firmiamo subito il
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1956
il lupo, – quest’agnello me lo voglio tenere per
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1956
lo voglio tenere per me.» L’appese nella cappa
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1956
mio, che vuoi da me? Sto tanto lontana! ¶ – Ma
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1956
Be’, – disse il figlio, – me ne andrò a Napoli
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1956
il Magliese. – Vienitene con me a Napoli. Io ho
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1956
voi da mangiare a me. ¶ Figuratevi gli altri scaricatori
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1956
ducati. Ci vieni con me? ¶ – E andiamo –. Fecero un
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1956
puoi correre, e mandi me; se vinco, sposa sempre
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1956
Reginella. ¶ – Adesso tocca a me, – disse Forteschiena. – Le faccio
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1956
sé. – Ora starai con me e così non ti
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1956
te ne starai con me, e non ti venga
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1956
coglievo, e tu, assassino, me le butti via! ¶ – No
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1956
vecchio più vecchio di me, e quello è il
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1956
a riconoscerlo, resterà con me per sempre. ¶ A queste
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1956
cavi niente. Vieni con me. ¶ Lo fece girare da
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1956
sento che è questo, me lo dice il sangue
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1956
mia, ora bisogna che me ne vada, se no
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1956
bosco li porto con me e ce li lascio
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1956
come facciamo? ¶ – Venite con me, – e prese a seguire
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1956
carità pelosa: io ormai me li son mangiati, – e
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1956
tengo in cuore, non me lo chiederebbe! ¶ – Prendi una
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1956
possono sentirci! Abbracciati a me e lasciati portare –. E
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1956
fai un patto con me avrai pesca tutti i
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1956
figlio avrà tredici anni me lo consegnerai. E già
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1956
sta’ tranquillo, e a me non darai nulla. ¶ – Questo
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1956
dirgli: – Ehi, marinaio. ¶ – Povero me, – disse il marinaio. – Sì
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1956
Tu devi venire con me, – disse il Nemico, ma
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1956
a farla anche a me. ¶ La mattina dopo, più
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1956
dovremmo andarcene! Io per me vado a letto, sarà
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1956
venga a soffrire con me com’è giusto. Domani
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1956
gli disse: – Vieni con me all’Inferno, scellerato. Così
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1956
ferraio. ¶ – Signor fabbro ferraio, me la fareste una casina
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1956
trovava traccia. «Anche stavolta me l’ha fatta!» ¶ Mezzo
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1956
mercato. Vuoi venire con me? ¶ – Volentieri. Passa a prendermi
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1956
popone grosso grosso. ¶ – Ah, me l’hai fatta un
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1956
la posso aprire. ¶ – Per me è lo stesso. Tutto
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1956
ben spulciata: – Vieni con me, – le disse, e la
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1956
questa roba? ¶ – Mamma mia, me l’ha data una
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1956
Re. ¶ – Fammi venire a me, così lo sposo io
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1956
bigonce e disse: – Grazie, me ne vado. ¶ – Credi d
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1956
rotto il sonno, questa me la pagherai! ¶ Il Gigante
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1956
pastore con le pecore. – Me ne vendi una? – gli
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1956
Gigante ti domanda di me, – disse al pastore, – digli
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1956
sta bene anche a me che vi do retta
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1956
fatemici provare anche a me. Vendiamo il porchetto e
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1956
a loro riesca a me. ¶ A farla breve, fu
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1956
ragazzo. – Ci verresti con me, che ti porto al
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1956
ci vuoi venire con me che ti porto al
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1956
Ci vuoi venire con me al palazzo del Re
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1956
fece il fiorentino, – a me pure m’è successo
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1956
volete sapere, anche a me mentre voi dormivate, m
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1956
madre: – Lascia fare a me, che a questa smorfiosa
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1956
non bastano neanche per me. ¶ – Sii buona, balia, dammene
