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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Ugo Ojetti, Mio figlio ferroviere, 1922

concordanze di «me»

nautoretestoannoconcordanza
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quella che resta a me. ¶ U. O. ¶ I. ¶ AL
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seduta di fronte a me, m’aveva nascosto la
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tutto, magari, parlando con me, di medicina. Lo conosco
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so se ammalandosi chiamerebbe me, e se chiamando me
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me, e se chiamando me riuscirei, che Dio lo
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perchè egli è, come me, più spettatore che attore
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l’abitudine di ritrovare me stesso. E cominciai. E
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equivoci. Ho detto ritrovare me stesso. Non è questo
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Non è questo di me stesso un gran ritrovamento
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filosofica poco adatta a me e al mio povero
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ad ebano, avrebbe come me bisogno di molti restauri
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io, esagerando, chiamo ritrovare me stesso. ¶ Ho scritto “voi
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all’infuori del consueto me stesso. ¶ Quali? Quando? Perchè
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uomo. E questo, per me che ormai cerco chi
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per divertire e consolare me stesso; e se avranno
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racconti o memorie assomiglieranno, me ne accorgo, a certe
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Fauna del Lazio da me studiata sul vivo, monsignor
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Verità? L’importante per me è che il ricordo
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altolocati e potenti di me, potrà da vivo, se
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solo i vecchi come me, si contentavano di sospirare
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la guerra migliorasse anche me e mi levasse la
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tristissima, ho vergogna di me stesso, nè ad altri
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po’ di compassione per me e per la mia
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tra mio figlio e me, e d’altra parte
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essergli venuta proprio da me medico? Io, per dovere
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niente, – Nestore sentenziò. ¶ Aveva (me ne accorgo adesso nell
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di molta stima per me, m’assicurava scientificamente che
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in quell’opere per me misteriose. Non m’avvicinavo
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Ma io allora non me ne accorgevo. ¶ Solo mi
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questa condotta prima di me. Se c’era dunque
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e diritta, da padrone. Me, Nestore mi lasciava cuocere
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séguito e autorità. ¶ Con me, l’ho detto, è
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a quell’avvenimento, per me, unico; e ahimè, ci
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non è stato per me questo palazzo della sottoprefettura
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il portiere. ¶ Solo da me dipendeva che egli presto
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benevolo Nestore pensando a me, ed aggiunse pensando a
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sempre un rito per me oltre che un piacere
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in regime borghese, secondo me, tu dovresti accettare. ¶ Io
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per fare piacere a me. ¶ — Questo poi no. ¶ — È
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dal vedere riflessa in me quasi la maestà stessa
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barba. Avevo davanti a me, nella sua cornicina di
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e questi scherzi non me li posso permettere più
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un medico condotto, non me l’ha mai voluto
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sè continuando anche su me quelle sue affettuose manate
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come per accomodare anche me affabilmente ai suoi gusti
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attribuendone la colpa a me, dopo tutto, padrone di
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abituino. È chiaro? ¶ — Per me, no. Ma è colpa
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ne escite più.... ¶ — Per me.... ¶ — Sì lo so, lei
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Non mangia niente. ¶ Io me n’ero accorto, ma
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affettuosamente, e rivolto a me dichiarò: ¶ — Bell’intelligenza, questo
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donò uno a ciascuno, me compreso. ¶ — Lo prenda anche
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che ha detto di me? È soddisfatto? ¶ Aspettai che
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per fortuna perchè a me non piace essere umiliato
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mi leggerai, avrai su me morto la facile superiorità
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dei personali interessi. ¶ Per me, dopo i primi mesi
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è anche questo, povero me, vanità? Mi consolavo e
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in città, pur ammonendo me stesso: – Ora, in silenzio
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secoli, lo sapevo, ma me l’ero giustamente dimenticato
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lo ricordasse meglio di me. ¶ — Che dirà Nestore se
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Ma dai retta a me: non succederà niente. Tutti
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qui scoppia oggi. Perchè me lo vuole nascondere? – e
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Dammene una bottiglia a me, una sola.... – E l
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altrui. ¶ Le conclusioni, per me, memorabili furono queste: che
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loro salate ricchezze? A me, come premio di salvataggio
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figlio Nestore? Mia moglie me lo annunciò, direi, ufficialmente
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di Risparmio; e, appena me le ebbe mostrate, ve
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piacerebbe tanto, anche a me, – che Cencina si sentì
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mortorio, sul catafalco. A me piaceva: ve lo ritrovavo
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la cerimonia, e così me l’immaginavo trascorrente nel
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chi in cerca di me, chi in cerca d
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Nestore come aveva elevato me, all’improvviso, fino alla
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giudicare più facilmente di me, guardandoti attorno, e considerando
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a intrattenersi anche con me, domandandomi senza ambagi le
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ascoltatori sorridevano più di me. ¶ Il sindaco Pópoli non
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e lento passò su me e si fissò sui
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tempo resterà qui? ¶ Infatti me ne andai. Ma con
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che non era morto. Me la trovai fra i
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ne concludesse che a me sembrava scorretto, se non
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sottoprefetto, a “frattura prestabilita”. Me ne andai verso il
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non osava tornare, con me, su quell’argomento scabroso
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a voi stessi, a me e al governo. – Proprio
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si parlò più. A me, dopo tutto importava che
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nessuno potesse sospettare in me o in mia moglie
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soffitta, dovetti segare da me con una lima almeno
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d’una calligrafia a me ignota, il ritratto d
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di più bestie di me. Nè si trattava di
