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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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passaggio sullo stradone, per me le collinette di Canelli
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che, in confronto con me, non si è mai
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quel tempo era passato. Me n’ero andato dalla
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tempi della Mora, a me che venivo da un
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facciano, bisogna aiutarli. ¶ A me piace parlare con Nuto
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tre anni piú di me sapeva già fischiare e
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vedere della gente come me, che per giunta mi
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da quando lavorava con me nel locale sulla strada
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l’amico disse a me chi era Nuto e
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mondo, voleva sapere da me quel che si fa
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sarebbe toccato. ¶ – Proprio a me? Ma non c’era
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e sa meglio di me quel che è giusto
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da mangiare di notte. Me lo aveva detto sua
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nessuno si ricorda di me, piú nessuno tiene conto
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chiuse, che pensa a me com’io pensavo alle
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sul serio, già diversi me n’hanno offerte. Io
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non tutti sanno che me ne intendo – mi dicono
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aia era come vedere me stesso. Al punto che
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due donne guardarono da me a lui, che si
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davanti un omone come me e io l’avessi
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non potendo prendersela con me. Io e Cinto ci
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fa sotto, felice. Per me tutte le piante dovrebbero
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che in confronto con me non si è mosso
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pomo d’argento. Con me attaccò discorso civilmente; sapeva
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del dottore e di me, ma erano cose che
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Nuto aveva fatto con me. ¶ – Ma allora com’è
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mai capire se con me si fermava per creanza
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dicevo, da vent’anni me ne sto via e
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che crescano laggiú come me». Invece il figlio non
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è che Cinto – come me da ragazzo – queste cose
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cercava lui di capir me. ¶ Vedevo gente dentro l
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tetti a colombaia. Per me, delle stagioni eran passate
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Padrino e dei suoi. Me l’aveva raccontata la
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si ricordavano ancora di me. Mi restò in mente
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paese che fa per me. ¶ Piú avanti nella notte
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erano degli assassini. ¶ – Per me, – disse il dottore guardandoci
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ricordava. Ricominciarono a discutere. ¶ Me ne andai che la
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sua rossa bandiera… ¶ A me quel discorso non dispiacque
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terrazzo – questa voglia non me la sarei cavata piú
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era un uomo come me. Per dire tutto in
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com’era adesso. Tra me pensavo «Mangio un cane
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governare le bestie. A me piaceva quel cortile cosí
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i braccianti dicevano a me ch’ero uno come
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era un servitore come me, teneva conto ch’ero
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grandi li facessero per me. Il padre di Nuto
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parola del massaro non me li levava nessuno. ¶ Ma
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una sedia di legno, me la mise davanti. ¶ La
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eravamo visti prima. A me pare che la prima
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avere quindici anni, per me era già un uomo
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raccontare. E poi, a me Nuto piaceva perché andavamo
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in queste vigne? ¶ A me ascoltare quei discorsi, essere
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cominciavo a capire da me. Ma fu lui che
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a vendemmiare con noi, me ne scappavo nel filare
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pagava cinque lire per me. Da un pezzo non
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al mese, tutte per me. La Serafina mi chiese
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in tasca, le perdevo. Me lo chiese che c
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voleva un regalo da me, e tutta la sera
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disse che probabilmente, se me ne davano cinquanta, lavoravo
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piú in gamba di me. Lui già allora girava
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aspettava, si ricordavano di me. Io chiesi com’erano
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mio padre, – disse. – Se me lo prende lo ammazzo
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fece gola anche a me: bello, grosso, color castagna
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i vicini, e a me, che avevo soltanto degli
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fare il vino. Poi me ne andai sul fienile
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mai parlato tanto con me. Adesso mi sembrava di
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mezzo ai tigli. A me faceva sempre effetto che
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e capivo che tra me e i signori, tra
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e i signori, tra me e le donne, ce
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Matteo non erano per me, e nemmeno per Nuto
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raccolto dei fiori gialli. Me li ricordo come fosse
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mi accorsi che per me quella gente era tutta
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veniva a letto con me, rideva e diceva che
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round, you come with me because I’m a
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d’arancia, e da me, dal mio sangue spesso
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finalmente chi sono. Rosanne me l’avrebbe anche fatto
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quella mamma e con me sarebbe stato un altro
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che l’ebbi con me, non concluse niente. Certe
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era seduta accanto a me nella macchina – mi disse
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una delle prime vendemmie – me ne accorsi, via, anche
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festeggiate, era come per me dare un’occhiata dal
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ammattire. Era come per me vedere i falò sulla
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terrazzo, sta’ zitta… ¶ – Non me ne importa, – gridava Silvia
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importa, – gridava Silvia, – non me ne importa di niente
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sarà un bastardo come me. Io sono nato cosí
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sarebbe venuta anche con me. ¶ Irene ci soffriva, anche
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c’è uno come me che vuole andarsene via
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Remo avessero trovato anche me. Tra pochi giorni tornavo
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a cercare? ¶ Veniva da me, non voleva tornare nella
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il luccichío dell’acqua. Me l’ero dimenticato che
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un senso anche per me, adesso sapevo che cos
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sarebbero potute essere per me – quello che poi fu
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che poi fu per me Genova o l’America
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Gaminella la Virgilia a me e alla Giulia – si
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figlio del re. ¶ A me questi romanzi piacevano, ma
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sentirono dal Mango. ¶ A me piaceva su quello spiazzo
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loro sorelle, ma io me ne stetti a guardare
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meglio; la Virgilia volle me perché di figlie ne
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un anno piú di me; e soltanto a dieci
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il bicchiere anche a me, come ai suonatori. ¶ Mi
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vestito a fiori, tra me e la volta del
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sulle viti. – Un fico me lo mangio, – dissi, – non