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1956
via; voglio tenerti con me per sempre. ¶ Ma lei
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1956
ragazza: – Lasciate fare a me che lo guarisco. ¶ La
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1956
la testa! ¶ – E a me non mi porti? ¶ Allora
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1956
Legno. – Lasci fare a me, Maestà, che l’aiuto
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1956
un po’ tonti, – dice, – me l’immaginavo, ma fino
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1956
questo punto, – dice, – non me l’aspettavo proprio –. Dice
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1956
Ma manco per sogno! Me ne vado per il
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1956
moglie. È meglio che me ne torni a casa
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1956
saprai certo più di me. Cerco una donna bianca
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1956
la palombella: ¶ Zuppettella a me, ¶ Penne d’oro a
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1956
il cuoco. ¶ Zuppettella a me, ¶ Penne d’oro a
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1956
la voglio tenere con me. ¶ La Brutta Saracina, che
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1956
Brutta Saracina disse: – Questa me la voglio tenere per
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1956
la voglio tenere per me. ¶ Venne una vecchia e
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1956
che sta per morire. ¶ – Me ne resta solo una
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1956
di fame. – Vieni con me, – gli disse il mendicante
91
1956
il vecchio: divideva con me le sue elemosine. Non
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1956
farne a metà con me, – e diede a Giuseppe
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1956
una più bella di me, a Milano? ¶ – No, bella
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1956
qualcuna più bella di me, a Torino? ¶ – No, più
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1956
una più bella di me? – quando per la sala
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1956
una più bella di me? ¶ – Sì che l’ho
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1956
monta in groppa a me. ¶ Fioravante legò a un
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1956
per toccare proprio a me… ¶ Il Re gli rispondeva
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1956
ora so che per me non c’è più
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1956
No, ti dimenticherai di me… ¶ A sera, prima di
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1956
ti ricordi più di me… ¶ – Ma, cavallina… ¶ – Ecco, se
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1956
seconda cognata. ¶ – Eh! A me portami una cesta d
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1956
di smeraldo. ¶ – E a me che t’ho sempre
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1956
voi. Se sta bene me lo ripiglio, se no
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1956
fare! Se sapevo che me la riducevate così! Povera
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1956
la rimedi? ¶ – Aspetta a me, – disse Campriano. Andò da
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1956
se alle volte non me l’avesse cambiata… ¶ Chiama
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1956
niente; poi tocca a me lavorare! Non la voglio
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1956
perché sei venuto da me? ¶ – Per chiederti, visto che
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1956
voglia d’averla e me la soffia. ¶ – Io, dir
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1956
Io, dir qualcosa? Dio me ne liberi! ¶ Ecco che
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1956
una scatola molto preziosa. Me la fai vedere? – Geppone
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1956
la devi dare a me. ¶ – E io con cosa
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1956
che il Vento Tramontano me l’aveva raccomandato, di
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1956
che mi avevi dato? Me l’ha presa il
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1956
il padrone e non me la vuol rendere e
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1956
vuol rendere e a me tocca sempre patire fame
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1956
voglia. – Geppone, dàlla a me, e io ti rendo
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1956
ce l’ha con me, nonno, che non mi
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1956
che non mi parla? Me lo dica e io
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1956
un po’ anche a me che veda qualcosa anch
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1956
prese lui. ¶ – Allora, non me lo dài? – diceva la
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1956
quella. ¶ – No, che non me l’hai dato. ¶ – Te
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1956
perché oggi deve mangiare me. Mangia una persona viva
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1956
oggi è toccato a me in sorte d’essere
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1956
la godettero ¶ E a me nulla mi dettero. ¶ (Val
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1956
allagata di sangue. – Povero me! Cosa devo fare? – e
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1956
ne godiedero, ¶ E a me nulla mi diedero. ¶ No
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1956
detto, e disse: – O me disgraziata! Ora non si