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perchè stavo parlando a me stesso e mi chiedevo
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Facciamo venticinque. ¶ — Ma a me occorre un certificato legale
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s’era dimenticato di me e all’improvviso io
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uno per giorno. Adesso me ne dovrei riprendere cinque
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Un vecchio campagnolo come me, davanti al verde e
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dilettano solo nella diversità: me da te, una foglia
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Quello la pensa come me, ma ha paura e
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di Nestore scoperto da me. E m’ha fatto
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ROMA. ¶ Medico delle ferrovie me le sono godute. Dato
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tanti chilometri il Governo me li regalava, non viaggiare
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Lenin e Marx. A me quella visione di Lenin
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era seduto accanto a me, sempre più accigliato e
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dovessi scegliermi un padre me lo sceglierei.... ¶ — Russo. ¶ — Russo
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un tavolino accanto a me e al russo, ma
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con speciale cordialità, offrì me come cicerone. Fui presentato
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mia compagna ed a me avere con noi un
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tessili, ed egli gentilmente me la manda alle nove
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logico ribattè: ¶ — Ma a me che ce lo so
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ce lo so, che me ne frega? ¶ Nestore rientrò
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interlocutore: – Lascia fare a me. ¶ S’udì ancora un
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colleghi più autorevoli di me, quando non sapevo, immaginavo
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avere Flora tutta per me, capisce, tutta per me
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me, capisce, tutta per me, ho dovuto ottenere da
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affetto che potesse darmi. Me l’ha data. Ma
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li lasciai lì e me ne andai a far
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d’un atomo come me non poteva recare nessun
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paradiso gesti incomprensibili per me peccatore di provincia. E
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marmo. Di faccia a me una famiglia di popolani
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chiesa dell’ospedale. A me ripugna, mi perdoni la
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testa e confesso che me ne offesi. Come? Io
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lo venivo risolvendo contro me in favore di lei
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uscì senza curarsi di me. Dalla stazione era uscito
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capelli di signori: io me ne intendo. E devo
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fumarne di simili; e me ne offrì due, e
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si prende gioco di me. Ma è finita la
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Certo, molto migliore di me. Quel sigaro non tira
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tardare. Scrivi qui da me, alla mia scrivania. Se
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un rapportino e io me ne occupo súbito. ¶ Le
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in sogno. ¶ — Basta. A me basta che stia cuore
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gli nascondeva il cielo. ¶ Me, la pioggia mi rasserena
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a diventare tranquillo come me. ¶ Dunque: li sottosegretario agl
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ed uno sempre su me. Lo trassi di tasca
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potrai giudicare meglio di me: almeno, cioè, con un
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di respiro che, a me almeno, facevano pena. Ma
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Un poco.... ¶ — Parlarono di me? ¶ — Non ricordo. Mi sembra
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che hanno pensato a me. ¶ — Certo, certo, caro cavaliere
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alla pensione. ¶ — Stia tranquillo. Me ne occuperò súbito. Immagino
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dopo, spicciate le visite, me ne andai addirittura a
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elezioni, o almeno nessuno me ne parlava. Margherita teneva
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proprietà, della mia persona: me lo dovevo cioè tenere
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Questa donna, credano a me, è come la lupa
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avrai. ¶ S’avvicinò a me, affettuoso; mi mise una
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carta. Quante volte Giacinta me lo aveva rimproverato.... ¶ — Tua
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un borghese? Tante volte me l’ero domandato dalla
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lui che lui di me. Nestore invece e i
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quando fu davanti a me e Teta fu uscita
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mi meravigliai; ma non me ne dolsi, chè il
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ella saliva davanti a me e si voltava per
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sette è venuto da me un bel ragazzo biondo
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il primo fu per me la vista del commendator
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della scena solo con me, e mi regalava un
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E poi un altro me ne regalava, e poi
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li sfogliava e sorridendo me li passava, diventavano sempre
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scaletta s’arriva a me. È la scala che
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era tornata accanto a me; mi voltava le spalle
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parlato. E questo, secondo me, avveniva perchè il bastone
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da medioevo che a me vecchio conservatore piaceva vedere
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le porte, e a me che m’affannavo a
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occhi neri, il Signore me li conservi per altri
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venuto a pranzo da me. Ma questa volta la
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della macchina; e a me e a Matteo che
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della provincia. E questo me l’aspettavo. Ma quello
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alle automobili? ¶ — Io? E me lo chiedi tu che
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macchina, di comprare anche me. Solo Violetta Deh, quando
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per l’Italia centrale. ¶ — Me n’hanno detto un
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altro giorno voleva convincere me, proprio me, a regalare
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voleva convincere me, proprio me, a regalare ogni anno
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erba. Dunque.... ¶ — Creda a me, signor Tocci, bisogna rassegnarsi
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assunse così, almeno per me, una solennità anche più
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si può fare di me quel che si vuole
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per te, e per me. Ma insomma questa sarebbe
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anni; che furbo a me me lo dicevano solo
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che furbo a me me lo dicevano solo da
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sì, caro prefetto, lei me l’ha data pei
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è più utile a me che ad altri. ¶ E
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anzi da dentro. ¶ Quando me l’ero veduto a
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Caro Nestore.... Adesso che me lo spiego, gli voglio
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volta. E l’oliveto me l’ha fatto comprare
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ha fatto comprare a me, e le cartelle di
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chi risparmia. Nestore, adesso me ne accorgo, sa risparmiare