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1956
ti mangia? ¶ – Meglio per me, così sarà finita. ¶ – Tieni
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1956
ne stettero ¶ Ed a me nulla mi dettero. ¶ (Firenze
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1956
capelli d’oro non me li hai dati; vedi
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1956
non venite domani da me a desinare? ¶ – Ah, Maestà
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1956
E credi di prendere me? Ti sbagli. Sono le
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1956
ce l’ha con me, o un traditore che
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1956
di pasta, grande quanto me, col petto di zucchero
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1956
buon signore, Maestà…»? ¶ – Sì, me ne ricordo, – disse Leonetta
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1956
Sciagurata! – gridò l’assassino. – Me la pagherai! – e scappò
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1956
magnano, – ora verrai con me che devo fare un
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1956
far lo stupido con me! Io t’ammazzo! – E
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1956
e tenermeli tutti per me. Uno due tre quattro
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1956
pigliar marito? ¶ – No, non me la sento. ¶ – È un
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1956
tutti la guardano e me non mi guarda nessuno
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1956
moglie, – fatelo passare da me. ¶ Difatti, dopo poco, arrivò
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1956
sei? Cosa vuoi da me? ¶ – Non si preoccupi, signor
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1956
assaltano a tradimento e me la portano via. Meglio
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1956
di Giovanni, cosicché a me tocchi la Corona. ¶ – Se
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1956
Se acconsenti a sposare me, Antonio, – disse la voce
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1956
e godettero ¶ Ed a me nulla mi dettero. ¶ (Montale
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1956
è garbata, e a me dice che sono nera
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1956
la madre. – Nasci da me che sono un po
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1956
trovo tanto gentile: a me m’ha azzoppata, poteva
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1956
del Re disse: – A me di quel che potrà
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1956
della Principessa disse: – Per me siete tutti e tre
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1956
regalo che fa per me! Quanto ne volete, galantuomo
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1956
piace un cannocchiale? ¶ – Che me ne faccio? – disse il
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1956
niente. Perciò la Principessa me la sposo io. ¶ – Mi
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1956
la prova anch’io. Me lo permette? ¶ – La caccia
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1956
verresti a stare con me, bella bambina? ¶ E la
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1956
il permesso, io per me ci vengo subito. ¶ Il
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1956
la ragazza: – Io per me di no non lo
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1956
avuto lo devi a me, anche se hai subito
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1956
tempo. Intanto, vieni con me nel mio palazzo. ¶ Vanno
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1956
dunque alla partenza. A me rincresce, ma fa’ pure
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1956
Allora, chi sta con me stanotte? ¶ E la figlia
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1956
esercito non ho chi me lo comandi. Un buon
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1956
e quattr’otto, dove me lo trovo? ¶ – Se lei
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1956
lo trovo? ¶ – Se lei me lo permette, – dice la
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1956
sapessi! Ho qui con me il generale che comanda
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1956
disse il padre. – A me vuol salare le cuoia
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1956
incarico così grave; anzi me n’andrò da palazzo
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1956
questo lino. Ditele che me ne faccia, ma presto
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1956
manca il telaio, lui me lo faccia fare con
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1956
per lei e per me, e nascerebbero molte chiacchiere
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1956
e di portarmi con me la cosa che più
176
1956
ho preso lei e me lo tengo. ¶ Il Re
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1956
e morto e a me tocca la stessa barbara
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1956
della ragazza. ¶ – Come? A me sputi in un occhio
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1956
pappa d’orzo, a me figlia del Sole, a
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1956
figlia del Sole, a me nipote di Re? ¶ – Ma
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1956
che rispose: – Mah, a me dei fiori me ne
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1956
a me dei fiori me ne importa poco, – e
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1956
raccontare disse: – Anche a me m’è venuto più
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1956
Se volete restare con me, – disse poi, – qui alla
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1956
al curato: – Venga con me che le faccio vedere
186
1956
ricordo più amaro per me che il dolore e
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1956
disperata e indignata, e me lo meritavo. Mio padre
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1956
il marito e a me la moglie, e la
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1956
mani nei capelli. – Non me lo sogno nemmeno! Il
190
1956
comincerebbe a prendersela con me e ci andrei di
191
1956
di non prendersela con me. ¶ – Di’ pure, – fece il
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1956
fatto male anche a me, – disse, quando i compagni
193
1956
bene? È arrabbiato con me che la vedo sul
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1956
mica in collera con me? ¶ – Sì, con te. ¶ – Ma
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1956
te. ¶ – Ma perché con me, signor padre? ¶ – Perché non
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1956
Perché? L’ha con me, forse? ¶ – Sì, con te
197
1956
mio figlio contro di me che non scende più
198
1956
disse: – Lasciate fare a me che a questo padre
199
1956
in lagrime, dicendo: – O me sciagurato, cos’ho fatto
200
1956
più la Regina. – O me disgraziato! – cominciò a dire
201
1956
venire a star con me? ¶ – Ben volentieri. ¶ – Dovete sapere
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1956
venite a star con me, faremo un patto: il
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1956
e lascia fare a me. ¶ Così anche Giovanni andò
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1956
fratelli, lasciatemi andare a me. M’impegno a riportarvi
205
1956
vicino. Puoi venire con me a servire messa. ¶ L
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1956
Ma cosa volevi che me ne facessi d’una
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1956
Basta, – disse l’Arciprete, – me ne ha fatte troppe
208
1956
di quattrini e poi me ne vado. ¶ Così Pìrolo
209
1956
una penna anche a me, visto che fan tanto
210
1956
si misero a discorrere. ¶ – Me la porta una penna
211
1956
una penna anche a me? – chiese il barcaiolo. – So
212
1956
Vi ringrazio. E di me, cos’ha detto? ¶ – Ora
213
1956
disse: ¶ – Visto che per me non c’è rimedio
214
1956
divorare, oggi, invece di me sola. È un Drago
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1956
inseguire fin qui da me. ¶ Il cane eseguì tutto
216
1956
Uno che somiglia a me l’avete visto? ¶ E
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1956
tali e quali come me? ¶ E la gente: – Che
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1956
strega, che accanto a me non ti ci voglio
219
1956
allora: – Vecchiaccia malandrina, a me non me la fai
220
1956
malandrina, a me non me la fai! – grida e
221
1956
aria. ¶ E Carolina: – A me invece portatemene uno color
222
1956
la voglio tenere con me, e starà come una
223
1956
regina. Ma se non me la mandi, perseguiterò te
224
1956
verità, di sposarvi non me la sento proprio. ¶ Il
225
1956
devi correre subito da me. Intanto prendi pure nel
226
1956
è più bene per me! Oh, se tu vivessi
227
1956
foglie secche, bravo! A me non m’era venuto
228
1956
pranzo, il Re disse: – Me lo vendi, questo tovagliolo
229
1956
disse, spaventato. E poi: – Me lo vendi? ¶ – Perché no
230
1956
i tuoi patti. ¶ – A me basta che stanotte possa
231
1956
spense del tutto. – Povero me! – gridò. – Sono cieco! E
232
1956
solo non volevi guarire me, ma volevi pure accecare
233
1956
così sciogliere dall’incantesimo me e i miei cari
234
1956
è ripartita senza di me, così sono qua, e
235
1956
studiata, non ignoranti come me. ¶ – Oh! – disse la vecchia
236
1956
Portogallo, e questo cane me l’ha regalato una
237
1956
Bello ¶ E Bello salva me. ¶ Non mi resta che
238
1956
Bello ¶ E Bello salva me. ¶ Un morto ammazza tre
239
1956
straccioncello! Pretende di vincere me, e di diventare mio
240
1956
Bello ¶ E Bello salva me. ¶ Un morto ammazza tre
241
1956
oca la tengo con me; è un’oca troppo
242
1956
quella posizione! Aspetta a me! – E giù una bastonata
243
1956
che ti porti con me alla capitale? Sarai mio
244
1956
Stufo? Sì: stesse a me… ¶ – E ce ne sarebbe
245
1956
pare dica proprio a me!», pensò Pietro. ¶ – … e se
246
1956
scappar via. ¶ – E a me m’ha fatto scappare
247
1956
bene a venire da me, – disse il forestiero. – Adesso
248
1956
fatto riconoscere. Vieni con me, sarai il mio primo
249
1956
buon odore! Aspetta a me! Ora assaggio un po
250
1956
i mucchi. ¶ – Cinque a me, cinque a te, cinque
251
1956
così continua. – Cinque a me, cinque a te, cinque
252
1956
Signore continua: – Questo a me, questo a te, questo
253
1956
grazia così anche a me. ¶ – Volentieri, comare. ¶ E l
254
1956
se la prende con me! ¶ – Se hai tanta paura
255
1956
nuovo Pietro! ¶ – Sempre a me! – gemeva Pietro, e il
256
1956
anello e il cane me l’ha rubato. ¶ E
257
1956
da lui, vengano da me a farsi pagare. E
258
1956
vecchio, quanto meglio di me voi state! ¶ – Perché, caro
259
1956
Se vuoi venire con me, sali a bordo! ¶ Tu
260
1956
te e metà a me. ¶ – E anche di tua
261
1956
te e metà a me! ¶ Allora gli disse il
262
1956
moglie lasciala tutta per me. ¶ E il vecchio: – Sei
263
1956
in carità ¶ E a me mai nessuno niente dà
264
1956
quelli che passano, tranne me quando vado su a
265
1956
Se volete venire con me, salite anche voi qui
266
1956
facciamo d’un cane, me lo sai dire? Se
267
1956
Schiantacatene, Spaccamuro, venite con me. ¶ Quando fu sera, il
268
1956
farla stare insieme a me, tanto adesso che si
269
1956
signore che viene da me?» Ma quando vide che
270
1956
venuto a prenderti con me, ora che non abbiamo
271
1956
alla mamma, che quando me la restituisce me la
272
1956
quando me la restituisce me la mandi piena di
273
1956
sorelle. ¶ – Lasciate fare a me, – disse l’astrologa. Si
274
1956
la finestra e gridò: – Me ne deve dare uno
275
1956
avrai se vieni con me. ¶ Il pappagallo mangiò la
276
1956
come siete? Venite con me che vi sposerò e
277
1956
n’era partito, disse: – Me ne vorrei andare un
278
1956
è che è con me! ¶ E tutt’a un
279
1956
una voce diceva: – Povero me! Povero me! ¶ Stellina si
280
1956
diceva: – Povero me! Povero me! ¶ Stellina si sentì tremare
281
1956
le teste dicevano: – Povero me! Povero me! – Le due
282
1956
dicevano: – Povero me! Povero me! – Le due ragazze piene
283
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delle tre che per me è lo stesso. ¶ – Farò
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cosa, disse: – O povero me! Quando le mie figlie
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si rivoltò contro. – A me, fai di queste proposte
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Stia allegro, signor padre, me lo sposerò io. ¶ Il
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po’ più bello. ¶ – A me basta che sia buono
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invece della tua anima me n’hai fatto trovare
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quindi sei tu che me le devi aggiustare, – disse
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Se domattina vieni con me, andiamo per ceci in
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Mariettina bella, vieni con me per ceci. ¶ – No, che
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lei disse: – Ah, birichina, me l’hai fatta! E
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vedi, dovresti venire con me in un campo che
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già tornata a casa. Me ne farò una scorpacciata
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Poi lasciate fare a me. ¶ Il giorno dopo Gàmbara
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quattro torte. ¶ – Dàlle a me se no, alle corte
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quattro torte. ¶ – Dàlle a me se no, alle corte
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quattro torte. ¶ – Dàlle a me se no, alle corte
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scappò dicendo alla bambina: – Me la pagherai! ¶ Di corsa
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un giovane disse: – A me questa storia che tutti
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vuoi morire? Stattene con me. Finché non ho finito
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questo il posto per me: voglio andare in un
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non si muoia mai, me lo sapete dire? ¶ – Sta
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sapete dire? ¶ – Sta’ con me, – gli disse il vecchio
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questo il posto per me: vado in cerca d
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di morire, sta’ con me. Guarda: finché questa anatra
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questo posto fa per me; devo andare là dove
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Finché starai qui con me, sarai sicuro di non
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mani nei capelli. ¶ – Povero me, cos’ho fatto! – Non
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giù dal falegname. – Falegname, me la date una piallata
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Ma cosa vuoi che me ne faccia di un
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pronta a morire per me. ¶ La Principessa disse: – Sono
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chiese: – Vuoi venire con me? – e lei gli fece
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pochi… – disse la vecchia, – me ne dia degli altri
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vecchia disse ancora: – Padroncina, me ne dà un altro
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so cosa sarà di me, ma voglio andarmene, voglio
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Re, si disse: «Ecco, me l’ha fatta ancora
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toccasse quella fortuna? A me che ho penato un
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fortuna doveva toccare a me, – fece la ragazza, – sconficcati
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stanza: lascia fare a me. ¶ Andò dalla schiava e
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avremo un bel bambino: me l’ha detto un
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vuole venire via con me, – le disse Pomo, – sarà
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verde, disse: – Ieh!… Tutto me lo vogliono mangiare… Domani
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te e mezzo per me. ¶ E la donna, spaventata
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disse: – Tu resta con me. ¶ Un mezzo resta e
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abbia un figlio da me. ¶ Dopo un po’ la
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disse: – Sei contenta di me, sposa? ¶ – Sarei contenta ancor
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niente e solo lei me ne ha rubato due
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avrà da fare con me! ¶ – Ma io non so
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ed esclama: – Ah, poveretta me, ho dimenticato la mia
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di rosmarino, e a me non han detto neanche
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ambasciatori: – È bella come me? ¶ E gli ambasciatori gli
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velo: – È bella come me? ¶ – Sacra Maestà, sì. ¶ E
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chiese: – È bella come me? ¶ Gli ambasciatori chinarono il
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chiese: – È bella come me? ¶ – Sacra Maestà, no. ¶ – Allora
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bocca perché vuole mangiare me, non le pere», e
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fare io. ¶ Era per me – e me ne rendevo
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Era per me – e me ne rendevo ben conto
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prender corpo anche in me quella passione da entomologo
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la parte lucida di me, non corrosa ma soltanto
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il mondo intorno a me veniva atteggiandosi a quel
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che raccontar favole a me. Forse ogni cosa ha
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altri dialetti italiani da me viste. Attraverso le note
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e quasi sempre a me svantaggioso. Per molti testi
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narrazione come pareva a me, su spunti della tradizione
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d’altra fonte da me trascritte: una veneziana anch
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della Liguria34 (e per me era come per chi
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base del materiale da me preso in esame.46 ¶ Molto
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numerose storie marinare da me riportate come all’arbitraria
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favole (come quelle da me scelte) o leggende religiose
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precedente a quello da me già citato (traduzione italiana
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marinai vuoi», tu di’: «Me ne basta solo uno
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solo uno», e sceglierai me –. Così fece e tutta
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Principessa: – Se non amate me mi uccido –. Si trafisse
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Datemelo in braccio a me, che lo farò tacere
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mattina, – vieni a trovare me e passi la notte
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è così, datemela a me, – disse il giovanotto. – Farò
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occhi, gli disse: – O me la liberi, o ti
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Come stai? ¶ – Ahi, povero me, qualcuno m’ha tradito
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le piace il palazzo, me lo dica e lo
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trova tanto bene da me, ma il lavoro è
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perché dovrei aprirla? Che me n’importa dei fatti
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Non ti fidi di me? – fece il Diavolo. ¶ – Sì
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la terza disse: – A me, a me! Io non
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disse: – A me, a me! Io non ho paura
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che le mangia. Se me le riporti a casa
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e contenti, ¶ E a me che ero a vedere
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una vecchia. ¶ – Buona Principessa, me lo dài un grappolo
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l’orologio senza che me ne sia accorto, – pensa
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s’allontanò grugnendo: – Eu! me la pagherai! ¶ E quella
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disse: – Lasci fare a me. Gli daremo l’indormia
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e spatusso, ¶ E a me mi lasciarono dietro l
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e disse: – Che bella! Me la venderebbe? – Ma lei
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allo sposo. ¶ – Ah povero me! Com’è dolce il
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la ragazza: – Devi sposare me. Ma guarda che mio
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Come lo sapete? – chiesero. ¶ – Me l’han detto i
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dar la vita per me. ¶ – Allora, – dissero i servitori
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passami l’ostia! A me! A me! Se non
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ostia! A me! A me! Se non mi lanciate
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mai l’ostia a me, non gioco più! Tu
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tra sé: «Il lupo me l’ha mangiata! Povera
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l’ha mangiata! Povera me, sono rimasta sola a
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mie sorelle vorresti mangiare me. ¶ Il lupo dà uno
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Ma io le ossa me le son rotte col
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e tu vivrai con me e sarai il mio
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anno devi tornare da me. Tieni questo rubino: tutto
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queste scarpe? Ma per me, te ne posso fare
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insegnare. Dovresti venire con me ma io vado tanto
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perché era vicino a me quando l’ho trovata
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come tu hai salvato me. ¶ Cannelora era tutto contento
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la mortella secca. ¶ – Povero me! – disse. – È accaduta qualche
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l’altra? ¶ – Sì, che me ne ricordo, – disse Emilio
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le disse: – Vieni da me, bella ragazza, che muoio
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di’: «O che maccheroni! Me ne mangerei tre piatti
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di’: «O che vino! Me ne berrei volentieri tre
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Bile: «O che latte! Me ne berrei proprio tre
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devi portare anche a me! Io ho figli, e
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un poco anche a me? ¶ – Ma certo, figliola! Basta
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siete? Che volete da me? ¶ – Oh! Sei viva! Parli
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di chi sia, io me la piglio», e se
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Buona donna, tornate da me ogni venerdì, ma state
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sgherri. – Che volete da me? ¶ – Ordine di vostro fratello
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ben ubriaco, cominciò: – Allora, me la dài quella chiave
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sto per morire, per me non c’è più
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la stessa domanda. ¶ – A me di danari importa poco
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vedo! – rispose lui. – Perché me lo domandi? ¶ – Perché ora
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tu lo pigli, a me non mi vedrai più
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resto, lasciate fare a me. Poi mi ci vuole
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disse lui, – ma perché me lo domandate? ¶ – Vieni con
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metterai a ballare con me. ¶ Venne l’ora in
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nero. Balla solo con me, e se ti toccherà
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torna a casa con me! – Ma l’uccello non
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Torna a casa con me, marito mio! – e si
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Che ne sarà di me, monca delle due braccia
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mi può fare, a me, tuo figlio? ¶ Proprio in
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e uno disse: – A me manca un po’ di
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E un altro: – A me pure manca! ¶ E così
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E così tutti: – A me pure manca! ¶ Ma non
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argento. E se non me lo porta, che il
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ora mi vesto e me ne vado –. Si vestì
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resta a lavare con me; io insapono e tu
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Gnà Francisca, – disse, – a me non la date a
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sorella mia! E povero me! Come faccio ora, col
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Ora vi lascio e me ne vado, ma non
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Poi lascia fare a me. ¶ Il giardiniere eseguì tutto
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inganno che facesti a me e le pene che
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poi lasciate fare a me. ¶ Il negoziante disse di
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reale e aspettino a me. ¶ Il negoziante fece partire
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parlare così davanti a me! Te la farò pagare
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padre. Se verrai con me, farò la tua fortuna
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perché voi foste per me come padre e madre
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voi resterete sempre con me. ¶ E i due vecchi
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per vederli? Venga con me, che l’accompagno dalla
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un po’ fa: – A me pare che, concluso il
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conservato nel taschino. Adesso me ne vado. ¶ Don Giovanni
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il Catrai. ¶ – Siciliani! Dio me ne scampi! – disse il
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se date retta a me, vi combino il matrimonio
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il Re disse: – Romito, me la vuoi dare, che
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la vuoi dare, che me la porto a Palazzo
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vecchia. ¶ – Vattene, lasciami stare. ¶ – Me lo dica, signore, chissà
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quei poveri genitori! E me meschina! Cosa potrò io
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detto: – Moglie mia, io me ne vado e farò
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Signora, – le disse, – da me in spezieria c’è
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e lasci fare a me. ¶ Il Milord le credette
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vide l’anello: – Quanto me lo fate? ¶ – Trecent’onze
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è messo: e con me non ha voluto ballare
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qui? Lasci fare a me e faccia conto d
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oro della spalla destra! ¶ – Me sventurato! – disse Don Giuseppe
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del carceriere e dirgli: – Me la fareste una carità
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la fareste una carità? Me le fareste scrivere due
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avuto da fare con me? ¶ – E quando l’ho
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viso la Principessa, e me ne vado. ¶ – Maestà, sì
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E voi dovete perdonare me, che sono stato causa
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tutte giù. – Ahi, povero me! Come faccio, quando viene
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sarebbe… ¶ – E perché non me lo dici? ¶ – Eh, non
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che se hai qualcosa me lo dici. ¶ – Allora, se
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voi credete che io me ne vada! ¶ – Ma come
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Tanto, di qua non me ne vado neanche a
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mi disse: «Venite con me, so dove portarvi a
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disse la bambina, e me lo porse. Vicino alla
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ma se toccava a me non mi lasciavo ammazzare
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Sono qui, fratello». A me piangeva il cuore, ma
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Anche il terzo quarto me lo mangiò l’aquila
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sta’ allegro, vieni con me che ti darò da
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il picciotto. ¶ – Niente. Con me c’è da lavorare
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meglio che le pietre me le tenga io e
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m’ha fatto bruciare! me disgraziato! ¶ Corse da Pietro
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una mandria. Venite con me, – disse Pietro. ¶ Passo passo
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arrampicano i ragazzi, e me li mangiano. Ora, io
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grazia, chissà quanti pasticci me ne vengono!» E gli
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un figlio santo come me! – prese a dar calci
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naviga più felice di me nel regno d’amore
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per farla restar con me? ¶ – Sacra Corona, – disse il
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bacio. Ora tu con me devi vivere felice, con
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sotto il letto. ¶ «Povera me! Dove son capitata! – fa
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vuole un settimino come me che batta il bastone
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col capo. ¶ – Vieni con me a Palazzo, allora. ¶ – Sissignore
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mi dice niente, io me ne andrò a dormire
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servitù, l’esercito e me compresa; e questo incantesimo
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se tu starai con me tutte le notti per
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più liberare! ¶ – O povero me! Ma io voglio ancora
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domando bella licenza e me ne vado sperso per
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Niente, Peppi? Perché non me lo dici? ¶ – Che ci
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vecchio mi date?» A me il padrone non mi
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Peppi: «Se lo prendo, me lo date?» ¶ Peppi lo
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Peppi, mettiti dietro a me, e non aver paura
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vecchio gli disse: – A me mezza manna48 di fieno
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Scapolo sono, Maestà, che me ne faccio delle monete
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è più vecchio di me. ¶ La mattina all’alba
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padre più vecchio di me. ¶ Peppi domandò bella licenza
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potevi ingannare, e non me lo dovevi fare, traditore
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Senti, vuoi venire con me per minestra? ¶ E se
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neanch’io. Mio marito me l’ha proibito. ¶ Poi
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in singhiozzi. – E dove me ne andrò mai? ¶ – Tieni
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è lo scialle? ¶ – Mio. ¶ – Me lo vendete? ¶ – Mai. ¶ Allora
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scemo, – pensò, – e non me ne può venir male
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giardiniere, – che fuggirvene con me. ¶ – Con voi? Piuttosto morire
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Re Granato. ¶ – O povera me! ¶ – Che c’è, che
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il giardiniere. ¶ – O povera me, che non lo volli
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Re Granato. ¶ – O povera me! ¶ Come Dio volle, stanchi